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TORQUATO TASSO
“Torquato Tasso” è un'opera teatrale di Goethe. Fu concepita la prima volta a Weimar nel 1780 ma
fu scritta soprattutto durante i due anni in Italia, tra il 1786 e il 1788, per poi essere completato nel
1790.
Nel trentennio che precede la fine del secolo 1500, lo scrittore Torquato Tasso inizia ad avere
problemi con il suo animo e la società in cui vive. Infatti egli già aveva manifestato stati di turbe
mentali durante la composizione del poema “Gerusalemme liberata”, revisionata varie volte,
sebbene il Tribunale del Sant'Uffizio gli avesse fornito il permesso di pubblicare l'opera. Da tempo
Tasso è alla corte del duca Alfonso II d'Este, di cui ha una relazione segreta con la sorella Eleonora.
Tuttavia i suoi problemi e il turbamento interiore, che lo portano ad odiare ed accettare la sua
condizione di cortigiano servitore di nobili mediocri in letteratura, costringeranno Tasso a vedere
andare in fumo tutti i suoi sogni. Dopo l'ennesimo episodio in cui Tasso manifesta segni di pazzia, è
costretto ad abbandonare la corte dov'è ospite e ad essere internato in un manicomio.
Goethe completa il “Tasso” nel viaggio in nave tra Napoli e la Sicilia che rappresenta la possibilità
di saldare un rapporto importante con la figura degli antichi. In questo senso va letta la figura di
Winckelmann, che ha descritto le opere viste a Roma. Goethe rimane molto colpito dalle statue
greco-romane. Goethe dice: “bisogna imitare i greci per diventare come loro, inimitabili”.
SAGGIO SU SHAKESPEARE
Nell'ottobre 1771 Goethe scrive un breve brano dedicato a Shakespeare (“Per l'onomastico di
Shakespeare”). Gli appartenenti allo Sturm und Drang si rivolgevano al teatro e criticavano la
letteratura tedesca del '700, poiché la ritenevano incapace di rappresentare la realtà del tempo.
Alla radice c'era stata la riscoperta di Shakespeare, che era stato tradotto in Europa, e circolava
grazie alle compagnie itineranti. Alcuni testi furono tradotti anche dagli sturmer.
Goethe scrive un breve saggio in cui parla degli uomini come viandanti, Shakespeare è il più grande
dei viandanti. Onorando Shakespeare, onoriamo noi stessi dice Goethe.
In questo testo viene descritto come Goethe non esiti un attimo a ripudiare le unità aristoteliche nel
teatro. Si schiera quindi contro tutte quelle regole e briglie che hanno tenuto in prigione lui e “tante
altre anime libere”.
Shakespeare è elevato quasi ad una divinità nel saggio.
LA MISSIONE TEATRALE DI WILHELM MEISTER
Esiste anche una terza opera di Goethe molto importante dedicata a Guglielmo Meister: “La
missione teatrale di Wilhelm Meister”. W. Mesiter era un giovane che girava il mondo trovandosi
davanti a numerose tipologie di opere teatrali → teatro come obbiettivo. Il romanzo su W. Meister
lo porta nel pensiero, ma lo conclude dopo il viaggio.
A Susanne von Krettenberg, amica della mamma di Goethe che frequentava la sua casa, dedica un
capitolo: “l'anima bella”. Successivamente aggiunge altri due capitoli in cui parla di una società
segreta che sa già quale sarà il destino di Meister (diventare medico).
Goethe non pubblica questa opera, ma una ragazza di corte ne conserva una copia. Benedetto Croce
affermerà che il frammento originario era bellissimo.
CONVERSAZIONI DEGLI EMIGRATI TEDESCHI E FAVOLA
La “Favola” è un testo di Goethe del 1795 scritto in concomitanza con quello di Guglielmo Meister.
