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TRE MORTI
- Sviluppo della sua definitiva concezione del mondo: unità della natura come organismo
vivo e integrale, indistruttibilità della vita come tale, perniciosità di una cultura
individualistica ed astratta, superiorità morale e maggiore autenticità del popolo
semplice, atteggiamento del singolo verso la morte come indice del maggiore o minore
valore spirituale della sua vita
In condizioni di sempre maggiore isolamento, Tolstoj decide di abbandonare la letteratura per
dedicarsi all’ istruzione popolare, ossia di ricreare attraverso l’ attività didattica un tessuto
connettivo patriarcale nelle campagne minacciate dal progresso
Nel 1860 fonda a Jasnaja Poljana una scuola per i figli dei contadini ed elabora un originale
sistema pedagogico basato non sull’ accumularsi di sempre nuove nozioni ma sull’ innesco nell’
alunno di un’ autonoma induzione dei principi generali a partire da dati empirici : tale sistema
troverà applicazione anche nella futura poetica di Tolstoj, dove del personaggio sarà sottolineato
un dettaglio fisiognomico affinchè il lettore lo colleghi ai tratti caratteriali e percepisca anche
questi come concreti e tangibili
Dopo l’ abolizione del servaggio, fonda una rivista pedagogica (“jasnaja poljana”) dove, oltre
alle sue teorie educative spontaneiste, propaganda un’ assai paradossale filosofia della società e
della cultura: dato che la massa popolare vive una vita più autentica ed integra e piena dell’
èlite colta, allora anche le sue forme d’ arte risulteranno superiori. I capolavori lirici di Puskin e
l’ ultima sinfonia di Beethoven sono dunque inferiori ai canti popolari, ma all’èlite piacciono di
più perché noi siamo altrettanto corrotti di Puskin e di Beethoven. Il figlio del popolo potrà
essere portato ad apprezzare l’ arte colta soltanto attraverso un’ educazione che ne mina le
potenzialità fisiche e morali, cui Tolstoj contrappone il concetto di formazione, ossia di libero
sviluppo delle proprie capacità e nozioni senza imposizioni dogmatiche dall’ esterno.
Per Tolstoj non esiste alcuna dinamica di progresso storico, dato che la maggior parte dell’
umanità rimane in uno stato di quiete, o meglio vi rimarrebbe se non fosse sottoposta alla
pressione insostenibile dell’ imperialismo europeo. Nella stessa Europa il tanto esaltato
progresso non è altro che lo spostamento di ricchezze dalla classe popolare a un èlite sempre più
ristretta e sempre più ricca
L’ èlite è progressista, ossia a favore del progresso tecnologico, perché è ai suoi bisogni che esso
è funzionale, la massa popolare invece è conservatrice poiché ogni innovazione tecnologica, ogni
breccia nel sistema chiuso dell’ agricoltura di autoconsumo è per essa dannoso: l’ idea di
progresso storico è dunque un mero fantasma ideologico che maschera reali rapporti di
sfruttamento
Solo l’ individuo può progredire, ossia auto perfezionarsi, nella cerchia ristretta delle sue
relazioni e delle sue necessità immediate, scandite dal ritmo del lavoro, della natura e della vita
biologica
Antitesi tra vita sociale (perniciosa, sottoposta alle leggi dello pseudo progresso e della vanità,
del denaro, della menzogna con sé e con gli altri) e vita privata, intesa come autentica ricerca
di se stessi, definizione dei propri bisogni veri, rapporto organico con la natura e con i suoi cicli,
costruzione di una personalità in perenne dialogo e scambio con una cerchia di soggetti legati da
affettività e interessi (famiglia, comunità produttive agricole)
GUERRA E PACE
- Guerra e pace si sviluppa come ciclopico prologo di un’ opera mai scritta e termina,
infatti, in maniera aperta, nel momento in cui Pierre organizza le prime velleità
cospirative (1820)
- Al tema decabrista doveva inizialmente coniugarsi una decisa apologia dello dvorjanstvo
nel momento della sua massima produttività storica: i passaggi apologetici più
provocatori furono poi espunti da Tolstoj, ma il tema dell’ aristocrazia di inizio secolo
come baricentro della nazione è certo uno dei fili ininterrotti che tengono salda l’ opera
- Concepito come un’ epopea della nobiltà russa nel suo periodo di massimo splendore,
Guerra e Pace si svolge su due piani paralleli: l’ evoluzione psicologica e ideologica dei
personaggi e la grande storia – mossa dinamiche irrazionali e ineluttabili- con cui tali
personaggi interagiscono
- In esso non si svolge un’ unica idea, non si dimostra nulla, non si descrive un singolo
evento, non vi è un intreccio che si complica progressivamente suscitando interesse né un
esito fausto o infausto col quale si concludono le vicende, perciò non lo si può definire né
un racconto né un romanzo
- Titolo “epico” tratto da un verso del Boris Godunov: “descrivi senza filosofare con
malizia tutto ciò/ di cui sarai testimpone nella vita:/ la guerra,la pace, il governo dei
sovrani. “
- Solo Puskin era riuscito nell’ ultimo capitolo dell’ Onegin a far deflagrare destini
individuali e grande narrazione nazionale in un “incontro”
- Pace e guerra, romanzo familiare ed epopea nazionale, procedono a corrente alternata:
