Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 85
Purgatorio - Letteratura Italiana Medievale Pag. 1 Purgatorio - Letteratura Italiana Medievale Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 85.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Purgatorio - Letteratura Italiana Medievale Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 85.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Purgatorio - Letteratura Italiana Medievale Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 85.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Purgatorio - Letteratura Italiana Medievale Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 85.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Purgatorio - Letteratura Italiana Medievale Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 85.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Purgatorio - Letteratura Italiana Medievale Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 85.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Purgatorio - Letteratura Italiana Medievale Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 85.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Purgatorio - Letteratura Italiana Medievale Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 85.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Purgatorio - Letteratura Italiana Medievale Pag. 41
1 su 85
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

DISPENSA PAG. 10: ENEIDE, LIBRO VI

Prima di scendere nell’Aldilà, Enea incontra la Sibilla che gli dice che deve staccare

un ramo d’oro da un albero che si trova nel bosco che circonda l’Inferno, e lo deve

portare a Proserpina. Enea riuscirà a staccare il ramo solo se lo vogliono gli dei.

Staccato il primo ramo ne uscì subito un altro..

Da qui Dante riprende la scena del giunco, e riprende anche il verbo avulso

(strappare) che lui rende avelse (v.134).

Tuttavia il ramo d’oro di Virgilio non rappresenta l’umiltà ma è una prova per vedere

nell’Aldilà. Mentre in Dante non è una prova, è un

se gli dei vogliono che lui scenda

rito preparatorio che va fatto. –

DISPENSA PAG. 17: DANTE DE VOLGARI ELOQUENZA

Qui Dante spiega il suo concetto di poesia. Dice che i grandi poeti sono quelli antichi

mentre i moderni sono dei rimatori. Tuttavia anche loro possono diventare poeti.

La poesia è “un’invenzione elaborata secondo retorica e musica”, definizione già

esistente che lui riprende.

Quindi la poesia è composta da 3 elementi: fictio, ovvero finzione dato che

di cose inventate; retorica, cioè l’arte del dire, saper

solitamente la poesia parla

scrivere; e musica, ovvero la metrica, il saper disporre il discorso nei versi usando le

rime.

La fictio è il contenuto, l’argomento formale, mentre la retorica e la musica sono

elementi formali.

Gli scrittori volgari si differenziano dagli antichi perché questi hanno composto

usando la retorica e la musica secondo precise regole e leggi, mentre i poeti moderni

la compongono a caso.

Alla fine, dice che chi vuole fare poetica deve studiare i poeti antichi (usa la metafora

del bere la fonte sull’Elicone, il monte delle Muse), poi la sua scrittura deve essere

elaborata sulla retorica e la metrica.

I tre elementi che rendono un poeta tale sono: l’ingegno, ovvero l’ispirazione da cui

l’assiduità nell’arte, studio assiduo della retorica e musica; la

ha origine la fictio;

dottrina, la conoscenza della dottrina. che pensavo che basti l’ingegno

Poi polemizza con i poeti suoi contemporanei e sono

privi dell’arte dello scrivere prosa e poesia, e sono immuni di conoscenza.

DISPENSA PAG. 27: INFERNO XXVI

Siamo nel cerchi dei fraudolenti (ovvero frode fatta da persone che danno consigli

cattivi per proprio interesse), puniti da una lingua di fuoco che li avvolge (così come

in vita hanno usato la lingua per ferire).

Qui Dante vuole parlare con Ulisse per chiedergli come morì, dato che secondo

alcune versioni lui non era tornato in patria, come invece diceva Omero. È Virgilio a

parlare con lui, dato che p un grande antico come lui. Inoltre, nell’Eneide Virgilio ha

parlato molto di Ulisse. Per parlare con lui, Virgilio usa la captatio benevolentiae.

Ulisse inizia a raccontare da quando lasciò Circe

per conoscere il mondo, dice che l’uomo deve

Ulisse sacrificò gli affetti familiari

seguire la virtù e la conoscenza, che l’uomo raggiunge attraverso l’uso della ragione

che ci distingue dagli animali.

