Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
I I I I
-Convento -tenebre -morte -assenza Nino
Le cose diventano parte della protagonista. La chiave di lettura del romanzo ci viene fornita dalle altre
letture di Verga. All’ epoca per gli scienziati tutto si basava su “la libertà in realtà non esiste”.
Herzen, Analisi fisiologica del libero arbitrio umano: la determinazione finale della volontà è il prodotto
infallibile di tre fattori.
1.L’organizzazione individuale: costituzione fisica, tendenze, passioni carattere.
2.Lo stato del sistema nervoso: nel momento in cui riceve l’impulso.
3.L’insieme delle impressioni: la percezione sul punto di agire, le impressioni interne o esterne.
Moleschott in La circolazione della vita 1869 scrive “La volontà è (…) l’espressione necessaria di uno
stato del cervello, condizionato da esteriori influenze”.
Particolare attenzione nella scelta della lingua: no uso del siciliano, è piuttosto una “lingua del Nord” (es.
padre: babbo).
Estratto del “28 febbraio”: Vicenda che sfida quasi la crudeltà. La scansione sintattica e l’uso della
punteggiatura (puntini di sospensione) mettono in risalto lo stato d’animo di Maria e l’angoscia provata
dalla stessa. Scena della monacazione—> trauma del taglio di capelli (emblematico della violenza
Estratto del “7 aprile”:
subita). scansione di una cerimonia “funebre” (richiami gotici). Vista come
un’esecuzione, una condanna a morte. La reazione di mia è profondamente interna e dolorosa;
interiorizza la scena (aderenza al vero); emblematica resa da parte del linguaggio.
Lettera a Dina Catania - 6 aprile 1912- scena di seduzione—> “idillo”. La resa del testo è sempre più
asciutta; Verga lima molto le strutture del testo, in modo da poter trasmettere quel senso di “angoscia”
provato da Maria.
“Dramma patetico” - “triangolo idillo” L’ opera “Storia di una Capinera” fu un grande successo perché il
pubblico poteva identificarsi nella storia: la monacazione, la condizione famigliare e il tormento
dell’animo. Il lettore si commuoveva, riconoscendo parti della storia come emblemi della propria.
Finestra:
Dialettica aperto-chiuso—> dimensione interno-esterno: l’emblema di tale dialettica permette
di non essere “visti”; è lo spazio che limita e che pure dà l’accesso alla libertà, quindi all’esterno.
Chiusura della finestra—> segna l’inizio di un altro sguardo attraverso un diverso tipo di finestra, con le
sbarre: il convento. Il dramma di Maria è quello di vedere ma di NON ESSERE VISTA.
Giovanni Boccaccio
Il Decameron: Opera ambientata nel 1348, nell’anno della peste, a Firenze. Secondo la tradizione è
stata scritta nell’anno della data simbolica dell’inizio della peste. Il 1360 è l'anno in cui si hanno le prime
testimonianze sulla diffusione. Probabilmente l’anno in cui Boccaccio afferma di aver finito l’opera è il
1360. Fino agli anni ’70 tutti gli scrittori pensavano ad un’opera di servizio non direttamente di
Boccaccio. È una scrittura semigotica, tipicamente medievale. All’interno dell’opera troviamo anche dei
piccoli disegni dell’autore e dei conti: questo fa pensare che non fosse un’opera originale.Questo codice
viene scoperto negli anni ’60 dall’editore Branca: stabilisce il testo del Decameron e si convince che
fosse un manoscritto autografo, tardo rispetto alla tradizione del Decameron. Questo è importante per
capire che l’attività di Boccaccio non era un’attività breve, corta ma molto lunga. Stabilirono che era un
manoscritto di Boccaccio, compromesso, ma appartenente a lui datato 1370.
La prima edizione a stampa risale al 1516. È un’opera che ha avuto una lunga tradizione sul piano
novella
narrativo: è l’opera che segna l’inizio della nella tradizione letteraria italiana. Il sottotitolo è:
Principe Galeotto. Anche se la narrazione è di 10 giornate, la brigata sta fuori Firenze per 15 giorni dal
LETTERATURA ITALIANA 1
mercoledì al mercoledì. Quest’opera ha una dimensione profetica, anticipatori del testo: nel titolo e nel
sottotitolo si intende spiegare il concetto fondamentale: è un’opera unitaria e molteplice.
L’opera rappresenta una nuova idea del sociale, i dieci giovani fuggono dalla peste e costituiscono una
comunità e un frammento di una società alternativa, da rifondare. Il sottotitolo ha un senso; Boccaccio
dantesca del canto V
decide di dare questo sottotitolo con nome e cognome nomina la citazione
dell’Inferno. Questo è significativo, in questo canto Dante sviene. Boccaccio lo prende da Dante perché
era un suo straordinario ammiratore. Il V canto è una ritrattazione: Dante rivede all’interno dell’opera
quello che ha fatto durante la sua vita. È una ritrattazione poetica (terzine stilnovistiche). “Galeotto fu il
libro”: prima c’è la questione poetica del libro, poi l’atto fisico. È una questione poetica profonda.
