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CONSEGUENZE SULLA POESIA. LA CRISI DELLA SOCIETÀ COMUNALE E LE RICADUTE CHE HA PORTATO NEL MONDO LETTERARIO (ARTE, POESIA) DI PETRARCA
Il mondo di Petrarca (300) è un mondo che si rivela meno forte e solido di quello che lo aveva preceduto: mentre nel secolo precedente c'era una solidità di riferimento e di cultura che spingeva all'unitarietà, quell'unitarietà va frantumandosi in mille aspetti particolari che creano delle contraddizioni. Se prima si faceva riferimento alla figura della Chiesa, ora l'intellettuale può permettersi il lusso di essere scettico nei confronti della Chiesa che nel passato rappresentava un punto di riferimento che venendo meno, comunque, spaventa. Allo stesso tempo, l'impero (altra figura fondante) entra in crisi per via delle guerre tra comuni, per gli stati nazionali e si va affermando all'interno una situazione di incertezza che poi doveva portare.All'anarchia e ad una destabilizzazione sociale. Questi fatti portano al desiderio di ritrovare pace e tranquillità politico-sociale. I nuovi signori fanno sentire in taluno la nostalgia delle istituzioni comunali. Non in tutti naturalmente, quel che è certo però è che questa situazione di movimenti culturali, politici e sociali portano ad uno stato di incertezza, di provvisorietà, nulla è sicuro. Ecco perché Petrarca è in crisi. Petrarca è l'espressione della crisi. Nella sua coscienza, Petrarca avverte il dramma di questa crisi. Petrarca è la coscienza della crisi del 300. Come si manifesta questa crisi? Si manifesta da quel sentimento che Petrarca nutriva che lo tormentava: l'accidia. Di cui discute nel Secretum con Agostino. L'accidia è l'espressione della crisi perché Petrarca si rende conto dei motivi che portano alla crisi e li vive e li patisce però non è in grado
DI PROIETTARSI VERSO ILSA, CAPISCE QUELLO CHE FUTURO. NON VA MA NON HA LA FORZA PER USCIRNE FUORI. ECCO CHE QUESTA ACCIDIA (MALE ANCHE DEL MONDO MODERNO, SI PENSI ALLA FIGURA DELL'INETTO: L'INCAPACITÀ DI VOLERE) È FORMIDABILE SPECCHIO CHE TUTTE LE STRUTTURE STORICHE SOCIALI CHE SI SONO FRANTUMATE E QUINDI BISOGNA PAGARE QUESTO. Petrarca, non avendo una coscienza municipale, non aspirando ad una patria, gli consentiva di andare di qua e di là cambiando tranquillamente punto di riferimento e lui aveva un grande concetto della libertà interiore unito pure a un sentimento della gloria. L'opera più importante, che più gli avrebbe dato fama nei posteri è stato "Il canzoniere" che lui aveva intitolato (frammenti di componimenti scritti in lingua volgare). Il primo problema che si pone è il seguente: come mai Petrarca che aveva un'alta coscienza umanistica e vedeva nel latino la lingua per eccellenza, si sia deciso a
scrivere in volgare? Petrarca, proprio perché conosceva benissimo il latino, sapeva che in quella lingua la letteratura aveva raggiunto il massimo, l'apice della perfezione, quindi scrivere in latino poteva dare fama; mentre la letteratura in volgare ancora non aveva ricevuto lo sviluppo come la letteratura classica, latina. Petrarca vuole entrare in concorrenza, sfidare i livelli raggiunti dalla poesia precedente in volgare (DANTE, poesia provenzale) e dimostrare quanto lui fosse bravo in questa lingua nuova volgare. LA STRUTTURA DEL CANZONIERE- "RERUM VOLGARIUM FRAGMENTA" Petrarca aveva scritto prima componimenti sparsi e poi questi componimenti sparsi li destina ad una struttura UNITARIA; quel che prima erano componimenti dispersi vengono poi piegati da Petrarca in una struttura che contiene un itinerario cercando di utilizzarli perché essi assumessero, fossero lo specchio di un svolgimento interiore. Petrarca nel suo canzoniere voleva rappresentare questo.itinerario dall'stato di perdizione allo stato della salvezza. La struttura, la forma, la fonda solo dopo che ha a disposizione le sue poesie che vengono piegate a rappresentare questa condizione dell'animo, questo processo spirituale. DISTINZIONE TRA ORGANICITÀ DI DANTE E FRAMMENTARIETÀ DI PETRARCA Dante voleva fare un opera organica e complessa nella quale entravano storia, leggenda, filosofia antica e filosofia medievale, la commedia e non solo, avevano questo tenore della unicità. Petrarca, con la sua frammentarietà, ci pone davanti un modo diverso di guardare il mondo. Non vuol dire che però il suo sguardo sul mondo sia meno significativo e meno profondo di quello dantesco, si tratta piuttosto di una diversa ottica e non di una minore intensità di risultati. Petrarca ha trasferito i problemi del mondo esterno, il macrocosmo, all'interno della sua coscienza. E in questo passaggio c'è stata una riduzione