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L’Orco è un luogo di metamorfosi, egli stesso è metamorfico. Può essere brutto o bello come un
Narciso, può dare morte ma anche vita. Essi si incontrano nei boschi, sull’orlo di precipizi. L’orco
maschio ha i canoni della bruttezza; l’orco femmina della vecchiaia. L’opposto dell’orco è il
Narciso.
Caratteristiche delle fate sono la luminosità e la bellezza. Gli intrecci si modificano con l’uso dei
doni delle fate, che modificano il destino dello sciocco. La metamorfosi ha inizio nel momento in
cui le fate ridono.
Gli animali sono spesso capaci di parlare, ma sono magici anche se muti. Spesso scompaiono dopo
avere dato o avuto. Le piante nascondono le fate e la loro stupefacente bellezza.
Il racconto di Vardiello Vardiello è un ragazzo inaffidabile che ha trovato delle monetet d’oro
dentro una vecchia statua. Lo madre lo fa sedere sulla soglia di casa e gli fa piovere addosso uva
passa e fichi secchi. Il giudice non crede a questo avvenimento, che ritiene magico e fa rinchiudere
il ragazzo in manicomio. Tale racconto mette in luce il meccanismo della finzione (magia e
illusione), perché il racconto appare vero e falso allo stesso tempo. Vero in quanto racconta di un
episodio accaduto veramente, ma falso agli occhi del giudice che lo reputa incredibile.
L’azione magica più evidente nel Cunto riguarda le forme della metamorfosi.
Le persone dominanti sono i re e le fanciulle e i rapporti riguardano il dominio e l’eros. Le fanciulle
possono essere solo belle e i re, o principi, le inseguono ed esplorano i loro corpi in quanto attratti
dalla bellezza. I re non sopportano altre fatiche se non quelle dell’amore. I re sono inoltre disposti a
pagare guaritori e per salvare il lori figli in pericolo di vita. I re possono essere avari e desiderano
solo la ricchezza. I re tengono al loro onore e i loro ordini non vengono contraddetti. I rapporti
famigliari generano l’azione del racconto perché, spesso a causa di contrasti familiari, avviene
l’allontanamento da parte del protagonista. I fratelli sono avversari tra loro e il loro rapporto è
conflittuale (sette fratelli che desiderano una sorella). I bambini sono oggetto di desiderio.
La vita di corte è fonte di vizi e virtù. Tra le virtù troviamo l’amicizia, la discrezione, l’obbedienza e
l’esperienza, mentre tra i vizi ci sono l’invidia, l’ignoranza, l’ingratitudine e l’indiscrezione.
I due fratelli un padre morente lasciò in eredità ai suoi due figli un decalogo dell’uomo dabbene,
una ricchezza, una casa e un campo. Uno dei fratelli adottò lo stile di vita dell’uomo virtuoso e
incontrò la virtù. Questo stile di vita prevedeva l’istruzione e la conversazione cortigiana seriosa
che permetteva di raggiungere la conoscenza e la miseria. L’altro fratello raggiunse la ricchezza
grazie al gioco, suscitando l’invidia del fratello che si pentì di aver intrapreso la strada della virtù.
Prese la strasa che portava alla montagna con l’intenzione di buttarsi, ma qui incontrò una donna
con una corono intorno ai capelli d’oro, la Virtù, che gli ripeteva le regole del virtuoso. La virtù era
un rimedio contro l’invidia. La donna gli lasciò una polvere che permetterà di sanare la figlia del re
e far diventare lui suo sposo e primo consigliere di corte.
Il corpo è il luogo finale e fatale di tutte le trasformazioni. Senza viaggio, cambiamento di status e
metamorfosi corporale no c’è racconto. Le persone fiabesche posseggono il corpo come status che
può essere contraddistinto dalla bellezza e dalla giovinezza o dalla bruttezza e dalla vecchiaia.
Importante nel Cunto è l’immagine dello specchio e la specularità. Il Cunto è un racconto nello
specchio, in quanto il 49° racconto è una versione speculare del primo e dell’intera opera.
“Le Piacevoli Notti”
Costantino Fortunato versione de ‘Il gatto con gli stivali’
Una donna muore e lascia un testamento ai tre figli. L’ultimo dei tre riceve una gatta e insieme
patiscono la fame. La gatta, mossa dalla compassione, dice al suo padrone che d’ora in poi
provvederà lei ai loro bisogni. Così uscì di casa, uccise una lepre e si recò al palazzo del re e chiese
un’udienza. Offrì la lepre al re, che accettò il dono e chiese chi glielo aveva mandato. La gatta
rispose che il dono era offerto dal suo padrone Costantino, un uomo molto potente. Il re allora
allestì un banchetto e la gatta portò i viveri a Costantino. La gatta continuò a portare doni al sovrano
e un giorno disse a Costantino di eseguire i suoi ordini. Seguì così la gatta al fiume, si tolse i vestiti
e si buttò in acqua, cominciando a gridare. Lì vicino c’era il re che decise di soccorrerlo. Gli diede
dei nuovi vestiti e, credendolo ricco gli diede in sposa la figlia. Ma, non avendo una casa adeguata,
Costantino si preoccupò. A ciò pensò la gatta che, con uno stratagemma, fece in modo che, durante
il tragitto per arrivare alla dimora, ogni passante dicessa che tutto apparteneva a Costantino.
Arrivarono in un castello, il cui padrone era morto, e con grande fortuna Costantino potè dimorare lì
con la moglie. Poco tempo dopo il re, suo suocero morì, ed egli prese il suo posto. Costantino, da
povero, riuscì a diventare ricco.
