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L’ONESTA BRIGATA

FIAMMETTA : “ardente”, donna amata da Boccaccio, dedicataria del Filocolo, del Teseida, dell’Amorosa visione, la protagonista dell’Elegia.

FILOMENA : “l’amata”, dedicataria del Filostrato.

EMILIA : è la donna contesa nel Teseida.

PAMPINEA : “la rigogliosa” è tra i personaggi dell’aneto e del Bucolicum carmen.

LAURETTA : omaggio alla donna amata da Petrarca.

NEIFILE : “la nuova d’amore” neofita dell’amore, potrebbe essere un segnal per la pargoletta di cui Dante canta nelle sue rime e che non conosce che

cosa sia l’amore.

ELISSA : personaggio che si ritrova nell’antichità classica, è il nome nella versione fenicia di Didone, omaggio a Virgilio.

PANFILO : “tutto amore”, colui che viene amato infelicemente da Fiammetta nell’elegia.

FILOSTRATO : “vinto d’amore” omonimo poema.

DIONEO : “consacrato a venere” compare nel Ninfale di Ameto come personaggio.

7 personaggi su 10 sono già presenti nelle opere di Boccaccio; 3 sono omaggi a tre autori importanti. Il privilegio di Dioneo: è il più giovane, sarà

sempre l’ultimo della giornata a parlare e non avrà l’obbligo di essere fedele all’argomento proposto dal re o dalla regina della giornata. Il re o la regina

scelgono la tematica delle novelle della giornata, tutti devono narrare una storia che abbia a che fare con il tema e Dioneo è l’unico che può

distaccarsi da questo tema; questo perché è il meno esperto in quanto racconti o novelle; i suoi racconti sono molto divertenti e anche quando si

attiene all’argomento lo fa in modo originale.

1 ) PRIMA GIORNATA (PAMPINEA)

Il tema della 1 giornata è libero. Secondo Michelangelo Picone esiste un motivo unificante della prima giornata : tutti i personaggi sarebbero

accomunati dal desiderio di sfuggire alla morte o a pericoli —> trasposizione nella narrazione delle necessità dei narratori, da qui novelle in cui i

protagonisti si trovano in pericolo o necessitano di salvarsi. Tutti hanno lo stesso problema, sarebbe una proiezione dello stato d’animo dei narratori

di sfuggire alla peste che incombe a Firenze, sono appena arrivati dalla città, sono in preda alla disperazione per ciò che può accadergli ed ecco

perché i personaggi sono in grave pericolo e devono riuscire a sfuggire al pericolo. C’è una identificazione dei narratori nei personaggi: come questi

giovani usano queste novelle per sfuggire alla peste.

SER CIAPPELLETTO [Dec I, I]

LA STORIA

1 personaggio della 1 giornata. All’inizio di ogni novella Boccaccio inserisce una rubrica prima di iniziare la narrazione: un breve riassunto della novella

che funge da argomentum. Carattere: personaggio fosco, spiega le caratteristiche della vita di questo notaio: testimonianze false, se veniva invitato a

compiere un’azione malvagia spesso faceva più di quanto gli venisse richiesto, più volte aveva ferito o ucciso, grande bestemmiatore di Dio e dei santi,

amava frequentare taverne e luoghi disonesti, non gli interessavano le donne ma gli uomini. È un personaggio contro natura sia per il modo di

comportarsi sia per le abitudini sessuali. Viene inviato da un Fiorentino, Messer Musciatto, in Borgogna perché ha degli affari da sbrigare. Siccome

sa che gli abitanti della Burgogna sono abili ad ingannare le persone che trattano con loro degli affari, chiede a Ser Ciepparello di gestire i suoi affari.

Arrivato in Borgogna si ammala, i due fratelli italiano che lo ospitano si rendono conto che morirà: problema della confessione perché se non

confessa saranno accusati di aver accolto un miscredente, mentre se confesserà dirà gesti e situazioni terribili. In Borgogna sono diffidenti, i due

fratelli italiani sono preoccupati proprio perché hanno dato ospitalità ad un personaggio nefando: se non si confessa verrà gettato in un fosso, non in

un luogo consacrato; se si confesserà dovrà dire tutti i suoi peccati e non troverà un religioso che gli darà una soluzione. A questo punto Ser

Ciepparello mette in scena l’ultima farsa della sua vita tramite una falsa confessione; chiede di trovare il più pio dei frati della zona ed a questi non

confesserà gli omicidi e gli inganni, ma confessa dei piccoli peccati come se fossero dei delitti atroci. All’inizio della sua confessione dice che si

confessa una volta alla settimana, ma da quando è malato sono passati 8 giorni. Dice di essere uno che digiuna sempre anche non durante la

quaresima, che è quasi ingordo e goloso di acqua e di verdura. Chiude la sua confessione con il più terribile dei delitti dicendo che quando era piccolo

ha bestemmiato la madre, il frate gli risponde che Dio perdona anche coloro che lo bestemmiano se lo vedono pentiti, quindi gli dice che Dio gli

concederebbe il suo perdono. Il frate lo perdona e lo assolve di tutti i suoi peccati; è talmente convinto della bontà di questo sventurato che propone

ai due fratelli di farlo seppellire nel convento dove lui vive, quasi fosse un santo. I due fratelli ascoltano la confessione e ammirano l’uomo che

continua a perseverare nella sua malvagità anche quando è così vicino dal giudizio del Signore. Una volta morto il frate confessore porta Ser

Ciappelletto nel convento e li lo fa seppellire, come fosse un sant’uomo, che acquista fama di santità tanto che i fedeli andavano sulla sua tomba,

molti facevano delle preghiere e dei voti; lo chiamavano San Ciappelletto e affermano che per lui molti miracoli sono stati compiuti.

