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TOZZI NOVELLIERE
Riduzione degli eventi, amplificazione della percezione individuale [destrutturazione della trama, risparmio narrativo]: spesso i suoi racconti sono brevi, di taglio, dove molto è tolto e rimane solo l'essenziale, scabri, con spesso zone di non comprensibile.
Distorsione della percezione [effetti onirici, oscurità simbolica]: ci troviamo davanti zone oscure, come nel Crocifisso.
Contraddittorietà e opacità della vita interiore: soggetto centrifugo, cioè contraddittorio, incoerente. C'è scollamento tra ciò che fanno e ciò che pensano e sentono dentro i personaggi, per cui appare incomprensibile il loro agire.
PERSONE - PROSA 37
È un testo molto breve, che però mostra già cosa fa Tozzi nei testi narrativi veri e propri: si narra della morte della madre del personaggio, c'è un riflesso autobiografico (Tozzi perse la madre e aveva un rapporto pessimo con il padre).
Uno dei temi della sua narrativa è il simbolismo. Ritroviamo qui i tratti elencati precedentemente. C'è spesso addensamento simbolico su determinati oggetti che non viene sciolto. Dentro di me pensavo che avrei desiderato di vederle accese in una festa, tutte intorno a un gran candelabro di vetro, in mezzo alla sala; e in quella luce mi immaginavo di vederle ballare […]. E tra gli occhi socchiusi pareva che dicesse: ci verrete tutti, ci verrete anche voi. E allora avevo forse paura: ma mi faceva anche rabbia; e non volevo obbedirla; così come quando, da viva, mi comandava qualche cosa. […] E allora le voci mi facevano un effetto potente, quasi vellutato; e compresi per la prima volta che io non ero le persone che vedevo. […] Io credo che il mio affetto cominciasse soltanto dal suo letto di morte; e di tutto ciò mi è rimasto un profondo terrore, talvolta comprensibile e talvolta incomprensibile, che si riattacca dietro la mia fede religiosa.
1 = si
Parla delle candele, la madre ne voleva molte ma la spaventavano perché le prefiguravano la morte. L'oggetto ha immediata risonanza simbolica. La fantasia è completamente scollegata dalla situazione luttuosa che si sta vivendo (la fantasia di trovarsi ad una festa e di ballare circondato dalle candele).
2 = eccesso onirico, di immaginarsi di poter dare voce al cadavere e attribuirgli una volontà quasi maligna (la mamma dice che tutti andranno dove è lei). È quasi una negazione del lutto.
3 = effetto di straniamento e recupero del senso di sé come soggetto distinto dagli altri.
4 = affetto per la madre solo quando muore, vita interiore che il soggetto stesso non comprende perché oscillante, caratteristica tipica dei personaggi di Tozzi.
UN GIOVANE è l'unica raccolta non pubblicata in vita, ma che segue comunque l'ordine voluto da Tozzi dei racconti al suo interno. Come in Vita c'è un'ambientazione contadina, familiare.
incentrata su uno spaccato di vita familiare abitato dalla violenza, soprattutto dei padri sui figli maschi. Dire di cosa parlano questi racconti è difficile perché la trama è troppo esile, si tratta comunque di questo rapporto conflittuale che si risolve con la violenza, il figlio cerca di definirsi come persona non più dentro l'infanzia, ma in età della vita più adulta. Solo tornando a casa, a sera fatta, si ricordò che aveva litigato con il padre, e che da due giorni non si erano né meno salutati. Da prima vi pensò come se non riguardasse proprio lui stesso: gli pareva, piuttosto, un racconto che gli avessero fatto; ma, sentendosi ripigliare da una specie di spavento diaccio, si perse d'animo, perché non sapeva se facesse bene o male a persistere nei suoi sentimenti; e il senso di vivere gli dava disperazione. Il ragazzo è inizialmente ripreso immerso nella natura, poi torna a casa e ricorda di averlitigato con il padre. Sembra osservarsi dall'esterno, si guarda dentro ma non sa che cosa provare, non perché è vuoto ma perché è abitato da spinte contrastanti. Il procedere della prosa è frammentario.
- Tu fai la marmotta, con me!... Ti voglio aprire la testa, per vedere che c'è dentro!... La pappa!... La pappa, c'è dentro!... Smetti di mangiare!... Tu mangi le mie fatiche!.... Alfonso, per effetto dell'abitudine, intese soltanto le prime tre o quattro parole. Ma il marmista, accortosene, lo picchiò con i pugni chiusi sulla testa, finché non sentì che si faceva male alle mani. Allora mordendosi i polpastrelli arrossati, si riposò. Non c'è detto perché, ma la violenza esplode. In Canta l'epistola la scena di violenta è motivata (il protagonista si è spretato), qui non c'è uno sguardo all'indietro che ci illumini, è quasi un
Dato di natura. I figli sono spesso de-virilizzati nei confronti dei padri. Era sfinito e aveva bisogno di buttarsi magari in terra. Ma s’era appena voltato, che il vecchio, afferratolo per il collo e per un braccio, lo riportò indietro. Lo voleva vedere, diceva, dentro gli occhi! Ma Alfonso teneva la testa bassa. Allora il vecchio gli diede un colpo sotto il mento perché l’alzasse. Il giovane pensò: “È proprio lui, che mi picchia anche ora?” Non si reggeva più ritto, e avrebbe avuto bisogno di piangere e di abbracciare suo padre con un affetto che in quei momenti diventava immenso: anzi, solo in quei momenti provava un vero affetto per il padre.