di proporzioni ma non unaintensità minore. Tutti quei cambiamenti storici, politici, sociali portano ad una letteratura diversa. Se la visione di DANTE è una visione reale organica, quella di Petrarca ha una realtà frantumata portando ad una nuova espressione poetica che si fonda sulladimensione interiore cioè Petrarca trasferisce le problematiche esterne di natura storica e sociale all'interno della sua coscienza ed è per questo che diviene l'espressione della crisi sia la sua coscienza che le sue poesie. Trasferimento dal macrocosmo (realtà che lo circonda) al microcosmo (coscienza interiore). Petrarca concentra nella natura simbolica della poesia quella che era la crisi del suo tempo e quindi il suo modo è un modo estremamente sintetico e lucido. Nella sua poesia noi assistiamo ad una sorta di REDUTIO (riduzione); tant'è vero che spesso Petrarca concentra in un solo verso un significato amplissimo che è non solo il significato della poesia di cuisi legge, in genere questo è l'ultimo verso. Bisogna riconoscere a Petrarca il merito di questa sintesi lucidissima poiché non è semplice praticare questa riduzione se i termini della crisi non sono estremamente chiari al poeta che li deve rappresentare. Diviene molto importante l'uso e la scelta accorta delle parole. Petrarca ha continuamente per decenni rivisto questo suo canzoniere, tanto è vero che disponiamo delle correzioni che egli ha fatto (correzioni che sono state studiate a cominciare da Gianfranco Contini), quindi la lingua, la scelta della parola, proprio perché in essa si concentrano significati enormi, diviene estremamente importante. Quel mondo complesso, esteriore, variegato che DANTE rappresentava, aveva bisogno di uno stile variegato: se il mondo che DANTE rappresentava era vario e complesso, anche la lingua, lo stile per esprimere quel mondo doveva essere vario, cioè lo stile doveva obbedire, rispecchiare, ad unregistro PLURILINGUISTICO (cioè le forme della VARIE scrittura non sono uniformi ma sono). Viceversa, Petrarca, che aveva ridotto alla sua interiorità quel mondo esterno, lavorava e poteva lavorare sulle dimensioni del piccolo che obbediva e presentava caratteri uniformi, e se la sua dimensione interiore presentava questi caratteri è evidente che il corrispettivo MONOLINGUISMO non poteva che essere il: in Petrarca mancano quelle infinite, molteplici, variazioni espressive, la lingua di Petrarca è UNIFORME una lingua più compatta.
Questa caratteristica della poesia petrarchesca (compatta, monolitica), ha avuto i suoi effetti anche dopo la morte di Petrarca. Se una lingua è compatta, cioè non presenta varietà, si presta maggiormente ad essere imitata. Il monolinguismo è alla base del processo di codificazione successiva. La codificazione del linguaggio petrarchesco è potuta accadere proprio perché c'è il
monolinguismo. Questa è la ragione stilistica dell'affermazione del PETRARCHISMO che guarda proprio a Petrarca come modello di stile (monolinguismo) e come modello di vita. Per modello di vita si intende come modello di una rappresentazione esemplare di vita che è quella del canzoniere in cui Petrarca rappresenta un itinerario attraverso il quale l'uomo dal traviamento approda alla salvezza e alla visione celeste. Il petrarchismo quindi imita, fa proprio questo modello petrarchesco che consisteva in questo monolinguismo per un verso e per la predisposizione a questo modello di vita per l'altro. L'eccezionalità del fenomeno sta proprio nel fatto che il petrarchismo non è solo un fenomeno Italiano, ma investe nazioni diverse (primo ad essere tradotto in inglese).
SONETTO PROEMIALE: IL CANZONIERE 1
Sonetto che assume la funzione che nei poemi epici aveva il proemio; la funzione del proemio nei poemi epici, era quella di anticipare in certo senso il contenuto
dell'opera e le sue modalità: questo sonetto ha questa funzione proemiale anche perché troviamo anticipate quelle che poi saranno le parole più pregnanti di Petrarca, parole nelle quali si condensa il significato della sua ideologia e della sua poesia. Esempio: errore, vergogna, affanno, riposo, segreto...
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
di quei sospiri ond'io nudriva 'l core
in sul mio primo giovenile errore
quand'era in parte altr'uom da quel ch'io sono,
del vario stile in ch'io piango e ragiono
fra le vane speranze e 'l van dolore,
ove sia chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono.
Ma ben veggio or sì come al popol tutto
favola fui gran tempo, onde sovente
di me medesmo meco mi vergogno;
e del mio vaneggiar vergogna è 'l frutto,
e 'l pentersi, e 'l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.