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LIBRO. LA BELLA SORTE

PRIMO CAPITOLO: "DAL SIGNORE N.N" A GABRIELE D'ANNUNZIO

GLI ANNI DELLA GIOVINEZZA (1863-1886)

1863: nasce a Pescara da Luisa De Benedictis e Francesco Paolo Rapagnetta d'Annunzio.

D'Annunzio provoca un certo scandalo già nascendo, molti personaggi, anche di grande cultura e intelligenza, lo hanno accusato di essersi cambiato il cognome da Rapagnetta a d'Annunzio, indicandolo come un esempio di mistificazione fin dalle origini: d'Annunzio è finto in tutto ciò che dice/scrive e questo si vede già dal fatto che ha cambiato il suo cognome in uno più altisonante, sembra un nome quasi evangelico, come se fosse l'angelo Gabriele che va ad annunciare a Maria la nascita di Gesù.

Ma lui è un d'Annunzio a tutti gli effetti, lo dimostra l'atto di battesimo, che lo registra come G.D.Es. È stato rimproverato da Franceso Loi e dalla rivista dei gesuiti.

“Civiltà cattolica”. Primo vero numero nel 1879: la prima edizione ha solo 16 anni.

1880: seconda edizione, mentre esce questa edizione, d’Annunzio si fa un’autopromozione fingendosi morto per una caduta da cavallo, inviando ad un giornale fiorentino la notizia, scritta sotto falso nome.

Dopodiché si scopre che è una notizia falsa, ma nel frattempo si è fatto pubblicità (sa far parlare di sé), che non si accontenta di un ruolo marginale in una società che confina la letteratura in secondo piano; non perde occasione per mostrare che ognuno è artefice e protagonista della propria esistenza, portatore di un concetto di bellezza diverso dai processi di massificazione, ma per far sì che il suo messaggio venga ascoltato occorre che di lui si parli il più possibile, la fama è necessaria a sostenere la vita sopra le righe dell’autore (fin dall’adolescenza ha ben chiara).

L'importanza della notorietà). 1883: a 20 anni si sposa con la duchessina Maria, che gli darà tre figli: il matrimonio avviene contro la volontà della famiglia di Maria dopo una fuga d'amore a Firenze; ne nasce uno scandalo riportato dai giornali dell'epoca, Maria viene diseredata (anche questo contribuisce a far parlare di d'Annunzio).

Intermezzo di rime. Nello stesso anno esce l' -data editoriale 1884- (rappresenta la novità più esplosiva di un panorama nazionale rimasto statico). Suscita scandalo per il contenuto ardito e provocatorio, tanto è che solleva un dibattito che porta al volume "Alla ricerca della verecondia" (l'editore sfrutta le polemiche), scritto da chi non riesce a darsi pace della sua audacia, tra cui: -Giuseppe Chiarini (uno fra i suoi primi estimatori), nelle sue pagine compare "quel signore N.N", ovvero il "poeta giovinetto" (non lo vuole nemmeno nominare).

Parladi “poeta porcellone” e richiede l’intervento della magistratura;-Carducci scriverà in una lettera “è roba porca” (lo colloca nella categoria dei poeti“maiali”; anni dopo d’Annunzio non si dimostra infastidito da un simileaccostamento, infatti, in modo ironico, si autodefinisce “angelico porco alato”).

-Luigi Lodi: è l’unico che difende d’Annunzio;

-Enrico Panzacchi: dice che la poesia d’amore si sta trasformando nella poesia dellalibidine/eccitazione;

-Enrico Nencioni: crede che una simile poesia non abbia futuro e che i veri poetinon hanno bisogno di ricorrere alla pornografia;

-Concludono il volume i sonetti del cavalier Mario Balossardi (pseudonimo inventatodue autori) che parodizzano il tema della nudità e anche i tratti stilisticidannunziani, con termini accesi.nella poesia di GD non c’erano solo donne nude e verecondi. Infatti, Filippo turatiManota i suoi spunti

realistici e sociali, definendolo un personaggio rivoluzionario e socialista (frequenta anche i circoli operai). Nel 1920 GD diventa per Turati un avversario politico (all'epoca dell'occupazione di Fiume).

Luigi Capuana aveva definito GD un "povero diavolo", un artista che "non può darci quello che ha dentro di sé, cioè: cose troppo elaborate, raffinate, sensazioni agitate e nervose, sentimenti complessi e invadenti riflessioni che lo hanno trasformato".

Cesario Testa gli dedica un lungo componimento "a GD", dove individua alcuni tratti distintivi che poi saranno le tematiche sviluppate nelle sue opere: argomento erotico, anticlericale, antireligioso.

Nel 1885 Edoardo Scarfoglio, che era un suo amico, pubblica il Libro di Don Chisciotte, dove narra fra l'altro dell'arrivo di d'Annunzio a Roma e della sua repentina trasformazione da giovane ingenuo e provinciale in raffinato uomo di mondo.

