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Guido Gozzano: poesie, documentario e la sua vocazione poetica

La vocazione poetica di Guido Gozzano (Torino 1883-1916) matura negli anni ruggenti della belle époque torinese. Gli interessi letterari, sorretti dallo studio dei classici e dall'amore per filosofi come Schopenhauer e Nietzsche, avranno il sopravvento su quelli per la giurisprudenza, che si risolveranno in una poco brillante carriera universitaria.

Coniugando l'ispirazione con una disciplina rigorosa della forma, la poesia di Gozzano si fa conoscere dal pubblico e dalla critica nel 1907, quando esce la prima raccolta: La via del rifugio. Ma è con i Colloqui, del 1911, che essa raggiunge la sua cifra più peculiare.

L'unità audiovisiva ripercorre i luoghi della sua esistenza e della sua ispirazione, soprattutto la villa di famiglia "il meleto", presso Agliè Canavese.

proponendo un interessante ritratto del poeta: "Il dandy, esteta gelido, il sofista", come si descrive attraverso quel suo alter ego letterario e caricaturale che è Totò Merumeni; il borghese troppo pigro per fare l'avvocato ma abbastanza curioso per esplorare l'India; l'inventore, come egli stesso dice, di "pochi giorni di sillabe e di rime", distante dal coevo marinettismo, ma figlio pure lui del Novecento, amante del cinema, per il quale scrisse sceneggiature, e avverso alla poesia declamatoria e retorica propria della cultura ufficiale e accademica. Nonostante Gozzano abbia avuto una vita molto breve (muore a soli trentatrè anni di tubercolosi), la sua produzione poetica ha superato la prova della posterità, dimostrando di non essere un mero gioco di sillabe e di rime. "L'amica di nonna Speranza", poesia della raccolta "i Colloqui" Gli oggetti e l'ambiente raccontati richiamano il tardo ottocento e

definiscono il mondo sociale della piccola borghesia. Gozzano provienedalla borghesia benestante, e il suo testo è una satira contro la borghesia. L'epigrafe è la dedica di unafotografia, dalla quale si scatena l'immaginazione del poeta. È una fotografia del 1850. Speranza è lanonna, mentre Carlotta è un'amica della nonna e compagna del collegio. Carlotta ha dedicato questafotografia delle due alla nonna, che il poeta trova dopo cinquanta anni e immagina le circostanze in cuiè stata scattata. Il racconto inizia con un elenco di oggetti, utilizzando il processo retoricodell'"accumulo". Tutti questi oggetti che immagina di vedere, o vede veramente nella finzioneletteraria, insieme alla suggestione della fotografia, lo portano a vivere nel 1850: "Rinasco del 1850". Ilpoeta parla di "buone cose di pessimo gusto", buone perché il poeta aderisce e s'identifica in questomondo rassicurante,

ma di pessimo gusto perché, dal punto di vista razionale, questo mondo borghese è chiuso, ipocrita, e il poeta vuole distanziarsene. Massimo d'Azeglio = esponente del nostro risorgimento, ma anche pittore e scultore. Immilla = verbo di origine dantesca, che significa moltiplicare a migliaia. Il dantismo indica l'estrema letterarietà dell'operazione gozzaniana. Nella seconda parte del racconto Speranza torna a casa, con l'amica Carlotta, dal collegio, si sono diplomate. "Il principe azzurro": le ragazze sognano l'amore, il loro futuro marito, perché in quella società la prospettiva era schematica, ovviamente non esisteva la possibilità di rimanere single perché si assumeva l'appellativo di zitella e quindi giudicate negativamente. È la musica soave che scaturisce l'immaginazione delle ragazze nell'immaginare l'amore. Nella terza parte entrano in scena altri personaggi: lo

zio e la zia, tra cui c'è un parallelismo ma allo stesso tempo una differenza. Sono entrambi conservatori, "ligi al passato", ma la zia amava il Re di Sardegna, cioè Vittorio Emanuele II (nel 1850 non c'era ancora stata l'unità d'Italia, a cui la zia è favorevole). "Gradiscono un po' dimoscato?" è interessante perché nella prima versione Gozzano aveva scritto "marsala", poi si era reso conto che nel 1850 il marsala non poteva essere arrivato a Torino, quindi lo sostituì con "moscato" che è un vino tipico piemontese. Si parla di vari argomenti, moda, arte, e anche politica. Quando viene sottolineato l'amore di Vittorio Emanuele II per le donne, che ha avuto molte amanti, emerge l'ipocrisia degli zii, che mandano le ragazze a giocare fuori per non farle sentire quel discorso che per la morale dell'epoca era scandaloso. "Ah! se tu vedessi

