vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Per quanto riguarda la scelta della via di somministrazione ovviamente, sia la via sistemica
sia la somministrazione locale presenteranno dei vantaggi e degli svantaggi.
La somministrazione sistemica ha dalla sua il vantaggio di consentire ampia distribuzione del
farmaco perché attraverso il circolo ematico il farmaco raggiungerà probabilmente la tasca
parodontale, i batteri all’interno delle cellule epiteliali e all’interno dei vari reservoir
intraorali, a differenza di un farmaco che venga somminstrato unicamente all’interno della
tasca parodontale e che quindi agirà unicamente nel sito in cui l’abbiamo applicato e non ad
altri livelli. È anche vero però che, proprio per questo, un farmaco applicato localmente
sicuramente si troverà in quel sito bersaglio specifico ad una concetrazione molto più alta e
quindi probabilmente anche terapeuticamente più efficace in quel sito specifico, a
differenza dello stesso farmaco somministrato per via sistemica che ovviamente andrà
incontro ad un’ampia diluizione nel circolo ematico per cui è vero sì che sarà distribuito più
ampiamente, ma è vero anche che a livello del singolo sito specifico si troverà ad una
concentrazione sicuramente più bassa.
Ovviamente la somministrazione sistemica ha tra i suoi svantaggi il più alto potenziale di
dare degli effetti collaterali, proprio perché c’è una distribuzione massiva nell’organismo,
sebbene ci sia, nei casi di terapia farmacologica sistemica, una maggiore accettazione da
parte del paziente, che più facilmente assumerà una compressa di antibiotico piuttosto che
andare, per esempio, ad instillare in tutte le tasche che restano nella sua bocca, per
esempio una tasca distale di un settimo superiore, un gel o una pomata antibiotica.
Dicevamo comunque che, indipendentemente dal tipo di farmaco e dalla via di
somministrazione, vi può sempre essere un rischio di effetti collaterali, sebbene minimo, e
anche il rischio di sviluppare un antibiotico resistenza, motivo per cui la terapia
farmacologica non deve essere scelta come una terapia abituale, ma vi si ricorrerà solo in
casi specifici.
Tra i primi farmaci usati per la
somministrazione sistemica
vi sono:
-‐ Le penicilline attualmente tra i farmaci più utilizzati. Sono state e sono
à
ampiamente utilizzate perché andando a distruggere la parete cellulare batterica, di
fatto hanno un’azione
battericida. È vero anche però che le penicilline agiscono su
un numero limitato di batteri, cioè solo sui GRAM +, che sappiamo non comprendere
la maggior parte di parodontopatogeni. A meno che non si utilizzino delle penicilline
in aggiunta di
Acido Clavulanico che quindi va ad
estendere lo spettro d’azione
anche ai batteri Beta-‐lattamasi resistenti.
-‐ Le tetracicline inizialmente furono utilizzate in ambito parodontale più
à
delle penicilline. Hanno un’azione
batteriostatica, a differenza delle penicilline,
perché agiscono andando ad inibire la sintesi della parete cellulare, quindi bloccano
l’attività metabolica della cellula senza determinarne la morte; hanno però uno
spettro d’azione molto più ampio, risultando efficaci sia sui GRAM + sia sui GRAM –
anaerobi. E in più le tetracicline hanno il vantaggio di essere
chelanti del Calcio.
Cosa
significa? Significa che queste tetracicline vengono adsorbite sulla superficie
radicolare e quindi anche a livello osseo proprio perché legano il calcio. Ciò ne
garantisce un lento e graduale rilascio per un periodo di tempo più lungo, per cui
anche la loro durata d’azione sarà più protratta rispetto a quella di un farmaco che
non sia chelante del calcio, come per es la penicillina. In più le tetracicline, oltre alla
loro azione antibiotica, presentano già a dosaggi sub-‐antimicrobici un’attività
anticollagenasica, cioè sono in grado di inibire le collagenasi, che sono tra le
principali metalloproteinasi della matrice, ovvero tra i principali effettori del danno
parodontale, cioè vanno a distruggere il collagene, struttura portante di tutti i tessuti
di supporto parodontale. Ed è proprio sfruttando questa azione anticollagenasica a
concentrazioni sub-‐antimicrobiche che è stato proposto anche un protocollo
terapeutico che prevedeva dopo lo SRP (scaling root planing) la somministrazione di
compresse di Periostat (nome commerciale) che contengono 20mg di Doxicillina. Per
cui questo Periostat veniva somministrato due volte al giorno per un periodo di 3
mesi, e sembrerebbe che questa terapia, associata alla terapia meccanica, andrebbe
a migliorare, sebbene a breve termine, i parametri clinici: soprattutto il
sanguinamento al sondaggio e la riduzione della profondità di tasca. Per altro
essendo somministrati a concentrazione sub-‐antimicrobica, si riduce il rischio di
presentare effetti collaterali o anche antibiotico resistenze, proprio perché a queste
concentrazioni il farmaco non va ad agire sul batterio ma solo a livello enzimatico.
-‐ I macrolidi anche questi ampiamente utilizzati; vengono normalmente
&a