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TRAMA E INTERPRETAZIONE DELL’OPERA:
Una lettura del Faust a prima vista sembra non richiedere una particolare capacità di
decifrazione,ma è questa un’opera che pone al lettore interrogativi tanto numerosi e ardui da
sfidare le sue capacità intellettuali. Una prima precauzione è evitare una lettura che troppo insista
sull’interpretazione che l’opera contiene del medioevo e del rinascimento germanici,benché Faust
sia anche una straordinaria interpretazione della società europea del tempo ,e sia dunque
intimamente legato al passato storico della Germania. Dobbiamo tener presente che,proprio negli
anni in cui cominciava a formulare le prime scene dell’opera,tra il 1772 e il 1774,Goethe aveva
appreso della architettura gotica del duomo di Strasburgo e dai drammi di Shakespeare una
capitale lezione di poetica. L’apparente mancanza di ordine e di forma della tragedia nasconde
infatti,come quelle architetture e quei drammi,un ordine più profondo,un sistema e una struttura
ben definiti. La certezza che tale fosse l’articolazione della realtà stessa fu raggiunta da Goethe
anche attraverso lo studio delle scienze. Questa tensione fra molteplicità e unità è massima nel
Faust,perché per un verso l’azione ha carattere rettilineo,unificata dal personaggio centrale e dal
suo destino,ma per un altro verso essa è tutta costruita secondo ripetizioni o duplicazioni,per
antagonismi o per analogie. Faust non ha solo ‘due anime’ ,una tesa al superamento dei limiti
umani,l’altra desiderosa di godere della condizione stessa di essere umano; egli si sdoppia anche
in Mefistofele. Ancora,due sono gli amori di Faust,e due i mondi che egli visita: se Margherita
sparisce tragicamente, precipitata nel baratro per essersi abbandonata all’amore di Faust,sempre
più corrotto dal Maligno, Elena si dissolve; due sono le notti di Valpurga ; l’incontro con lo studente
si ripete due volte e altrettanto accade con gli assassinii ,quello di Valentino e quello di Filemone e
Bauci . In una delle scene più celebri , ‘Giardino’,questa tensione duale ,che è anche tensione
stilistica tra stile ‘comico’ e stile ‘tragico’ ,livello infimo e livello sublime,si manifesta con alta
evidenza simbolica nelle due coppie,Faust con Margherita e Mefistofele con Marta. L’intensità
drammatica è fortissima in tutto il dramma di Margherita,nei duri profili shakespeariani dell’episodio
dell’uccisione di Valentino, nella scena ‘Bosco e Caverna’, nella violenza della scena del ‘Carcere’
dove fuga e indugio, cecità ella ragionevolezza e veggenza della follia, tempo psichico e tempo
reale si scontrano,si esaltano e si distruggono a vicenda. Si è inoltre spesso parlato del Faust
come di un’opera dalla ‘dimensione cosmica’: in esso ricorrono infatti molti generi tra loro
differenti,quali la commedia borghese,il dramma, il genere aulico,quello comico,ecc.
Goethe dà grande importanza allo spazio e ai mutamenti che lo spazio subisce anche nel corso di
una singola scena, e così contribuisce a diminuire le possibilità di rappresentazione scenica
dell’opera. Ne sono un esempio le due Notti di Valpurga ,dove personaggi e interlocutori sono in
continuo movimento su spazi amplissimi. E si veda persino l’inizio di Faust I : lo spazio della
‘Dedica ‘ è quello della interiorità lirica ,il che esprime il rifiuto dell’unità di luogo.In essa Goethe
scrive che sono il ricordo degli anni giovanili e la necessità di riprendere il modo di sentire tipico di
quegli anni che lo hanno portato a realizzare l’opera . Segue poi il ‘Prologo in teatro’ ,che vuol
essere anche il primo degli specchi e dei piani successivi dell’opera,che si dichiara così
rappresentazione di una rappresentazione ,un ‘Teatro del Mondo’, dunque simbolo e figura di una
realtà che a sua volta è simbolo e figura di altro .Tale,d’altronde,è la parola conclusiva della
tragedia : “Ogni cosa che passa/è solo una figura “ . Il Prologo in teatro è però anche evocazione
del quotidiano-volgare ,che ha tanta importanza nella cultura di Mefistofele ,ed esercita una
notevole forza di seduzione anche su Faust. E,ancora,il Prologo in teatro è ironia per il Poeta che
invoca giovinezza e autenticità,mentre,di fatto, si sottomette ai voleri del Direttore e del
Comico/Attore.Successivamente,saranno i personaggi del ‘Prologo in teatro’ a mettere in scena il
Prologo in cielo. Il ‘Prologo in cielo’ è invece il brusco passaggio a spazi illimitati,ad un astratto
sublime.Vi appare il Signore,che non riapparirà mai, in quanto a concludere in pietà e amore
sarà ,in suo luogo,una Forma femminile e materna.Nel ‘Prologo in cielo’si svolge un dialogo tra
Mefistofele e Dio.Il Maligno denigra l’opera di Dio,in particolare l’uomo, ‘Piccolo Dio del Mondo’,che
non fa altro che commettere errori,e che anzi proprio utilizzando la ragione,dono di Dio,finisce con
essere più bestiale di un animale. Il dialogo del Prologo annuncia insomma al lettore che il tema
della contesa è la sorte dell’umanità.Dio chiede allora al Maligno se conosca Faust,uomo che il
Signore è certo di poter ricondurre a sé.Mefistofele invita allora Dio a scommettere:egli cercherà di
