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FUNZIONE STRUTTURALE

I riferimenti al cibo possono svolgere una funzione che serve all’organizzazione del testo in quanto textus, struttura

narrativa, tessuto. Questa funzione si attua in vari modi nell’intreccio: può servire come elemento di copertura o di

deviazione dell’attenzione dall’azione principale; può fornire lo spunto da cui prende avvio il momento narrativo; può

introdurre i personaggi, segnare momenti forti dell’intreccio; nei casi più significativi può essere il perno intorno al

quale ruota tutta la vicenda.

Il cibo come espediente di copertura: In Chi la fa l’aspetta di Goldoni, Bortolo e Cattina tengono nascosto il dono di lui

a lei (degli orecchini) a Raimondo, il padre di lei, attraverso un gioco di parole che sovrappone gioiello e cibo (le

gallinazze).

Il cibo come avvio dell’azione narrativa: Ne Il barone rampante di Calvino, il pranzo in casa del padre del protagonista

costituisce l’inizio della storia: durante questo pranzo, Cosimo respingerà il piatto di lumache cucinato dalla sorella e

sancirà con tale gesto di insubordinazione all’ordine familiare il ben più vasto rifiuto dell’ordine stabilito nella vita

civile. Da qui la decisione di andare a vivere sugli alberi.

Un’altra modalità narrativa è quella che, a partire da un alimento, innesca un moto di memoria, creando associazioni

emotive di grande intensità da cui si dipana poi la narrazione seguente.

Funzione strutturale del cibo all’inizio e alla fine del segmento narrativo: avviene nella seconda e quarta novella della

sesta giornata del Decamerone. Le due novelle si aprono e si chiudono su due quadri al cui centro è un alimento; per di

più le novelle hanno come protagonisti due figure che hanno a che fare con il cibo, il cuoco Chichibio e il fornaio Cisti.

Il cibo come snodo dell’intreccio: nel Decameron alcuni alimenti hanno centralità nell’evolversi degli eventi: le galline

servite al re di Francia, le galle di gengiovo per Calandrino, cece, sorra e pesce d’Arno fritto serviti a Ciacco. Ma anche,

nelle novelle tragiche, alimenti-non-alimenti: il falcone sacrificato per amore da Federico degli Alberighi; il cuore del

suo rivale cotto come manicaretto da Guglielmo di Rossiglione ecc.

Nei testi teatrali, per la loro doppia natura di narrazione e azione, la funzione strutturale è più facilmente

individuabile. Ne La Locandiera di Goldoni, lo snodo centrale del movimento che segnerà la capitolazione del Cavaliere

e la vittoria di Mirandolina consiste proprio nel servizio di un pasto. Stessa cosa avviene nel teatro dannunziano, ne La

figlia di Iorio (p. 117) e ne Il giuoco delle parti di Pirandello (p. 120).

Il cibo come fulcro strutturale: il cibo può essere il perno intorno al quale ruota tutta la vicenda, che non potrebbe

aver luogo senza di esso. Esempi pag. 123.

Funzione strutturale del cibo nelle opere di Pirandello: pag. 126-136.

FUNZIONE METAFORICA

Se i riferimenti al cibo presenti nei testi non sono da intendersi alla lettera, ma rimandano ad un significato altro,

ideale e figurato, si può dire svolgano funzione metaforica.

Cibo come conoscenza: il significato che più frequentemente si sostituisce a quello letterale e concreto è la

conoscenza intellettuale. Si passa quindi dal corpo allo spirito. Tutta la cultura classica è piena di riferimenti di questo

genere, dal Simposio platonico alla Bibbia, fino a Machiavelli. Tommaseo rileva le etimologie di sapio (aver

sapore\sapere) e assimilare (ad+simile, qualcosa che diventa simile a qualcos’altro: il cibo, una volta ingerito, perde la

sua autonoma consistenza e diviene tutt’uno con l’organismo umano).

Simbologia di alcuni alimenti: il pane: primo fra gli alimenti investiti di un significato metaforico è il pane. Dante nel

Convivio definisce la sapienza come il pane degli angeli. La religione cristiana gli conferisce nell’Eucarestia un valore

altamente simbolico e spirituale, così come l’Ebraismo un valore memoriale e rituale. Ne I Promessi Sposi, Fra

Cristoforo riceve del pane dal fratello dell’uomo che ha ucciso, in segno di perdono. Fra Cristoforo lo conserverà

gelosamente e lo donerà a Renzo e Lucia alla fine del romanzo, come talismano per la loro vita futura.

I frutti: accanto al pane e al vino, alimenti permeati di forti valenze simboliche sono i frutti. A partire dal giardino

dell’Eden, letteratura e filosofia sono costellate di riferimenti a frutti. In primis la mela, dal paradiso terrestre come

frutto della conoscenza ma anche strumento della perdizione o di scelta e causa di conseguenze catastrofiche (la mela

d’oro e il giudizio di Paride e la guerra di Troia). Fino alla mela di Biancaneve, alla letteratura moderna, alla pittura

(Magritte), alla musica (Guglielmo Tell di Schiller e Rossini), fino ai miti presenti nell’immaginario collettivo (New York

grande mela, Apple, lo spot della Vespa Piaggio). Un altro esempio è quello rappresentato dai limoni, nella omonima

lirica di Montale, frutti veri che con il loro profumo, offrono la loro parte di ricchezza a tutti gli uomini, anche quelli

poveri.

