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ATTO II
SCENA 1
Casa Agazzi - studio
Specchio per seconda DIMOSTRAZIONE sul valore della realtà da parte di Laudisi.
TELEFONO
Agazzi parla al telefono con il commissario Centuri per avere informazioni anagrafiche su Ponza. Ma il terremoto ha distrutto tutto, non si trova nulla, neanche testimoni superstiti.
AFFANNO DI TROVARE PROVE.
Laudisi: credete a tutti e 2 o a nessuno portatore di filosofia: duplice verità, ciascuno ha la sua; l'idagien è inutile.
Lausidi anticipa il padre dei 6 personaggi che dirà che il fatto è come un sacco, vuoto non si regge: un fatto in se non significa nulla senza il senso.
Pirandello, credendo che il pubblico sarebbe rimasto sbigottito da questo testo dice: il pubblico si stizza ma non può non rimanere colpito dalla mia parabola.
Infatti questa opera avrà molto successo.
Laudisi rappresenta questo punto di vista; fa al pubblico queste digressioni previste dalla poetica dell'umorismo; sono
Argomentazioni di carattere filosofico che fanno perfettamente parte, sono sostanziali alla poetica dell'umorismo di Pirandello. Laudisi anticipa il finale chiedendo il permesso di ridere, alla fine; così accadrà quando non ci sarà comunque possibilità di stabilire una sola verità, ognuno ha costruito dentro di sé una propria realtà. Pur partendo tutti dagli stessi dati di fatto, qualunque documento non potrebbe alterare quello che loro credono.
Nel SECONDO ATTO PRIMA CONGIURA: devono trovare una soluzione. Organizzano una trappola per far incontrare suocera e genero a casa del consigliere Agazzi, per far emergere la verità dal confronto.
STRUTTURA SEMPLICE
- INCONTRO CON I DUE SEPARATI
- INCONTRO DEI DUE INSIEME
- RICORSO ALLA DONNA CHI è?
Si formano 2 partiti:
- uno per la signora, il pazzo è lui le donne
- uno per Ponza, gli uomini
La scena si sposta nello studio perché là organizzano l'incontro.
che invece avverrà nel salotto. Laudisi inizia dicendo: la verità sarà scoperta. Dina, Amalia e la signora Girelli andranno da Frola per condurla a casa. Agazzi andrà a prendere Ponza e lo porterà a casa per l'incontro.INCONTRO
SCENA 3
ESEMPLIFICAZIONE CON LO SPECCHIO
Più avanti Pirandello disse in una intervista che quando un uomo come lui si guarda dentro e si vede sdoppiato nasce un guaio per forza; avendo di fronte l'immagine di un proprio sé che agisce. Questo guaio è il mio teatro, il trionfo dello specchio, il doppio significato. I personaggi costretti a guardarsi dentro lo specchio e gli spettatori costretti a guardare se stessi attraverso le azioni delle situazioni rappresentate; non possiamo non essere coinvolti da qualcosa che ci è presentato non come un fatto singolare, ma come una verità generale, una parabola. D'altra parte, Pirandello, nella prefazione ai sei personaggi in cerca d'autore.farà una differenza chiarissima tra scrittori di natura storica e di natura filosofica. Ho la disgrazia di appartenere a questi ultimi: gli scrittori storici si accontentano di descrivere le cose, un fatto, un paesaggio, per puro piacere descrittivo. Io non posso narrare, rappresentare nulla che si imbeva di un particolare senso della vita, che non abbia una valenza universale di natura filosofica. Scene come quelle dello specchio sono ormai tipiche di Pirandello. Tra le primissime novelle degli anni novanta abbiamo "dialoghi tra il gran me e il piccolo me", novella che non rientra nelle "novelle per un anno", perché era troppo auto-biografica. Lui era già sposato e rappresenta il gran me che dice al piccolo me "ma che cosa hai fatto? Ti sei sposato?" SDOPPIAMENTO: il gran me era quello grande, capace, lo scrittore che avrebbe potuto fare a meno di una moglie, mentre il piccolo me è l'uomo che voleva una donna cheloaspettasse a casa, tradizionale; Pirandello lasciò una donna in Germania, Bonn, che locapiva, era come lui, per sposarsi a Roma dopo la laurea con Antonietta, donna semplice,modesta, molto bella.Antonietta non comprenderà la personalità e il mondo del marito.
SCENA DELLO SAPECCHIOLaudisi; solo; davanti allo specchio, si guarda allo specchio e dice; “ chi è il pazzo tra di noi2?È una scena esemplificativa per gli spettatori.
SDOPPIAMENTOIl fantasma è quell’idea che ciascuno ha di se stesso e che gli altri non vedono allo stesomodo questo è alla base di “uno, nessuno, centomila”.
IV SCENAArrivano 2 signore: Cini e la Nenni.Beffa, burla.Pirandello si era divertito a creare anche nelle novelle “burle della morte e della vita “,legate alla tradizione cinquecentesca di Machiavelli.Liolà riprende la Mandragola ed è un unicum.Laudisi prende in giuro le due donne dicendo loro che si è
Scoperta la verità, che si dovrà solo smascherarla; quando loro chiedono di più lui porta avanti sempre la sua teoria delle doppie verità.
V SCENA
Tornano le tre donne con Frola convinte che il pazzo sia Ponza.
