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VENTO NOTTURNO
Nelle poesie di prima c’è una struttura rigida e severa data dal tono declamatorio. Il
poeta si rivolge al vento notturno. Ci sono interrogativi che aprono la poesia e altri che
esprimo l’ansia del poeta.
Alla fine delle strofe c’è un punto esclamativo (tono declamatorio), si susseguono
anche nella seconda strofa dove troviamo delle particelle esclamative.
L’elemento naturale qui non è pacifico ma è un elemento della natura scatenata; qui
la razionalità viene rifiutata dal poeta per interpretare i fenomeni naturali: qui usa il
sentimento.
Il vento viene umanizzato, gli vengono attribuite azioni degli esseri umani (il lamento).
Il vento si lamenta perché è come un folle, quindi non ha nessun motivo per
lamentarsi.
Gli viene attribuita un’altra proprietà umana: la voce. Il suono anche qui viene
connotato negativamente, come quando viene citato l’avverbio “rumorosamente”,
quindi il rumore.
In seguito il poeta stabilisce un contatto tra la sua anima e il vento.
Il cuore solo capisce questi sentimenti.
Nella seconda strofa il verbo “cantare” è un’altra caratteristica umana. La parola
“caos” è all’origine della natura. Anche il vento è stato generato dal caos. Il cuore del
poeta sente che se pensa troppo ai tormenti interiori potrebbe ripiombare nel caos.
Le immagini della seconda strofa sono più forti. Il poeta sente che il vento notturno fa
riemergere nella sua anima il caos che lui stesso teme.
LA FONTANA
Il poeta ci parla del contrasto tra “razionalità” e la fontana.
Nei primi versi il poeta ammira le fontane, poi però ricade in basso (l’acqua).
Il termina “fontana” è un prestito straniero.
Il poeta crea un parallelo tra la fontana creata dall’uomo e la fontana creata dal
pensiero umano (ossia qualcosa che produce sempre idee). Sono due concetti
ANTINOMICI -> contrasto di due cose contrapposte.
Il pensiero umano è inesauribile ma ha anche una fine. Quando il getto della fontana
scende giù non resta niente. La fontana è qualcosa che può arrivare molto in alto ma
la folla non la capisce.
Questo concetto è un pensiero di matrice romantica di derivazione classica.
La folla calpesta il fango senza capire da quale altezza bellissima derivi (l’acqua che
era arrivata in alto).
L’essere umano non può fare altro che abbandonarsi alle passioni, la ragione non può
nulla. Abbandonarsi alle passioni vuol dire soffrire. I sentimenti sono l’orizzonte entro
cui si muove la vita umana.
LA RUSSIA NON SI INTENDE CON IL SENNO
Tutti i russi conoscono questa poesia a memoria.
La Russia è l’oggetto di imitazione da parte di Tyutchev che deriva appunto dal
romanticismo.
La Russia non la si può capire con l’intelligenza.
L’ ”аршин” è la misura dei russi, circa 70 cm. La parola “стать” viene intesa come
sostanza, essere.
La Russia ha una sua sostanza particolare. Nella Russia si può soltanto credere.
Non si tratta di sentire ma bisogna credere -> quindi c’è l’elemento della fede
incondizionata. Di fronte alla fede, la ragione di ferma.
Questi versi nell’800 erano molto popolari nell’epoca del panslavismo. Sono suoli in cui
si susseguono le guerre e, in quest’ottica di nazionalismi contrapposti.
11/12/2013
DOSTOEVSKIJ (1821, Mosca – 1881)
Il padre di Dostoevskij era un medico militare assegnato all’ospedale dei poveri (oggi
ospizio).
Ebbe una parte importante nella sua formazione, era un uomo molto tetro che non
sorrideva mai, irascibile e dedito all’alcool.
La madre di Dostoevskij veniva da una famiglia di mercanti.
L’influenza di Dostoevskij verrà segnata dal carattere del padre e dall’abitazione posta
vicino l’ospizio.
La famiglia era di stampo patriarcale.
Attraverso la baia Dostoevskij conobbe le fiabe russe e le tradizioni popolari (come
avvenne per Puskin).
Le prime conoscenza letterarie furono di vario genere, Dostoevskij imparò a leggere a
casa grazie alla madre.
I genitori passavano la sera a leggere romanzi occidentali in particolare quelli gotici di
una scrittrice inglese, Ann Radcliffe.
Nonostante il padre fosse un medico era un impiegato statale.
Nel 1831 il padre di Dostoevskij acquista una piccola proprietà nella Russia centrale
dove si trasferiscono.
Siamo nel regno di Nicola I, nel ’37 muore Puskin ma anche la madre di Dostoevskij
oppressa dalla vita coniugale.
Dostoevskij comincia ad interessarsi alla letteratura occidentale leggendo Balzac,
Victor Hugo e Dickens.
1838-1849
Dostoevskij è a Pietroburgo insieme al fratello Michail e nonostante gli interessi
letterari il padre pensa di iscriverli all’università di ingegneria.
Dostoevskij ci rimane per quattro anni e acquisisce anche cognizioni di letteratura
russa e mondiale.
Scrive due drammi storici ispirati a Schill e a Boris Gadunov di puskin.
Il padre muore durante un litigio con i servi della gleba e questo evento sarà il centro
nei fratelli Karamasov.
Per la loro profondità i romanzi di Dostoevskij si sono prestati ad interpretazioni
diverse.
Nel 1841 è promosso sotto ufficiale ingegnere e non ha più l’obbligo di vivere nel
convitto.
