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RICEZIONE ANTICHITA’ CLASSICA

Lo scrittore francese Perrault, vissuto nell’epoca del Re Sole Luigi XIV, loda la superiorità dei moderni sugli antichi. La cultura

francese, diffusasi in Europa di pari passo coi successi politici del Re Sole, stava attraversando tra fine Seicento e inizio

Settecento un periodo di grande fioritura. Perrault contrappone i grandi artisti (es. Racine e Corneille) e scienziati del suo

tempo, agli antichi. C’è un acceso dibattito tra sostenitori degli anciens e dei modernes: si afferma il principio della continua

perfettibilità come criterio decisivo nello sviluppo delle scienze e delle arti. La modernità acquisisce un profilo autonomo, e viene

messo in discussione il postulato dell’umanesimo fino ad allora, ovvero l’imitazione delle opere e delle istituzioni degli antichi.

Col tempo si riconosce agli antichi il primato nella poesia e nell’eloquenza, campi non soggetti al pari delle scienze alla legge

della continua perfettibilità. Gli intellettuali francesi che prendono parte al dibattito intendono l’antichità come essenzialmente

Roma e la cultura latina (si fa scarso riferimento ai Greci): immagine romanocentrica dell’antichità. Questo dibattito tra

sostenitori degli antichi e dei moderni si diffonde in tutta Europa e arriva in Germania, caratterizzata da una generale

arretratezza rispetto alla Francia. La Germania della prima metà del Settecento ancora sconta le devastazioni della guerra dei

Trent’Anni: è divisa in 300 singoli stati, retti da sovrani assoluti e facenti parte di un sistema feudale: fanno ancora

nominalmente parte del Sacro Romano Impero, la cui autorità è però puramente formale. Questa situazione di frammentazione

ostacola la costituzione di una moderna industria e di forme politiche ed economiche che altrove avevano auto un impulso

decisivo. A lungo andare sorge, nelle grandi città, un capitalismo industriale e una borghesia commerciale, Il sistema feudale

era destinato a dissolversi a fine Settecento, con la Rivoluzione Francese. C’è il lento mutamento delle strutture politiche, sociali

ed economiche, con la crisi della figura dell’intellettuale cortigiano e della cultura legata alle corti. Il distacco degli

intellettuali dalle corti era reso complicato dal grande stato di analfabetismo, che rendeva incerta la scelta di un’esistenza come

libero scrittore, in assenza di un mercato editoriale vasto. Tra l’altro la nascita di un libero mercato era soggetta a valutazioni

commerciali. Per assicurarsi un reddito sicuro, lo scrittore doveva adeguarsi ai gusti del pubblico oppure entrare al servizio di

ricchi datori di lavoro. A parte rare eccezioni, gli scrittori tedeschi non avevano entrate fisse, in preda all’arbitrio dell’aristocrazia

o dei ricchi borghesi per cui prestavano servizio. Mentre nelle libere città mercantili si creavano le premesse per una letteratura

di lingua tedesca, nelle corti regnavano incontrastate la lingua e la cultura francese. Lo stesso Federico II, cui si deve il grande

sviluppo della potenza militare prussiana, nutriva l’ambizione letteraria di diventare un buon scrittore francese, non tedesco. La

ricezione della polemica tra antichi e moderni in Germania si colloca nella fase di passaggio dal Barocco all’Illuminismo. Il

nuovo ideale di progresso e la fede nella razionalità del mondo condussero all’affermazione del primato dei moderni e a un

rifiuto dell’uso dei miti pagani nella poesia. Anche Gottsched inizialmente era di questa opinione, ma poi si convinse del primato

dell’antichità nella poesia e nell’eloquenza e di quello dell’epoca moderna nelle scienze naturali.

WINCKELMANN

Nel 1755, Winckelmann pubblica a Dresda il libro Pensieri sull’imitazione delle opere greche nella pittura e nella scultura.

W. incontrò l’arte antica per la prima volta durante gli anni trascorsi a Dresda. Dopo la conversione di convenienza al credo

cattolico, trascorse il resto della sua vita in Italia, approfondendo lo studio delle opere degli antichi. Successivamente pubblicò

Storia dell’arte dell’antichità.

I suoi scritti contribuirono all’insorgere di una nuova sensibilità per il mondo antico, dando origine a un indebolito approccio

critico ad esso. Prima della pubblicazione della Storia dell’arte dell’antichità, non esisteva una vera e propria storia dell’arte

nell’accezione moderna del termine. Dopo W. si ebbero notizie più precise della Grecia storica e non fu più possibile la

rielaborazione poetica libera e fantastica dell’antica mitologia nella vita moderna. W. afferma che “il buon gusto cominciò a

formarsi dapprima sotto il cielo greco”. Il concetto di “buon gusto” rinvia alla poetica dell’Illuminismo e all’estetica francese

razionalistica e, coniato in Francia, indica una mimesi della natura secondo le regole della verosimiglianza, dell’”ordine

geometrico”, delle proporzioni, dell’armonia delle parti con il tutto. Il “buon gusto” viene visto da W. nella Grecia antica e dice

che “l’unica via per diventare grandi è l’imitazione degli antichi”. W. cita Omero con intento polemico (nella Francia del