(nota un suo cambiamento)
i rapporti tra i due si incrinano.
Isaotta
Nel 1886 esce Guttadauro, molto curato dal punto di vista della tipografia (si nota la ricerca della singolarità e non passa inosservata), tanto è che il Risaotta al Corriere di Roma, diretto da Scarfoglio, pubblica la parodia pomidauro (non è opera sua ma se ne prende la responsabilità) riferimento parodistico a GD, al quale non piacque (tra i due ci sarà anche un duello, nel quale d'Annunzio verrà ferito all'avambraccio dx; si concluse con una stratta di mano).
Edoardo Scarfoglio parla di un d'Annunzio molto diverso e non riesce a spiegarsi l'imprevedibile trasformazione: "da Roma era partito ingenuo modesto e gentile, ritornò a Roma furbo vanesio e sdolcinato"; "si abbandonò alla folla"; "ma quella sera, vedendolo così lindo e studiosamente preoccupato della lindezza sua".

"mipareva brutto". Prima l'aveva elogiato, adesso lo dipinge negativamente: cambiato in modi di fare, di vestire, in frequentazioni e in aspetti caratteriali (era innamorato di sé stesso, attento a piccolezze superficiali); lo nomina "selvaggio rincivilito", in 6 mesi si era totalmente trasformato negativamente per scarfoglio). Durante quella cena a casa di amici ci fu il primo screzio d'amicizia tra Scarfoglio e GD, secondo lui Gabriele è passato "da una festa di ballo ad un pranzo aristocratico."

TRA POLEMICHE E PARODIE: PIRANDELLO, MANTEGAZZA E ALTRI (1886-1897)

1886: esce il libretto "la zoologia letteraria contemporanea: fauna italiana" del professor Vespa.

Dietro a questo pseudonimo si nasconde Giuseppe Mantica, letterato dell'epoca che si divertiva a prendere in giro i suoi colleghi, classificandoli sotto una specie animale. Mantica produce una sua parodia riferita alla poesia di d'Annunzio "Cantonovo".

In cui lo paragona a un riccio di mare (animale marino einvertebratotendente al vizio). In essa si riprendono le polemiche sulla mancanzadi pudore di d’Annunzio, che viene rappresentato come un poeta a cui piaccionomolto le donne e che aspira alla maniera dei versi di Virgilio. Si insiste anche sullasua femminilità (che aveva notato anche Scarfoglio).critica italiana non esita ad usare argomenti di basso livello contro d’Annunzio.La decennio molto ricco per d’Annunzio, in cui scrive quasi tutti i suoi1886-1896:romanzi più importanti (Il piacere; L’innocente; Il trionfo della morte; Le verginidelle rocce; il Poema paradisiaco, cioè una raccolta di poesie in cui vuole tornarealla purezza della famiglia; le Odi navali, in cui tenta di esaltare la potenzamarittima della neonata nazione, affinché gli italiani si dedicassero alla marineria).1896: Luigi Pirandello (al tempo era ancora quasi uno sconosciuto) scrive un articolo

molto polemico contro d'Annunzio intitolato "L'idolo", in cui, in modo allegorico, rappresenta d'Annunzio come una sorta di Gesù bambino nel presepe, riscaldato dalla "buaggine e asinità del pubblico italiano" (il popolo italiano viene rappresentato come dei pastori adoranti e anche un po' ignoranti). D'Annunzio viene accusato di essere solo un imitatore dell'arte francese, rivelando che questa moda soffoca la vera arte, che secondo Pirandello si basa sulla cultura filogermanica. Per capire questa polemica bisogna far riferimento ad un'altra polemica di fine 800-inizio 900 tra coloro che in Italia seguivano un filone culturale francese e quelli appartenenti al mondo germanico: secondo i filofrancesi la cultura germanica era barbarica, nemica della bellezza, rozza; al contrario i filotedeschi sostenevano che la cultura francese fosse leggera, frivola e superficiale. Pirandello si schiera dalla parte dei tedeschi (si eralaureato in Germania).
Pirandello scrisse un'altra poesia in cui si rivolge alla signora Gallia (la FR), ironizzando i libri che dà da leggere a Pirandello: dice che non c'è bisogno che legga questi libri perché aveva già letto gli autori francesi e quindi aveva già letto anche d'Annunzio (siccome li aveva ricopiati).
Questa polemica sull'imitazione della letteratura francese da parte di d'Annunzio sarà ripresa da un altro intellettuale italiano Enrico Thovez.
1800: FR era il cuore della cultura occidentale; IT era abbastanza emarginata in EU e non si rivolge molto alla FR e alle sue novità. D'Annunzio, invece, grazie ad un suo amico milanese che viveva a Parigi, venne a conoscenza di tutto quello che avveniva a Parigi e sfruttò queste novità per comporre le proprie opere e dare loro un tocco di novità; che abbia poi plagiato qualche autore è indimostrabile. dice di essere

invidioso della fama che d'Annunzio gode grazie alla fama Pirandello di cui è circondato. Egli lo rappresenta come un "Gesù bambino": un feticcio accusato di aver affermato una "maniera" che impedisce di trovare spazio a chi non la condivide.

1897: Paolo Mantegazza, medico di Monza che scriveva anche romanzi di successo e utopici, scrive "L'anno 3000", in cui si immagina il mondo attraversato da una guerra mondiale dopo la quale l'umanità, sdegnata dalla guerra, deciderà di sottoporsi ad un governo unico, che pacificherà l'intero pianeta. All'interno di questo romanzo definisce d'Annunzio come un grande nevrastenico.

Definizione clinica ripresa da Croce diversi anni dopo quando dirà che Pascoli, Fogazzaro e d'Annunzio, a confronto di Carducci, sembrano come 3 "malati di nervi" messi a fianco di un uomo sano.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
24 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gretalavanda di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Zollino Antonio.