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Commedia,
preparazione linguistica alla un esercizio di diverse forme di scrittura, Dante si
Convivio,
dedica alle canzoni del opera in volgare dove vengono commentate canzoni
Voi che intendendo il terzo ciel muovete, Amor che nella
dottrinali (le più importanti:
mente mi ragiona) e Dante si impegna a spiegare queste canzoni difficili ad un pubblico
vasto, che non conosce il latino. L’opera infatti è destinata a tutti quelli che vogliono
conoscere, e in tal senso è una celebrazione della filosofia. La filosofia viene infatti
rappresentata come una nuova donna che consola il poeta dopo la morte dell’amata.
Riprendendo la difesa del volgare avviata nel convivio, dante compone tra il 1303 e il
De Vulgari Eloquentia,
1306 il un’opera in latino per convincere i dotti della bontà dell’uso
del volgare. L’opera si struttura intorno al problema della lingua italiana, che verrà
ampiamente discusso nei secoli successivi, tanto che il testo di Dante verrà ripreso nel
500. Dante sostiene che bisogna usare il volgare, che è la lingua naturale, materna, e in
tal senso più nobile del latino. Però è necessario scegliere, tra tutti i volgari della penisola,
quello illustre, che abbia caratteristiche precise. Esso deve, cioè, essere di riferimento per
tutti gli altri volgari, deve poter costituire una lingua comune tra i dotti, ed essere utilizzate
in una determinata comunità politica unitaria. Mancando queste condizioni (l’Italia non è
un soggetto politico unitario), bisogna, secondo Dante, prendere come modello quello
degli scrittori, che formano a loro modo una comunità omogenea e di alti ideali. La
questione politica, presente già nel convivio, diventa oggetto di una trattazione a sé
stante. L’intensa partecipazione di Dante alla vita politica lo spinse infatti alla scrittura di
La Monarchia
un trattato in latino, (1312 1313), in cui l’autore interviene sulla questione
del rapporto tra Impero e Chiesa, difendendo il potere universale dell’Impero. I temi che
Divina
abbiamo visto in questi scritti trovano poi una nuova risoluzione e trattazione della
Commedia, il capolavoro dantesco e l’apice della cultura letteraria e della visione
medievali. Essa infatti non costituisce solo un’invenzione poetica maestosa, ma è anche
un momento di composizione degli elementi fondamentali della cultura medievale. Essa e
quindi ricca di simboli, di allegorie, di significati nascosti e di teorie filosofiche scientifiche,
che ne rendono la lettura particolarmente impegnativa. Lo stesso Dante, nell’epistola a
Cantica del Paradiso
Cangrande della Scala che accompagna il dono della da parte del
Commedia.
poeta al signore, illustra come va letta la Egli spiega cioè che vi è un senso
letterale del testo, che narra lo stato delle anime dopo la morte, e uno allegorico, che
Commedia,
mostra come l’uomo, per le sue azioni, ottiene punizioni o premi. Il titolo
spiega sempre Dante, deriva dal fatto che essa ha esito positivo, vuole condurre gli
Commedia Divina Commedia
uomini alla felicità. La (il titolo fu attribuito dal Boccaccio) è
Purgatorio Paradiso),
suddivisa in tre cantiche (Inferno, e ognuna delle quali è divisa in 33
Proemio).
canti (34 per l’Inferno, dove il primo è il Il metro è la terzina incatenata di
endecasillabi. Il numero totale dei canti è 100, numero perfetto (ma in tutta l’opera c’è un
uso magico dei numeri). Non sono chiare ancora le date della composizione, che si
colloca tra il 1304 il 1321, anno della morte di Dante. Il poeta narra il suo viaggio
immaginario, che ebbe inizio l’8 aprile dell’Anno Santo 1300, durato sette giorni nei tre
regni dell’aldilà. Il viaggio inizia dall’Inferno, raffigurato come una voragine a forma di
cono rovesciato che giunge fino al centro della terra. Dopo aver attraversato il fiume
Acheronte Dante passa nel limbo, quindi scende nei nove gironi dove sono puniti i
dannati con la pena del contrappasso (contrario della loro colpa). Giunto così al centro
dell’Inferno vi trova Lucifero, con sei ali e tre facce, nelle cui bocche mastica i più grandi
traditori di ogni tempo: Bruto, Cassio, Giuda. Il viaggio prosegue nel Purgatorio, la
montagna conica agli antipodi di Gerusalemme. Dall’anti-Purgatorio, dove sono le anime
degli scomunicati e dei morti per violenza, passa al Purgatorio, ripartito in sette balze ove
incontra altri peccatori. Sale poi il Paradiso Terrestre, ove le anime compiono l’ultima
purificazione, nel fiume Lete, per perdere la memoria dei propri peccati, e nel fiume Enoé,
per riacquistare la memoria delle opere buone, grazie alle quali possono accedere al
Paradiso. Guida in questa prima parte del viaggio è Virgilio, il poeta latino che aveva
descritto il luoghi ultra terreni nell’Eneide. Il viaggio prosegue nel Paradiso, con la guida di
Beatrice, anima pura ed eletta, che conduce il poeta fino all’empireo. Il Paradiso è nella
piena luce divina, formato da cerchi concentrici come veniva rappresentato nel sistema
tolemaico. Dalle prime sette sfere con i nomi dei corpi celesti si giunge poi alla candida
rosa dei beati, dove Dante è accolto grazie all’adorazione di San Bernardo. Dante arriva
finalmente a contemplare Dio, che si manifesta in tre cerchi di luce abbagliante e nelle tre
persone della trinità. Il viaggio del poeta è inteso come un mezzo per riscattarsi, una
forma di purificazione, ma vuole anche essere un modello di esperienza umana. Virgilio
rappresenta la ragione umana, che può guidare l’uomo solo fino ad un certo livello di
conoscenza; Beatrice, invece, simboleggia la fede, che sola consente di accedere alla
Commedia
conoscenza suprema. L’intera costituisce in un certo senso una summa del
sapere del tempo: la sua struttura e infatti ricavata dalle concezioni cosmologiche
derivate dall’aristotelismo medievale. Tuttavia, accanto a questa struttura appaiono anche
gli elementi della vita politica e morale del tempo, analizzati con realismo da parte di
Dante che elabora quindi costantemente un giudizio sulla realtà del tempo, narrando le
storie politiche dell’Italia, inserendo invettive, ponendo, attraverso l’immaginazione,
personaggi contemporanei e del passato. Non bisogna dimenticare che, insieme alla
Convivio, Divina Commedia
riflessione sul volgare affidata al anche la costituisce un
importante punto di riferimento per la formazione della lingua italiana. In essa, infatti,
Dante elabora un linguaggio molto vario, fatto di elementi diversi (dalla lingua più alta, a
quella più umile, alle parlate popolari) che si distingue da altri tentativi (come quello
petrarchesco, come vedremo) proprio per la sua varietà.
