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La letteratura kieviana
Le traduzioni
La letteratura kieviana in origine consisteva in un processo di assimilazione di opere. Le prime opere sono dunque traduzioni dal greco all'antico bulgaro e poi importate a Kiev da alcuni monaci slavo-meridionali in seguito alla fine dell'impero bulgaro e alla sottomissione della sua Chiesa a quella bizantina nel 1018 (la Bulgaria era stata cristianizzata nell'864 e con l'introduzione dell'alfabeto cirillo-metodiano erano iniziate le traduzioni): è la I° influenza slava meridionale.
Le traduzioni arricchirono lo slavo ecclesiastico e lo consolidarono come lingua, tuttavia non possono essere considerate opere originali dal punto di vista di forme e contenuti. Bisogna però non dimenticare il clima religioso del tempo, incapace di accettare l'originalità: essa poteva essere considerata eresia.
Mentre la Bulgaria ormai era sottomessa all'impero bizantino sia dal punto di vista politico che religioso,
nella Rus i principi cercavano di rivendicare la propria posizione nella vita religiosa del paese. Così Jaroslav il Saggio crea il proprio centro culturale (monasteri) e guida autonomamente la sua Chiesa, scegliendo, tra le altre cose, quali testi tradurre. Troviamo dunque traduzioni di testi liturgici sacri e apocrifi (che si fusero con la leggenda. In essi è riconoscibile anche l'influenza del bogomilismo, un'eresia presente in Bulgaria che predicava la negazione della materia in quanto connessa a Satana), diagiografie, di cronache, crestomazie (raccolte di brani scelti dall'autore) e narrativa profana. Il vangelo di Ostromir 11 Si tratta del più antico documento kieviano, una raccolta di vangeli domenicali, copia delle antiche letture domenicali bulgare, trascritti dal diacono Grigorij nel 1056-1057 per il nobile Ostromir di Novgorod. È un testo fondamentale dal punto di vista linguistico: infatti esso fornisce una testimonianza di slavoEcclesiastico con l'aggiunta di termini locali e annotazioni personali che forniscono un quadro generale della lingua a Novgorod agli inizi della cristianità:
Oltre ai Vangeli nella Rus vennero tradotti anche passi della Bibbia scelti, i Parimijnik. Non vi fu mai però una versione integrale delle Sacre Scritture.
Agiografia (vite dei santi, in salvo ecclesiastico "žitie"):
Erano componimenti dalla struttura narrativa fissa che fornivano un ideale invariabile della santità:
- Lode del santo (che forniva anche la chiave interpretativa della sua vita)
- Origine, infanzia, famiglia (o entrambi i genitori erano santi, o solo uno dei due che aiutava il figlio contro l'altro che si opponeva)
- Opere (che sono testimonianza della santità)
- Morte in onore della santità (non può esserci decomposizione)
- Miracoli (narrazione di un miracolo avvenuto post mortem)
I santi kieviani ereditarono da quelli greci l'amore per la sofferenza.
Il disprezzo dei beni materiali, la mansuetudine, la conoscenza dei testi sacri, l'annullamento nell'estasi contemplativa.
Le vite dei santi venivano diffuse nella Rus all'interno dei Mineičeti, letture mensili, in cui le narrazioni erano ordinate per giorni a seconda del santo corrispondente.
Uno schema simile all'agiografia ma con un sapore più edificante viene individuato nei Pateriki (letteralmente "vite dei padri"), che narravano la vita dei monaci.
Izborniki Svjatoslava (Raccolte di Svjatoslav) e Šestodnev (Esamerone)
Izbornik: Si tratta della più antica crestomazia (antologia) slava, originariamente compilata per lo zar bulgaro Simeone. Inquadra la cultura morale e linguistica kieviana dell'XI secolo.
Šestodnev: è l'enciclopedia dei sei giorni della creazione contenente anche citazioni greche come Aristotele e Platone.
Cronaca 12
Viene importata attraverso le cronache bulgare e bizantine.
quali:
1) Giovanni Malala (VI secolo, ma traduzione solo nel X)
2) Giorgio Amartolo (peccatore) (IX secolo, ma traduzione nell'XI): importante guida stilistica per la Rus
3) Costantino Monasse (cronaca dalla creazione a Niceforo Botoniata)
4) Cronaca polacca del 500
5) Giuseppe Flavio Guerra giudaica
6) Alessandreide, celebre romanzo medievale penetrato nella Rus nel XII secolo
Sia la Guerra giudaica che l'Alessandreide segnano il passaggio della cronaca da Letopis' a Povest', cioè da annalistica a narrazione. Attualmente il termine "cronaca" significa proprio racconto lungo o romanzo breve (nel '700 indicava il romanzo in versi)
La letteratura autonoma della Rus:
Gli autori erano prevalentemente i monaci (monasteri come centri culturali). Non a caso quello che si sviluppa è uno stile biblico-evangelico, alimentato da apocrifi, agiografia e dal confluire dell'epos popolare in un'ambientazione cristiana. Unico autore a staccarsi
Presentata come il regno della vera fede, suscitata dalla Grazia: Vladimir è stato illuminato dalla grazia. Ilarion cercava di dimostrare la dignità della Rus, uguale a quella degli altri popoli, pur essendosi loro cristianizzati tardi.