Il latte. L’uovo: nei testi biblici e della Patristica, il latte è per eccellenza l’alimento direttamente funzionale alla

crescita dell’individuo; altro alimento importante è l’uovo, simbolo della totalità dell’essere nella filosofia classica,

simbolo del ciclo della vita e della morte nella tradizione ebraica, presente inoltre in varie tradizioni e riti popolari. In Il

giuoco delle parti di Pirandello, l’uovo fa allusione al rapporto erotico, con la distinzione fra chi ne beve il contenuto,

dunque consuma nella realtà la relazione sessuale, e chi invece ne possiede solo il guscio. L’allusione ai ruoli amante-

marito è evidente e così Leone non accetta l’uovo che Sila, provocatoriamente, gli ha messo in mano e lo consegna a

Guido, che rimane goffo lì.

Il cibo metafora dell’eros: l’universo alimentare può divenire un serbatoio di immagini che alludono alla dimensione

più o meno erotica: il dicibile si sostituisce all’indicibile, spesso fondendosi con esso. Esempi p145-152.

Cibo e dialettica vita-morte: la storia è piena di miti che alludono al valore salvifico o letale del cibo, sia nella religione

che nella letteratura. Nel teatro di Pirandello, il cibo, quale fonte di vita, è legato direttamente al tema della maternità

(La vita che ti diedi).

Cibo – morte: la valutazione negativa del cibo come potenziale strumento di peccato percorre gran parte della

letteratura, in particolare medioevale. Nel Gattopardo la morte, occulta o manifesta, costituisce una nota di fondo del

romanzo: è decadenza di una classe sociale, l’aristocrazia siciliana, con la conseguente scomparsa dei valori, delle

consuetudini, della bellezza; morte è guerra. Il Principe di Salina, nel colloqui con il cavaliere Chevalley, collega il sonno,

immagine trasparente della morte, ai gelati tipici dell’isola. (Altri esempi p. 155-159).

Funzione metaforica del contesto: la funzione metaforica può anche riguardare il contesto in cui si svolgono le

pratiche alimentari: modalità di servizio, rituali, tempi, luoghi. (Esempi p.159-161).

FUNZIONE METANARRATIVA

Una particolare applicazione della funzione metaforica è quella che pone il cibo in diretta relazione con la scrittura, la

letteratura con le preparazioni gastronomiche, riguardanti allora specificamente la natura artistica, formale dell’opera.

I riferimenti svolgono una funzione che è al di fuori della narrazione stessa.

Riferimenti intratestuali alla funzione metanarrativa del cibo: la natura metanarrativa dei riferimenti al cibo è spesso

dichiarata esplicitamente dall’autore all’interno del testo. Le immagini gastronomiche servono per rendere in modo

chiaro le proprie intenzioni, quindi si trovano spesso all’inizio dell’opera. L’autore può presentarsi ai suoi lettori,

invitandoli a partecipare ad un ideale banchetto, in cui saranno serviti cibi e bevande: la materia dell’opera.

Esempio più famoso è il Convivio di Dante, in cui la funzione simbolica dei riferimenti alimentari si palesa nella sua

natura metaletteraria, quando Dante precisa che la vivanda che egli intende ministrare ai suoi lettori nel convivio è

costituita da 14 canzoni e che il pane che le accompagna sono le spiegazioni che le introducono e commentano.

Aggiunge poi che si tratta di pane di biado e non di frumento, perché in lingua volgare, non in latino.

L’autore può anche presentarsi in veste di cuoco, che ha preparato i piatti da servire al suo lettore. È messa in risalto,

in tal caso, l’attività creatrice della scrittura, prima dei contenuti dell’opera. La funzione metanarrativa può essere

anche applicata dal narratore, in modo esplicito e dichiarato, all’interno del testo. (Calvino). La medesima metafora

può essere usata anche all’esterno, in forma passiva, per rappresentare l’atteggiamento con cui il lettore si accosta al

testo. Il cibo quindi non è preparato, ma gustato, è il piacere della lettura.

Il testo letterario come cibo: più in generale, il parallelismo cibo-scrittura può servire a definire la tipologia testuale

dell’opera, con riferimento alle sue caratteristiche generali e stilistiche. È quanto faceva la retorica classica,

attribuendo a particolari generi letterari definizioni riconducibili all’ambito alimentare: se la satura (componimento

misto in versi, stile e metro) richiamava una preparazione gastronomica costituita da tanti e diversi ingredienti, la

farsa rimandava all’immagine del ripieno con cui è farcito un manicaretto e indicava in effetti gli intermezzi comici

inseriti all’interno di una rappresentazione seria. (epulae, pastiche, maccheronico, coena poetica p.172-173).

Il cibo come testo letterario: il rapporto può anche essere capovolto: sarà il piatto, la preparazione gastronomica a

trovare nel mondo della scrittura letteraria il suo corrispettivo metaforico.

Cibo e riferimenti extratestuali: un singolare collegamento di tipo extratestuale fra alimenti, ad esempio il vino, e

creazione poetica è rappresentato dal topos che da sempre nell’immaginario collettivo, considera questa bevanda

come adiuvante non trascurabile per l’ispirazione, proprio per il suo potere di liberazione dai freni inibitori della

razionalità. Leopardi accenna più volte, nello Zibaldone, ai benefici effetti del vino sulle facoltà immaginative

dell’uomo, sottolineando in particolare la sua capacità di potenziare la fantasia creatrice e l’ispirazione.

FUNZIONE STILISTICA

L’alimentazione entra prepotentemente anche nella formazione della lingua, soprattutto nel linguaggio figurato:

infinite sono le frasi idiomatiche, le espressioni metaf

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Publisher
A.A. 2013-2014
6 pagine
5 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ferrisbueller di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Teramo o del prof Ghiazza Silvana.