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Estratto del documento

Un tono assai più comico-picaresco si coglie nel secondo libro dedicato all’esperienza della Shoah,

ossia La tregua (1963).

Le altre opere letterarie e saggistiche. I sommersi e i salvati : la vocazione letteraria di Primo Levi

viene confermata da molti suoi testi successivi, nei quali lo scrittore si misura con il racconto, il

saggio, la poesia e infine con il romanzo. In filigrana si coglie spesso l’esperienza del mondo dei

campi di concentramento, anche se emerge nei nuovi testi quella di uno scrittore-scienziato,

sensibile non alle astratte teorie, bensì alla materialità caotica del reale.

L’opera più efficace dell’ultima produzione leviana, uscita nel 1986 poco prima del suicidio, è I

sommersi e i vinti: in questa raccolta di saggi, Levi ripensa all’intera realtà dei campi di

concentramento. Scritto in uno stile ancora nitido ma a tratti più sofferto e nervoso, ricco come

sempre di riferimenti ai classici, quest’ultimo testo leviano, in diretta corrispondenza con il primo,

costituisce uno degli esiti più alti della riflessione sulla Shoah.

Beppe Fenoglio

La produzione sino alla metà degli anni Cinquanta: ancora nell’ambito della narrativa legata

all’esperienza della guerra, sempre più filtrata da una forte rielaborazione letteraria, si colloca

l’opera di Fenoglio (1922). Colto di sorpresa dall’armistizio dell’8 settembre 1943, rientra nelle

Langhe e si unisce alle formazioni partigiane: l’esperienza lo porta alla scrittura del resoconto-

diario Appunti partigiani, risalente al 1946 ma pubblicato solo nel 1994. Negli anni successivi

arrivano forti difficoltà e fino al 1952 non riesce a pubblicare nulla, ovvero fino a I ventitre giorni

della città di Alba: nonostante le critiche per l’apparente dissacrazione della Resistenza, raffigurata

non solo negli aspetti più nobili, ma anche nelle concretezza e nella bassezza della quotidianità,

questi racconti rappresentano subito una delle interpretazioni più forti ed efficaci della “guerra

civile”. Vari testi riguardano la vita delle Langhe, un altro dei filoni cari a Fenoglio. A metà fra il

testo scritto e il racconto orale-popolare è La malora. La crudezza neorealista della narrazione si

coniuga non con un assunto ideologico, bensì con un interesse forte per le radici etniche e familiari,

di cui si sostanzia buona parte dell’opera fenogliana.

Il grande progetto: Il partigiano Johnny e Primavera di bellezza : Fenoglio impostò il lavoro a

partire dal 1955, e doveva raccontare l’intero periodo 1943-45. Fra il 1956 e il 1958 riscrisse

l’intera opera: uscì così nel 1959 Primavera di bellezza, che nonostante le numerose fasi

rielaborative non riesce ad assumere una fisionomia convincente. Il vero esito cui mirava Fenoglio

ci è stato rivelato con la pubblicazione di un testo ritrovato nel 1968 ed edito col titolo di Il

partigiano Johnny, caratterizzato per un linguaggio ricco di metafore, neologismi, costruzioni

ardite, insomma dotato di uno stile sublime adatto a rendere epico-tragica la narrazione della

Resistenza. Fenoglio qui rielabora spesso gli stessi episodi in senso drammatico, cogliendo la

costante presenza della morte dietro le imprese, sia pure nobili e giuste, dei partigiani.

Una questione privata e le altre opere : dopo la pubblicazione di Primavera di bellezza, Fenoglio si

dedica a nuovi abbozzi di romanzo resistenziale, che daranno alla luce Una questione privata.

Pasolini narratore (e regista). Petrolio

Quasi in contemporanea con l’attività poetica, Pasolini tenta una sperimentazione pure in ambito

narrativo, per superare i vincoli troppo stretti del neorealismo “ideologico”.

Le prime opere narrative risalgono al periodo friulano e sono incentrate molto più sulle passioni

erotiche che sugli aspetti storico-sociali. Una svolta si registra con il trasferimento a Roma,

ambiente ricco di contraddizioni, nel quale i fasti del passato si intrecciano con la miseria dei

popolari delle borgate. Proprio su di loro si concentra lo sguardo dell’autore quando scrive Ragazzi

di vita (1955): Pasolini vuole applicare le sue idee sul plurilinguismo, ma la stilizzazione è piuttosto

monocorde e l’opera risulta in fondo un romanzo picaresco, spesso drammatico e violento, in cui la

posizione dell’autore trapela volontariamente o meno, ed è in genere populista.

Il primo romanzo di Pasolini suscitò comunque scandalo, e fu seguito da Una vita violenta. Lo

stesso Pasolini si rende comunque conto che la scrittura non è sufficiente ad esprimere tutte le sue

potenzialità narrative e sceglie di passare alla regia cinematografica.

Nel periodo precedente alla morte stava però lavorando al suo capolavoro letterario, Petrolio, in cui

vengono trattati senza censure i grandi temi affrontati dal Pasolini regista e intellettuale-saggista

controcorrente.

Elsa Morante

La produzione sino a Menzogna e sortilegio : pur muovendosi nell’ambiente romano come il marito

Moravia e l’amico Pasolini, il percorso di Elsa Morante (1912-1985) appare molto più appartato.

Dal 1943 si concentra sul suo primo grande romanzo, Menzogna e sortilegio, che uscì nel 1948

riscuotendo giudizi lusinghieri di critica e pubblico e che si caratterizza per la visione “realistica” e

deformazioni favolose e oniriche che si compenetrano nel racconto, condotto da una donna rimasta

legata al mondo dell’infanzia e dei miti, nonché a quello ferino, preculturale degli animali.

