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La lingua usata dai siciliani

Ad oggi non ci resta più nulla del patrimonio delle opere siciliane, alla fine della magna curia tutte le opere si trasferiscono in toscana e qui vengono toscanizzati. Il siciliano è una lingua illustre nonostante sia stato toscanizzato, aulica, non municipale e rappresenta un modello da imitare, per cui il siciliano illustre rappresenterà un punto di riferimento anche per i poeti toscani.

I siciliani quando pensavano alla rima pensavamo alla rima perfetta, infatti le finali delle vocali sono identici a partire dalla vocale tonica, a partire anche dalle vocali se chiuse o aperte, cosa che il toscano non prende in considerazione, si può anche dire che il sistema vocalico siciliano ha quasi solo vocali aperte, mentre il toscano ha 7 vocali che si dividono in chiuse e aperte. All'interno di questi componimenti si possono trovare anche parole che rimano come avere e servire, oppure vedesse e partisse o lui e voi, che sono parole in.

rime siciliane che si trovano all'interno dei testi toscanizzati a conferma della toscanizzazione dei testi, a meno che non si tratti di opere originarie toscane che hanno utilizzato la rima siciliana. Se andassimo a fare delle sostituzioni tenendo conto del vocalismo siciliano, avremmo "vidissi-partissi", "lusu-amorusu", "sospiri-diri", per cui abbiamo delle rime perfette. I filologi hanno sostituito le parole "toscanizzare" per ricostruire le forme originali. La sicilianità dei testi toscanizzati si può evincere non solo dalle rime, ma anche da certi usi lessicali che nonostante la toscanizzazione sono rimasti. Si possono trovare parole come "spica", che vuol dire "cresce"; "'nvoglia", che vuol dire "avvolge"; "alento", che significa "mi stanco"; "atassa", che vuol dire "sbigottisce"; "abento", che vuol dire "tregua" o "riposo". Ma abbiamo anche delle intere espressioni come "mi par forte", che significa "mi pare forte"; "sogno piglio", che significa "mi addormento"; "muteria ventura", che significa "cambierei stato"; "nullo lato", che significa "nessuna parte del corpo"; ci

Sono poi meridionalismi come aio, che vuol dire ho, ave, che vuol dire ha, cerio, che vuol dire credo; este, che vuol dire è; pigliaio, pigliò; prejo, pregio, pejo, peggio; facio, che vuol dire faccio.

Il siciliano si fonda su l'ibridismo, ovvero sulla massiccia presenza di vari componenti come latinismi e gallicismi, ad esempio a proposito di gallicismi troviamo una serie di parole che terminano in -anza oppure in -ento (amaza, allegranza, spicimento, sconfortamento), ma ci sono anche parole della lingua provenzale (come donnerae, che vuol dire corteggiate, agio, che vuol dire cuore). I siciliani potevano disporre contemporaneamente sia di forme locali come vidire ma anche di desinenze latineggianti e provenzaleggianti come vidire, vederi; per cui potevano dire la stessa cosa utilizzando parole diverse e si potevano scegliere per i componimenti e ciò anche a discapito della lingua indigena. Dal francese potremmo trovare anche parole come clero o claro che servono a dire chiaro.

Ma ci sono anche parole come avenente che facevano rimare con parole italiane come amante perché la pronuncia francese rimava con quella italiana. Per cui ci troviamo davanti a una lingua molto composita ed ecco perché diventa un punto di riferimento anche quando viene toscanizzata, proprio perché è lavorata e voluta in un determinato modo.

I POETI DELLA SCUOLA SICILIANA

I poeti siciliani sono un gruppo, relativamente cospicuo (25 in tutto), tra cui Jacopo da Lentini, Pier delle Vigne, Rinaldo D'Aquini, Giacomino Pugliese, Mazzeo di Ricco, Tommaso Di Sasso, Guido delle Colonne, Odo delle Colonne, Jacopo Mostacci, Re Enzo figlio di Federico II, Percivalle D'Oria, Stefano Protonotaro e Federico II che sono i maggiori e poi ci sono i minori che sono: Ruggieri d'Amici, Filippo da Messina, Jacopo d'Aquino, Bonaldo D'Aquino e Cielo D'Alcamo, Folco Ruffo di Calabria. Di questi 25 autori ci sono giunti 125 componimenti di cui

Manualità tanto da produrre un prodotto originale. I componimenti di Jacopo da Lentini sono date proprio dal fatto di sperimentare sui modelli, infatti se l'amoroso pensiero è il tema di base è anche vero che si può declinare l'amoroso pensiero in diversi modi, ad esempio a partire dalla fenomenologia e psicologia dell'amore, l'amore infatti ha un carattere sociale, e si vede anche nell'amor cortese che crea l'etica del cavaliere che nel momento in cui sa esercitare la fine amor uniti alle virtù feudali diventerà il perfetto cavaliere secondo l'esigenza dell'autoaffermazione che si spiega all'interno del contesto storico delle corti feudali dell'amor cortese diverso dalla magna curia. Venendo meno il carattere sociale i motivi dell'amor cortese diventano dei topoi, dei motivi letterari che all'occorrenza abilmente possono essere sottoposti a delle variazioni e nel momento in cui.