Settecento aveva avuto considerazione). L’esemplarità sottolineata da W. dei Greci significa il rifiuto dell’umanesimo latino,

di Roma e della sua eredità, che per W. include il Barocco, il Rococò e le manifestazioni della cultura francese. La civiltà e la

cultura romana vengono bollate da W:, a differenza di quanto ritenuto in passato e nella sua epoca, come imitazioni, spesso mal

riuscite, della grecità. Con la riscoperta della grecità, W: delinea un’immagine innovativa dell’antichità, portando a un nuovo

umanesimo grecofilo W. ebbe il merito di rivalutare il ruolo della civiltà greca che aveva perso di importanza dopo l’epoca

rinascimentale, e per fare ciò si avvalse della lingua greca e della conoscenza di prima mano delle opere letterarie. La grecità

evocata da W. era “immagine ideale in lontananza storica”. L’arte greca diventa paradigma di un ideale di bellezza puro,

assoluto ed esemplare. Egli contrappone alle eccentricità ornamentali dell’arte francese (barocca e rococò) la semplicità e

“quieta grandezza” delle statue e degli scritti greci dei tempi migliori. Il termine semplciità richiama una dimensione nostalgica

verso una condizione originaria dell’umanità, non ancora contaminata dall’artificiosità della cultura e dal progresso con

l’alienazione dell’uomo dalla natura. La fede di W. nell’armonia e perfezione dei greci si presenta come corollario alle tesi di

Rousseau. Il “bello” è per W. divino, puro, ideale e si rispecchia nella bellezza dei corpi e delle anime. La formazione spirituale e

fisica dei giovani in conformità a questo ideale è stata la grande conquista della società greca in cui la cura del corpo e

dell’anima procedevano di pari passo. La Grecia luminosa di W. appare come conseguenza di ben determinate condizioni

storico-geografiche (cielo greco, clima mite, ordinamenti sociali favorevoli).

C’è però una contraddizione tra l’unicità della grecità e la sua replicabilità. W. mostra interesse per l’aspetto tecnico e per

le condizioni che resero possibile la creazione dei capolavori antichi. La sua esperienza della statuaria classica è permeata da

una forte sensualità, con un approccio all’antichità vivo, concreto, organico, lontano dall’idea di classico o come fredda

monumentalità che si sarebbe imposta nei decenni successivi. La nuova immagine dell’antichità mostra un certo distacco dal

Cristianesimo, nonostante la conversione di W. al cattolicesimo e la sua permanenza a Roma. C’è una sorta di “ paganesimo

estetico”: presa di distanza dalla fede cristiana in favore della suprema bellezza incarnata dalle divinità antiche. Limiti di W.:

anche a Roma non erano originali greci quelli che aveva contemplato, ma solo copie di epoca più tarda, con un gusto

completamente diverso rispetto a quello classico. W. riprese poi giudizi critici sulla statuaria greca da fonti antiche come Plinio e

Pausania, che vedevano nella scultura del V secolo l’apica dell’arte greca ideale.

Storia dell’arte dell’antichità: qui W. mostra come la sua visione dell’antichità oscilla cmq tra storicismo e classicismo: tenta

una periodizzazione dell’arte antica in 4 fasi: stile arcaico iniziale, uno stile alto (apice dell’arte greca con le opere di Fidia

durante l’epoca periclea), un bello stile (intorno al IV secolo, che mostra i primi segnali di un inarrestabile declino) e la graduale

decadenza dello stile in epoca ellenistica e romana (conquistatori romani dipinti come grossolani imitatori dei greci). W. trascura

l’apporto di altre civiltà alla fioritura dell’arte greca, poiché vuole esaltare l’arte classica: l’influsso orientale viene quindi

sacrificato al fine di idealizzare l’arte greca.

Nella “Storia dell’arte” c’è un contrasto importante: dal punto di vista dell’evoluzione storica, l’arte greca appare come un

fenomeno definitivamente concluso i cui fasti non potranno mai essere rinverditi dai successivi tentativi di imitazione. L’unità di

arte e natura è definitivamente perduta per i moderni che devono tentare di riconquistarla attraverso l’imitazione degli antichi.

Ma l’epilogo della Storia dell’arte getta un’ombra sulla possibilità di realizzare questa aspirazione. L’amore per il mondo antico è

rappresentato come momento di identificazione e distanza. Da un lato i greci appaiono come precursori dei tedeschi e la

Germania del Settecento può aspirare al rango di nuova Grecia anche per la sua frammentazione politica, che W. considerava

importante allo sviluppo delle arti nel periodo classico. Ma la Grecia è anche irrimediabilmente lontana dai moderni che ne

vagheggiano l’immagine, come un paesaggio sognato e atemporale, antitetico rispetto alle confuse circostanze del presente

storico. L’armonia e l’equilibrio perduto della civiltà greca sono oggetto dell’ardente desiderio dei moderni. Il Sehnsucht per la

Grecia antica diventerà importante nella ricezione dell’antichità classica tra Settecento e Ottocento in Germania.

LESSING

Nei Pensieri sull’imitazione e nella Storia dell’Arte, W. cita il Laocoonte come incarnazione perfetta del canone estetico greco,

in opposizione alle esagerazioni ornamentali dell’arte moderna. Il gruppo del Laocoonte, appartenente alla scuola di Rodi,

raffigura il sacerdote troiano Laocoonte che, per aver messo in guardia i suoi concittadini dell’ingan

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
25 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/13 Letteratura tedesca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher arcangelo84 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura tedesca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Bosco Lorella.