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La raccolta “Fiabe italiane”, in cui l’autore cerca e raccoglie tutta una serie di racconti popolari, inizialmente orali e
poi trascritte, ma che non hanno un autore.
“Il castello dei destini incrociati”, una serie di racconti in cui Calvino immagina che ogni racconto sia la
continuazione del precedente, non hanno un ordine preciso, ma dipendono dall’esito dei tarocchi della Regina del
castello, in base a ciò il destino dei racconti viene modificato.
“Le città invisibili”, racconto in cui lo scrittore colloca Marco Polo alla corte del Kublai Khan (Re della Cina) e per sua
volontà gli debba raccontare ogni giorno di una città visitata dal protagonista ma non dal Re, da qui “le città
invisibili”, in quanto il Sovrano visita e vive il mondo all’esterno della sua “prigione dorata” soltanto attraverso i
racconti dell’esploratore.
Calvino muore a seguito di un ictus a nemmeno 62 anni, mentre stava preparando 6 lezioni da portare all’università
di Harward, dove doveva andare nel mese di ottobre. Queste lezioni, quasi complete, furono pubblicate postume
con il titolo di “Lezioni americane” e, secondo il parere di Eugenio Scalfari (direttore de La Repubblica)
rappresentano la migliore opera dell’autore. L’opera si basa sulla riflessione e il ragionamento di concetti quali la
Leggerezza, la Rapidità, la Molteplicità, l’Esattezza, la Visibilità e la Coerenza (solo progettata); . Nell’Esattezza,
l’autore definisce Leopardi come il miglior e più preciso definitore di “vago” che sia mai esistito, ma la prima lezione,
“Leggerezza”, è quella più efficace ed esprime varie riflessioni sempre su Leopardi e su altri autori molto interessanti;
porta come esempio una novella del Decameron che ha per protagonista Guido Cavalcanti (poeta stilnovista) per
esprimere i due concetti di leggerezza pesante e pesantezza leggera: Cavalcanti, il quale non credeva
nell’immortalità dell’anima, viene collocato in un cimitero a riflettere filosoficamente sulla sua non-credenza,
quando un gruppo di giovani cavalieri lo incontra e comincia pesantemente a prenderlo in giro per le sue riflessioni,
Cavalcanti li spiazza con una battuta (gli dai dei morti viventi) e fugge scavalcando il recinto. La contrapposizione c’è
tra leggerezza pesante dei cavalieri, che dicono cose prive di spessore ma in maniera greve e volgare, e la pesantezza
leggera di Cavalcanti, che dice cose rilevanti con una leggerezza unica.
“Il sentiero dei nidi di ragno” (1947), ambientato in Liguria, regione originaria della famiglia di Italo e dove lui è
cresciuto. Il protagonista è un bambino soprannominato Pin, uno dei pochi bambini protagonisti di romanzi della
letteratura italiana (altri esempi sono Carlino Altoviti, Nievo; Maria, personaggio di Piccolo Mondo Antico, Fogazzaro;
Cecilia, Promessi Sposi; Rosso Malpelo, Verga). Pin è un bambino di strada, vive in un piccolo paese ligure, orfano di
madre, con un padre assente in quanto marinaio ed una sorella che si prostituisce e, analogamente alla sorella di
Rosso Malpelo, trascura il fratellino. La prostituzione della sorella è molto particolare, in qualche modo collabora con
gli occupanti tedeschi, suoi clienti. Pin non ha un’età definita, si suppone 11/12 anni, ma ha una grande ambizione:
quella di farsi accettare, già, nel mondo degli adulti, un mondo per lui misterioso e affascinante, mistero che sta nel
fatto di non capire l’attrazione degli adulti verso le donne. Il protagonista frequenta costantemente un’osteria, un
luogo di perdizione, gli uomini e le poche donne che la frequentano sono ex-detenuti, ubriaconi e maleducati, che si
fanno anche un po’ beffa di questo bambino che poco c’entra in quel luogo. Da questi luoghi ha acquisito un lessico
molto colorito, sempre con l’intento di farsi accettare dagli adulti. Un giorno riceve una richiesta dai clienti
dell’osteria, come prova di coraggio deve rubare la pistola, una P38, di un marinaio tedesco cliente della sorella; il
furto riesce, però viene, poi, scoperto e messo in prigione, dove incontra un partigiano soprannominato Lupo Bianco
con il quale riesce ad evadere. Una volta evaso si associa al gruppo partigiano del suo nuovo “amico”, ma senza una
motivazione ideologica. Seguono una serie di vicende, una delle più importanti è quella in cui Pin rivela ad un altro
partigiano a cui si era legato molto, Pelle, che la pistola rubata non venne ritrovata perché l’aveva nascosta in un
sentiero isolato, che frequentava e conosceva solo lui, in una buca in cui i ragni fanno i nidi, da qui il titolo del
romanzo. Quando il bambino va a cercare la pistola non la trova e suppone che il suo “amico” Pelle sia andato prima
di lui; disperato, non tanto per non aver trovato la pistola quanto per il supposto tradimento di Pelle, Pin si reca dalla
sorella, che pur avendolo sempre trascurato è sempre l’unica figura adulta che gli resta. Dalla sorella ritrova la
pistola, la quale gli dice che le è stata portata da un fascista suo cliente, a quel punto Pin capisce che evidentemente
Pelle era un fascista infiltrato fra i partigiani; sconvolto, fugge con la pistola e si rifugia nel sentiero dei nidi di ragno.
