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SCENA I
Chiostro di un convento dove il frate Bonafides e questa scena non è altro che la preparazione della
SCENA II dove entra in scena l'unico personaggio negativo, il Patriarca.
SCENA II
Dialogo tra il templare e il patriarca in cui il templare esprime un'interrogazione su una questione di
tipo di dottrina religiosa: quale sia la pena per un infedele che alleva una giovane cristiana
nell'inconsapevolezza della religione di quest'ultima. Non svela l'identità di Nathan, però pone la
questione e mette in allerta il Patriarca. (Pag. 196) Professione del Patriarca che va contro la
ragione, non cerca i mezzi termini, ritiene i danni dello spirito superiori a quella che è la mera
ragione astratta.
Torna il tema del gioco (allegoria del teatro stesso). Dichiarazione metateatrale. Vv 2520.
Pessima concezione della finzione del Patriarca da cui deriva un modo malvagio di percepire i fatti:
considera il teatro come una cosa da disprezzare.
Struttura retorica: tutta una serie di concessive introdotte anche da frasi che mettono il verbo in
prima posizione: primo membro di periodo ipotetico in cui il secondo membro viene ritardato
dall'autore. Il Patriarca sta tirando fuori una serie di concessive, ma non sta dando la risposta.
Creazione di suspense. Condanna senza possibilità di discussione, in modo adialettico e bieco in
comportamento di Nathan. Per caratterizzare il linguaggio del personaggio del Patriarca, Lesisng
usa dei termini tecnici del lessico canonico (apostasia); congiunzioni che hanno una corrispondenza
nella lingua delle curie del tempo vv. 2535: uso cattivo, schematico, burocratico del linguaggio.
Pag. 199. Il templare che non è cattivo si rende conto di abdurre a tutta una serie di attenuanti. Può
essere incisivo Lessing nella caratterizzazione del personaggio del Patriarca: è un personaggio
tristemente indimenticabile.
SCENA III
Cambio di scena. Saladino a corte. Sittah trova il ritratto del fratello di Saladino, è una scena
preparatoria.
SCENA IV
Per la prima volta in scena incontra il templare ed è qui che si ha l'incrocio tra la trama privata
(trama dell'amore tra il templare e Recha) con la sfera politica. Il templare porta la sfera privata
dentro quello dello stato. Saladino in quanto musulmano durante le crociate ha una sua posizione
particolare nei confronti dei cristiani, li combatti; ma quest'unico cristiano gli ricorda il fratello
defunto. La sfera privata emerge in modo particolare, perchè entrambi sono ben disposti l'uno nei
25- Letizia Boasso
confronti dell'altro (continuo stringersi di mani ed abbracciarsi, perchè la stretta di mano
rappresenta l'atto di civiltà che L pone alla base del rapporto tra le persone, i suoi personaggi), però
dopo aver saputo i fatti di Nathan il templare si dimostra freddo nei confronti di Nathan.
Pag. 210, vv 2700: il carattere si distingue per il suo spessore, per la sua poliedricità, è una cosa a
molte facce; non si può ridurre questi personaggi a dei tipi, ma sono dei caratteri.
Il templare nutre dei sospetti etici gravi nei confronti di Nathan, vv. 2765-2770, pag. 216-217.
Usa dei termini seri nei confronti di Nathan. Oscillano i rapporti tra i personaggi. Nell'atto
precedente il templare nutriva ammirazione nei confronti di Nathan, in questo atto prevale nel suo
animo la diffidenza, l'odio: dinamismo dei caratteri, dal punto di vista dell'azione succede poco, ma
i caratteri evolvono.
SCENA V
Riprende la questione declinandola in modo diverso da come l'aveva declinata il Patriarca: pag.
222. Nathan salvando la vita a Recha è automaticamente diventato il padre e quindi anche se la
educa secondo le sue tradizioni non è punibile.
SCENA VI in cui Nathan dialoga con Daja.
SCENA VII si ha lo svelamento del passato di Nathan. Il frate rivela la sua identità. Inizia una lunga
serie di colpi di scena, di scoperte sul passato dei personaggi che termineranno soltanto negli ultimi
versi dell'ultima scena dell'ultimo atto. Pag. 233. Il frate è colui il quale avrebbe portato anni prima
Recha a Nathan; il padre era un cavaliere dell'esercito dei cristiani e doveva partire per combattere.
Pag. 234 anche il frate dà la sua interpretazione sui fatti ed è plausibile che sia questa
l'interpretazione di Lessing che dà una connotazione positiva a quello che dice il frate.
Vv. 3020: i cristiani spesso scordano che anche Gesù Cristo era un ebreo: queste erano le tesi che
emergono prima nei commenti di Lessing ai frammenti dell'anonimo, poi in Goetze e poi
nell'educazione del genere umano:prende le sue idee e le mette in bocca al frate. All'epoca questa
frase venne presa di mira dai detrattori di L, proveniente dagli ambienti dell'ortodossia luterana,
perchè era vero, ma metterla come un confronto tra religioni era una cosa grave. Emerge l'idea del
rapporto di successione tra ebraismo (antico testamento e nuovo testamento) così come viene
espressa nell'educazione del genere umano: infanzia a cui segue la giovinezza dell'umanità
(immortalità dell'anima) e poi segue la terza epoca in cui la religione diventa una cosa dei rapporti
intersoggettivi che si risolve nell'esistenza immanente, nel vita in se stessa.