Egli ama la vita serale dei locali e sviluppa il gioco d’azzardo e si troverà indebitato per
tutta la vita che dovrà scrivere nelle riviste per pagare i creditori.
Nel 1845 (epoca della scuola naturale) Dostoevskij partecipa al secondo almanacco
della scuola naturale con “Povera Gente”.
I personaggi di “povera gente” sono imparentati con quelli di Gogol e Dostoevskij ne
analizza i sentimenti.
Belinskij ne dà giudizi positivi e per Dostoevskij si aprono i circoli letterari progressisti.
In quest’anno inizia a scrivere il “Sosia” che suscitò l’interesse di Belinskij che ne diede
notizia al redattore di “Annali Patri” ancor prima che l’opera fosse completa.
L’opera parla di un impiegato afflitto da disturbi della personalità e Dostoevskij mette
in atto uno sdoppiamento della personalità.
Il secondo io è qualcuno che lo stuzzica e lo fa arrabbiare.
L’autore seppe dare vita a ciò che fu poi oggetto di studio da parte di Freud e dagli
psicologi. Dostoevskij può essere considerato il padre della psicoanalisi.
Quando l’opera venne pubblicata Belinskij ne fu molto deluso perché ci troviamo in un
opera lontana dalla realtà tangibile.
Un’altra dimensione dell’opera diventò oggetto di studio stilistico; Dostoevskij detto
uno stile particolare al personaggio ed al suo sosia, anche gli altri personaggi sono
caratterizzati da un modo particolare di esprimersi che Bartin definisce romanzo
DIALOGICO.
Il narratore è infatti onnisciente, come quello di Turgenev e di Tolstoj considerato come
“l’occhio che vede tutto”.
La vita polita entra nella vita di Dostoevskij. Le idee del socialismo utopistico si
diffondono e nel 1849 Dostoevskij viene arrestato insieme ai componenti del circolo
PETRASEVSKIJ e rinchiuso per 9 mesi nella fortezza di Pietro e Paolo.
L’arresto segna una frattura nella sua vita chiude un periodo e aprendone un altro,
grazie anche alla finta esecuzione che gli segnò la vita.
Dostoevskij trascorse 4 anni di lavori forzati, dal 1850 al 1854), nella colonia di Onisk
in Siberia, esperienza sconvolgente perché si ritroverà a convivere con delinquenti
accusati di reati più gravi come l’omicidio, tuttavia, da questa esperienza prenderà
spunto per tracciare i profili dei suoi personaggi.
Molti personaggi di Dostoevskij sono la rappresentazione della nevrosi come se
l’autore avesse rinchiuso in loro una serie di problemi.
Nel 1856 Alessandro I concesse l’amnistia e Dostoevskij si poté riscattare, gli venne
restituito il titolo di ufficiale e ottenne quello di nobile ereditario e sposò anche Maria
la quale sarà fonte di ispirazione per il personaggio di Caterina Ivana.
Alla fine del 1859 ottiene il permesso per tornare a San Pietroburgo, la sua attività
letteraria stenta a ripartire.
Scrive due Poviest che lasciano la critica perplessa perché il suo stile si era fermato a
10 anni prima con “povera gente”.
Nel 1860-1861 Dostoevskij scrive “memorie dalla casa dei morti” dove parla dei lavori
forzati.
L’opera aprirà le porte per un nuovo genere per tutti quegli autori che saranno
deportati, imprigionati o incarcerati generazioni più avanti.
Nel 1861-1865 Dostoevskij e il fratello Michail si danno all’editoria fondando “время”
intorno al quale si forma un gruppo eterogeneo di intellettuali slavofili, siamo al
ridosso del 1861 anno che vide l’abolizione della servitù della gleba.
Dostoevskij e il fratello non si accontentano dello slavofilismo classico di matrice
schellinghiana ma condividono un modo di pensare illustrato da Tjutčev ovvero la
fusione degli strati sociali che collaborano per mandare avanti la Russia.
Nel 1865 “время” fallisce e viene chiusa, ciò comporta altri debiti.
Nel 1864 Michail e Maria muoiono e Dostoevskij perseguitato dai creditori si affida ad
una giovane stenografa che diventerà la sua seconda moglie.
DELITTO E CASTIGO:
Da un lato prende spunto dal genere poliziesco e dall’altro si ispira ai romanzi di serie
B per far vendere di più ai giornali.
Deriva da queste storie un delitto ed un intreccio sentimentale.
Il meccanismo è perfetto, gli snodi principali vengono portati alla perfezione creando
un capolavoro unico.
Questa storia e i personaggi sono trattati con l’attenzione dell’autore realista. (Opera è
uno dei maggiori scritti realisti della Russia).
In questo libro ci sono tutte le esperienze dell’autore.
L’idea folle che spinge Raskolnikov a commettere l’omicidio commesso per diventare
una specie di nuovo Napoleone che prende le somiglianze dei grandi personaggi.
Napoleone viene visto come un grande uomo che non deve giustificare le proprie
azioni poiché la posizione giustifica tutto.
(il potere e la ricchezza si ritroveranno anche nell’idiota di Dostoevskij)
Il personaggio verso la fine del libro capisce stesso: il verso castigo è ritrovare la fede
e ammettere le sue colpe verso se stesso, gli altri e l’umanità.
Sonia è un personaggio particolare, si prostituisce per portare i soldi a casa e
nonostante ciò legge il vangelo ed è proprio questo libro che starà in camera quando i
due si incontre