Secondo alcuni critici questo è un è un consiglio fraudolento, perché all’apparenza

utile ma poi li porta alla morte. Ulisse non pensa ai compagni ma solo a soddisfare il

suo desiderio. Dante non condivide queste parole.

Questo passo è richiamato nel I canto del Purgatorio. Anche Dante è un navigatore

con la sua navicella che si prepara ad andare nel Purgatorio. Un altro richiamo è negli

ultimi versi del Purgatorio al I canto, dove dice che nessuno è riuscito ad arrivare alla

spiaggia del Purgatorio ma poi non ha saputo tornare indietro, e costui è Ulisse che

qui dice di essere arrivato in un luogo senza gente. Ma lui è un pagano e non sapeva

di essere arrivato lì, quindi non riesce ad arrivarci, naufragando, differenza di Dante

che poi giunge fino al Paradiso.

L’esperto qui è Ulisse, nel I canto del Purgatorio Dante dice l’esperto e lui stesso si

definisce così. Quindi Dante richiama il canto di Ulisse anche con questa parola.

Inoltre nell’Inferno esperto (v. 98) rima con diserto, così come accade nel Purgatorio

(V. 130-133). com’altrui piacque

Viene ripreso anche (V. 133): nel Purgatorio è Catone mentre

nell’Inferno sono gli dei.

DANTE/ULISSE: Ulisse non è riuscito ad arrivare al Purgatorio perché gli dei non

hanno voluto, mentre Dante si ed è pure tornato indietro a casa.

Dante è un anti Ulisse, anche se mancò per poco di fare la sua stessa fine a causa

della follia. Ulisse ha peccato di superbia, di orgoglio umano, ha pensato che senza

l’aiuto divino poteva arrivare ovunque grazie alla ragione.

Quindi il suo viaggio, reale e metaforico, era destinato al fallimento. Anche il suo

di conoscenza, di scoperta. All’inizio del II canto dell’Inferno,

viaggio era un viaggio

Dante chiede a Virgilio se le sue capacità sono all’altezza di questo alto passo,

Quindi il viaggio nell’Aldilà è un alto passo che solo dei

ovvero il difficile cammino.

privilegiati possono fare. E qui, Ulisse definisce il suo viaggio un alto passo.

Si crea un rapporto tra i loro due viaggi, ma di opposizione perché Dante è cosciente

dei suoi limiti mentre Ulisse no, li sfida e va dove l’uomo da solo non può andare.

La navicella di Dante si contrappone alla superba nave di Ulisse.

Inoltre essendo guidata da Virgilio il suo viaggio è illuminato, guidato dall’alto,

quindi è destinato al successo.

Ulisse è quindi un esempio negativo, così come altri incontrati che servono a Dante

da insegnamento, efficace in quanto vengono da esempi veri, da azioni fatte da

uomini.

Ulisse è un pezzo di Dante, come lui pecca di superbia in quanto uomo di ingegno.

Ma Dante vedendo la fine di Ulisse ne ricava l’insegnamento che oltre un certo limite

non si va.

FOLLIA: nel I canto del Purgatorio, Virgilio dice a Catone che Dante fu quasi vicino

alla morte a causa della sua follia. Anche Ulisse definisce il suo viaggio folle volo,

quindi un viaggio non sapiente. Dice ai compagni di usare al ragione ma lui è il primo

a non farlo. Virgilio, invece, è la ragione consapevole dei suoi limiti e che sa che nel

Purgatorio si entra con l’umiltà. Quindi folle è chi usa troppo la ragione.

Ma anche Dante è stato folle come Ulisse in un certo periodo della sua vita, ovvero

ha peccato di orgoglio intellettuale, ma solo un attimo prima. Per questo Dante non

giudica i condannati perché rivede nei loro errori.

Lo smarrimento nella selva fu dovuto a questa follia. Vuole sapere la fine di Ulisse

perché si rivede in lui.

Il canto di Ulisse fa da sottofondo a tutto il I canto del Purgatorio.

