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MANIERISMO
Fin dai primi decenni del Cinquecento il classicismo umanista e rinascimentale è
oggetto di contestazioni che determinano nuove fasi della vicenda artistica: l’una
caratterizzata dallo sperimentalismo anticlassico, l’altra indicata nel termine
“maniera”.
Lo sperimentalismo anticlassico tende a sfaldare le forme del classicismo, mentre il
Manierismo si connota per la promozione di un’arte nata dall’arte, che non intende più
imitare direttamente la natura ma le opere che elegge come propri modelli.
ANTICLASSICISMO: disarmonico; antiortodosso (ovvero innovativo o addirittura
polemico nei confronti delle forme e dei temi della tradizione); aperto allo
sperimentalismo.
MANIERISMO: tendenza artistica che ha caratterizzato la cultura figurativa del XVI
secolo e dei primi anni del XVII, basata non solo sulla esasperata imitazione dei
modelli michelangioleschi e raffaelleschi, ma anche sulla sperimentazione di nuovi
linguaggi.
La fine del secolo è segnata dalla reazione al Manierismo. La crisi della forma come
esso aveva decretato, però, resterà come tassello decisivo tra il Rinascimento ed il
Barocco. L’immagine assumerà nel Barocco una centralità nuova e un valore
autonomo, mirando a suscitare la meraviglia dell’osservatore e, attraverso lo stupore,
la sua partecipazione.
TORQUATO TASSO
Torquato Tasso (Sorrento, 1544 – Roma, 1595) a vent’anni si trasferisce presso la corte
Goffredo Gerusalemme liberata).
di Ferrara, dove inizia la stesura del (poi A trent’anni
è costretto a ritirarsi nel convento di San Francesco a causa delle manie persecutorie,
ne evade, iniziando una lunga serie di peregrinazioni. Nel 1579 viene rinchiuso
nell’Ospedale di Sant’Anna, dove resta per sette anni, fino al 1586. Durante la
Gerusalemme liberata
reclusione la viene pubblicata senza il suo assenso in edizioni
lacunose e prive della revisione dell’autore. Terminata la prigionia, continua le
peregrinazioni. Si dedica al rifacimento del poema, ripubblicato in forma più austera e
Gerusalemme conquistata.
solenne nel 1593 con il titolo di
PENSIERO E POETICA
Nell’esperienza di Tasso si riverberano le inquietudini di un’epoca che sperimenta la
fine delle certezze rinascimentali. La crescente insofferenza verso le regole del
classicismo genera la rottura dell’equilibrio formale e della misura armonica. Di qui lo
sperimentalismo che contraddistingue la produzione manieristica. Emergono contenuti
legati all’irrazionale, al magico, al demoniaco, al sovrannaturale; tutti presenti nella
Gerusalemme liberata.
Tasso predilige espressamente una scrittura paratattica, un parlar disgiunto che
procede per associazioni. Dalla disgiunzione risultano brevità, asprezza e asimmetria
sintattica.
OPERE IN PROSA
L’epistolario tassiano può essere considerato una vera e propria autobiografia
intellettuale, in cui il poeta crea il proprio mito in uno stile ricercato, elegante,
eloquente. Diverse lettere appartengono al periodo della reclusione a Sant’Anna e
l’autore vi mette in primo piano la propria coscienza malata, preda di allucinazioni,
ossessioni ed incubi. Dialoghi
Tasso è autore di 28 scritti tra il 1578 e il 1594, molti nel periodo di prigionia a
Sant’Anna. Il dialogo rappresenta, per il poeta, il genere ideale per unire la sua
esigenza dialettica e speculativa a quella psicologica e lirica.
Discorsi sull’arte poetica
I si dedicano ad una riflessione sulla poesia eroica. Il tema è
Discorsi del poema eroico.
poi approfondito, su basi più rigide, nei successivi I dettami
controriformistici spingeranno Tasso a teorizzare un’arte dai fini più marcatamente
didascalici.
OPERE IN POESIA
La vocazione lirica del giovane Tasso è dimostrata dal grande numero di
componimenti, caratterizzati da una decisa impronta sperimentalistica, che apre le
porte alla lirica barocca. Aminta.
AMINTA: nel 1573 scrive il dramma pastorale Modello è la tragedia greca,
tanto che ogni atto si conclude con un coro destinato a commentare l’azione scenica.
L’opera consiste in un’ambigua celebrazione della vita cortigiana, a cui si contrappone
la nostalgia, la vana speranza, di una stagione libera e felice, a contatto con la natura.
