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Capitolo XXII

Il cappellano crocifero avverte il cardinale Federigo della visita dell'Innominato, e, nel contempo, lo invita a non riceverlo perché si tratta di un uomo pericoloso. Federigo invece insiste per vederlo immediatamente.

Borbottando tra sé, il cappellano introduce l'Innominato presso il vescovo, il quale lo accoglie a braccia aperte. Con un fare cortese e con parole amichevoli, Federigo mette l'Innominato a proprio agio e lo induce a rivelare i suoi turbamenti. Gli parla poi del perdono divino e a quelle parole, l'Innominato scoppia in pianto: la sua conversione è avvenuta e i due possono abbracciarsi.

L'Innominato racconta poi al vescovo la vicenda di Lucia e dichiara di volerla liberare subito. Federigo manda a chiamare il cappellano, il parroco del paese e don Abbondio, affinché si possa organizzare la liberazione di Lucia. Il cappellano annuncia la conversione dell'Innominato ai sacerdoti riuniti, poi chiama il...

parroco e don Abbondio, quest'ultimo si fa avanti svogliatamente edopo alcuni tentennamenti. Al parroco del paese il cardinale ordina di trovareuna donna che faccia coraggio a Lucia durante la sua liberazione. A don Abbondiochiede invece di accompagnare l'innominato fino al castello per prendersi poicura della fanciulla: il curato accampa scuse per evitare di viaggiare conquell'uomo che lo spaventa, ma alla fine è costretto ad eseguire gli ordini.L'Innominato e don Abbondio si apprestano ad iniziare il viaggio assieme allettighiero e alla donna incaricata dal parroco. Nell'attraversare la piazzagremita di gente l'Innominato è guardato con ammirazione dalla folla che ha giàsaputo della sua conversione. Usciti dall'abitato, don Abbondio, ancora dubbiosocirca il reale pentimento dell'Innominato, comincia un lungo soliloquio, nelquale se la prende con coloro che hanno minacciato il suo quieto vivere. Accusadon Rodrigo di

cercare sempre guai e di coinvolgervi anche gli altri. All'Innominato rimprovera il troppo clamore suscitato dalla sua conversione; e al cardinale, la precipitazione nel fidarsi di quell'uomo e, soprattutto, nell'affidargli il destino di un sacerdote. L'Innominato intanto appare turbato dai rimorsi e dalle preoccupazioni per la nuova vita. Il gruppo oltrepassa la Malanotte e giunge nei pressi del castello, dove i bravi guardano con rispetto e perplessità il loro signore. Una volta arrivati sulla spianata antistante il castello, l'Innominato prega la donna di far subito coraggio a Lucia; poi l'accompagna, assieme a don Abbondio, nella stanza dove è rinchiusa la ragazza.

CAPITOLO XXIV

Lucia sente l'Innominato bussare alla porta e, subito dopo, vede entrare nella stanza una donna e don Abbondio; la fanciulla, sbalordita, è rincuorata dalle buone parole della donna e dalle rassicurazioni del curato. Nell'uscire,

Lucia incontra poi l'Innominato e, dopo un primo moto di paura, trova la forza per ringraziarlo. Lucia e la donna salgono infine sulla lettiga e il gruppo si avvia verso il villaggio. Sulla lettiga, la donna continua a rassicurare Lucia e la informa sull'identità dell'Innominato, a quella rivelazione la ragazza ha un nuovo sussulto e grida al miracolo. Intanto don Abbondio è colto da nuove paure: teme che la mula che sta cavalcando lo getti nel precipizio, che i bravi dell'Innominato lo "martirizzino", e che don Rodrigo possa incolparlo del fallimento dei suoi piani. Il curato, sempre parlando con se stesso, se la prende dunque con il vescovo, infine stabilisce di affidare alle chiacchiere di Perpetua il compito di riferire a don Rodrigo la propria estraneità ai fatti. Giunto in paese, si avvia poi verso la sua parrocchia senza neppure salutare il cardinale. Appena arrivata a casa, la donna che è la moglie del sarto del paese, fa

Accomodare Lucia in cucina e incomincia a preparare il pranzo. La fanciulla intanto, ripensando al voto di castità pronunciato la notte precedente, si pente di ciò che ha fatto, ma subito dopo rinnega quel pentimento momentaneo. Nella casa fanno il loro ingresso il sarto e i figli; l'uomo, un popolano amante della lettura, parla diffusamente della predica del cardinale e dell'obbligo alla carità. Poi, per mettere in pratica quelle parole, fa portare da una delle figlie, del cibo a una famiglia povera del vicinato. Intanto Agnese, condotta verso la casa del sarto, incontra don Abbondio che le raccomanda di tacere a proposito del mancato matrimonio; arrivata a destinazione, Agnese riabbraccia la figlia e le due donne possono scambiarsi notizie sugli ultimi avvenimenti. Agnese e Lucia ricevono poi la visita del vescovo e Agnese svela i particolari della vicenda, mettendo l'accento sulle colpe di don Abbondio e omettendo ogni riferimento al matrimonio di sorpresa.

Ma Lucia, per amore di verità, rivela anche quell'aspetto. Al termine del colloquio, Federigo se ne va promettendo di cercare notizie di Renzo. Parlando poi con il parroco, Federigo decide che, per ricompensare il sarto, pagherà i debiti che gli abitanti del villaggio hanno contratto con lui. Rientrato al castello, l'Innominato convoca i suoi bravi e comunica loro la sua conversione dando nuove disposizioni affinché nei suoi territori non si commettano più violenze e iniquità. I bravi accolgono il cambiamento con atteggiamenti diversi, ma nessuno osa replicare. Infine, dopo aver ritrovato la forza e le parole per pregare, l'Innominato si addormenta.