il culmine delle sezioni “romanzesche” è il tentativo di seduzione compiuto da Anatol nei
confronti di Natasa, il punto culminante dell’ epopea nazionale è la battaglia di
Borodino, poi le due linee si incrociano nell’ ultimo incontro tra Natasa e Andrej
morente, per poi procedere in seguito unite
- Il periodare è sempre più complesso e ipotattico (con esiti che parvero goffi ai
contemporanei abituati allo stile turgeneviano) : si crea l’ illusione che nello stile di
Tolstoj il periodo sintattico non si muova secondo uno schema logico precedentemente
elaborato, come nella lingua della letteratura, ma che sia il riflesso immediato dello
svolgersi di un discorso pronunciato a mente, improvvisato
- Le tecnica di instaurazione di nuovi legami contraddittori tra i significati oggettivi,
lessicali delle parole, e il loro utilizzo espressivo-simbolico, saranno elementi mutuati e
approfonditi da Cechov
- Si crea così una linea di sviluppo stilistico Puskin-Tolstoj-Cechov del tutto contrapposta
alla tradizione dello skaz gogoliano
- Alla narrazione fanno da contrappunto meditazioni storiografiche sempre più ampie:
Tolstoj ha una visione impersonale e non finalistica della storia, intesa come succedersi
ciclico di flussi irrazionali
- Rifiuto esplicito di idealizzare in senso eroico il comportamento del corpo sociale russo di
fronte alle invasioni napoleoniche: il 99% delle persone desiderava solo “la maggior
quantità di vantaggi e piaceri per sé”
- I cosiddetti grandi uomini hanno poca importanza negli eventi storici. La volontà dell’
eroe storico non solo non guida l’ agire delle masse, ma è anzi essa ad essere
continuamente guidata da quello. Napoleone in tutto il periodo della sua attività era
simile a un bambino che, stringendo i cordoni fissati all’ interno della carrozza, immagina
di essere lui a condurla. Il corso degli eventi mondiali è predeterminato dall’ alto,
dipende dalla convergenza di tutti gli arbitri delle persone che prendono parte a tali
eventi. Lo zar è lo schiavo della storia
- L’ uomo è libero soltanto nelle forme di attività che riguardano lui solo o si limitano alla
sua più immediata cerchia; al contrario, l’ uomo non è libero quando si trova ad agire in
un contesto sociale complesso
ANNA KARENINA
- Sull’ onda dei dibattiti sulla questione femminile assai in voga al tempo, il romanzo
analizza la crisi della famiglia come espressione del carattere in autentico e artificiose
dei rapporti umani
- Anna ha molto della Vera del lermontoviano “un eroe del nostro tempo”
- Se in tutta la letteratura collegata a Gogol e alla scuola naturale l’ uomo è rappresentato
come tipo sociale o psicologico, è dotato di determinati tratti che si manifestano in ogni
suo atto, addirttua nel cognome, i personaggi di Tolstoj sono mostrati da un punto di
vista intimo, come individui dotati di qualità universalmente umane, secondo il principio
di universalità e fluidità che risale a Puskin
- L’ eroe intimo e fluido di Puskin è la proiezione di un soggetto storico – lo dvorjan vecchio
stile idealizzato- che negli anni ’30 era certo minacciato da presagi inquietanti ma
conservava pur sempre una sostanziale centralità sociale
- Nell’ opera di Tolstoj il medesimo ideale è proiettato in un contesto ormai talmente
estraneo e degradato rispetto al modello di riferimento (l’ antico mondo nobiliar-
patriarcale), da non poter neanche essere riconosciuto come reale sistema di rapporti
sociali, ma solo come fantasmagorica illusione e miraggi tendenzialmente distruttivi
- L’ influenza di Shopenhauer porta Tolstoj a radicalizzare la propria critica alla società
moderna fino all’ affermazione della sua totale illusorietà: il complesso di norme, di
codici, di relazioni della vita associata non è che la cristallizzazione di istinti egoistici
- L’ unica salvezza è una vita spontanea, scandita dai cicli naturali e dal lavoro fisico,
rappresentata da Konstantin Levin, alter ego dello stesso Tolstoj, mentre le scelte di
Anna, dettate dalla ricerca di una felicità egoistica, solo in apparenza contestano la
morale corrente mentre al contrario ne replicano i meccanismi in forma ancora più
esasperata, votando i due all’ autodistruzione
- Il profondo lirismo che impregna il romanzo, la simbologia dei dettagli, l’ assenza di un’
ordinata esposizione narrativa, sostituita da un procedere per flash evocativi e la
presenza di ampie parti per l’ introspezione psicologica sono elementi formali che Tolstoj
mutua dai poeti Tjutcev e Fet
- In Anna Karenina le descrizioni dei fenomeni naturali è priva degli elementi allegorici
della produzione tolstojana precedente, e si caricano invece di forti connotazioni
simboliche non esplicate : la tempesta di neve che accompagna il primo incontro in treno
tra Anna e Vronkij allude sia alla passione in procinto di scatenarsi sia ai suoi risultati
mortiferi, il treno stesso rappresenta quella civiltà moderna che annichilisce ogni anelito
di vita
- I sogni di Anna e Vronkij sono profetici e rappresentano quelli che Fet chiamava : “
strappi verso il nirvana”
- Poco più tardi Dostoevskij inserirà il poema simbolico sul Grande Inquisitore nei fratelli
Karamazov