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Flaubert o il protagonista? Egli vuole che il lettore si trovi di fronte a una liscia parete di prosa in apparenza
impersonale, con i dettagli che semplicemente si accumulano come la vita. “L’autore dev’essere nella sua opera
come Dio nell’universo, presente dovunque e non visibile in nessun luogo”. Per raggiungere questo fine, Flaubert
perfeziona una tecnica della narrazione realistica: la confusione del dettaglio abituale con quello dinamico. In quella
via di Parigi, è ovvio, le donne non sbadigliano per tutto il tempo in cui la biancheria fruscia o i giornali giacciono sui
tavoli. I dettagli sono indicazioni di tempi diversi, ma sono uniformati come se si presentassero
contemporaneamente. L’effetto è di verosimiglianza. Flaubert suggerisce che questi dettagli sono, al contempo,
importanti e insignificanti: importanti perché sono stati messi nero su bianco; insignificanti perché sono raggruppati
insieme alla rinfusa.
- Le indicazioni di tempi diversi non sono un’invenzione di Flaubert: personaggi che fanno qualcosa mentre avviene
qualcos’altro sono sempre esisti. Flaubert si distingue per il modo in cui insiste a far convergere eventi a breve e a
lungo termine. Afferma un ‘impossibilità temporale: che l’occhio può essere testimone, in un solo assaggio visivo, di
sensazioni ed eventi che non possono che accadere a velocità diverse e in tempi diversi. Da qui è breve il passo
verso l’affermazione, consueta nel reportage di guerra, che il terribile e l’ordinario sono notati nello stesso tempo
dal personaggio o dallo scrittore, e che in qualche modo non ci sono differenze di rilievo tra le due esperienze.
“Frederic sentì sotto il piede qualcosa di soffice: era la mano di un sergente dal cappotto grigio.”: Anti
sentimentalismo: la scrittura rifiuta di farsi coinvolgere nell’emozione del contenuto. a tantum
FLAUBERT E L’ASCESA DEL FLANEUR: In francese l’imperfetto si può usare sia per eventi sia per eventi
ricorrenti (vs l’inglese). L’innovazione di Flaubert consiste proprio in quest’impiego dell’imperfetto. E il nuovo stile
realistico si fondava sull’uso dell’ occhio (dell’autore e del personaggio). Il Frederic di Flaubert è un precursore di
flaneur:
quello che poi sarà il il perdigiorno, generalmente maschio e giovane. Questa figura fa essenzialmente le
veci dell’autore: “Preludio” di Wordsworth: lo zoom dello scrittore va avanti e indietro come piace a lui. Ma lui
scrive in prima persona: è un poeta e scrive di sé. Anche il romanziere vuole registrare dettagli del genere, ma
comportarsi da poeta lirico nel romanzo è più difficile, poichè si deve scrivere tramite altre persone. L’innovazione
flaneur
di Flaubert consiste nel confondere autore e (che il lettore innalza, senza rendersene conto, al livello
stilistico dello scrittore: entrambi sono bravi a notare le cose). E’ al tempo stesso un realista e uno stilista: vuole
registrare un sacco di cose ma le sue lettere parlano dello sforzo di trasformare la prosa in poesia, convertendo i
dettagli in immagini e frasi immacolate. C’è lo sforzo di trasformare la prosa in poesia.
una macchina fotografica con l’obbiettivo aperto; accumulo
- Innovazione flaubertiane in Isherwood «sono
impressioni che un giorno dovranno essere sviluppate». Attesta ancor più di Flaubert la casualità dei dettagli. Ciò
flaneur
che la tradizione flaubertiana del cerca di stabilire è che il narratore è allo stesso tempo una specie di
scrittore e non davvero uno scrittore. Uno scrittore perché nota così tanto ma non lo è davvero perché non suda
per mettere tutto sulla pagina. La tensione fra lo stile del personaggio e stile dell’autore scompare perché si è fatto
scomparire lo stile letterario con mezzi letterari.
- Il realismo flaubertiano, come la maggior parte della narrativa, è al tempo stesso verosimile e artificiale.
Verosimile perché nella realtà i dettagli ci vengono incontro, l’artificio sta nella selezione dei dettagli. La memoria
seleziona per noi, ma non proprio come lo fa la narrazione. I nostri ricordi, dal punto di vista estetico, non hanno
nessun talento.
DETTAGLI: “Possiamo comprendere l’essenziale solo partendo dai particolari”. Caduta dell’alpinista Joe Simpson
1985: si infuriò al pensiero di essere accompagnato nella morte da una canzone che non amava. La morte è spesso
accompagnata da apparente insignificanza, perché non siamo preparati a essa (Proust). Virginia Woolf il 28 marzo
1941 si riempì le tasche di pietre ed entrò camminando nel fiume Ouse. Suo marito, teneva un diario e l’unica
pagina macchiata è quella del giorno del suicidio della moglie: una lacrima, caffè o te? Nel 1960, durante la
campagna presidenziale americana, Nixon e Kennedy si sfidarono nel primo dibattito televisivo: si è spesso detto
che Nixon perse il dibattito, perché non si era rasato e quel filo di barba gli conferiva un’aria sinistra. Anche la
Karenina dopo l’incontro con Vronskij vede il marito sotto una nuova luce. Tutti questi esempi servono per farci
capire come nella vita, allo stesso modo che in letteratura, usiamo i dettagli per mettere a fuoco, per ricordare.