Nel II canto del Purgatorio viene spiegato che per arrivare nel Purgatorio bisogna

usare una nave, come Ulisse, ma questa è una nave guidata da un angelo, ovvero Dio,

e sono ammessi coloro che si sono pentiti.

LIBERTA’: i versi sulla libertà di Catone possono avere un significato diverso da

quello che intende Dante. –

DISPENSA PAG. 33: FOSCOLO ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS

Nell’edizione del 1816 sono messi all’inizio questi due versi di Dante come se

fossero un’epigrafe ………………… ovviamente Foscolo li attualizza ed è una

libertà politica: Jacopo è Catone, mentre Napoleone è Cesare. Quindi è una lettura

estranea a quella di Dante. Catone viene citato nuovamente nel testo, in cui si parla di

un episodio della sua vita raccontato da Plutarco, in cui si parla nuovamente del suo

suicidio, che percorre tutto l’Ortis dato che davanti a questo episodio storico a

Foscolo viene in ente Catone, il martire della libertà politica. Successivamente

l’amico di che raccoglie le sue lettere dice che dopo la morte dell’amico,

Jacopo un quadretto (quello posto all’inizio) e mette come iscrizione

Teresa gli dipinse

questa frase di Dante, poi lo mandò alla madre di Jacopo. Teresa scrisse solo il primo

verso e la madre lo continua. Qui c’è una visione politica che in Dante non c’è, si

suicida perché vede i suoi ideali politi distrutti.

II CANTO

Il I e II canto sono introduttivi (così come nell’Inferno) e solo nel III canto si entra

davvero nel Purgatorio. per indicare l’ora.

Il II canto si apre con una complessa perifrasi astronomica

Essa ha la funzione di mostrare la struttura perfettamente ordinata del cosmo, in cui

Dante scorge la mano di Dio.

Inoltre nel Purgatorio ci sono queste perifrasi perché è l’unico regno in cui c’è lo

scorrere del tempo (nell’Inferno non c’è tempo perché è un luogo distaccato dal

mondo e da lì non si uscirà mai, così come nel Paradiso in cui chi si trova lì non

uscirà mai), in quanto ci si soggiorna per un tempo e poi si va avanti, quindi il tempo

è la cosa più importante, e la perdita di tempo indica un ritardo nella purificazione.

Questa perifrasi (lunga 12 versi) indica che sono le 6:30 del mattino.

raggiunto dalla luce del sole quasi di sorpresa (all’alba), Marte

V.13-18: Ecco come

rosseggia attraverso gli spessi vapori giù ad ovest sulla superficie del mare. Allo

stesso modo mi appare una luce venire sul mare così velocemente che nessun volo

equivale al suo movimento.

Prima viene citato Venere nel canto precedente (l’ultima stella prima del sorgere del

sole), ora il sole è già sorto e si vede Marte. Il colore rosso è provocato dai vapori

dell’acqua che creano questa colorazione. Dante precisa ad occidente perché ad

oriente c’è il sole.

Verso 17: ratto è un avverbio, significa rapidamente.

ci sono gli infiniti sostantivati che sono l’uso tipico della lingua antica (ora

Verso 18:

si usano di meno). Sono volare (che significa volo) e muovere (che significa

movimento). Volare è il soggetto della consecutiva.

s’io ancor lo veggia

Verso 16: è un inciso di carattere augurativo rivolto a se stesso,

ovvero dante spera di veder ancora questa scena quando sarà morto. Questo vorrebbe

dire che è destinato al Purgatorio e quindi alla salvezza.

Appena io ebbi un poco distolto l’occhio da lui

V.19-34: per chiedere alla mia guida

che cosa fosse, lo rividi diventato più splendente e grande. Poi d’ogni lato mi apparì

un qualcosa di bianco che non sapevo cosa fosse e di sotto a poco a poco uscì un

altro. La mia guida ancora non parlava finché i primi bianchi che io

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
85 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lisag1996 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università della Calabria o del prof Bausi Francesco.