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rappresentativo della sua maniera poetica. Attraverso una struttura di
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anafore e periodi ipotetici, il poeta sembra augurarsi la nascita di un mondo
in balia dell’anarchia e della distruzione. Tuttavia l’ultima terzina sembra
smentire quanto detto in precedenza, sottolineando la potenza evocatrice e
l’intrinseca limitatezza della parola.
Il senso che deriva dalla lettura dell’opera è chiaro: l’autore tende verso una
forza distruttrice che dovrebbe sovvertire ogni tipo d’autorità e di legame
(anche familiare). L’ultima terzina tuttavia capovolge l’aggressività insita nelle
allusioni violente delle altre strofe, focalizzando l’attenzione su una prospettiva
amorosa in chiave comico-realistica.
Per quanto riguarda la struttura della composizione, la ripetizione della
struttura anaforica rompe i legami con la tradizionale concezione del
sonetto. Infatti le nove ripetizioni della formula S’i’ fosse sono suddivisi in tre
gruppi semantici che non trovano riscontro nella ripartizione metrica: il primo
chiama in causa elementi naturali (vv. 1-3); il secondo si ricollega alla tematica
del potere (vv. 5-8); il terzo prende in considerazioni i tre momenti della vita
umana (vv. 9-14).
In questo sonetto Cecco crea un linguaggio tanto distruttivo con i contenuti
tradizionali quanto con la forma: egli intende dimostrare la potenza
evocativa della parola. La terzina finale, insomma, non è un semplice ripiego
in direzione giocosa, ma piuttosto un’esigenza strutturale: per potersi spiegare
la parola deve ritornare necessariamente su sé stessa, ritrovando i propri limiti
ed il carattere fittizio del mondo precedentemente “creato”.
8. Un eccentrico sognatore: Folgòre da San Gimignano
Fra i poeti comici si può annoverare anche Folgore da San Gimignano.
Tuttavia le affinità che possono intercorrere tra Cecco e Folgore sono solo a
livello stilistico, rifiutando un linguaggio alto come quello stilnovista.
Di lui sappiamo poco e ci sono rimasti 32 sonetti: i meno interessanti sono
invettive contro i ghibellini e le celebrazioni, anacronistiche, della cavalleria. I
suoi componimenti più famosi sono gli otto Sonetti de la semana e i quattordici
Sonetti de’ mesi, sullo stile provenzale del plazer. Questi sonetti raccontano
di raffinati godimenti cui si abbandonano giovani aristocratici, in un’atmosfera
sognante. I sonetti dei mesi parlano di doni che Folgore fa ad un giovane
amico, mentre quelli della settimana colpiscono per l’atmosfera ancor più
fiabesca.
Di Folgore vanno evidenziati la nettezza rappresentativa, il lessico sempre
puntuale e l’evidenza minuziosa dei gesti e degli oggetti. La riflessione che
vuole auspicare Folgore è riguardo allo stile di vita del mercante, mirato solo al
guadagno. Folgore sogna un ritorno all’antica eleganza dell’aristocrazia
così come alla sua raffinatezza, proponendo il ripristino di valori come la
cortesia e liberalità e farli diventare propri anche della borghesia, il nuovo
ceto dominante.
Dante Alighieri
1. Il contesto storico
La società di Dante è segnata dalla ripresa dell’economia, avviata in tutta
Europa dalla fine del secolo x1. Oltre alla produzione agricola, ancora
dominante, le città sviluppano attività manifatturiere che danno vita ad un
intenso commercio, che origina e da potere al ceto dei mercanti.
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In Italia le città libere, i comuni, si sono conquistate una certa indipendenza
dall’Impero. Dopo lunghe guerre si è mostrata la forza delle nascenti città
dinnanzi ad una incapacità di gestione del Sacro Romano Impero germanico.
Sembra ormai che i poteri universali di papato e impero stiano diminuendo,
lasciando un’Europa frammentata localmente. La struttura feudale regge
solo nel cuore dell’Impero, mentre i comuni italiani si scontrano in base alla
propensione verso le due principali forze (guelfi e ghibellini). L’Impero perde
punti con la decaduta della casata degli Svevi ed il papato entra nell’orbita dei
francesi con il trasferimento della curia papale ad Avignone.
Firenze è lo sfondo della vita di Dante. Questa città, come molti altri
comuni del nord Italia, è il simbolo della fioritura politica delle signorie, al
contrario delle realtà urbane del meridione ancora sottoposte alla monarchia.
Quando Dante entra nella vita politica di Firenze, la città è in netta ascesa,
forte di un notevole potere economico garantito dai commerci. Dante, seppur ne
faccia parte, non ama la situazione che si sta creando: egli è un conservatore,
che guarda con sospetto e sdegno alla gente nova ed ai subiti guadagni, mentre
vagheggia con dolorosa nostalgia i valori tradizionali.
Il comune di Firenze divenne forte sul piano politico dopo che fu sconfitto
Manfredi e la fazione ghibellini a Benevento nel 1266. Tuttavia verso fine
Duecento, quando la nobiltà viene esclusa dall’esercizio del potere politico, si
riaccendono lotte e contrasti. All’interno dello stesso schieramento guelfo si
costituiscono due movimenti, quello bianco e quello nero, che fieramente si
scontrano tra di loro. Si possono desumere però fini personalistici all’interno di
questa durissima lotta politica: i bianchi erano più vicini alla popolo “grasso”,
mentre i neri raccoglievano gli aristocratici feudali, evidenziando anche una
certa propensione ai dettami papali. Nel 1301 saranno i neri a prevalere con la
successiva cacciata (o messa a morte) degli avversari bianchi.
