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LUIGI P ULCI
UNA BIOGRAFIA AVVENTUROS A
Luigi Pulci nasce a Firenze nel 1432 da un'antica e nobile famiglia, ormai decaduta. La necessità di provvedere ai problemi economici
familiari ha un ruolo rilevante nella sua biografia. Inizialmente lavora come scrivano presso un mercante; poi, dal 1461, entra in
rapporto con la corte medicea. Sembra che sia stata la madre di Lorenzo de’ Medici a commissionargli la stesura del poema
cavalleresco, che esce a stampa nel 1478 nella versione di ventitré cantari e nel 1481 e 1482, in una nuova edizione, nel 1483, di
ventotto cantari, con il titolo di Morgante. La cultura fiorentina verso la fine del secolo è sempre più influenzata dalla filosofia
neoplatonica e lontana da quella lingua volgare e popolareggiante di Pulci. Probabilmente il poeta si sente emarginato, tanto che lascia
Firenze nel 1473, entrando al servizio del capo militare Roberto Sanseverino. Quando sta per raggiungere l’agognata agiatezza
economica muore nel 1484 a Padova, dove è sepolto in terra sconsacrata per la sua fama di eretico. Oltre alla sua opera maggiore, il
Morgante, lascia rime burlesche, un poemetto rusticano, la Beca da Dicomano, e varie operette linguistiche.
LA TRAM A DEL “MOR GANTE”
Il poema pulciano, che probabilmente si basa su un cantare anonimo intitolato modernamente Orlando, narra le vicende di Orlando
immediatamente precedenti la sua morte. L’eroe si è allontanato dalla corte di Carlo Magno a causa degli intrighi di Gano di Maganza.
Combatte contro tre giganti, uno dei quali, Morgante, convertitosi al cristianesimo, lo segue per un tratto, armato di un batacchio di
campagna. Morgante incontra poi Margutte, un mezzo gigante scaltro e maligno, al quale si accompagna. Moriranno entrambi in modo
comico e grottesco. Il filo tradizionale del racconto segue le avventure di Orlando e Rinaldo che combattono contro i Saraceni, finché
tornano da Carlo per difendere la Francia dalle minacce del nemico saraceno. Orlando muore a Roncisvalle, mentre Rinaldo si salva.
PAROD IA E INVENZIONE LIN GUISTICA
Le due caratteristiche originali del Morgante sono il tono ironico e parodistico della narrazione e la grande inventività linguistica. Pulci
riprende la tradizione popolare dei cantari esagerandone a bella posta gli aspetti iperbolici e meravigliosi. Dalla tradizione letteraria in
volgare Pulci attinge la base del suo linguaggio sapido e di registro mediamente basso: ma anche in questo caso forza la tradizione con
una violenza espressiva che è propria della lingua e della cultura popolari.
L’ESORDIO DE L POEM A: IL PROEMI O
Il proemio prende avvio con la consueta formula canterina dell’invocazione a Dio e alla Madonna; questa è seguita da due ottave che
ostentano invece i richiami a una tradizione letteraria colta.
DUE TRADIZIONI A CONFRONTO
Le ottave iniziali del poema di Pulci presentano il tradizionale esordio canterino, con l’invocazione e la richiesta di aiuto alla divinità,
in questo caso Dio uno e trino nella prima ottava e la Vergine Maria nella seconda. Le due ottave successive riprendono una tradizione
classicheggiante: il poema introduce nella quarta ottava la metafora della scrittura come viaggio per mare, memore della navicella
di Dante, e ricorre a una complessa figura retorica per indicare la stagione primaverile. I richiami alla mitologia sono due: al mito di
Filomena e Progne e quello di Fetonte. Il linguaggio è sostenuto e tradizionalmente letterario fino alla caduta, un po’ grottesca, della
disperazione di Titone. La sintassi non è complessa, in quanto allinea in forma di paratassi brevi frasi che coincidono con i versi, i quali
si chiudono quasi tutti con una virgola. Il poeta si rivolge al pubblico e presenta l’oggetto del racconto, mostrando quanto gli stia a
cuore ristabilire la verità sul conto dell’imperatore Carlo.