Il protagonista cerca di sottrarsi alla violenza del padre, che vede sotto una luce contraddittoria: prova affetto verso di lui in quei momenti, processo di protezione della psiche. La relazione con il padre è fatta solo di silenzi o violenza, che comunque è una dinamica.
Relazionale mentre il silenziono. È per questo motivo che viene fuori in quei momenti il sentimento d'affetto. Allora, ad un tratto, anch'egli chiuse i pugni. Ma il padre lo afferrò per il collo e lo spinse al muro. Il giovine ora si difendeva, senza vedere né la stanza né il padre; mentre pensava al cielo così turchino e pieno di cose soavi. [...]
- Ti voglio ammazzare! T'ho fatto io, e io ti voglio disfare!
Il giovine, fuori di sé, prese un coltello da sopra il canterano; e, con il cuore che gli sbatteva, stette pronto per quando la porta cedesse o si rompesse. Certo, se il padre fosse entrato il figlio lo avrebbe ammazzato! Ma non poteva allontanare da sé la dolcezza dellamattinata, pensava a cose che lo estasiavano. Egli sentiva che non lui soltanto ma anche la sua giovinezza reggeva la porta chiusa; che egli pigiava forte con tutta la spalla, perché la serratura non sarebbe stata abbastanza.
forte. Egli era pieno di un’ebbrezza che lo commuoveva; e pensava a giorni lontani e a dolcezze che né meno lui sapeva che cosa fossero.Ci sono momenti di dissociazione: mentre il padre lo picchia pensa alle cose soavi fatti in mattinata.
Si rifugia in camera, pensa alla dolcezza del mattino.
Sembra esserci un processo di formazione che lo cambia e lo rende giovane, ma nel finale capiamo che non è così, sichiude circolarmente.
FINALE
Tornò al borro nascosto giù tra la fila doppia di pioppi. Soffriva, perché i pioppi c’erano ancora e gli uccelli volettavano. Eglisi fermava a guardare, sentendo, attorno attorno, una gran cattiveria ostile. Perciò si rivolse subito, con la testa sconvolta.
E, ad ogni persona che incontrava, sperava di non essere veduto.
Tutte le sensazioni positive verso la natura diventano qui negative, l’ostilità è proiettata dal soggetto.
Sperava quasi di morire, di non essere visto in quanto
Soggetto diverso dal padre o che non si vedano gli effetti psichici della violenza (altro motivo che ricorre nella narrativa di Tozzi). È un percorso di formazione non lineare: vuole distinguersi dal padre ma allo stesso tempo c'è qualcosa che soffoca il tutto.
RACCONTARE LA VIOLENZA
- Assenza di spiegazioni e nessi causali: violenza come dinamica normale delle relazioni familiari, che non necessita quindi di spiegazione.
- Andamento frammentario, quasi incoerente, senza nessi tra una scena e l'altra.
- Scollamento dalla vita interiore, come nella scena del coltello.
- Alienazione dalla realtà naturale.
VITA
È un racconto dalla trama inesistente, contesto familiare in cui il padre è alcolizzato e per questo motivo si scaglia contro il figlio e la moglie. Il figlio cerca di ribellarsi ma il tentativo è fallimentare.
Il racconto inizia con un ragazzo che scappa per la campagna, lancia una pietra al curato, che viene raggiunto
Dal padre. Solo in seguito ci viene detto il motivo dello scontro fra i due: Giacomo aveva mangiato l'uva. Anche qui le sensazioni cambiano continuamente, dalla paura si passa all'allegria. Perché allegria? Forse la volontà di Tozzi è quella di scomporre le situazione della vita attraverso una percezione che non ci dà un'immagine univoca. Sentiva che avrebbe provato chi sa quali contentezze, facendo il proprio comodo. La sua paura si tramutava in uno stato d'animo ilare; ed egli si divertiva di ciò che mezz'ora prima lo aveva spaventato. Si mise a ridacchiare da solo, immaginando suo padre com'era buffo ad aspettarlo con la frusta in mano. [...] Quando tornò a casa era addirittura allegro. Anche qui l'osservazione non ha nesso con ciò che sta accadendo. Anche fuori rispetto a cosa? Si passa dal dentro claustrofobico della casa al fuori infuocato. Fino a un momento prima il figlio viene aggredito,
Poi baciato. Anche l'affetto deve passare nella violenza. Anche fuori, faceva caldo. E c'erano, nella parte più bassa del cielo, certi nuvoloni che sembravano spuma, sempre più gonfi e più grossi; che diventavano di fuoco. La finestra era aperta, e quel silenzio che veniva di fuori fece tirare una bestemmia a Minello, come se lo avesse provocato. La moglie, Dele, tenendosi con una mano aperta i capelli che le sierano sciolti, andò in fretta in camera, prese un guanciale e lo mise sotto la testa di Jacopo. Minello gli sbottonò il panciotto. E quando il ragazzo si riebbe, lo baciò nella bocca.
LEZIONE 16 – 23 aprile
Vita è ambientata in un contesto familiare violento, c'è scissione tra gli stati d'animo dei personaggi e quello che fanno: l'interiorità è abitata da stati d'animo che loro stessi non sono in grado di comprendere fino in fondo. Qui non c'è una vera e propria