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Per lo più la quotazione avviene quando la società vuole aumentare il proprio
capitale sociale legalmente e capitalizzarsi. E come lo fa? Lo fa acquisendo nuovi
soci ovvero offrendo una nuova offerta pubblica delle posizioni a seguito
dell’aumento di capitale, per cui chiunque sul mercato può sottoscrivere delle
azioni per nuova emissione e diventa nuovo azionista.
La differenza col gruppo di società non quotate consiste nel fatto che, nelle
società quotate vi è una parte di azionariato, cioè soggetti che hanno comprato le
azioni, che spesso e volentieri, anzi quasi sempre, non sono conosciute da parte
del management, del consiglio di amministrazione e degli altri soci, perché se io
aumento e colloco sul mercato una società, una parte del suo capitale è collocato
sul mercato pubblico. Chiaramente chi detiene le azioni non è obbligato a
dichiararlo. Abbiamo visto che questa regola non è assoluta perché gli azionisti
che detengono più del 2% del capitale hanno l’obbligo di dichiararlo, quindi fanno
una segnalazione e dicono alla società, la quale poi dovrà necessariamente
comunicarlo al mercato, che sono in possesso di una percentuale azionaria
superiore al 2% ed ogni spostamento significativo deve essere comunicato. (Quindi
io che gestisco una società quotata so chi sono gli azionisti, ma solo quelli che
superano il 2%). Quindi spesso e volentieri nella società a capitale diffuso si
conosce solo una percentuale abbastanza ridotta degli azionisti ,quando il
capitale è frazionato. In altre società invece la maggior parte degli azionisti è
conosciuto, magari sono due o tre azionisti che hanno la maggioranza del
capitale. Questa caratteristica, cioè il fatto di avere una parte degli azionisti che
non sono conoscibili da parte di chi gestisce la società, comporta ovviamente
tutta una serie di conseguenze che sono proprio connesse a questa non
conoscenza (quindi abbiate sempre in testa questa caratteristica!!).
Come fa chi gestisce una società a far sì che tutti gli azionisti siano informati?
Non è che ha un elenco di indirizzi e scrive a cinque, dieci, quindici azionisti che
possono essere persone fisiche o giuridiche. Deve quindi fare delle comunicazioni
al mercato, cioè deve fare in modo tale che chiunque abbia interesse sia in grado
di acquisire queste informazioni. Quindi, quando ci sono delle attività rilevanti ed
importanti, per esempio di convocare un’assemblea di azionisti (proprio la cosa
più basica perchè gli azionisti devono sapere dove, come e quando; il cosiddetto
diritto di partecipazione) vengono pubblicati sul giornali degli annunci o box dove
si scrive “è convocata l’assemblea degli azionisti: convocazione, data, ora, ecc.”
in modo tale chi vuole, chi ha le azioni, chi è azionista può partecipare
all’assemblea.
Abbiamo visto anche che questa informativa deve essere fatta anche in
occasione di particolari eventi che possono interessare gli azionisti. Queste
informazioni devono essere quindi comunicate con una serie di modalità che
spesso ormai tutte le società utilizzano tramite internet.
(Vi ho anche detto di fare un po’ di esperienza andando su qualche sito di società
quotata e vedrete che tra le varie finestre ci sono tutta una serie di informazioni
(delibere del consiglio, documentazione contabile, ultimi comunicati stampa)
che permettono di avere un rapporto costante con gli azionisti. Questa
caratteristica è fondamentale.)
Abbiamo visto anche che le società quotate, la cui decisione di quotarsi comporta
una serie di benefici quindi di aspetti positivi ed altri anche negativi. È difficile
stabilire se l’uno o l’altro perché talvolta da un punto di vista possono creare un
onere o un costo, e lo stesso fatto da un altro punto di vista può costituire un
vantaggio.
Facciamo un esempio: riprendendo l’esempio della necessità di informare il
pubblico di determinati fatti, questo è un vantaggio o uno svantaggio? È un costo
o un beneficio? Dipende dai punti di vista! Perché l’imprenditore che non vuole
spendere soldi, si rifiuta. Un altro imprenditore capisce che spendendo qualche
euro per aggiornare il sito, per avere un esperto d’informatica che gli consente di
avere il sito aggiornato, con una società di comunicazione a cui può chiedere
come fare per scrivere bene un comunicato stampa, cosa scrivere, cosa non
scrivere, avere un esperto che all’interno stia accorto che un comunicato venga
effettuato con le modalità, i tempi, i termini giusti. Quindi è un costo, per certi
aspetti. Ma è anche un beneficio perché significa che tutto quello che accade
nella sfera giuridica nell’emittente, cioè della quotata, è conoscibile da chi vuole
e da chi ha interesse, ciò significa disponibilità.