“Che bei denti!» - «Quant’anni?...» «Ventotto.» «Poeta?» -«Frequenta il salotto della contessa Maffei!»è Carlotta che parla, è innamorata. il tramonto come “un’aurora stigmatizzata di sangue” èun’immagine impressionistica.sorta sei da una stampa del Novelliere Illustrato?” Elemento tipico della poesia di Gozzano: c’è”nonun continuo confronto con ciò che è vero, reale; ciò che è di fantasia e cioè letterario. Non è più l’arteche segue la vita – come diceva Oscar Wilde – ma è la vita che segue l’arte, è la vita che viene modellatasu un modello letterario.“ti piacerebbe morire?” sono discorsi tra due ragazzine, che fondono amore e morte nei loro discorsi.“Carlotta” nome che fa rinascere tutte le varie cose del passato, che vengono indicate nella

poesia es.crinolini = pizzi, Carlotta fai rinascere il passato. Negli ultimi versi è come se il poeta parlasse con Carlotta, s’illude di poterla amare ma non la vede più, è un’immagine che passa, perché per Gozzano l’amore è impossibile: non riesce ad amare (la malattia, l’inadeguatezza.) Il tema dell’aridità sentimentale, dell’impossibilità di amare sono tipici di Gozzano: le donne di cui s’innamora sono sempre lontane nel tempo e nello spazio.

ADESIONE SENTIMENTALE VS DISTACCO RAZIONALE al passato Montale sostiene che “Gozzano fa scontrare l’aulico con il prosastico”, perché Gozzano nella sua poesia unisce versi più aulici con una scrittura più vicina alla prosa. Questa è una sua caratteristica che si può notare nella scelta dell’autore di inserire il testo all’interno delle parentesi, azione che richiama alla prosa.

26/03/20 “La

"via del rifugio" è una poesia eponima, cioè che dà il titolo all'intera raccolta.

C'è una filastrocca alternata ai versi della poesia. Il poeta è steso che ascolta la poesia, è "estraneo ai casi della vita" cioè ha un atteggiamento sognante ma allo stesso tempo di rinuncia: sente il suo corpo da fuori, è estraneo. È il tema dello sdoppiamento, il tema dell'io diviso, che richiama un po' al senso dell'inettitudine. Scrive nome e cognome in un'univerbazione, cioè una singola parola minuscola, come se lui fosse un oggetto. C'è un forte enjambement. "la favola bella" è un riferimento a D'Annunzio. "A quanti bimbi morti passò di bocca in bocca la bella filastrocca signora delle sorti?" è una filastrocca che passa di bocca in bocca da generazioni, quindi i bambini che prima la ascoltavano ora sono cresciuti e morti.

(immagine macabra). La filastrocca è signora delle sorti perché dava delle penitenze.

farfalle sono un interesse di Gozzano, e sono un elemento tipico della sua poetica.

Le’siccome quell’antico brahamino del Pattarsy che per racconsolarsi si fissa l’umbilico’. L’idea che Gozzano costruisce dell’oriente avviene attraverso dei cliché, cioè delle immagini stereotipate sulla base delle anticipazioni letterarie. Poi farà un viaggio in india nel 1912 e tutte le sue idee vengono smentite. Alla fine della poesia l’autore non raccoglie il quadrifoglio, cioè non raccoglie la felicità perché accetta la vita con passività.

‘L’analfabeta’ è una poesia dedicato a Bartolomeo Tarella, il custode della villa del Meleto, la villa di famiglia.

‘Si rispecchia nel gran Libro sublime la mente faticata dalle pagine, il cuore devastato dall’indagine sente la voce delle cose

prime.” C’è un chiasmo, il libro sublime è il libro della natura.

Il poeta si rappresenta come compromesso da troppe riflessioni, si rappresenta come un intellettuale compromesso dalla cultura, che provoca in lui un’agitazione. Bartolomeo viene rappresentato come un uomo semplice, a contatto con la natura, quindi come un uomo sereno, a sua differenza. La cultura è un filtro che non permette l’adesione alla realtà. “E la gioia del canto a me randagio scintillerebbe come tiscintilla nella profondità della pupilla il buon sorriso immune dal contagio.” Il sorriso del custode è immune al contagio: c’è una rappresentazione della cultura come una malattia, infatti Gozzano la chiama tabe letteraria. “guerra di Crimea”, quando i soldati piemontesi sono stati mandati a Crimea da Cavour, per l’unità d’Italia.

Visione del documentario “Le gose del Meleto” 27/03/20

“Un

"rimorso" Il poeta non accoglie l'amore della donna (Emma Gramatica) a causa dell'aridità sentimentale, che proviene sia da una condizione esistenziale sia dalla sua malattia.

"I Colloqui" La poesia eponima della raccolta. Il più adatto alla vita è il fratello minore, Renato, quindi l'ha vita "l'ha vissuta mio fratello muto", muto perché non scrive poesie. Il protagonista dei colloqui è suo fratello: c'è un andirivieni tra letteratura e vita. La vita lui non la sta vivendo perché la vive il suo alterego letterario. "Solo gelido in disparte sorrido e guardo vivere me stesso" atteggiamento distaccato ma anche passivo. Anche qui c'è il tema dello sdoppiamento.

"Le due strade" Ci sono 3 personaggi: il poeta, che si fa chiamare avvocato (Gozzano aveva studiato giurisprudenza senza laurearsi mai), la sua amante (una donna sposata); e poi arriva una

Ragazzina diciotto anni molto affascinante sulla bicicletta. La conversazione è classica, un po' imbarazzata, formale. La poesia è polisemica, cioè ha più significati.

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
28 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martinamati01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di letteratura italiana contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Carnero Roberto.