Ilarion sottolinea poi come il cristianesimo sia giunto alla Rus attraverso l'illuminazione di Vladimir I da parte della grazia, e non grazie all'apostolato straniero. Questo serviva anche a legittimare i discendenti di Vladimir ad essere capi politici e spirituali. Per non venire meno al patriottismo e non invalidare la legittimazione, Ilarion esalta anche gli avi di Vladimir, sottolineandone la forza nonostante avessero vissuto in epoca pagana.
Boris e Gleb: la narrazione delle vicende di Boris e Gleb aveva tinte leggendarie, pertanto rientrava facilmente negli schemi dell'agiografia e dei racconti apocrifi. Le vicende sono pervenute a noi in due manoscritti: la Skazanie (narrazione) di Boris e Gleb e la Čtenie (lettura) su...
Boris e Gleb. Lo stile utilizzato prevede sentenze concise, formule fisse di varia derivazione fuse in un unico stile "russo".- Skazanie i punti principali della narrazione sono:
- L'uccisione dei due principi
- I loro lamenti
- Le loro preghiere
- La mansuetudine segno di santità
Boris si rifiuta di combattere per il trono, preferendo il supplizio. Egli incarna la saggezza cristiana: a quei tempi la Rus si basava su verità custodite dalla Chiesa slavo-ortodossa. Con la rappresentazione di Boris possiamo intendere la posizione della Chiesa all'interno dello Stato: essa non voleva dover scegliere se sottomettersi ai Rjurikidi o a Bisanzio, bensì sfruttare il timore religioso dei principi per concretizzare la propria indipendenza da Bisanzio.
I guerrieri abbandonano Boris che viene ucciso. Il suo corpo viene definito "puro e piissimo" per sottolinearne la santità. Inoltre in punto di morte egli ha solo parole buone per il
fratello assassino e i suoi sicari (messaggio cristiano)
Gleb a differenza del fratello, che era consapevole di stare seguendo la giusta direzione divina, è caratterizzato dalla mansuetudine. Il giovane in un primo momento implora gli assassini affinché gli risparmino la vita, tuttavia ben presto comprende meglio la situazione e invita i sicari a compiere ciò per cui sono venuti. Nel momento della morte Gleb viene definito "un tenero agnello", immagine cristiana di purezza.
Al massacro segue la descrizione della punizione divina che si abbatte su Svjatopolk: egli viene sconfitto da Jaroslav, principe buono e sostenuto da Dio, e lo stesso Diavolo infierisce su di lui. L'opera si conclude con la sepoltura del corpo di Gleb accanto al fratello Boris e con una preghiera ai due martiri da parte di Jaroslav. Infine vengono descritti i miracoli compiuti dai due santi.
Čtenie: in questo caso vengono seguiti gli schemi rigidi
Dell'agiografia. L'opera parte dalla creazione e in poche righe giunge alla cristianizzazione della Rus, riprendendo il motivo del sovrano illuminato dalla Grazia introdotto da Ilarion. Vengono poi descritte le morti di Boris e Gleb. A differenza della Skazanie, viene posta maggior attenzione all'operato di Jaroslav.
L'autore della Čtenie sembrerebbe essere il monaco Nestor, famoso anche per Vita di Feodosij, un componimento agiografico dedicato al monaco Feodosij Pečerskij datato attorno al 1084 (poco dopo la morte del monaco). Quest'opera è fondamentale per la Rus, poiché la vita di Feodosij ha grande peso ideologico, essendo egli il fondatore del monachesimo russo.
L'igumeno Daniil in Terra Santa. Il racconto del pellegrinaggio dell'igumeno (priore) Daniil in Palestina tra 1106 e 1107 è conservato in numerosi manoscritti. Daniil si dimostra essere un osservatore minuzioso, rendendosi conto che il pubblico non vuole
solosentire per l'ennesima volta le storie favolose della tradizione, bensì poterle sentire reali: così non si limita a narrare le storie della Palestina, terra dellacrocifissione di Cristo, ma a renderle concrete con descrizioniparticolareggiate di ciò che ha osservato là, a volte ricorrendo al confronto con il paesaggio russo. Dunque l'opera di Daniil rimane piena di meravigliapur offrendo anche delle immagini concrete e una descrizione del paesaggiodegna della narrativa di viaggio.Quest'opera segna l'inizio della letteratura di pellegrinaggio (Palomničeskaja, che significa letteralmente "dei palmisti" poiché i pellegrini portavano la palma simbolo di pace).
Poučen'e
Composizione didascalica in slavo ecclesiastico che significa letteralmente "Insegnamento" attribuita a Vladimir II Monomach. Essa si trova all'interno del manoscritto di Sofia.