Tra gli obiettivi e benefici troviamo:
Ampliamento e diversificazione delle fonti finanziarie (cioè una società
• anziché indebitarsi con le banche può sfruttare il capitale sociale, collocare
le proprie azioni e raccogliere fondi)
Maggior visibilità dell’azienda
• Accrescimento dello standing creditizio
• Ottenere una valutazione di mercato (rating)
• Trasparenza dell’attività d’impresa
• Sistemi d’incentivazione del management
• Adesioni a codici di autodisciplina
•
La scelta di quotarsi non è semplice poiché, non solo sono richiesti dei fortissimi
cambiamenti organizzativi, ma prima ancora è richiesto un cambiamento della
mentalità e per questo la scelta di quotarsi o meno può maturare nel corso di
anni.
Inoltre, siccome la società è sul mercato, il valore delle sue azioni varia di giorno
in giorno ed è facilmente rilevabile attraverso i siti della Borsa oppure dai
quotidiani economici. Quindi si ha la possibilità di valutare la società quotata in
maniera pressoché immediata, mentre la società non quotata necessita di
metodologie specifiche e tecniche di valutazione che richiedono tempo. Ciò può
essere un aspetto positivo fino ad un certo punto, poiché ci sarà un riflesso
immediato sul prezzo del titolo a seguito di ciò che accade in ambito
organizzativo ed economico.
Tra le fonti normative che regolano e disciplinano le società quotate ci sono:
Norme primarie: leggi, codice civile e testo unico della finanza;
• Norme secondarie: regolamenti della Consob, regolamentazioni in dettaglio
• richiesti e previsti dalle norme primarie;
Norme di regolamentazione della Borsa Italiana SpA: che stabiliscono le
• modalità operative per stare sul mercato;
(gerarchia delle fonti che non vale per il codice di autoregolamentazione)
Codice di Autoregolamentazione
•
Autoregolamentazione: nel settore delle società quotate è molto diffusa. Quello
delle società quotate è uno dei pochi settori del sistema giuridico italiano in cui
l’autoregolamentazione esiste ed ha una particolare rilevanza.
Si chiama autoregolamentazione poiché non è prevista obbligatoriamente da una
norma di legge, quindi può esistere o meno, ed è volontariamente creata da
soggetti che appartengono ad un determinato contesto. In questo caso, le società
quotate in borsa si riuniscono nel “Comitato per la Corporate Governance” e
attraverso dei loro rappresentanti, perlopiù associazioni di categoria, realizzano il
documento che si chiama Codice di Autodisciplina delle Società Quotate. È
composto da principi, non norme o regole poiché sono criteri generali di
comportamento, che le società quotate decidono di adottare nella loro
operatività quotidiana, oltre ad osservare tutte le norme di legge e norme
fondamentali.
La partecipazione di un soggetto al codice di autoregolamentazione comporta
l’adesione volontaria ai principi e norme di comportamento, che risultano ancora
più stringenti e severe di quelle previste dalle leggi. In virtù del carattere di
volontarietà, non ci sono sanzioni in caso non venisse ottemperato uno dei
principi del codice.
Le cause alla base dell’adesione al codice sono:
Il legislatore non sempre riesce a disciplinare degli ambiti, data la loro
1. continua evoluzione;
2. Talvolta data la specificità di determinati aspetti questi non verrebbero mai
regolati perciò, anziché avere comportamenti difformi, cercano di
uniformarsi alle best practice (ovvero i comportamenti ritenuti ottimali in
un determinato contesto).
Le best practice provengono dall’esperienza, dalla correzione di
problematiche verificatesi negli ultimi anni ed infine da regolamenti di altri
paesi il cui principio alla base della norma è il medesimo.
La scelta di non aderire al codice di autoregolamentazione non espone l’azienda
ad una sanzione, ma più che altro ad un rischio reputazionale, poiché sul
mercato si saprebbe che tale azienda non aderisce a principi di trasparenza e
buon governo societario, ovvero principi reputati ottimali tra le società quotate.
Nel momento in cui viene pubblicizzata l’adesione dell’azienda al codice di
autoregolamentazione scatta un obbligo di osservanza, e, qualora non venisse
osservato uno dei principi, essa dovrà spiegare al mercato le motivazioni. Tale
meccanismo si chiama “Complain or explain” ovvero “o ti adegui, seguendo quel
determinato principio, o mi spieghi il perchè”. Il rispetto dei principi del codice
influisce sullo standing o credibilità delle società.
All’interno della Borsa ci sono dei segmenti speciali, i quali raggruppano le
società per caratteristiche particolari. Il segmento STAR* (segmento titoli alti
requisiti) è il segmento con più obblighi informativi da parte delle società e
quindi sono ritenute le più affidabili.
Tra le comunicazioni che le società devono fare al mercato (approvazione del
bilancio, relazione trimestrale e semestrale) vi sono altri due documenti. Gli
articoli 123-bis e 123-ter tuf specificano il contenuto di tali due documenti, che
devono essere approvati annualmente in occasione del bilancio annuale. Questi
sono: la Relazione sul Governo Societario e l’altro Relazione sulla Remunerazione.
Nel primo devono esser descritti tutti quegli aspetti relativi alla gestione
operativa e alla strutturazione della società; inoltre sono riportati gli azionisti
che detengono oltre il 2% delle azioni, è riportata la presenza di eventuali accordi
parasociali (cioè accordi tra due o