Pietro Pazzo Una vedova aveva un figlio pescatore, non molto giusto di testa, detto Pietro Pazzo.
Egli pescava ogni giorno ma non riusciva a prendere nulla ma, ogni volta al ritorno a casa gridava
di aver pescato molti pesci e la figlia del re lo prendeva in giro. Un giorno riuscì a pescare un grosso
tonno, ma questi pregò Pietro di lasciarlo libero in cambio di un desiderio. Pietro accettò e ricevette
in dono una barca piena di pesci, rendendo contenta la madre, ma le risa della principessa non
cessarono. Così Pietro richiamò il pesce per fare in modo che la ragazza rimanesse incinta di lui. Il
desiderio fu esaudito; la principessa rimase incinta, con dispiacere dei genitori che volevano
scoprire chi era il padre. Alla nascita del bambino, furono convocati numerosi giovani, ma nessuno
sembrava essere il padre. Un giorno si presentò Pietro Pazzo e, notando una certa somiglianza con il
bambino, si scoprì che era lui il padre. Il re decise di buttare in mare la povera famiglia. La
principessa era disperata ma Pietro gli diceva di non preoccuparsi. Chiamo il tonno che realizzò i
desideri di Luciana. I tre approdarono sulla terra e fu costruito un ricchissimo palazzo. Il re e la
regina di pentirono di aver cacciato la figlia e partirono alla sua ricerca, fino ad approdare in un
isolotto. Qui ergeva un enorme palazzo, che i coniugi scoprirono essere abitato dalla figlia e da
Pietro, ora divenuto un uomo ricco e bello. Tutti si riappacificarono e avvenne una grande festa.
Alla morte del re, Pietro Pazzo gli succedette.
Costanzo/Costanza un re si sposò con il fine di avere eredi, ma sua moglie partorì tre bambine.
Giunta ad una età avanzata, la donna non poteva avere più figli. Una volta giunte all’età del
matrimonio, il re diede in spose le figlie e diede loro una parte del regno. Qualche anno dopo, però
la regina partorì un’altra bambina, Costanza. Divenne una ragazza bella e educata e, giunta l’ora del
matrimonio, i genitori volevano darla in sposa al figlio di un marchese, in quanto la dote non era
alta. Costanza si rifiutò di sposare qualcuno al di sotto del suo rango e decise di vestirsi da uomo e
farsi chiamare Costanzo. Entrò al servizio del re e la regina lo desiderava come amante. Siccome il
re voleva un satiro come prigioniero, la regina gli suggerì di far eseguire questo compito a
Costanzo. Egli accettò e, con uno stratagemma, riuscì a catturare un satiro nel basco, usando un
vaso, del vino e del pane. Nella via del ritorno, il satiro cominciò a ridere. Il re cercò di farlo parlare
e la regina suggerì a Costanzo di compiere quest’azione. Costanzo corruppe il satiro con del cibo e
promettendogli la libertà. Il satiro iniziò a raccontare una storia con la quale il re capì che le ancelle
della moglie erano in realtà degli uomini. Capì anche che Costanzo era una donna. Fece processare
la moglie e sposò Costanza.
Re Porco un re e una regina non avevano figli. Finalmente la regina rimase incinta, ma un giorno
gli si avvicinarono tre fate e le lanciarono una maledizione. Infatti, la terza fata le augurò di
partorire un figlio con la pelle da porco e che si comporti come un porco e non potrà uscire da
questa forma fino a che non sposerà tre donne. Al momento del parto, nacque un porco e i genitori
erano disperati. Col tempo però vi si affezionarono, poiché egli parlava ma aveva comunque le
sembianze di un animale. Il porco crebbe e si innamorò di una delle figlie di una povera vedova e
gli chiese il permesso di sposarla. Il re riuscì a convincere la donna a dare in sposa la figlia. Dopo
essersi sposati, la coppia si ritirò in camera da letto e, la fanciulla aveva un pugnale nascosto per
uccidere il marito, ma si addormentò e fu il porco a uccidere la moglie. Il porco, poi desiderò in
sposa la secondogenita dell’uomo e convinse i genitori a far celebrare il matrimonio. Nella sera
delle nozze, la fanciulla aveva con sé del veleno per uccidere il corpo, ma questi scoprì il piano e
uccise la moglie. Poco tempo dopo desiderò anche l’ultima figlia della vedova, la quale acconsentì
lei stessa al matrimonio. La sera delle nozze, la fanciulla era affettuosa con lui. Al porco cadde la
pelle setolosa e si rivelò essere un bel ragazzo, del quale la donna si innamorò., spezzando
l’incantesimo. La fanciulla raccontò ciò alla regina, che fu felice di vedere il figlio bello. La coppia
ebbe un figlio e, il re e la regina, contenti, decisero di deporre la corona in loro favore.
Biancabella un marchese non aveva figli. Un giorno, a sua moglie le si avvicinò una biscia e le
entrò nel ventre. Poco dopo si scoprì che era incinta e partorì una bambina con avvolta una biscia
nel collo. La bambina fu chiamata Biancabella. Quando compì 10 anni la biscia le parlò e le rivelò
di essere la sorella Samaritana e se vorrà essere felice dovrà obbedirle. Le dovrà portare sue vasi,
contenenti del latte e dell’acqua di rose, nei quali la biscia immerse Biancabella, che diventò ancora
più bella. Attirò molti corteggiatori, fino a quando il padre acconsentì a farla sposare con il re di
Napoli. Biancabella chiamò la sorella, ma non rispose. La coppia to