Lì viene raggiunto da Cugino, un altro partigiano con cui aveva stretto amicizia; Cugino lo lusinga mostrando
attenzione ai ragni e al modo in cui costruiscono il nido, a Pin fa grande piacere in quanto crede di aver, finalmente,
trovato un amico che lo corrisponda in tutto. Cugino gli chiede dove possa trovare la sorella del bambino, facendo
trasparire il desiderio di accompagnarsi ad una donna; da una parte questa richiesta fa capire a Pin di essere
considerato un confidente e lo aggrada, dall’altra, invece, continua a non capire questa attrazione da parte degli
uomini per le donne e giunge alla conclusione di poter accomunare Cugino a tutti gli altri uomini. Pin decide
comunque di indirizzare il suo amico verso casa della sorella, convincendolo a lasciare a lui il mitra e prendere la
pistola, che è meno voluminosa e ingombrante. Un dubbio che sfiora il lettore, ma non Pin, è quello che le intenzioni
di Cugino siano ben altre che erotiche, che si voglia vendicare della sorella, collaborazionista fascista. Pin ode degli
spari dal villaggio, ma non li collega all’idea del lettore; poco dopo vede Cugino tornare, dicendo di non essere più
andato in quanto nel cammino gli era venuto schifo. Pin non sospetta nulla, bensì inizia a reputare Cugino l’amico
perfetto essendo tornato da lui invece di andare a soddisfare le sue voglie. L’ambientazione della scena possiamo
capire sia in una notte estiva in quanto vengono citate le lucciole, tipiche del periodo giugno-agosto.
Lettura Introduzione: viene introdotta la figura di Pin, un bambino di strada, fuma e beve per farsi accettare dagli
adulti, usa espressioni sentite all’osteria (intercalare molto usato “mondo boia”). Viene descritto anche il marinaio
tedesco, cliente della sorella, un marinaio di Amburgo che dà per disperse moglie e figlie,
va dall’amica prostituta per cercare affetto e consolazione. Pin fa credere al marinaio che sua sorella sia in ospedale
per una malattia venerea, creando nel marinaio la paura di essere infettato. La sorella di Pin viene descritta con
aggettivi che alludono alla bruttezza, anche poco etici.
Lettura Conclusione: Pin e Cugino, vicenda dell’uccisione della sorella di Pin e finale in cui scoprono tutto ciò che
hanno in comune, a partire dall’essere orfani di madre.
» Manfred (Fred) Uhlman – Stoccarda 1901, Londra 1985.
Nato da famiglia ebrea; nella prima parte della sua vita, lontana dall’avvenire di Hitler, studia Legge e diventa
avvocato, fino a quando, nel 1933, sale al potere Hitler che da subito esprime le sue intenzioni e le sue idee naziste e
antisemite. Uhlman riceve una soffiata tramite una telefonata da un giudice appartenente al partito nazista che gli
dice “Parigi ORA è bellissima”, un modo per invitarlo a scappare il prima possibile dalla Germania, modo subito colto
e attuato. Lo scrittore non prende molto bene questo trasferimento, ha difficolta ad adattarsi alla nuova nazione e a
mantenersi. Nel 1936 decide di andare in Spagna, dove conosce Diana Croft, una donna inglese. Poco dopo scoppia
la guerra civile, franchisti vs formazioni di sinistra, così Uhlman decide che sarebbe stato meglio tornare in Francia,
se non fosse che nel tragitto gli fu rubato il portafoglio, sventura che lo lasciò senza un soldo e senza documenti, che
non avrebbe potuto richiedere in quanto sarebbe dovuto tornare in Germania. Preso dal panico chiede al
proprietario di un caffè di poter fare una telefonata: chiama Diana, la quale riesce a procurargli un documento
provvisorio grazie al quale arriva a Londra, dove si stabilisce con Diana, con la quale ha una relazione amorosa; per
mantenersi dipinge e diventa un pittore di una certa rilevanza. Vive altri eventi poco fortunati: viene internato per
un periodo di 6 mesi insieme ad altri italiani e tedeschi sull’isola di Mahn, in quanto considerato sospetto e
pericoloso. Dopo i 6 mesi internato, si ricongiunge alla moglie ed alla figlia nata nel frattempo.
All’età di 70 anni scrive il suo unico vero libro, “L’amico ritrovato”, tradotto poi in 19 lingue e usato per trarne un
film. Il protagonista è un ragazzo ebreo di Stoccarda, si chiama Hans e frequenta il ginnasio. Un giorno arriva nella
sua classe un nuovo alunno, Kondradin Von Hoenfels, appartenente ad una storica e nobile famiglia tedesca; Hans è
da subito impressionato di avere un discendente di una nobile famiglia, nonostante appartengano a due mondi
completamente diversi (i genitori di Hans sono medico e casalinga, ceto medio-alto). I due ragazzi si trovano a fare
un pezzo di strada insieme, essendo le loro abitazioni vicine; nasce, così, una forte amicizia che dura fino a che Hans
non si accorge di alcune stranezze: Kondradin non invita mai ad entrare Hans, a differenza di quest’ultimo che lo
porta lusingato a casa sua. Dopo varie insistenze Hans riesce ad entrare nel palazzo in assenza dei genitori
dell’amico: tra le varie fotografie esposte intravede un ritratto di Hitler, che in quel periodo stava facendo la sua
ascesa al potere, ciò porta ancor più sospetti ad Hans, aumentati, in seguito, anche da un incontro dei due ragazzi a
teatro che porta Konradin, accompagnato dai genitori, ad evitare il suo amico. Nel frattempo il nazismo è sempre più
presente nella Germania dell’epoca e Hans inizia ad essere bersaglio di forme di molestia per compagni di scuola e
perfino professori. Il povero Hans chiede spiegazioni a Kondradin, il quale dopo una iniziale vaghezza ammette che i
suoi genitori sono filonazisti e antisemiti, in particolare sua madre, di cui suo padre è in qualche modo succube, che
ha nel suo modo