L’INCONTRO DI MOR GANTE E MARGUTTE
Mentre cerca di rintracciare Orlando, Morgante si imbatte in uno strano personaggio che egli si presenta con un vortice di parole,
ostentando la propria irriverenza verso tutti i valori che non siano quelli della sua pancia.
CAVALLERESCO O PITTORESCO?
L’incontro fra Morgante e Margutte avviene ad un incrocio di strade fra un bosco e una valle: il luogo e i personaggi, sembrano
anticipare una situazione picaresca, una storia di ribaldi che si incontrano sulla strada, viandanti, in cerca di fortuna, che si sfidano,
curiosi di mettere alla prova il loro grado di furfanteria.
MARGUTTE E IL SUO CREDO
Il protagonista dell’episodio è Margutte, il quale entra in scena seguito dallo sguardo di Morgante, che - prima - lo esamina nell’aspetto
esteriore, rimanendo sorpreso di quanto siano “strane, orride e brutte”. All’incompiutezza bruttezza di Margutte corrisponde una lingua
spiccia che dissacra tutti i valori nei quali gli uomini, pagani o cristiani, credono. L’unica fede del mezzo-gigante è di natura
gastronomica. Margutte non si limita a una dichiarazione di fede nella religione della ghiottoneria, ma spinge oltre il suo discorso, con
carica blasfema, fino all’affermazione di una strampalata e irriverente genealogia, che si sostituisce alla Trinità, suggerita dalla
derivazione lessicale “torta-tortello” e “fegato-fegatello”. Anche le divinità maomettane sono oggetto di dileggio, per cui alla fine
Margutte dichiara l’impossibilità di qualsiasi conversione. Egli è senza Dio, un incrocio mal riuscito di religioni diverse, dalle quali ha
ereditato, sommandoli, solo i vizi: un vero contabile di peccati.
IL REGISTRO COMICO-REALISTICO
La parodia della professione di fede attinge a una tradizionale goliardica e comico-realistica, con una ostentazione del vizio simile,
per esempio, a quella del boccacciano ser Ciappelletto; essa si distingue per l’uso di un linguaggio molto più ricco e variato rispetto a
quello della tradizione canterina. In questo passo spiccano su un tessuto medio-basso alcune punte di linguaggio tecnico, termini esotici
e figure retoriche che echeggiano modi di dire popolari.
MATTEO M. BOIARDO
L’EDUCAZIONE UMANISTICA E IL M AGIS TE RO PETRARC HESC O
Matteo M. Boiardo nasce a Scandiano nel 1441 da una famiglia feudataria dei signori di Ferrara. Riceve in famiglia un’educazione
umanistica e si esercita nella giovinezza nella produzione di poesia in latino. Dal 1460 si occupa delle terre di famiglia, pur
frequentando già la corte degli Este, presso la quale si trasferisce nel 1476. Fra il 1469 e il 1477 lavora alle rime d’amore in volgare
per Antonia Caprara, gli Amorum libri tres, nei quali elabora una originale forma di petrarchismo. Pare che egli attendesse al poema
cavalleresco Orlando innamorato fin dagli anni Sessanta, ma è indubbio che la sua composizione è influenzata dal soggiorno a Ferrara,
dalla frequentazione della biblioteca e della corte. L’Orlando innamorato è pubblicato nel 1483 in due libri; fino alla sua morte,
avvenuta nel 1494, Boiardo attende alla stesura del terzo libro, che si ferma bruscamente al nono canto. Questo terzo libro e
successivamente tutto il poema saranno pubblicati postumi nel 1495. Boiardo è autore anche di egloghe in terzine dantesche, Pastorale,
scritte tra il 1483 e il 1484, e di una commedia, Timone (1491).
