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Nietzsche individua le ragioni principali della morte della tragedia: al Satiro si sostituisce il Socrate, l'uomo teoretico che
ha debellato il pessimismo del Satiro.
La rinascita della tragedia e del dionisiaco, che N. vede in un primo momento nelle composizioni di Wagner, deve essere
liberata dai modi dell'interpretazione moderna. Credere che il poeta antico fosse in grado di ottenere l'effetto tragico con
il mezzo della parola, significa sottovalutarne l'effetto, poiché il poeta antico poteva farlo come musicista creatore. La
modernità, permeata di un ottimismo socratico, viene definita da N. come alessandrinismo
Tutto il mondo moderno è preso nella rete della cultura alessandrina e trova il suo ideale nell'uomo
teoretico, che è dotato di grandissime forze conoscitive e lavora al servizio della scienza, e di cui
Socrate è il prototipo e il capostipite.
La rinascita dello spirito tedesco trova il primo avversario nella cultura tedesca, in quanto intrisa di modernità: ciò che
riconosce a Wagner e a Schopenauer è il fatto di essere uomini di genio inattuale. Wagner, secondo N., è l'esempio che
mostra come il genio non debba temere di entrare in contraddizione con le forme esistenti; Schopenauer è colui che ha
saputo vincere dentro di sé il tempo, educandosi contro il proprio tempo. Essere inattuale e combattere contro il tempo
sono le caratteristiche che rendono il genio in quanto tale, che lo rendono dionisiaco: la nuova idea di cultura non è più
una contraddizione della natura, ma un suo proseguimento, in quanto il fine è la produzione del genio.
Con la I inattuale, David Strauss, l'uomo di fede e lo scrittore, N. intende mettersi contro i critici che vedevano nel teologo
l'esempio di un nuovo classicismo tedesco: N. per portare avanti la sua critica alla cultura tedesca riporta in ballo la
guerra francoprussiana, sottolineando che con la vittoria teutonica sui francesi, si è prodotta l'illusione di una vittoria
della cultura tedesca su quella francese e, ancor più, quella dell'esistenza di una cultura francese.
N. adotta il termine filisteo per intendere gli individui opposti alle Muse, agli artisti, ai veri uomini di cultura, distinguendo
la sottocategoria del filisteo colto, colui che si crede figlio delle Muse e uomo di cultura. Viene spacciata così per cultura,
ciò che cultura non lo è: si tratta, infatti, di una cultura di riproduzione, opposta alla cultura produttiva che è l'arte.
Nietzsche, tuttavia, da molto tempo insisteva sulla centralità della lingua e sull'importanza del lavoro dei poeti sulla lingua
madre: la lingua tedesca risulta l'unica non mutata a seguito di mescolanze linguistiche e mutamenti di costumi ed è
compito della scuola salvare questa unità pensando ai grandi autori come Goethe e Schiller. Ciò che manca alla
Germania, alla vita pubblica e privata, è un'impronta produttiva e piena di stile: il grande stile nasce laddove il bello
riesce a vincere sull'immane, il mostruoso, ciò che non è riconducibile alla logica e che non può trovare un'espressione
adeguata. Lo stile migliore è per N. quello dell'uomo commosso nel profondo del cuore, chiaro e sincero, che ha saputo
superare le passioni. Le caratteristiche del grande stile sono leggerezza e semplicità, possedere il grande stile significa
ottenere il dominio delle proprie passioni: plasmare il proprio sé non si differenzia dal plasmare una cultura o un intero
popolo, dunque, per questo motivo, è essenziale che questa disciplina si imposti come legge. La caratteristica più ambita
dall'umanità è dominare il caos, possibilità intrinseca nella grande arte classica.
Il sapere storico secondo N. non restituisce l'assoluto della realtà dell'uomo: a differenza dell'animale, l'uomo non riesce
a staccarsi dal proprio passato. Un concetto fondamentale per la concezione della storia di N. è quello di orizzonte, per il
quale un individuo interpreta l'esistente a partire da ciò che riesce a racchiudere in esso. La concezione di orizzonte si
evolve nell'ultimo N. in quella di prospettivismo, nel quale va a inserirsi l'idea di specificità appartenente ad ogni modo
dell'essere, una capacità di agire in maniera determinata, che si manifesta in base al proprio orizzonte. La specificità per
N. equivale alla volontà di potenza, e il modo in cui ogni essere afferma il proprio domino sulla realtà che lo circonda,
determina il mondo in cui interpreta tale realtà: per questo motivo la scienza è per N. illegittima, poiché pretende di
fissare l'essere fisico, riducendolo nei limiti di un'unica prospettiva.
La malattia storica, esattamente come la scienza, intacca, così, la forza plastica della vita, la possibilità naturale di poter
ricordare e scordare a proprio piacimento: assieme all'antistorico, capace di racchiudersi in un orizzonte, troviamo così il
sovrastorico, in grado di distogliere lo sguardo dal divenire, rivolgendosi a ciò che dà all'esistenza il carattere dell'eterno,
la religione e l'arte. La storia che ammaestra al futuro, diversa dalla scienza storica (reine Wissenschaft), è al servizio
della vita e non dovrà trasformarsi in nessun caso in pura scienza: il problema, in sostanza, di N. non è la storia in se
stessa, ma è la storia che si riduce a scienza.
