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Il dialogo diventò la chiave per la comprensione della visione teologica e filosofica di Kleist, e anche per la
comprensione della sua opera “il principe di Omburg”.
E’ un teatro molto ambiguo perché non nega niente, ne afferma qualcosa.
Tale saggio venne pubblicato nel primo quotidiano europeo ad occuparsi di cronaca nera “Berliner Abends Blatter”.
L’individuo di Kleist deve trovare un modo di restare al mondo, basandosi su mezzi iluministici, razionali che non
spiegano il caso che circonda la vita dell’uomo. Ciò si riflette nelle espressioni che discutono i due interlocutori del
racconto , tramite un dialogo avvenuto in passato.
Ci troviamo nell’inverno del 1801, momento importante nella vita di Kleist, durante il quale concluse la sua carriera
militare per intraprendere quella poetica.
Nel saggio “Il teatro delle marionette” egli celebra la marionetta che, a differenza dell' uomo, non ha coscienza, non ha
quel peso della testa rispetto al corpo che così spesso fa cadere l' uomo fuori dal suo baricentro e lo porta dunque alla
rovina.
Trama
Due persone discorrono di una ballerina e ne sono immensamente entusiasti, poiché guardandola hanno la sensazione
che voli, che sia senza peso; in questa danzatrice eccezionale lo sforzo scompare, la grazia del movimento le conferisce
leggerezza; la conversazione procede, finché uno dice: «Sì! Costei è straordinaria quasi… quasi come una marionetta!»:
un’osservazione piuttosto provocatoria, che viene giustificata con il racconto di uno degli interlocutori: «mi accadde di
trovarmi alle terme, dove vidi un giovane di sedici anni, già entrato nella pubertà, fare il bagno, e io, rapito com’ero
dalla sua bellezza,… gli dissi qualcosa. Aveva fatto un movimento identico a quello della famosa statua di Scopa:
mentre si toglieva i sandali aveva guardato in alto, proprio come fa quella statua greca. Ma provando a ripetere questo
movimento, qualcosa non funzionava più, e tanto più ritentava, tanto peggio: non c’era più la grazia». Ecco, quando
entra in gioco la coscienza, e anche la vanità che vi si accompagna, il movimento si fa incerto. Pensiero, di Kleist è che
la grazia vuole che tutto rimanga in sospeso, che le cose vengano da sé,
Anche l’altro interlocutore offre una spiegazione, raccontando la seguente vicenda (che riassumo in tre parole): nel
corso di un duello, uno degli avversari primeggia – si tratta di un duello sportivo, una sfida di scherma – ma lo sconfitto
(il padrone di casa) adirandosi, lo anticipa: «ora ti mostrerò il tuo maestro» e condottolo a una gabbia, al cospetto di un
orso incatenato, lo invita a duellare con quello. Lo sfidato prende la cosa sul serio e vi si cimenta, ma senza successo:
l’orso non si lascia abbindolare dalle finte, e di fronte a una mossa simulata non reagisce in alcun modo ed è pronto ad
anticipare qualunque gesto. È una cosa veramente misteriosa, che assomiglia al presentimento.
Nel “Teatro delle marionette” Von Kleist dice molto bene che solo l’animale (in questo caso l’orso) o la marionetta
mossa mediante il filo, solo loro senza affettazione realizzano il movimento perfetto.
Ecco ora la conclusione del racconto. Ecco le parole di Kleist: «Dunque mio eccellente amico» – disse il signor C. –
«ora possedete tutto il necessario per comprendermi: nella misura in cui nel mondo organico la riflessione si fa più
debole e oscura, la grazia vi compare sempre più raggiante e imperiosa. Così come due linee che procedono all’infinito
si intersecano da un lato in un punto e poi all’improvviso anche dall’altro lato, così come l’immagine dello specchio
concavo, dopo essersi allontanata all’infinito, d’improvviso ci ricompare vicinissima davanti, così anche la grazia, dopo
che la conoscenza, per così dire, ha traversato l’infinito, si ritrova, in tutta la sua purezza, in quel corpo dalle sembianze
umane che non ha nessuna o un’infinita coscienza, cioè… nella marionetta o in Dio» «E quindi» – chiese il padrone di
casa un po’ smarrito – «dovremmo rimangiare dall’albero della conoscenza per ricadere nell’innocenza?»,…
«Certamente» – rispose l’altro – «questo è l’ultimo capitolo della storia del mondo: il ritrovarsi della coscienza
nell’innocenza dell’infanzia».
Analisi
Le marionette hanno il vantaggio di non essere sottoposte alla forza di gravità, perché la forza che muove le marionette
è più forte di quella che le attira verso terra. Esse necessitano della superficie terrestre solo per poterla sfiorare e per far
si che il loro slancio sia vivificato ancora di più. I ballerini invece hanno bisogno della superficie terrestre per riposarsi
dopo aver danzato.
In tale saggio, Klesit mostra come solo Dio può confrontarsi con la materia( in questo caso la marionetta).
La discussione tra i due interlocutori sembra vertere sul movimento meccanico delle figure delle marionette.
Il saggio presenta dei paradossi: uno di questi è il fatto che il ballerino che discute con l'altro interlocutore si diletta a
seguire gli spettacoli delle marionette perché questi pupazzi dovrebbero insegnare il ballerino.
Altro paradosso è invece il fatto che le marionette ballano meglio degli uomini, poiché possiedono una grazia maggiore
rispetto all’essere umano. Infatti come disse Schiller, la grazia è l’espressione dell’anima bella.