plagiare Faust e attirarlo verso di sé,così da dimostrare a Dio di essere in errore .E,se Dio sarà
davvero in errore,non sarà più degno di chiamarsi Signore.L’eroe della ‘prosa del
Mondo’,Mefistofele,è quindi antitetico rispetto a Goethe-Dio,che promette chiarezza,giustifica la
ricerca dell’uomo,intesa come tensione da parte dell’anima tutta verso la Verità,verso l’Alto,ignara
di quale sia l’oggetto verso il quale tende:qui compare,memorabile e proverbiale,il verbo
STREBEN ,tematico nel Faust, inteso non come vera e propria attività o impulso,ma come
dinamismo.Esso viene tradotto con il verbo italiano ‘errare’. Dopo questo Prologo,ha inizio la vera
e propria opera,con uno degli attacchi più famosi della letteratura mondiale:Faust descrive il suo
naufragio esistenziale,presentandosi così come figura totalmente diversa da quella del Faust
imbroglione realmente esistito:il suo dramma è l’impossibilità di conoscere,benché egli sia un
dotto,che ha studiato filosofia,giurisprudenza,medicina e PURTROPPO anche teologia. La
teologia,che dovrebbe esser considerata la più alta delle scienze,la dottrina che più di tutte
conduce l’uomo alla verità,delude l’uomo più di tutte le altre dottrine. Faust,peraltro,avendo
trascorso tutta la sua vita alla ricerca disperata della Verità,del principio che tiene insieme
l’Universo tutto,dell’essenza più intima dell’esistenza dell’umanità stessa,dello scopo della sua
esistenza,non conosce nulla della vita concreta,quotidiana,degli uomini. Dato che la Ragione non
lo porta a raggiungere l’oggetto della sua ricerca,egli dichiara di volersi dedicare all’occulto ed alla
Magia : egli è disposto a tutto pur di raggiungere la tanto agognata Verità,e la decisione di
praticare la magia è ribellione contro quei precetti e quelle imposizioni che lo hanno condotto
all’infelicità. Faust evoca allora lo Spirito della Terra,che non lo ritiene però degno di conoscere ciò
che cerca ,in quanto alla sua comparsa,Faust quasi non riesce a sopportarne la visione.
Faust,disperato,decide di togliersi la vita,realizzando di aver sprecato tutta la sua giovinezza alla
ricerca di un sapere del quale,per altro,non è stato ritenuto degno:la Natura non vuole essere
conosciuta dall’uomo,ed è dunque inutile da parte sua continuare a cercare di penetrarne il
segreto,avendo già perduto i suoi anni migliori in questo intento.La progressione dell’idea del
suicidio come celebrazione della volontà che vuole annullare se stessa viene però arrestata dal
suono delle campane di Pasqua,che gli rammentano l’infanzia e la gioia di vivere legata a quel
periodo della sua esistenza .Egli sceglie dunque di continuare a vivere. Segue la scena ‘Fuori
porta’:nel pomeriggio di Pasqua Faust esce dal suo studio opprimente e cammina tra il brulichio
umano concitato per la Pasqua(chiara influenza dei Mei Lied e dei ricordi del periodo
Francofortese di Goethe)assistendo a scene tipiche della quotidianità ,accompagnato dal suo
apprendista Wagner,sempre pronto ad elogiare le verità racchiuse nel sapere libresco, considerate
invece fittizie,artificiose da Faust. Durante la passeggiata Faust viene però seguito da un cane
nero,che continua ad accompagnarlo anche a sera,nel suo studio.Qui Faust ,assalito ancora
dall’insoddisfazione della sera precedente,si dedica alla traduzione in tedesco del Vangelo,nella
quale crede di poter trovare consolazione.Egli non sa però come tradurre in modo del tutto
soddisfacente la parola LOGOS:egli non utilizza il termine ‘verbo’,ma scegliere di impiegare il
termine AZIONE:principio del Tutto è per Faust proprio l’azione,intesa come STREBEN.A questo
punto il cane si trasforma in clericus vagans,uno studente vagabondo. Faust sa che è un
demone.Lo interroga,e Mefistofele gli si presenta solo come ‘una parte ‘ del Demonio,ossia solo
come una parte dello spirito che sempre nega,parte della forza che vuole il male,ma che allo
stesso tempo partecipa in questo modo al bene: il Male è dunque qui concepito come
inazione,staticità,negazione. Mefistofele comincia a deridere Faust, evidenziando come egli abbia
sprecato la sua vita nel suo studio polveroso alla ricerca di un sapere che non ha trovato e che lo
ha portato a dimenticare totalmente la vita concreta degli uomini.Fin da ora si fissa quello che sarà
il tratto costante del rapporto Faust-Mefistofele:il Demonio sarà sempre sarcastico e caratterizzato
da una inesauribile capacità di cinismo e realismo,ma sempre incapace di accorgersi della propria
subordinazione ad un più potente disegno,quello divino.Faust,nella propria tensione verso il
sublime e l’autentico,necessità di Mefistofele per non perdere il senso del concreto e del reale
Faust è consapevole della propria superiorità rispetto a Mefistofele: il fatto che l sua esistenza sia
contraddistinta dallo Streben,dunque dal desiderio di creare,di costruire,lo rende superiore alla
forza distruttrice ,limitata,di Mefistofele,che non può comprendere quanto l’uomo,piccolo signore
della Terra,sia nobile ,poiché grandi ricchezze albergano nel suo cuore.(Ancora, si può
sottolineare come nelle figure fondamentali di