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Letteratura italiana contemporanea - la xenofobia Pag. 1
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Il pericolo dello xenofobo

«A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno inconsapevolmente, che "ognistraniero è nemico". Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezionelatente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema dipensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggioredi un sillogismo, allora al termine della catena, sta il lager. Esso è il prodotto di una concezionedel mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finchè la concezione sussiste, leconseguenze ci minacciano.»

E’ questo il ritratto dello xenofobo per“diverso”eccellenza che, in totale consapevolezza, traccia tra se stesso e chiunque sia una barrieradi assurde e alogiche nefandezze. Di fronte ad una massiccia presenza di individui a lui diversi pernatura,

razza o specie, il nostro xenofobo sente che le sue certezze personali, basate sull'appartenenza al suo ceto, alla sua cultura, vengono meno, e si dissolve in un melting-pot più grande di tutti i suoi punti di riferimento, dei suoi fari culturali. Lo spaesamento, le paure, le insicurezze derivanti da ciò lo proiettano sulla difensiva, verso un atteggiamento di rabbia, di sfida, verso chi è responsabile per questo straniamento; ecco dunque nascere i pregiudizi, le paure, i sospetti, la rabbia, l'odio che si possono manifestare anche sotto forma di gesti razzisti, penalmente rilevanti, ma che probabilmente si producono nell'alveo di una cultura non fondamentalmente razzista, che però affonda le sue radici nel colonialismo del XVI secolo, generato a sua volta da secoli e secoli di cultura traviata. Ai sentimenti prevalentemente negativi che generalmente l'accompagnano l'incontro ed il confronto tra culture differenti, infatti, erede

Spirituale dell'europeo del XVI secolo, l'uomo occidentale, che più di ogni altro predispone il proprio essere alla xenofobia, ha aggiunto una propria peculiarità: la razionalizzazione e la legittimazione del senso di superiorità del proprio gruppo di appartenenza rispetto agli altri popoli, alle altre razze, alle altre religioni.

Ciò che caratterizza la cultura europea non è tanto il suo innato senso di superiorità, quanto la costruzione concettuale elaborata per la giustificazione dell'espansione economica e della conquista militare del resto del mondo, proprio a partire da questo senso di superiorità; l'imposizione della propria cultura in quanto "cultura" in assoluto e la conseguente indisponibilità a rimettere in discussione i fondamenti ideologici di tale posizione e ad accettare un confronto paritario con altre culture. La paura dello straniero e la sua esclusione da parte di qualsiasi gruppo omogeneo.

richiamano un comportamento originario degli uomini come degli animali. Riportare allacoscienza l'origine dei pregiudizi, analizzando le condizioni culturali e politiche che li hannogenerati, significa "relativizzarli", dimostrare quanto dipendente da fattori contingenti sia la loropresunta "verità", facilitando il percorso da un atteggiamento di difesa esasperata della propriaidentità ad un riconoscimento dell'identità dell'Altro, superandone ed eliminandone la percezionenegativa. Pensare che "ogni straniero è nemico", e che dunque questo nemico va sconfitto eha portato all'antisemitismo, ha portato ad Auschwitzsoggiogato, è un filo nero di pensiero che haattraversato tutta la storia recente fino ai lager della ex Yugoslavia, pensati, voluti, creati sotto gliIl periodo dell'Olocausto, è stato di certoocchi indifferenti della comunità internazionale. una delletestimonianzepiù crudeli di antisemitismo e xenofobia contro un popolo, quello ebreo, ma anche ritenuti di "razza inferiore", contro altri gruppi ad esempio, i Rom, i disabili e le popolazioni slave. Manifestazioni di intolleranza, in quel periodo, si manifestarono inoltre nei confronti di alcuni gruppi perseguitati per le loro idee politiche, per il loro credo ideologico o a causa di determinate caratteristiche comportamentali: in particolare, coloro che credevano negli ideali del Comunismo e del Socialismo, i Testimoni di Geova e gli omosessuali. Il tutto, naturalmente, in virtù di quel "mito del sangue", ovvero di quella convinzione che solo la razza indoeuropea, o ariana, di cui il popolo tedesco sarebbe stato la più pura incarnazione, fosse in grado di tramandare la civiltà e, quindi, avesse il diritto di guidare i destini dei popoli. In merito a ciò, Primo Levi affermava: "A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere,più o meno consapevolmente, che "ogni straniero è nemico". Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma
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A.A. 2012-2013
2 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher foreveryoung1993 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Acocella Silvia.