L’autore interviene nel testo: interviene nel proemio, nell’introduzione alla IV Giornata (racconto delle
papere) dove da una spiegazione morale dell’opera. Boccaccio probabilmente inizia molto tempo prima
a lavorare a quest’opera, ForseI e II giornata sono circolate già prima separatamente dall’opera. I
narratori sono 10 e i nomi dei narratori richiamano la caratteristica dominante dei personaggi. Fiammetta
donna amata da Boccaccio, idoneo lussurioso, racconto tutte le storie di carattere licenzioso. Emilia
richiama all’idea della lusinga. Tutti hanno una tradizione iconografica precisa. Questo è importante
perché Boccaccio capisce che il dialogo con la rappresentazione è un legame fortissimo, le immagini
veicolano il racconto. Il Decameron è un libro organico: ha una struttura ferrea, ha due modelli formali: la
Bibbia e Dante. Boccaccio voleva ripristinare l’ordine rispetto al caos, per questo l’opera inizia con la
peste fiorentina. Offre la possibilità di ricreare un nuovo ordine sociale diverso da quello precedente. È
un modello perfetto, il modello di riferimento perfetto è Dante dove la perfezione è essenza. L’altro
modello è la Bibbia perché dopo la distruzione, dopo il caos della peste è come se avvenisse una
genesi, una nuova vita. È una storia che dalmate vuole portare al bene. Quello che tiene insieme
cornice:
quest’opera è la chiamata così per rendere non autonome le singole novelle, è funzionale a
rendere questo testo una sorta di blocco ma unitario. Boccaccio non l’ha mai chiamata così. All’interno
di qualsiasi giornata si apre con un’introduzione e termina con la conclusione. Ha la struttura di un
cerchio, da più piccoli a più ampi concentrici. La trazione della Commedia viene rappresentata da un
tema,
insieme di cerchi. Tutte le 10 giornate hanno un tranne due. La I e la IX. La I perché funge da
introduzione e la IX prece fa da introduzione alla X novella, l’ultima; la novella di Griselda. Questa novella
Petrarca
viene tradotta in latino da e ha una fortissima circolazione autonoma in Europa. La IV e la V
giornata si occupano della virtù; la VI, la VII e l’ VIII giornata si occupano dell’ingegno; la X dell’amore.
Boccaccio mette in scena tutti i temi della tradizione cortese, non c’è più una visione metaforica della
realtà che aveva Dante e non c’è più la tradizione religiosa di Dante. Dante cerca la verità trascendente.
Una trascendenza che vuole dimostrare qualcosa, nel Decameron invece si ricorre alla realtà che c’è nel
presente, legato profondamente alla tradizione medievale, Boccaccio utilizza l’ironia delle vicende
mortali guardando sullo stesso livello. Dante ha una posizione si da peccatore ma che consente al
Dante Autor di giudicare quello che succede all’interno del Viaggio. Boccaccio invece non utilizza il
soprasenso allegorico ma utilizza i racconti umani, non rimanda ad altro al bene o al male assoluto; è
F. Bausi
una semplice rappresentazione della realtà. dice che i 10 narratori hanno nomi di fantasia, ma i
personaggi delle novelle hanno in genere delle identità ben definite. La cornice appare la peste è
idealizzata e indeterminata, serve come grande serbatoio di riferimento, una realtà generica. Nelle
novelle invece troviamo una realtà vera, si raccontano dei fatti che capitavano in quell’epoca storica.
Boccaccio si giustifica dicendo che non voleva svelare i dati geografici e personali delle storie. Mentre i
narratori compiono un viaggio collettivo: nella misura in cui si tenta di ricomporre un mondo distrutto
dalla peste è allo stesso tempo individuale perché i novellatori attuano un procedimento di purificazione
interiore: vogliono salvare i valori umani, in una società dove i legami sociali non vengono rispettati. La
Brigata è una microsocietà che però ha un valore fondato per il futuro, in questo senso è evidente che la
peste ha un valore sì reale ma anche allegorico: è il valore del degrado sociale di una società in crisi. I
novellatori imparano una nuova forma di società civile, stabiliscono delle nuove regole di società e si
rendono conto che senza NON è possibile costituire una nuova società. Il Decameron è un grande
romanzo di formazione, ci fa capire che i novellatori compiono un viaggio e conquistano la loro idea di
una nuova società. Secondo Bausi il Deacameron ha una struttura ascensionale: parte dal male e finisce
LETTERATURA ITALIANA 1
nel bene anche per le scelte di convivenza che fanno i narratori. In questa ascesa ci ritroviamo di fronte
ad un percorso che sembra tracciato ma tenendo insieme la cornice le novelle e i comportamenti dei
narratori. Nella comunità di Boccaccio i narratori devono stabilire necessariamente il principe e la regina
della giornata. I narratori si dispongono sempre a cerchio, perché è sia l’immagine della perfezione ma
anche della parità tutti sono narratori e uditori. I cerchi concentrici sono la figura di quest’opera e
consentono una parità assoluta nella posizione di tutta la brigata, determinata da questo tipo di
rotazione. Tutti si trovano sullo stesso piano. Nell’introduzione alla III Giornata i giovani si spostano in
un’altra villa molto vicino a Firenze poi in una secondo villa che rappresenta il Giardino dell’Eden
secondo Boccaccio è “il luogo dominato dall’ordine” simbolo della bellezza e della perfezione, p