SPIEGAZIONE

A questo punto Boccaccio spiega perché ha raccontato questa storia ed il suo senso. Vista la vita di Ser Ciappelletto non è da escludersi che in fin di

vita si sia pentito e che Dio l’abbia perdonato; è più probabile però che sia finito nel fondo dell’Inferno. Ora riflette sulla grande bontà divina, poiché

riconosce non l’errore ma la buona intenzione. È vero che lui non è santo, ma spesso coloro che pregano questo fino santo sono accontentati da Dio,

che riconosce l’errore di chi lo prega, ma guarda più alle buone intenzione di coloro che lo pregano piuttosto al mezzano che è suo nemico. Dio

apprezza e premia la purezza della fede e dei cuori di coloro che vanno a pregare alla sua tomba, nonostante sappia che colui che pregano sta nelle

mani del Diavolo. Non è il mezzo che conta, ma Dio guarda le intenzioni, quindi esaudisce le preghiere dei fedeli con animo puro anche se pregano chi

non è un santo ma un miscredente. L’importante è che l’intenzione sia pura. Nel finale per cui invoca Dio, con una lode, riprende una usanza

tipicamente medievale, cominciare performance narrativa fatta sulla pubblica piazza invocando Dio. Boccaccio vuole mettere in guardia il lettore di

non farsi ingannare dalle apparenze. La storia si può ricollegare alla novella di Frate Cipolla che per raccogliere le elemosine utilizza una reliquia falsa

dell’Arcangelo Gabriele. Dio accetta le preghiere dei fedeli perché guarda alle buone intenzioni dei fedeli e non guarda al frate che spaccia come vere

le reliquie false. Gli uomini spesso vengono però ingannati perché badano più alle apparenze che alla sostanza, ciò li rende più facili da ingannare.

PERCORSO ASCENSIONALE: DAL VIZIO ALLA VIRTÙ

Vittore Branca ritiene che Boccaccio sceglie un percorso ascensionale (simile a Dante e Petrarca) che parte dal vizio per arrivare alla virtù. Il vizio

rappresentato nella prima novella da Ser Ciappelletto, in relazione all’Inferno. La virtù sarebbe rappresentata dalla novella di Griselda (-Maria)

(Paradiso) che sarebbe l’esempio positivo del rispetto delle proprie promesse, accetta che siano uccisi i suoi figli, accetta di essere ripudiata e di

organizzare le nuove nozze del marito. Il marito alla fine della novella le rivela che in realtà lui l’ha sempre amata e che l’ha posta sotto queste torture e

supplizi per testare la sua fedeltà. Boccaccio rappresenta una figura di santa reale. Tutto ciò ricorda il viaggio che Dante autore fa compiere a Dante

personaggio: viaggio dall’errore e il peccato fino alla salvezza dell’anima. Per certi versi la stessa costruzione non è attribuibile solo alla Commedia di

Dante, ma anche al Canzoniere di Petrarca, dove è rappresentato un viaggio dal vizio alla virtù, dalla dannazione alla salvezza. All’inizio infatti

Petrarca era stato traviato dall’amore per Laura, aveva sbagliato perdendo la fede in Dio, ma dopo questa perdizione è tornato ad un percorso di

salvezza. Branca partendo dalla costruzione di questi due viaggi, uno reale (Dante) e uno figurativo (cammino dell’anima), dice che anche Boccaccio

costruisce la sua opera in maniera molto simile: percorso di redenzione che va dal vizio più sfrenato di Ciappelletto, paragonato a Guida il peggior

traditore che si possa immaginare, alla più alta beatitudine e salvezza di Griselda, esempio di fedeltà e virtù. Questo viaggio è evidente guardando la

prima novella e l’ultima giornata. Tra queste due novelle non si trova però una parabola che ascende dal basso verso l’alto, ma è una spirale contorta

di personaggi che non sempre hanno una vita esemplare. Non c’è però una evoluzione in questo senso, c’è solo tra le prime e le ultime che chiudono il

Decameron. La costruzione speculare dei personaggi è più evidente di un percorso ascensionale: uno è una sorta di dannato mentre l’altra è una

sorta di santa in terra. Boccaccio è molto legato alla vita terrena e alla realtà; vuole costruire comunque l’opera con un inizio e una fine che hanno la

stessa base di partenza: la santità. Una è una santità basata sul falso, sulla menzogna, e l’altra che si basa sull’onesta e la fedeltà di cuore.

Boccaccio gioca sugli estremi della sua opera.

SER CIAPPELLETTO: ANALISI DEL PERSONAGGIO

Nel personaggio di Ciappelletto Boccaccio mette in luce la sua capacità di utilizzare la parola che crea una realtà diversa, che riesce a rovesciare la

realtà: il potere della parola è quello di creare un mondo alternativo, diverso da quello che è in realtà. Se un uomo che amava compiere delitti e azioni

disoneste riesce a diventare un santo solo grazie al discorso fatto durante la confessione. Racconta questa novella come se fosse un racconto

agiografico: la vita di un santo. La leggenda è la vita, miracoli e morte di un santo narrati in forma breve : la narratio è di solito un racconto breve in

cui si parla della vita di un santo (arghios = santo). Boccaccio gioca sull’utilizzo del racconto della vita di un santo per raccontare la vita di un uomo

che santo non è: il lettore medievale comprendeva che era scr

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Publisher
A.A. 2013-2014
50 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher SilviaDiazzi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Cappelletti Cristina.