VI scena
La nipote Dina e la signora Amelia, agitatissima, è convinta che il pazzo sia lui e che quindi non sia più necessaria la prova dell'incontro architettato.
Anche Dina lo ritiene inutile, tanto il pazzo è lui, perché ingannare la signora? È come tradirla.
Laudisi ribatte: si tanto è lei di sicuro la pazza, è inutile.
Dina vuole fare qualcosa per fermare la messa in scena e Laudisi la mette alla prova suggerendo di chiudere la porta che separa lo studio e il salotto per far sì che la signora Frola non debba avere il faccia a faccia con il genero dimostrando così di essere certe della loro verità.
Loro non ce la fanno.
Sai sente il suono del pianoforte.
Suona un componimento del Paesello.
“La Nina pazza per amore“ è un'allusione alla follia che aleggia; per Laudisi i pazzi veri sono quelli che indagano. Tra i tanti possibili testi di Pirandello o di altri autori, così è se vi pare esprime più di ogni altro, soprattutto rispetto alla datazione, 1917, questo capovolgimento nella strutturazione dei finali che partono da quella tipologia del finale chiuso (in cui c'è un fatto, una azione che si scioglie o uno scioglimento (muore qualcuno o c'è un perdono) e possiamo parlare in questo senso di finali chiusi, mentre dal primo Novecento in avanti si fanno strada i finali aperti. In concomitanza con una diversa concezione del mondo, della vita, con un diverso sapere relativo alla biologia, all'astronomia, alla psicologia, l'uomo, lo scrittore ha la percezione, in Pirandello acquista proprio la consapevolezza dell'insensatezza della conoscenza dei fatti, dunque dell'insensatezza di rappresentare un fatto.
nella sua presunta oggettività (che in realtà non esiste questa presunta oggettività o se esiste l'uomo non la conosce): "senon posso rappresentare un fatto come posso rappresentare il finale di questo fatto?" Il Finale chiuso che ha dominato secoli della cultura e razionalità occidentale dalla poetica di Aristotele a tutto l'Ottocento è andata avanti sempre così: la drammatizzazione di cose che hanno un inizio, uno svolgimento e una fine. Invece ad un certo punto cominciano ad apparire spettacoli rispetto ai quali ci si è chiesto se fosse teatro, come ad esempio le serate dei futuristi dei primi anni dopo il '10, che vengono chiamati teatro, le sintesi che sono dei numeri brevissimi che possono sembrare insensati. I futuristi, dopo i primi manifesti sul teatro del '13 il teatro di varietà ed altri, il teatro sintetico, praticano nei cafè e nei cabaret delle forme di teatro che non hanno niente.A che vedere con la costruzione di un testo drammatico tradizionale, eppure Martinetti aveva iniziato a Parigi proprio pubblicando un testo sui fantocci, (però non erano fantocci che si animavano ma personaggi che stavano per fantocci) che era un dramma in tre atti, Roibonda... via via passa alla rappresentazione di sintesi dai titoli particolari Fantocci Elettrici, si rifiuta qualunque logica della verosimiglianza, qualunque azione che abbia un svolgimento, che abbia un finale. Esempio emblematico della sintesi di Martinetti è il cane in scena come un personaggio, nella sua logica di maggiore rovesciamento di capovolgimento rispetto a quello che era una drammaturgia che per millenni aveva funzionato, l'essenzialità; il volere presentare una sintesi in teatro è la rivolta contro il naturalismo, ma pure contro l'idea di rappresentare azioni, persone drammatiche che abbiano un senso con il loro dramma. Pirandello più che per una rivolta come
accade in Marinati e negli altri futuristi e idadaisti e quelli di loro che passeranno al surrealismo ( manifesto del 1924 di Bretoninizialmente chiuso al teatro) il teatro diventa la declamazione di un piccolissimomanifesto, attraverso onomatopee rumori filastrocche su che cosa è il dada rivolgendosi alpubblico che già secondo i futuristi doveva essere preso a schiaffi il pubblico nel senso diprovocare le attese degli spettatori. La proposizione di Martinetti "uccidiamo il chiaro di luna" significa uccidiamo uno deisimboli di quello che è stata la letteratura tradizionale del passato, che implica una letturadell'arte romantica da rifiutarsi; secondo i futuristi bisognava ridurre Shakespeare in unatto solo. Dappertutto non solo in Italia queste pratiche di teatro che ci hanno lasciato pure dei testiteatrali, chiamate sintesi o con sottotitoli che fanno riferimento alla brevità e all'atto unico. ( profondo inchino in un atto ) Dopo quasi2000 anni di tragedia commedia, nel 700 si discuteva se il melodramma fosse degno di essere annoverato tra le forme teatrali o se andava considerato ancora come un mostro, ci troviamo improvvisamente di fronte ad un forte vento che ha spazzato via tutto: concezioni millenarie che poi a volte ritornano o assumono altre forme, subiscono delle metamorfosi. Certamente colpisce ed è molto significativo che in varie zone dell'Europa, anche in Russia, si manifesti questa tensione verso la distruzione di un modo di esprimersi di tutte le arti e nella letteratura che viene considerato romantico, retorico, passatista e naturalista. E accanto a tutto questo continuano ad esserci scrittori o delle forme di teatro che sono molto tradizionali: non dobbiamo pensare che accanto agli autori del grottesco o di Pirandello non ci fosse chi continuasse a comporre una Francesca da Rimini; intanto ancora.