I tipi di storia che possono essere utili alla vita, sono:
• Storia Monumentale: caratterizzata dalla possibilità di ricavarne esempi che valgono eternamente. Non viene
negato il tempo, ma viene presentata la possibilità di un eterno ritorno.
• Storia Antiquaria, appare mossa dalla pietas verso le testimonianze del passato, è la vita a reclamare la storia
anche in questo caso
• Storia Critica, l'uomo deve avere la forza di dissolvere il passato per poter vivere il presente, interrogando e
condannato ciò che è stato.
La II Inattuale si conclude con un appello a un'unità della cultura da ricostruire basandosi sul modello greco: i Greci
divennero una cultura unitaria perché impararono a organizzare il Caos senza essere eredi dei popoli orientali, ma
riuscirono a fondere gli elementi provenienti dalle altre culture in un'unità che fu tratto specifico di una cultura nuova.
Nella III Inattuale Nietzsche analizza Schopenauer considerandolo come un filosofo dotato di un ideale filosofico che
l'umanità non aveva più visto dai tempi della Grecia: il genio incarna l'ideale dell'inattualità in quanto non appartiene al
proprio tempo e in quanto contraddizione della modernità, il genio è colui che può redimere la storia. Schopenauer è in
grado di far rinascere l'idea di genio, educando attraverso il proprio esempio, per questo motivo gli spetta il titolo di
educatore per eccellenza. Schopenauer dimostra che si possa essere grandi senza sentirsi necessariamente figli del
proprio tempo, essere inattuali significa conoscere se stessi e possedersi in maniera autentica. Allo stesso modo di
Schopenauer, anche Wagner deve essere riconosciuto come rappresentante dell'inattualità, che assume un senso
piuttosto antitedesco.
L'atteggiamento impolitico e antitedesco di Nietzsche si risolve in un'esortazione alla ricerca di un nuovo e originario
spirito tedesco: la risposta non è più la Grecia, dato che con Wagner e la sua musica viene scoperta non una nuova arte,
ma l'arte stessa. Quanto più difficile diventa la conoscenza delle leggi della vita, tanto più la semplificazione è
essenziale: l'arte riesce così a compensare la scissione tra un patrimonio personale e la conoscenza.
Considerata l'iniziativa istituzionale promossa da Wagner, la IV Inattuale si concentra proprio sulla conciliazione della
genialità con questa volontà di stampo filisteo. L'immagine di Wagner diviene agli occhi di N. come quella di chi non lotta
più contro il tempo, ma di chi vi si sottomette. N. tuttavia tenta ancora di giustificarlo, dichiarando Wagner come un artista
dell'avvenire in conflitto col mondo ma costretto a viverci, a viverlo pur disprezzandolo. Secondo N. l'arte di Wagner è in
grado di illuminare gli spiriti dei colti e quella degli umili, liquefando anche la superbia dei sapienti: Wagner è colui che
supera la cultura, un eroe della cultura nuova popolare e nazionale.
Il problema dei tedeschi è di essere un popolo ammalato di metafisica, che si è tentato di guarire per mezzo della physis
o attravverso la musica, come ha fatto Wagner. Il fatto che un popolo abbia la sua attività principale nel filosofare è indice
di una salute malata, dato che i medici non ricorrono alla filosofia e che non è mai stato possibile risanare un popolo per
mezzo della filosofia: è pericolosa quando non ha diritto di esistere. Ha diritto di esistere, ci insegnano i Greci, quando
sorge spontaneamente in un epoca felice, l'epoca tragica, quando ancora la filosofia non era stata corrotta da Socrate e
Platone. I sistemi filosofici sono assolutamente veri solo per chi li fonda, è, perciò, errato affrontare lo studio della
filosofia a partire da questi sistemi: bisogna guardare non tanto a queste grandi costituzioni filosofiche, ma ai grandi
uomini, quanto più il sistema può rappresentare questa vita, tanto più sarà vero. Bisogna per tanto mettere in rilievo gli
aspetti che fanno parte di una personalità riscontrabili all'interno di un sistema, senza ricordare di ogni filosofo solo un
numero ristretto di dottrine, ovvero una sorta di incompletezza.
Per quanto riguarda la filosofia greca, l'unico che N., in definitiva, riesce a salvare è Eraclito, un filosofo nel quale riesce
a trovare affinità manifeste con sé: lo considera l'unico filosofo in grado di poter essere considerato e dichiarato tragico,
con le sue concezioni di flusso e divenire affini alla propria idea di annientare. L'attività filosofica dell'uomo greco è una
proiezione della sua attività politica su un piano più universale: per guarire dalla metafisica, è necessario dunque tornare
alla natura politica del filosofare, dove ogni posizione unilaterale torna a sommergersi nell'eterno divenire.
• L'lluminismo di Nietzsche. La funzione della scienza e la critica della morale
Il secondo periodo di Nietzsche viene solitamente definito come illuminista, a partire da Umano troppo Umano.
Secondo Fink, autore del testo intitolato La Filosofia di Nietzsche (1960), l'illuminismo nietzscheano
coinciderebbe con il rifiuto della metafisica schopenaueriana e della divinizzazione dell'arte wagneriana. N.
ricorrerebbe alla scienza, secondo Fink, per poter abbracciare la critica: la scienza è il tri