LA TRAM A DELL’ “INNAMORATO”
Il primo libro dell’Orlando innamorato si apre con un torneo di cavalieri cristiani e mori alla corte dell’imperatore Carlo Magno, al
quale si presenta Angelica, principessa e maga orientale, accompagnata dal fratello Argalia. Angelica è venuta per sfidare i cavalieri a
sconfiggere il fratello e conquistarla in sposa. Tutti i presenti sono ammaliati dalla bellezza della fanciulla e accettano la sfida, ma
quando Argalia è ucciso da Ferraguto, Angelica si vede costretta a fuggire, inseguita dai numerosi innamorati. Il secondo libro narra la
preparazione dello sbarco in Francia da parte del re Agramante; fra i Mori dovrebbe esserci Ruggiero, destinato a divenire il capostipite
della famiglia estense, ma egli è trattenuto in un castello dal mago Atlante. Ruggiero viene liberato dall’incantesimo grazie a un altro
mezzo magico, l’anello in grado di vanificare le magie altrui, che Brunello ha sottratto ad Angelica. Nel terzo libro assistiamo
all’incontro fra Ruggiero e Bradamante, sorella di Ranaldo, che avviene durante una fase della guerra ed è all’origine del loro
innamoramento.
I TEMI FONDAMENTALI: LA “VENTURA” E L’AM ORE
Alle vicende principali si intersecano molte vicende parallele che introducono numerosi personaggi e temi per lo più legati al filone
bretone della magia e della “ventura”. La scelta di innestare sulla storia dello scontro fra cristiani e Saraceni le vicende individuali dei
cavalieri che si spostano da Occidente a Oriente, può derivare dalla preferenza accordata nell’ambiente della corte ferrarese alla
narrativa bretone e al motivo amoroso. Il potere dell’amore ha uno spazio molto ampio in questo poema, fino a diventare una delle
caratteristiche di quel mondo dell’antica cavalleria che è sentito ancora attuale in una corte raffinata come quella estense.
I CONFINI C ULTURALI E LINGUISTIC I DEL POEMA
L’Orlando innamorato è un poema di corte, in quanto esprime un modo di vedere e di sentire condiviso fra i cortigiani ferraresi, e
accenna alla storia dei progenitori degli Este, o perché esplicita l’intento di dilettare la corte. L’opera è proprio radicata nel suo ambiente
e lo dimostra anche nella lingua, fortemente caratterizzata da tratti padano-emiliani. La normalizzazione linguistica imposta da Pietro
Bembo agli inizi del Cinquecento, e in una buona parte applicata da Ludovico Ariosto al suo Furioso nel 1532, è stata una delle cause
della limitata forma dell’opera boiardesca.
IL PROEMIO
Al pubblico della corte radunato ad ascoltare, il poeta anticipa l’argomento della sua opera, l’innamoramento di Orlando, cogliendo
l’occasione per esaltare il potere di Amore.
LO STILE DELL’ESORDIO
Boiardo abbandona la tradizionale invocazione religiosa che apriva i cantari popolari e si rivolge direttamente all’uditorio, il quale,
non è il pubblico delle piazze, ma quello dei signori e dei cavalieri che si radunano a corte, affascinati dalle antiche storie. Il
cambiamento di pubblico non comporta però un cambiamento di stile: Boiardo conserva le frasi stereotipate, formulari, mantiene una
sintassi semplice fatta di coordinate, che fa per lo più coincidere la frase con il verso e adotta un tono amichevole, affabulatorio, per
niente solenne.
LA NOVITÀ DEL CONTENUTO
La storia che Boiardo si appresta a narrare è una novità: essa riguarda il castissimo Orlando che si innamora. Il più forte dei paladini,
l’invincibile, è stato vinto da Amore, con una violenza proporzionale al suo valore. La seconda ottava è incentrata sulla descrizione del
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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