Differenza: la vita è piena di dettagli e raramente ci guida verso di essi, mentre la letteratura ci insegna a notare, ci
rende migliori osservatori della vita.
Come sappiamo che un dettaglio sembra proprio vero? Il teologo medievale Scoto diede il nome di “ecceita’” alla
forma individuante. Poiché l’ecceità è tangibile tenderà alla materia: come il sangue dell’uomo con una lancia nello
stomaco che inzuppa le scarpe di Marlow ( “Cuore di tenebra” di Conrad), o lo sterco bovino in cui nel 23° libro
dell’Eneide Aiace scivola durante i giochi funebri (ecceità usata anche per ridimensionare cerimonie), cera del
pavimento… ma anche a un semplice nome o aneddoto (la tangibilità può essere infatti rappresentata nella forma
di un aneddoto o di un evento che eccita la curiosità).
- Sentiamo un grande bisogno di specificità, anche se è vero che troppi dettagli soffocano. Se è possibile narrare la
storia del romanzo come lo sviluppo dello stile indiretto libero, è possibile narrarla anche come l’ascesa del
dettaglio che nel ‘700 ancora non si era imposto.
- In Don Chisciotte o in Jane Austen troveremo ben pochi dettagli raccomandati da Flaubert:non ci sono descrizioni
fisiche o dell’arredo di una stanza. Ma per Flaubert, Dickens e successivi il personaggio minore diventa una sfida
stilistica. In Flaubert (Madame Bovary) abbiamo l’impressione che la selezione dei dettagli sia divenuta un
tormento ossessivo da poeta piuttosto che un facile piacere da romanziere. Sia in Flaubert che nei suoi successori
abbiamo la sensazione che l’ideale di scrittura sia una serie di dettagli e di osservazioni visive, e che questo sia a
volte un ostacolo, e non un aiuto al vedere.
- Nel 19° sec il romanzo è divenuto più pittorico (Balzac nella “Pelle di zigrino” descrive una tovaglia bianca come
una coltre di neve fresca). Nabokov e Updike congelano a volte il dettaglio in un culto di sé stesso. Il grande rischio
è l’estetismo; infatti entrambi questi scrittori ci danno l’impressione di proporre un quiz. Nabokov dice che Henry
James è sciatto nei dettagli ma per James se bisogna cercare di essere il tipo di scrittore a cui non sfugge nulla, non
c’è bisogno di essere il tipo di scrittore in cui si trova tutto.
- Nel realismo del 19 sec, da Balzac in avanti, c’è una tale abbondanza di dettagli che il lettore moderno ha finito
per aspettarsi dalla narrativa che contenga sempre qualcosa di superfluo, più dettagli del necessario. Ma questo
strato di dettagli è davvero come la vita? Il realismo dà l’apparenza di realtà, ma è un falso dall’inizio alla fine, un’
“illusione referenziale”. Per Barthes la letteratura è come la moda; entrambi i sistemi fanno si che si legga più il
significante delle cose piuttosto che il significato (era ostile al realismo).
- Nel saggio “Un’impiccagione”,Orwell vede il condannato diretto al patibolo spostarsi di lato per evitare una
pozzanghera. Per lo scrittore ciò rappresenta quello che egli chiama il mistero della vita che sta per essere tolta: pur
non avendone più alcuna ragione, il condannato pensa a non sporcarsi le scarpe. Potrebbe essere un dettaglio
insignificante (Così come in Tolstoj, Guerra e pace, il gesto che il condannato a morte compie prima della
fucilazione da parte dei francesi: allentarsi la benda che gli dà fastidio perché troppo stretta). Questi dettagli
esistono per mostrarci l’insignificanza della realtà stessa. Non c’era alcuna ragione logica per il condannato di
evitare la pozzanghera. L’ha fatto per abitudine. La vita, quindi, conterrà sempre un’inevitabile surplus.
- Tutti questi dettagli, come la benda e la pozzanghera, sono significativamente insignificanti. Si tratta di dettagli
col
sostituibili con altri uguali. La loro insignificanza è esattamente il loro significato (anguria in Cechov “Signora
cagnolino”). Eppure sono dettagli necessari a evocare il passare del tempo, e la narrativa moderna ha un nuovo e
originale progetto nella letteratura: la gestione della temporalità. Nelle narrazioni antiche il dettaglio gratuito è
difficile da trovare, sono simbolici o funzionali. Così gli antichi narratori sembrano non sentire alcun bisogno di
evocare un passare del tempo realistico, il tempo passa a scatti, rapidamente. Il margine del surplus dà la
sensazione della vita, di essere vivi.
- Nei “Morti”, Joyce ci dice che Gabriel è il nipote preferito delle sue vecchie zie, perché figlio di Tom della
capitaneria di porto. Questo status aiuta a cogliere d’un colpo una verità umana di fondo e vedere nel pensiero di
un personaggio. Ma questi dettagli presentano anche un mistero. Abbiamo un’idea di ciò che passa per la mente
del personaggio, ma può anche darsi che i dettagli che rifiutano di spiegarsi, possono voler dire cose diverse (una
donna aggrotta la fronte durante un archeggio: è stato suonato male oppure il pubblico faceva rumore).
IL PERSONAGGIO: Non c’è nulla di più difficile nella narrativa della creazione di un personaggio, il romanziere alle
prime armi si aggrappa allo statico, molto più facile da descrivere del mobile. Possiamo capire molto di un
personaggio da come e a chi parla, dall’approccio che ha con il mondo. (nel film di Antonioni, “l’Eclisse”, Monica