esso si spoglia del suo carattere sociale, diventa qualcosa di diverso e diventa una vera e propria psicologia dell'amore e indaga sullafenomenologia dell'amore, per cui analizza in che modo si realizza. Si ha anche lo spostamentodell'amore dall'io lirico verso la donna amata, infatti si può notare nei sonetti di Jacopo da lentini lascomparsa della donna che resta sul fondo lasciando posto ad un'analisi più interiore, da questopunto di vista l'analisi conta molto, nel momento in cui si isola attraverso il sonetto, con 14endecasillabi, si crea la forma ideale affinché l'io lirico possa conquistare uno spazio più suo, edecco perché l'io lirico diventa preponderante nello spazio poetico che può essere occupatodal tema dell'amore. L'amor cortese si evolve nel tempo fino a cambiare completamente perchécambia il contesto in cui viene attuato, lo stesso stilnovismo recupererà il

Sentimento religioso dell'amore che sarà amore di Dio, lo stesso Dante che porterà l'amore alla sua massima espressione in seguito lo nega, per cui l'amor cortese nelle mani di Dante diventa qualcosa di straordinariamente nuova.

Guido delle Colonne è il maggiore rappresentante della guida più aulica della scuola siciliana, a lui si attribuiscono 5 canzoni che hanno temi insistenti come esito opposto dell'amore che può dare gioia e sofferenza, egli opta per la misura, l'autodominio e il controllo. L'amore sofferenza può essere considerata una malattia per la mente, può essere una smania, può portare all'irrazionalità ed ecco che Guido delle Colonne opta per il controllo, proprio per non cadere nella sofferenza; sulla sua falsariga si schiera anche Mazzeo di Ricco che sostiene sempre gli esiti opposti dell'amore e protende anche lui per l'irrazionalità dell'amore.

l'arditezza d'amore, per cui accentua il motivo dell'irrazionalità. In Tommaso di Sasso si protrae la visione cupa dell'amore; inoltre nella sua opera poetica D'Amoroso Paese prevale l'io lirico mentre la donna compare di sfuggita, egli indica l'amore con una frase "fera signoria", ovvero come crudele, infatti la donna qui è quasi sostituita dalla personificazione dello stesso amore a cui l'io lirico si assoggetta con il principio del servitium amoris; si vede la quasi scomparsa della donna in cui la donna appare di sfuggita come un'entità lontana, infatti il tema cade sull'autore è sulla forza dell'amore, in cui amore può essere sostanza o accidente, perché non si vede ma ha una sua vita autonoma. Se si prendessero in esame i testi stilnovistici si ritroverebbero questi temi, anche ne La Vita Nova si ritrova, nel primo capitolo, Dante parla dell'amore personificato oltre a.parlare della natura edell'origine dell'amore ma questi temi sono portati avanti da tutti gli stilnovisti e anche dai poetisiciliani.Nei testi antologici dati abbiamo dei testi che richiamano questi temi : Sollicitando un poco meosavere di Jacopo Mostacci, Io m'aggio posto in core a Dio di Jacopo da Lentini e Però ch'amornon si può vedere di Pier delle Vigne; in questi tre testi si parla di sostanza o di accidentedell'amore. L'amore inteso come sostanza è la posizione tenuta da Pier delle Vigne, ad esso siattribuisce un esistenza autonoma, infatti l'amore esiste indipendentemente dall'essere umano percui ha un'esistenza propria. Mentre l'amore come accidente è qualcosa che si origina in undeterminato momento in seguito a qualcosa come ad esempio lo sguardo della della donna, quindiin questo senso l'amore è un effetto della manifestazione della bellezza della donna, inoltrequando si parla

Di sostanza si parla anche di amore in potenza e di amore in atto, quindi possiamo anche ricollegarci alla filosofia Aristotelica. Pier delle Vigne introduce il tema della morte dell'amata e per questo deve essere anche ricordato. Però ch'amore non si può vedere di Pier delle Vigne fa notare come l'amore pur non vedendosi agisce con molta forza come una calamita, se prendessimo il testo stilnovista Al cor gentile rempaira sempre amore di Guinizzelli si nota come questi recuperà la metafora della calamita. Mentre nel testo di Jacopo Mostacci nel Sollicitando un poco meo savere egli afferma l'amore accidente tanto che nel testo egli fa capire bene che si dice che l'amore abbia un potere invisibile e che si estrica nello stringere i cuori ma lui non crede a questo egli si deve ricordare perché ripropone il tema del timor amantis, ovvero la paura dell'amante legata al rischio di essere scoperto, che si ricollega al tema dei mal palieri e

per cui si deve celare e si deve prendere cura dell'amore affinché non venga distrutta. In Jacopo da Lentini è forte il motivo della vista e degli occhi, ed è un motivo forte dopo che gli stilnovisti lo riprendono.
Dettagli
A.A. 2021-2022
38 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AntonellaTurino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Foggia o del prof Cotugno Alessio.