Vv. 3035: Nathan piange, perchè racconta la sua storia. Pochi giorni prima i cristiani avevano
ucciso tutte le donne e i bambini degli ebrei. Tra questi la moglie e i sette figli di Nathan. Torna per
la terza volta il tema dell'incendio, del fuoco che distrugge e brucia le persone. Parte più toccante
del dramma: (tutto tratto dal libro di Giobbe) Nathan piange per tre giorni. Non ci si può limitare
all'odio per i cristiani: è saggio, perchè riesce a trarre delle conseguenze positive anche dalla sua
tragedia familiare. E' un dramma che finisce bene, ma non è una commedia; caratterizzato da
sentimenti positivi, Lessing introduce un momento tragico: va oltre la divisione tra commedia e
tragedia della teoria classica, quindi introduce drammi misti in cui i personaggi sono un misto di
bene e male e suscitano nel pubblico emozioni alterne; non è mai una comicità farsesca, ma è una
comicità di riflessione, ironica.
La saggezza di Nathan pag. 236: progressivamente torna la ragione; sentimento della sottomissione
al volere divino: la saggezza consiste nell'accettazione piena e consapevole di quella che è la
teodicea: la legge divine imperscrutabile per l'uomo, che si manifesta attraverso le azioni e nella
vita dell'uomo stesso. Nathan accetta la figlia cristiana in cambio della morte dei suoi e accetta di
allevarla come se fosse figlia sua. Questa decisione non può essere riportata a nessuna religione e
infatti il frate gli dice che è un perfetto cristiano.
Si viene a sapere che il frate non aveva solo ricevuto la fanciulla, ma ance un breviario che sarà la
prova fondamentale che permetterà di stabilire l'identità dei personaggi.
SCENA VIII
Chiude questo atto con la semplice notizia che porta Daja a Nathan del fatto che Saladino abbia
26- Letizia Boasso
convocato Saladino a corte.
V ATTO
Le prime due scene: Saladino riceve i suoi tributi dalle mani dei mamelucchi: cavalieri turchi
dell'esercito islamico che governano l'Egitto fino alla fine del Settecento che Napoleone
sconfiggerà. Scene di colore, caratteristiche.
SCENA III
Si ha il monologo del templare.
SCENA IV
Il frate rivela a Nathan che il templare ha parlato con il Patriarca e quindi l'ha insospettito nei suoi
confronti e fa sì che Nathan conosca la situazione e nella scena successiva architetta una specie di
gioco con il templare.
SCENA V
Il templare si smaschera subito.
Pag. 265 dà la colpa a Daja e si autodescrive come un giovane immaturo che oscilla (concetto dello
Schwarmer), persona instabile, giovane, immatura e cerca così di autoassolversi.
Nathan dice al templare che Recha ha un fratello a cui potrà chiedere la mano della ragazza.
Colpo di scena del fratello.
SCENA VI
Dialogo tra Recha e Sittah in cui viene caratterizzata Daja. Vv. 3765: Daja è buona perchè nutre nei
confronti di Recha un amore autentico, però cattiva perchè quest'amore è limitato dall'idea di
appartenenza a un credo religioso, il meglio per la sua pupilla sarebbe che si convertisse.
Nei confronti di Daja viene usato in accezione negativa il termine Schwarmer.
SCENA VII
Arrivo di Saladino. Recha prega anche lui direttamente di farla rimanere con Nathan e Saladino si
fa garante di questa preghiera offrendole la sua completa protezione.
SCENA VIII
Si ha l'agnizione: dal altino agnitio, riconoscimento che è un topo delle opere narrative del teatro:
riconoscimento dell'identità di un personaggio che determina la svolta della vicenda.
Pag. 292, vv. 3750-3755: colpo di scena sull'identità del templare. Colpo di scena sull'identità della
madre. Colpo di scena sull'identità del padre. Il procedere dell'azione si configura come una
riscoperta di antichi legami familiari interrotti: tema della fratellanza, amore filadelfico. Tutto alla
fine si risolve.
Pag. 296: ultimo colpo di scena: tema dell'ingannatore che inganna (c'è già alla fine della parabole
dei tre anelli), tema che viene dalla critica agli scritti storici della religione: Gesù, Maometto e
Mosè. Lessing li compone nel finale per creare questa sua opera grandiosa. L'amore tra fratelli è
superiore a quello che può essere considerato all'amore egoistico di un individuo che si appropria di
un altro individuo. Saladino interviene per svelare l'ultimo grande mistero: suo fratello Assad è il
padre del templare e di Recha.
Il dramma finisce con un abbraccio collettivo. Si vede come funziona quest'armonia prestabilita:
non c'è un intervento esterno di una divinità, perchè l'ordine si ristabilisce attraverso un meccanismo
naturale che è una causa che viene prima della religione: la parentela. La soluzione ai problemi è
data dalla riscoperta progressiva della verità interiore.
Vv. 3845: rescipisenza (venire a galla di una verità che già risiedeva nell'inconscio): nelle monadi è
presente la conoscenza potenziale di tutto l'universo, ma è presente lo stato inconscio; ci si può
rapportare con l'esterno perchè si possiede il codice. La soluzione è già nei personaggi, riemergere
di antichi rapporti.
Lessing sostituisce l'idea centrale della religione rivelata (provvidenza, Dio lo vuole) con l'idea
dell'armonia prestabilita (casualità di tipo trascendente) che è centrale nella religione naturale,
religione