CAPITOLO XXV

Nel paesello di Renzo e Lucia, giunge la notizia del rapimento e della successiva liberazione, da parte dell'Innominato, di Lucia. All'udire il racconto di quei fatti, la gente trova il coraggio per manifestare il suo odio verso don Rodrigo, il potestà, Azzeccagarbugli

E tutti gli altri amici del signorotto. Il cardinale Federigo annuncia una visita al paesello e don Rodrigo, per non dovergli rispondere del rapimento di Lucia, parte alla volta di Milano accompagnato dal Griso e dagli altri bravi. Gli abitanti del villaggio di Renzo e Lucia accolgono festosamente il vescovo in visita; solo don Abbondio, infastidito da tutta quell'animazione e preoccupato per i possibili rimproveri di Federigo, non condivide la gioia generale. Dopo un primo colloquio tra il cardinale e il curato, viene inviata una lettiga alla casa del sarto per riportare Agnese e Lucia al paese, onde discutere con loro di una futura sistemazione. Durante la loro permanenza presso la casa del sarto, Agnese e Lucia ritrovano una certa serenità, sebbene i discorsi su Renzo restino molto tristi. Lucia rimane sempre al riparo da sguardi indiscreti, ma, cedendo alle insistenze dell'aristocratica donna Prassede, è costretta a recarsi nella villa di quest'ultima per un incontro.

Donna Prassede, incuriosita dalla vicenda di Lucia, offre ospitalità e riparo alla giovane. L'intento però della nobildonna non è però solo quello di proteggere la ragazza, ma anche quello di indurla a dimenticare quel Renzo che, secondo donna Prassede è un poco di buono. Scopriamo così che donna Prassede è una superficiale che esercita la carità senza realmente volere il bene del prossimo. Ottenuto l'assenso da parte di Lucia, la nobildonna fa redigere dal marito, don Ferrante, una lettera indirizzata al vescovo, nella quale si comunica la soluzione adottata per la protezione di Lucia. Tornate al paese, Lucia e Agnese incontrano immediatamente il vescovo, il quale, letta la missiva di donna Prassede, accetta quella soluzione. Uscite dalla canonica le due donne vengono accolte con gioia dai compaesani. Inizia un nuovo colloquio tra don Abbondio e Federigo durante il quale quest'ultimo chiede al curato spiegazioni del.

Rifiuto di celebrare il matrimonio. Don Abbondio cerca di mentire, di eludere la domanda, ma alla fine rivela quasi tutto. Il vescovo rimprovera duramente don Abbondio per aver anteposto la paura per la propria vita ai doveri sacerdotali, ma il parroco sembra incapace di comprendere il vero significato delle parole di Federigo.

CAPITOLO XXVI

Continua il dialogo tra don Abbondio e il cardinale, Federigo prosegue nei suoi rimproveri, don Abbondio trova però, in due occasioni, il coraggio di replicare in modo irriguardoso. Alla fine però, il curato è indotto, dalle parole del vescovo, a ripensare criticamente alle proprie azioni. Donna Prassede, dopo aver riverito il cardinale, prende con sé Lucia, la quale dice per la seconda volta addio alla madre e al proprio paese. Il cardinale consegna ad Agnese una somma di denaro inviatale dall'Innominato, la donna accoglie il dono con gioia, ma anche con grande agitazione. Agnese si reca presso la villa di donna Prassede per.

parlare con la figlia prima che questa parta per Milano. La madre comunica alla figlia la notizia del dono ricevuto e le parla di nuovi progetti di trasferimento assieme a Renzo. Lucia si trova così costretta a confessare la questione del voto di castità; le due donne rimangono incerte su quello che si dovrà fare e convengono solo di inviare a Renzo del danaro una volta avute sue notizie. Al termine del colloquio esse si separano con grande tristezza. Tanto Agnese quanto il cardinale cercano di ottenere notizie di Renzo, ma quelle che ricevono sono vaghe e contraddittorie. A questo punto l'autore torna indietro di qualche tempo per spiegare il motivo di quelle notizie contraddittorie. Saputo che la giustizia ricercava Renzo anche in territorio bergamasco, Bortolo fa trasferire il cugino in un paese limitrofo e lo fa assumere in una filatura sotto il falso nome di Antonio Rivolta. La vicenda al narratore l'occasione per ironizzare sui meccanismi della burocrazia e.dalla comunità per aiutarlo nella sua fuga. Nel frattempo, don Rodrigo, il nemico di Renzo, viene a sapere del suo rifugio e decide di organizzare un attacco per catturarlo. Renzo, avvertito del pericolo, riesce a fuggire di nuovo e si rifugia in un convento. Qui incontra il frate Cristoforo, che diventa il suo mentore e lo aiuta a trovare un lavoro e a rifarsi una vita. Nel frattempo, Lucia, la fidanzata di Renzo, viene rapita da don Rodrigo e portata in un luogo segreto. Renzo, con l'aiuto del frate Cristoforo, organizza un piano per salvarla. Alla fine, dopo molte avventure e peripezie, Renzo riesce a liberare Lucia e i due possono finalmente ricongiungersi e sposarsi. La storia si conclude con un messaggio di speranza e di fiducia nella giustizia divina.dall'Innominato e a farg
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A.A. 2005-2006
20 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Danelon Fabio.