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ERMETISMO
Negli anni 30 domina l'ermetismo che rappresentava, al contrario dei neorealisti, una scuola. Fra gli autori vi
sono: Giuseppe Ungaretti scrive Il sentimento del tempo che riguarda la memoria storica in particolare
– con la profondità e la coscienza del tempo che si riaggancia ad un discorso millenario. Ungaretti non
è un ermetico, ma è il maestro degli ermetici: egli è uno sperimentalista, mentre gli ermetici sono
chiusi nella loro scuola
Salvatore Quasimodo che è il capo scuola dell'ermetismo, studia, dopo gli istituti tecnici, il latino e
– il greco e tradurrà nel 24-25 gli scritti greci. Il suo primo libro di poesie è Acque e Terre con la
rappresentazione della Sicilia, poi si trasferità a Firenza e Milano.
L'uomo dopo la morte è destinato ad un'esistenza superiore, le persone sono chiuse nella loro solitudine
intesa non come collettività ma come singole unità.
Gli ermetici non accettavano ma non rifiutavano il fascismo, il loro unico interesse era la letteratura anche
come dimensione morale. Essi non incapparono mai nella censura perché nessuno li capiva, linguaggio
chiuso quasi incomprensibile. Gli ermetici hanno creato un codice, il lettore coglie grande cultura e
musicalità ma il messaggio non arriva. Furono accusati di oscurismo e calligraficismo; la loro poetica fu
definita dell'assenza.
Altri autori:
Mario Luzi candidato più volte al premio Nobel che non vincerà mai;
– Leonardo Sinisgalli ingegnere e matematico meridionale;
– Alfonso Gatto salernitano che non rinuncia all'oggettività e al messaggio.
–
Tra gli ermetici ci furono anche grandi critici tra cui Carlo Bo che insegnò nel secondo dopo guerra. Nel
1938 pubblica il saggio Letteratura come vita un manifesto che giustifica la poetica ermetica, l'unica vita che
canta è la letteratura, il resto è cronaca.
Fede ed arte sono i due grandi valori degli ermetici, dove l'arte è eterna e la fede che dopo la morte si vive
accanto a Dio. Nel dopoguerra quando cadde il fascismo furono accusati di aver accentuato il fascismo sena
protestare. LETTERATURA 19
ELIO VITTORINI
BIOGRAFIA: Personaggio con una personalità particolare, nasce nel 1908 in Sicilia e a 13 anni tenta la fuga
da casa. Giovane irrequieto e figlio di un ferroviere, vivono nella casa cantoniera vicino alla stazione.
Dell'infanzia ricorda che il padre nonostante fosse un semplice ferroviere, amava la letteratura, leggeva al
figlio Mille e una notte di Robinson Crosue ed era appassionato di Shakespeare infatti creava dei
palcoscenici nei pressi delle ferrovie. Tutti questi ricordi ritornano nel romanzo Conversazione in Sicilia.
Esperienze di tipo politico che vive come se fossero delle avventure e la militanza politica verrà raccontata
nel suo primo romanzo che incontrerà parecchi problemi con la censura Il garofano rosso.
A Gorizia, dove farà il carpentiere, si trasferisce giovanissimo, successivamente a Firenze nel 24, qui si
avvicina agli intellettuali fascisti: personalità appassionata e rivoluzionaria apprezzata da Malaparte che lo fa
collaborare a due importanti riviste fasciste, ovvero La riforma dello stato e Critica fascista. Trova lavoro
come correttore di bozze presso La Stampa (quotidiano di Torino ma lavora nella redazione fiorentina).
Impara l'inglese da un tipografo, agli inizio degli anni 30 poco più che ventenne comincia a tradurre gli
scrittori inglese e quelli americani, dovrà pero lasciare presto il lavoro al La Stampa perché il troppo lavoro
in tipografia gli causa un avvelenamento.
Vittorini si avvicina agli scrittori fiorentini, legati al gruppo di Solaria Montale apprezza molto il giovane,
che si allontana ben presto dall'idea di una letteratura violenta e provinciale; scriverà un articolo che si
intitola Scarico di Coscienza che Falqui l'aveva introdotto al L' Italia letterale. Tale articolo significa fare
l'esame di coscienza, di aver commesso degli errori che dichiara in pubblico, con stile diretto e chiaro che
non conosce mediazioni e finzioni; sviluppa le sue critiche alla cultura fascista: cultura che pecca di
provincialismo ed è arretrata su posizioni locali, scritta con retorica. Esalta la letteratura moderna e cita
Proust, scrittore che aveva avviato il romanzo moderno in Europa e attaccato dai critici fascisti che dicevano
che gli scrittori antifascisti amavano frequentare gente squalificata.
Vittorini entra in Solaria nel 29 e i Solariani hanno un vincolo di fraterna amicizia e solidarietà fra di loro, in
cui creerà degli scompensi. Elio viene aiutato ad entrare a La Nazione, collabora con altre riviste: L'Italia
letteraria era una delle poche riviste che pagava i suoi scrittori di articoli.
Su Solaria pubblica dei racconti che usciranno nel 1931 nel libro Piccola Borghesia, ma subito dopo nel 32
partecipa ad un concorso che era stato lanciato per il miglior reportage di un viaggio in Sardegna, Elio vince
il premio e viene pubblicato la prima redazione di questo reportage che si chiamava Diario Sardo che verrà
corretto ed ampliato, uscirà nel secondo dopoguerra con il titolo Nei Morlacchi, Sardegna come un'infanzia.
Vittorini crea dissapori in Solaria e quindi collabora a Il Bargello dove scrive articoli violenti, ad esempio
contro Ungaretti e provoca una rottura fra i solariani e Tecchi.