Il vantaggio della marionetta è che essa, rispetto all’uomo, non si atteggia, tale affermazione innaturale avviene quando
l’anima si trova in un diverso punto rispetto al baricentro.
La possibilità della marionetta di effettuare movimenti sgraziati è esclusa poiché il burattinaio agisce con movimenti
dritti evitando ciò. Inoltre altro vantaggio della marionetta è il fatto che essa non appartenendo alla specie umana, non
possiede il peccato originale.
Da qui Kleist ci indirizza su un percorso per raggiungere la felicità, un percorso che è circolare intorno alla terra per
scoprire nuove meraviglie a noi sconosciute e trovare cosi la porta posteriore del paradiso.
Il principe di Homburg (Prinz Friedrich von Homburg) 1809-1810
E’ un dramma storico-patriottico, che non finisce in tragedia.
dramma 1808,
Il principe di Homburg è un di Kleist, considerato il suo capolavoro. Scritto nel è stato rappresentato
Vienna 1821.
a solo dieci anni dopo la morte di Kleist, nel E’ il testo emblematico della dicotomia tra l'obbedienza
agli ordini ed il fare ciò che è giusto.
La sua rappresentazione venne a lungo vietata dalla Corte, poiché il protagonista del dramma non corrispondeva al
modello dominante di ufficiale prussiano che segue gli ordini impartiti.
Ambientato nel mondo militare prussiano, inscena il conflitto tra gli impulsi dell'individuo e l'astratta ragione di
stato. Protagonista di questo dramma in cinque atti à Friedrich, principe di Homburg, giovane ufficiale della cavalleria
brandeburghese. Egli vaga per il palazzo in stato di sonnambulismo, e raccoglie un guanto della fidanzata Natalia. Al
risveglio, vedendo il guanto, si turba. Non sente gli ordini impartiti per l'imminente battaglia contro gli svedesi. Nel
momento decisivo dello scontro, agisce perciò di sua iniziativa, e porta l'esercito alla vittoria. Tutti lo applaudono come
un eroe, ma il principe elettore vuole che sia condannato a morte per indisciplina. Friedrich è sconvolto. Quando il
principe lo lascia arbitro della propria sorte, si schiera con la ragion di stato e si riconosce colpevole. Va con gli occhi
bendati incontro alla morte. Nel punto estremo gli tolgono la benda: intorno a sé è la corte riunita per celebrare le sue
nozze con Natalia e il suo trionfo di eroe.
In questi drammi ruolo centrale è riservato alla immediatezza dell'inconscio.
La struttura dell’opera è circolare, vale a dire che inizio e fine coincidono, senza giungere però ad un lieto fine. L’opera
è composta da 5 atti, che ripercorrono la storia.
Il primo atto troviamo il principe seduto metà sveglio metà dormiente a intrecciare per se una corona d’alloro (la corona
dei poeti e degli eroi); qui si intreccia il mondo del reale con il mondo del sogno poiché avviene il ritrovamento del
guanto nella mano del principe risvegliatosi.
Il terzo atto avviene in carcere dove il conte di Hohenzollern va in visita all’amico principe e qui inizia un dialogo. Il
terzo atto si conclude con la quinta scena, la più importante poiché il principe vede nella vita la morte,e da qui il suo
Gefuhl (sentimento) è distrutto.
Il quarto atto troviamo un dialogo tra Nathalie e il principe elettore. Ella è l’esempio dell’anima bella, commistione tra
razionalità e sentimento, che si inginocchia al principe per implorare la Grazia del cugino Homburg, ma l’elettore si
rivolge ad ella dicendo che la legge non può essere lesa dal governatore stesso.
Il quinto atto si apre cosi con la petizione affinchè si possa chiedere la grazia di Homburg, il timore del principe elettore
è lo scoppio di una rivolta.
Trama 1675,
La vicenda è ambientata nel durante le Guerre Nordiche.
Federico di Brandeburgo,
Homburg , ambizioso generale di cavalleria e parente dell'Elettore del soffre di
sonnambulismo. La notte prima di una decisiva battaglia contro gli Svedesi,, viene infatti trovato dalla corte mentre
intreccia una corona di alloro nel giardino.
L'Elettore, per vedere dove arriva, gli toglie la corona dalle mani e la dà alla nipote, Natalia: sempre addormentato, il
principe allora si dichiara alla ragazza (che nella realtà ama, ma a cui non si è ancora dichiarato). L'Elettore, che da
garante delle leggi e dei cerimoniali può capire i suoi sogni di gloria, ma non che si passino i limiti del pudore, ordina
alla corte di ritirarsi, e ricorda a Federico: "certe cose non si conquistano in sogno".
Pochi minuti dopo, il principe viene svegliato dall'amico Hohenzollern; turbato dall'ennesima notte in giro (sa di essere
sonnambulo, ma non sarebbe conveniente dirlo), nel corso dei preparativi si trova in mano un guanto, che casualmente,
nel corso di quello che credeva un sogno, ha sfilato a Natalia. Sconvolto, alla successiva riunione del Corpo di Stato
Maggiore Homburg non sente perciò gli ordini per la battaglia; il giorno dopo, difatti, fa partire la cavalleria prima del
tempo.
La battaglia viene vinta; ma la gioia viene offuscata dalla notizia della morte in battaglia dell'Elettore. Natalia, che con
la morte dello zio non avrebbe pi