E' un testo di invenzione che fa riferimento a personaggi e figure della fiaba. E' l'ultima parte di un
testo più ampio del 1795: “Conversazione degli emigrati tedeschi”. Si tratta di un testo inconsueto,
non è un romanzo, non è un'opera paragonabile al “Faust”. E' un testo che prende come lontano
modello il “Decameron” di Boccaccio. L'evento iniziale che induce un gruppo di tedeschi a ritirarsi
in un castello, è la Rivoluzione Francese. C'è un particolare riferimento all'assedio di Magonza →
Kleist faceva parte dell'esercito prussiano, Goethe era osservatore del granducato di Weimar,
accompagnava le truppe di sostegno. Goethe in tutta la sua vita, non si pronunciò mai riguardo alle
vicende politiche del momento. Si differenzia dagli altri autori.
Scrisse un'operetta dedicata alla figura di Cagliostro (che ebbe un'importanza particolare nella
Rivoluzione Francese). Nel viaggio in Sicilia Goethe si interessò alla famiglia di Cagliostro.
Le conversazioni riguardavano questo gruppo di tedeschi che dalla riva sinistra del Reno, passò alla
riva opposta dove c'era un castello. Il testo è formato da sei novelle (richiamo al modello
baccaccesco), tutte con un nucleo drammatico che fa riferimento alla Rivoluzione. Sono
inframmezzate da considerazioni sul presente. Il testo si conclude con la “Favola” o fiaba.
Qui entrano in gioco 18-20 personaggi, che hanno a che fare con il mondo vegetale \animale: il
traghettatore, il serpente, il fiume,... tutte ben determinate. Lo sfondo, non commentato, è quello di
una natura che rievoca l'arte degli antichi (è d'ispirazione palladiana).
Contiene richiami alle “Mille e una notte” riferimenti narrativi. Il testo si chiude con una prospettiva
escatologica → finale aperto, che guarda al futuro.
Goethe pubblicò la favola come testo a sé, oltre come parte del testo integrale, e lo definì, apertura
verso l'infinito. Il titolo originale è “Marchen” che in Italiano non significa né favola, né fiaba.
Denota comunque un mondo del meraviglioso, che comprende un approfondimento della
conoscenza della natura come dimensione in cui l'uomo si muove, è immerso: tematica romantica.
E' a partire dalla natura che si chiarifica il rapporto tra individuo e società.
VIAGGIO IN ITALIA:
“Viaggio in Italia” fu scritto da Goethe. Esso è il resoconto di un viaggio compiuto dall'autore tra il
3 settembre 1786 ed il 18 giugno 1787. l libro conta circa 700 pagine.
Il 3 settembre 1786, verso le 3 del mattino, Goethe parte da Karlsbad, con un passaporto falso, che
recava il nome di Philipp Möller. L'11 settembre arriva a Trento, e quindi il 12 è a Torbole, un
piccolo paese sul lago di Garda. Il 16 arriva a Verona, dove si sofferma e ne ammira i monumenti e
le architetture, lodando soprattutto l'Arena. Tre giorni dopo è a Vicenza, dove visita le opere di
Andrea Palladio, innalzando l'artista a grande maestro. Il 26 settembre è a Padova, dove acquista “I
quattro libri dell'Architettura” opera scritta da Palladio, e visita l'orto botanico.
Il 28 settembre 1786 arriva finalmente a Venezia, per lui il coronamento di un sogno. Nella
Serenissima si soffermerà fino al 14 ottobre; proprio durante questo soggiorno veneziano, Goethe
vede per la prima volta il mare. Sebbene della città scrisse molte cose positive, lo scrittore criticò
molto la mancanza di pulizia e la noncuranza delle autorità verso questo problema. Dopo Venezia,
Goethe si reca a Ferrara, dove visita la tomba di Ludovico Ariosto ed il presunto luogo dove fu
prigioniero Torquato Tasso. Il 17 è a Cento, patria del pittore Guercino, dove sottolinea
l'attaccamento degli italiani alla propria patria. Il 18 notte è a Bologna, dove vede la S. Cecilia di
Raffaello, rimanendone estasiato. Quindi sale sulla Torre degli Asinelli, ammirando il panorama
visibile da quell'altezza (97 mt ca.).