Nel 33 arriva la stesura de Il Garofano Rosso (vedi letteratura 17)
Vittorini vedeva nelle imprese coloniali quello che la propaganda prometteva: impresa coloniale con il fine di
trovare terre al sole ai contadini italiani, ma tutte le guerre brigatiste sono volte ad acquisire materie prime e
mano d'opera a basso costo. Nel 36 si verifica la delusione di Vittorini per l'appoggio dei fascisti ai falangisti
di Francisco Franco.
Vittorini faceva parte dei “fascisti di sinistra” insieme ad altri intellettuali che entrano in crisi. I quindici anni
di attivismo fascista li vede come un fallimento. Crisi da cui non sa uscire e per giunta non può militare dalla
parte opposta perché deve combattere contro gli ex camerati. La guerra di Spagna è una prova di guerra
civile: molti italiani combattono l'uno contro l'altro nelle opposte fazioni. Nel 32 si ha la sensazione di
vicinanza del secondo conflitto mondiale.
CONVERSAZIONE IN SICILIA : uscirà tra il 38 e il 39 su Letteratura e poi il romanzo uscirà nel 41 in due
diversi edizioni con il titolo Nomi e lagrime e nello stesso 41 presso Bompiani con il suo titolo originale.
Il titolo significa che è costruito in larga parte in forma dialogica: Silvestro, il protagonista, incontra gli
sconosciuti e parla con loro; a metà del romanzo accompagna la madre a visitare i malati. È la storia di un
viaggio e di un ritorno in Sicilia dopo 15 anni, parte senza averlo deciso, perché è in una condizione di
immobilità e di quiete nella non speranza. Questa condizione è spiegata nel primo capitolo ..io ero
quell'inverno in preda di astratti furori, credere il genere umano perduto chinando il capo e voglia di
perdermi con lui, ero quieto non avevo voglia di nulla, uscire con gli amici o restare in casa era per me lo
stesso, come se avessi un giorno di vita ne aver mai saputo di essere felici.
Calvino faceva parte del partito comunista e scoprì il regime sovietico sanguinario e scrive, come Vittorini,
La Nuvola di Smog.
La prima parte del capitolo terzo è dedicata al viaggio da Firenze in Sicilia: a Villa San Giovanni il treno è
salito sul traghetto per andare in Sicilia da qui inizia il romanzo vero e proprio con poche funzioni narrative e
i momenti di passaggio consistono soltanto nell'incontrare delle persone. Nome e lagrime è perché alcuni
personaggi hanno un nome ed altri no, i personaggi che compaiono alla fine hanno i nomi, mentre quelli
della prima vengono identificati con alcune caratteristiche.
Personaggi nello scompartimento: uomo alto che gli ricorda suo padre, chiamato il Gran Lombardo che è una
citazione del paradiso di Dante è un personaggio nobiliare che da spesso rifugio e ostello; poliziotti che
parlano del loro potere di sbirri nel corridoio.
Dialogo fra Silvestro e il Gran Lombardo in cui quest'ultimo dice che tutti devono impegnarsi in nuovi
doveri che sono molto più alti e impegnativi verso gli altri, l'uomo è un antifascista che sente la puzza degli
sbirri. Questo viaggio è mentale e simbolico, è un ritorno all'innocenza, al prima della colpa e ricominciare
da capo. I personaggi hanno tutti il valore simbolico, prospettiva morale e politica dell'opposizione. Giro
nelle case dei malati in cui emergono le voci, malati di tisi o di malaria e la domanda della madre che chiede
se hanno mangiato sottolinea la denutrizione, discorso che fanno anche altri autori del meridione.
Vittorini supera la retorica di regime e presenta una Sicilia piena di dignità e di dolore. La madre esalta la
grandezza del nonno di Elio, nel treno il Gran Lombardo è alto e prestante, anche lui va a cavallo con cui
guida le processioni ed ha gli occhi azzurri. Il padre nei racconti della madre appare come un uomo molto
amato ma anche disprezzato da essa perché incapace di dare aiuto alla moglie in momenti di difficoltà, ma
agli occhi di Silvestro la figura del padre si sovrappone a quella del nonno e del Gran Lombardo, quest'ultimi
sono il richiamo ai doveri, mentre il padre è il richiamo alla vitalità e all'amore per la vita. Altro personaggio
è Demetrio che dice di ritrovare l'acqua limpida (rassegnazione della religione). Silvestro alla fine sceglie la
via del Gran Lombardo (l'impegno).
Nel romanzo vi è la riflessione sulla questione se tutti gli uomini sono uguali; il mondo offeso che gli appare
fino a un certo punto diviso in vittime e carnefici e Silvestro si chiede se la vittima è umana allo stesso modo
del persecutore. Il genere umano e cosa vuol dire che tutti facciamo parte di esso? Anche la belva feroce e i
nazisti? La risposta è che gli umani sono le vittime: quanto più si è offesi tanto più si è grandi nella propria
dignità e quanto più si è violenti tanto meno si è umani. Silvestro non da questa risposta in modo aperto ma
la sottintende. Malato di tisi è più uomo, cosi come quello che viene arrestato ingiustamente è più uomo di
quello che lo arresta. Questo è il doppio livello di Conversazione, prima parte viaggio e poi dimensione
simbolica, ad un certo punto il lettore può pensare che sia una fantasticheria e un sogno. Nel finale tutto
converge su Silvestro che all'improvviso si trova intorno tutti i personaggi che ha incontrato, cosi come
quando torna ubriaco dall'osteria e si sente chiamare scende le scalette e si trova al cimitero e li vi è un
soldato che dice che &egrav