2. La vita di Dante
Dante nasce a Firenze tra maggio e giugno 1265 da una famiglia della piccola
nobiltà guelfa, la cui decadenza economica era stata causata dall’ascesa dei
borghesi. Dopo aver completato gli studi universitari a Bologna, torna a Firenze
e si pone sotto l’ala di Brunetto Latini, maestro di studi di retorica che gli
tramanda l’altissimo valore morale della letteratura.
Durante questa prima fase comincia a comporre i primi versi, da cui emerge la
figura della donna amata, Beatrice. La ragazza, già destinata in sposa ad altro,
determina la scrittura di poesie amorose e diventa figura fondamentale
della stessa lirica dantesca.
Il modello per Dante è, all’inizio, Guittone, ma se ne libera presto quando
incontra Guido Cavalcanti, conosciuto durante un incontro con Beatrice.
Nell’elaborare il proprio modo di poetare, Dante prende ad esempio il bolognese
Guinizzelli e, insieme ai suoi più cari amici (tra cui Cavalcanti), inaugura un
nuovo modo di scrittura in versi: un dolce stil novo, con i tratti distintivi
della dolcezza stilistica e l’originale interpretazione dell’amore.
Tuttavia, nel 1290, quando Dante ha 25 anni, Beatrice muore e ciò determina
una profonda svolta. Trafitto dal dolore, Dante cerca rifugio nel De
consolatione philosophiae di Severino Boezio e nel De amicitia di Cicerone,
che lo spingono a studiare filosofia. Conosce così sia la filosofia tomista che la
mistica di Bonaventura. 19
La prima opera di questo periodo è la Vita nuova, che raccoglie poesie scritte
prima e dopo la morte di Beatrice, oltre a parti in prosa che raccontano della
storia idealizzata dell’amore del poeta per la sua donna, con le vicissitudini
interiori collegate ad esso.
Nel lustro che va dal 1290 al 1295 si colloca anche il periodo di traviamento
di Dante, durante il quale crebbe sempre più una crisi personale (la selva
oscura dell’incipit della Commedia). Tre cause conducono a questa fase di
debolezza: amori leggeri e carnali oltre che dissolutezza, la crisi
filosofica-religiosa (con l’avvicinarsi dell’averroismo professato da
Cavalcanti), la crisi letteraria (con l’adozione dello stile comico e “petroso”).
Tra il 1295 ed il 1302, Dante scala velocemente posizioni di tutto rispetto
nella scala gerarchica del potere politico fiorentino. In seguito agli scontri
culminati tra bianchi e neri nel maggio del 1300, Dante cerca di rimanere
imparziale e condurre la parti ad una riconciliazione, optando per un esilio delle
componenti più facinorose. Il papa tuttavia invia in Italia Carlo di Valois, fratello
del re di Francia Filippo il Bello, il quale ha come scopo quello di abbattere la
fazione bianca, cui appartiene Dante. Egli, trattenuto a Roma, non può nulla
contro l’invasione di Carlo, che con pochi cavalieri (cfr. Purgatorio Canto xx, vv.
73-74) entra in Firenze ed abbatte la parte bianca dei guelfi. Il nuovo governo
nero, comandato da Corso Donati, comincia una politica di epurazione degli
avversari e anche Dante ricade in questa vendetta. Costretto a pagare
un’ingente cifra, Dante rifiuta e viene costretto all’esilio, a causa del quale
mai più rientrerà a Firenze.
Rientrando nell’elenco dei condannati a morte, Dante trascorre i suoi anni di
vita rimastagli in giro per l’Italia. Capisce come sia dura mendicare l’ospitalità
prima che si stabilisca definitivamente presso Cangrande della Scala a
Verona.
Dante durante tutti i suoi spostamenti ha sempre cullato il desiderio di
ritornare in patria ma nel 1304, in seguito alla battaglia della Lastra, dovette
abbandonare ogni rimanente pensiero. Accusato anche di tradimento da parte
dei bianchi, Dante decide di far parte per sé ed accetta l’esilio.
Durante il suo peregrinare egli compone diverse opere, tra cui la
Commedia. Il primo di esse è il Convivio (il banchetto per nutrirsi della
sapienza), dove illustra le proprie concezioni filosofiche; la seconda opera è il
De vulgari eloquentia, dove espone la propria teoria del linguaggio. Compone
anche la canzone Amor, da che conven pur ch’io mi doglia, raccolta insieme ad
altri componimenti nelle Rime.
Nel 1311 scende in Italia Arrigo v11 di Lussemburgo con lo scopo di
sottomettere i comuni italiani alla potenza imperiale. Dante rivede in lui delle
possibilità di ritornare a Firenze ed esorta i principi italiani ad accogliere Arrigo. I
fiorentini si coalizzano in una lega antimperiale mentre Arrigo, incoronato
sovrano a Milano, si dirige a Roma. In seguito alla morte dell’imperatore Dante
scrive il trattato politico Monarchia, dove esprime il proprio pensiero politico.
Dopo essere stato accolto da Cangrande a Verona, Dante segue con interesse le
ultime mosse di Arrigo, che assedia Firenze per poi desistere e morire nel 1313.
Con Arrigo muore l’ultimo tentativo imperiale di riportare la penisola sotto la
dominazione tedesca, e con questa gli ultimi sogni di Dante.
Restando a Verona fino al 1318, Dante conclude la stesura dell’Inferno e del
Purgatorio, oltre che iniziare il Paradiso. Si trasferisce poi negli ultimi anni a
Ravenna, ambiente più tranquillo che gli permettono di chiudere il