Il 25 è a Firenze; nella città toscana visita solo il Duomo e il Battistero poiché si sofferma solo per 3
ore, smanioso di arrivare il prima possibile a Roma. Goethe dice anche di voler arrivare entro il 1º
novembre nella “Caput mundi” per assistere alla festa di Ognissanti (che non sarà grandiosa,
perché, come dice lo scrittore stesso, “la Chiesa romana non ha mai gradito imponenti feste di
carattere generale”). Si reca quindi ad Assisi, dove trascura la Basilica di S. Francesco, dando molta
più attenzione alla chiesa di S. Maria della Minerva, un ex tempio eretto in età augustea.
A Roma, lo scrittore tedesco assiste alla celebrazione della messa per la Commemorazione dei
defunti tenuta da Papa Pio VI, presso la sua cappella privata del Quirinale. Dapprima egli rimane
estasiato di fronte alla figura del Santo Padre, ma poi, riflettendoci, rivede in sé stesso lo spirito
protestante, criticando il Papa per i suoi modi troppo chiassosi di fare; Goethe scrive nel suo diario:
«Che direbbe, pensavo, se entrasse qui e scorgesse la sua immagine in terra andar su e
giù biascicando e ballonzolando?»
(Goethe, 3 novembre 1786)
Quindi ritrova la mano di Guercino, di cui ammira la Santa Petronilla (1623), ed assiste allo
spettacolo offertogli dalla Madonna di S.Niccolò dei Frari di Tiziano. Dopo essersi soffermato sulla
descrizione del capolavoro del veneto, Goethe vede l'Annunciazione di Guido Reni (1609) e San
Giorgio e il Drago (1530) di Paris Bordone. Proprio mentre sta osservando l'opera del Bordone, fa
conoscenza con H. Meyer.
Goethe arriva a Napoli, il 25 febbraio 1787, e vi resta fino al 29 marzo, per poi recarsi in Sicilia.
Racconta di una città «libera, allegra, vivace» ma soprattutto splendida per le sue bellezze:
Durante il suo soggiorno, incontra Hackert, celebre paesaggista, e conosce G. Filangieri.
Accompagnato dal Principe di Waldeck si reca a Pozzuoli e dintorni (1 marzo) per visitare la
solfatare e le rovine romane. Sale due volte in cima al Vesuvio: il 2 e 6 marzo. Il 5 marzo (seconda
domenica di quaresima) lo dedica alla visita delle chiese di Napoli. Visita palazzo Colubrano con
Tischbein (7 marzo), nel cortile del quale ammira la scultura di una testa di cavallo in bronzo di
Donatello. Visita la pinacoteca di Capidomonte (9 marzo) e assiste a spettacoli nel Teatro S. Carlo.
Si reca con Tischbein a Pompei (11 marzo). Poi visita Torre Annunziata, Ercolano, Portici, poi
Casera, Sorrento. Visita Paestum accompagnato da C. Kniep, presentatogli da Tischbein, che
eseguirà per lui numerosi disegni, e che accompagnerà Goethe in Sicilia.
A Napoli tornerà il 13 maggio, per poi ripartire il 3 giugno alla volta di Roma. In questo secondo
soggiorno, fa visita a W. Hamilton, che gli mostra la sua collezione di reperti archeologici. Tra
questi individua due candelabri di probabile provenienza pompeiana, al che Hackert lo invita a
tacere non indagare oltre sulla loro provenienza.
Approfondisce in questa seconda tappa napoletana la conoscenza gli usi e le abitudini del popolo,
del quale elogia l'operosità e l'efficienza nella pulizia delle strade, a differenza di altre città che
aveva visitato in precedenza.
Raggiunge v