Francesco Petrarca (1304 - 1374)
Nato ad Arezzo da una famiglia guelfa che dovette emigrare, fu cresciuto ad Avignone, in
Francia. Studiò grammatica e retorica, poi diritto a Montpellier, per poi spostarsi a
Bologna. Tornato da Avignone dopo la morte del padre, conobbe Laura (6 aprile 1327),
incontro che segnò la sua vita e la sua poesia. Nel 1330 iniziò la carriera ecclesiastica. Fu
per sette anni al servizio del cardinale Colonna. Dopo avere a lungo viaggiato si ritirò nel
1337 a Valchiusa, dove si dedicò solo alla sua poesia, e nel 1341 venne incoronato poeta
in Campidoglio. Intrecciò negli anni successivi attività mondana e poetica e poi costruì
un’amicizia con Boccaccio, fino a quando si ritirò ad Arquà, presso Padova. La figura di
Petrarca si distingue in modo netto da quella dantesca: con Petrarca compare, anzi, un
vero e proprio modello di intellettuale nuovo, ben lontano dal plurilinguismo e dallo
sperimentalismo dantesco, ma anche dalla carica polemica e politica. Con la sua opera
compaiono i primi tratti della civiltà umanistica, legata agli studi filologici e alla letteratura
come attività principale, che tende a purificarsi dalla vita. La stessa scrittura di Petrarca
era molto diversa da quella dantesca: Petrarca riscriveva e correggeva continuamente i
testi, avendo come intenzione la creazione di una lingua letteraria alta, libera da usi
dialettali e bassi, esercizio di purificazione linguistica e centrale in tutta l’opera
petrarchesca, ed è quello che spiega l’interesse del poeta per l’attività filologica, che ne
fece uno dei primi scopritori di testi antichi, e quindi uno dei primi umanisti. L’attività
letteraria di Petrarca, la sua elaborazione della parola lirica, ne hanno fatto un modello
poetico indiscusso fino al settecento (la lirica petrarchista, cioè quella che imita il grande
poeta, ha dominato tutta la nostra letteratura fino a quel momento). Ma non è solo per
questi motivi che Petrarca costituisce una figura intellettuale nuova: anche
l’atteggiamento spirituale lo rende, in un certo senso, più vicino a noi rispetto a Dante. Il
turbamento interiore, il contrasto e una costante attenzione alla propria interiorità, che
viene fatta oggetto di scrittura, lo avvicinano alla nostra sensibilità. Quest’ultimo aspetto è
particolarmente evidente in un’opera che non era destinata alla pubblicazione, e che per
questo costituisce una fonte importante per comprendere il carattere del poeta: il
Secretum. Questo è una specie di diario che presenta un’analisi interiore, una
confessione a se stesso. Esso è costituito come un colloquio con Sant’Agostino che, nei
tre libri dell’opera, discute con il poeta sui suoi vizi e sulle sue ambizioni, che lo
allontanano dalla vita religiosa. Il dialogo presenta dunque la presa di coscienza del
poeta, delle sue ansie terrene, della sua tensione verso l’amore e la gloria, che gli
impediscono di seguire gli ammonimenti di Sant’Agostino. Nello stesso tempo, però, egli
non è del tutto convinto del disprezzo del mondo, e si trova infine indeciso sulla strada da
seguire nella sua vita. L’auto confessione mostra dunque un animo inquieto, non chiaro e
sopra determinato come quello medievale. Petrarca mostra un’individualità più
complessa, che lo avvicina per alcuni aspetti alla modernità. Furono invece più volte
Il Canzoniere,
riviste e rielaborate le poesie che compongono una serie di rime di diversi
periodi: sono in tutto 366 componimenti, dedicati quasi tutti all’amore per Laura. Tuttavia,
non si tratta più della donna reale, quanto di una totale trasfigurazione, di un simbolo che
raccoglie l’intero contenuto della vita di Petrarca. Laura è simbolo, soprattutto, della
tensione del desiderio inappagabile. Perciò, pur riprendendo il modello lirico precedente,
Petrarca lo rende ancora più astratto, intellettuale. La cura stilistica di Petr