L’isola di Arturo: dopo la prima ampia prova narrativa, la Morante si dedica alla poesia, seguendo

una linea antinovecentesca affine a quella di Saba e scrive vari racconti. Intanto però sta già

progettando e scrivendo il suo nuovo romanzo, L’isola di Arturo (1957), che acquista forza

attraverso la capacità di costruire un racconto d’iniziazione e quasi d’avventura, che però nasconde

componenti psicanalitiche molto significative.

La Storia e le altre opere : abbastanza lunga fu la gestazione anche del terzo romanzo della Morante,

La Storia (1974): l’ambientazione è quella della Roma del periodo 1941-47. L’ultimo suo grande

romanzo è Aracoeli (1982).

Altri filoni

Numerosi altri sarebbero i filoni da seguire in uno dei periodi più fecondi per la narrativa italiana

del Novecento: intrecci fra letteratura e giornalismo (Mario Soldati), il filone satirico-umoristico

(Cesare Zavattini, Ennio Flaiano), la narrativa meridionale (Vitaliano Brancati, Giuseppe Tomasi di

Lampedusa).

Il teatro e il cinema

L’attività teatrale

Nel teatro del dopoguerra, mentre si affermano autori legati alla tradizione realistico-regionale,

come il già citato De Filippo, prende progressivamente consistenza un filone incentrato sull’analisi

psicologica e interiore (Ugo Betti, Diego Fabbri).

L’attività degli scrittori nel cinema

L’importanza del cinema nel secondo dopoguerra si amplia enormemente: a Roma, Cinecittà

diventa un polo di attrazione per numerosi scrittori, attivi come sceneggiatori.

La critica e il dibattito culturale

Anche per la critica letteraria il periodo del secondo dopoguerra fu carico di nuovi stimoli. Cessato

il controllo del regime fascista, furono in molti a proporre un rinnovamento metodologico ed

ideologico attraverso riviste quali “Politecnico”, “Il Menabò”, “Officina”, “Tempo presente”. In tale

contesto, i centri culturali italiani più influenti diventano Roma, Milano e Torino, con un inevitabile

declino di Firenze: l’impegno degli scrittori si concretizza pure nell’attività rivolta a un uditorio

sempre più ampio. Fra i primi a cogliere quest’aspetto vi fu ancora Pier Paolo Pasolini, attento

all’evoluzione linguistica, sensibile al “mutamento antropologico” in atto con l’industrializzazione e

poi con l’influsso dei massi media, interprete scomodo e a volte incoerente dei fatti letterari tanto

quanto quelli di costume.

5. La neoavanguardia e i nuovi sperimentalismi

Introduzione al periodo (1963-1979)

Con gli inizi degli anni Sessanta si assiste a profonde modifiche nel rapporto fra cultura alta e

cultura popolare. Una conseguenza nel medio periodo riguardò anche la poesia.

Di fronte alla diffusione della cultura di massa, le reazioni degli artisti sono state diverse: o la

chiusura completa, oppure l’interpretazione, magari grazie al riuso di materiali di scarto (pop art).

Questa nuova condizione viene da molti definita già postmoderna, sebbene le teorie sul

postmodernismo diventino significative soprattutto alla fine degli anni Settanta. Comunque il

massimo impatto del fenomeno si coglie negli Stati Uniti, mentre in Europa e in Italia il passaggio

fu meno immediato. Ciò non toglie che gran parte degli anni Sessanta e Settanta sia stata

caratterizzata in Italia da rinnovate sperimentazioni, soprattutto nel campo della poesia. Nel campo

delle narrativa emergono scrittori che privilegiano il plurilinguismo impiegato in varie direzioni e

che elaborano gli intrecci in modi antinaturalistici, spesso però senza l’innovatività tipica di inizio

secolo.

La poesia

La neoavanguardia e lo sperimentalismo

I presupposti della neoavanguardia: agli inizi degli anni Sessanta esplode il fenomeno della

neoavanguardia, una tendenza sperimentale molto diversa da quelle seguite da autori come Pasolini

o altri. L’evasione doveva essere prima di tutto linguistica, in corrispondenza ad un rifiuto

ideologico della cultura borghese. Dietro buona parte dei neoavanguardisti, riunitisi ufficialmente a

Palermo nel 1963 (Gruppo 63), stanno premesse culturali simili: l’adesione al marxismo,

l’attenzione alla psicanalisi, la strenua attenzione al linguaggio. Questo ampio ventaglio di teorie,

che proponevano nuovi filoni per la ricerca materialistica sui miti e sulla poesia, fu impiegata in

modi e con accenti distinti dai vari esponenti dell’avanguardia, come Renato Barilli, Umberto Eco,

Angelo Guglielmi e Edoardo Sanguinetti.

Edoardo Sanguinetti: il più acuto interprete della neoavanguardia è il genovese Edoardo Sanguinetti

(1930), interprete originale e provocatorio di classici come Dante e di tutta la letteratura italiana del

Novecento. La sua opera maggiore è la prima, Labirintus (1956).

Elio Pagliarini, Amelio Rosselli: vicinissimo al Gruppo 63 è Elio Pagliarini. A lui si aggiungo

Emilio Villa e Amelia Pagliarini.

Vittorio Sereni e Gli strumenti umani

Nel corso degli anni Sessanta alle nuove tendenze sperimentali si accostarono anche autori che

avevano esordito con raccolte di tipo ermetico-tardosimbolista, come Mario Luzi e Vittorio Sereni.

Quest’ultimo, partito come sottoufficiale durante la seconda guerra mondiale, pubblicò Diario

d’Algeria (1947

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
23 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher viola_fr di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana moderna e contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Langella Giuseppe.