Modelli: tragedia greca e poesia pastorale (Virgilio, Sannazaro, Poliziano). Temi:
descrizione del mondo incontaminato e felice dei pastori; ambigua celebrazione della
vita cortigiana; amore tra ricerca del piacere, nostalgia, struggimento.
Le sette giornate del mondo
Nel 1592 Tasso inizia la stesura del poema didascalico
creato, poi pubblicato postumo, con il quale intende proporsi come poeta-teologo.
GERUSALEMME LIBERATA Gerusalemme liberata,
Intorno al 1570 Tasso inizia la stesura della in un primo
Goffredo.
momento intitolata Significativo il fatto che l’autore non l’abbia mai
considerato conclusa e pronta per la stampa. La successiva esperienza della
Gerusalemme conquistata è allo stesso modo testimone di questo incessante lavoro,
sebbene l’impulso di revisione abbia finito per produrre un poema del tutto nuovo.
Con la scelta della prima crociata quale argomento del poema, Tasso risponde alla
nuova funzione pedagogica dell’opera d’arte promossa in ambito controriformistico. La
scelta di eventi cronologicamente non troppo lontani rappresenta un primo elemento
di rottura con la tradizione epico-cavalleresca, che aveva invece eletto a tema un
passato mitico e remoto. L’avvicinamento non è solo temporale, ma anche spaziale:
dalla Bretagna mitica al cuore del Mediterraneo.
Gerusalemme liberata
La può essere considerata la prima vera grande opera della
letteratura tridentina (post Concilio di Trento). Nel poema di Tasso sono visibili
l’impronta degli orientamenti morali e culturali scaturiti dal Concilio, e il ritorno
Poetica
all’autorità della di Aristotele. Tasso rifiuta il modello ariostesco di varietà
dell’intreccio, e accentra la trama intorno ad un unico eroe (Goffredo di Buglione) e ad
un unico evento (la crociata); ma non sono per questo cancellati gli elementi di
tensione. Il poema rispecchia pienamente la lacerazione di un’epoca divisa tra valori i
controriformistici che si stanno diffondendo e quelli rinascimentali in via di
dissoluzione. Gerusalemme liberata,
Nella prospettiva della i singoli conflitti non sono altro che la
forma terrena del conflitto cosmico tra Bene e Male, legato al destino stesso
dell’umanità.
Si tratta di un poema di guerra. Il culmine dello scontro lasci però intravedere uno
spazio di conciliazione oltre il conflitto distruttivo: una nuova prospettiva
antropologica, in cui l’amore fornisce l’esempio di una contraddizione che non esclude
la conciliazione.
Spesso emergono i modi della rappresentazione tragica, oltre che nuclei lirici ben
presenti per ciò che riguarda la tematica amorosa. Il poema segna così la strada sulla
quale si muoverà il moderno melodramma, fondato proprio sull’incontro di azioni
concitate e distensioni liriche.
NOTE:
POESIA MACCHERONICA: La poesia multilingue è una particolare forma poetica in cui
all'interno di un unico componimento vengono utilizzate differenti lingue. È talvolta
definita "poesia maccheronica": questo termine originariamente faceva riferimento ai
soli lavori che miscelavano il latino con una lingua volgare.
ANTITESI: figura retorica di accostamento di due parole o frasi di significato opposto.
Rerum vulgarium fragmenta
Un esempio notevole è il seguente sonetto tratto dai di
Francesco Petrarca in cui l'antitesi è protratta per tutto il componimento:
“Pace non trovo, et non ò da far guerra;
e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio;
et volo sopra 'l cielo, et giaccio in terra;
et nulla stringo, et tutto 'l mondo abbraccio.”
ANAFORE: figura retorica che consiste nel ripetere una o più parole all'inizio di frasi o
di versi successivi, per sottolineare un'immagine o un concetto: si tratta del modulo
tipico della ripetizione. Un esempio è nei versi di Dante, Divina Commedia:
“ Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'eterno dolore ”
per me si va tra la perduta gente. S'i' fosse foco, arderei 'l mondo).
Un ulteriore esempio è in Cecco Angiolieri (
IPERBOLI: è una figura retorica che consiste nell'esagerare la descrizione della realtà
tramite espressioni che l'amplifichino, per eccesso o per difetto (“è un secolo che non
esco; “darei la testa per…”)
SECONDA PARTE
BAROCCO
Il passaggio dal Cinquecento al Seicento reca con sé una nuova sensibilità,
caratterizzata dall’incertezza, della percezione della realtà come mutevole e
ingannevole, dal senso della caducità delle cose. Questa nuova sensibilità stenta ad
esprimersi nelle forme tradizionali: il barocco letterario nasce e si definisce appunto
come consapevole rottura degli ideali di equilibrio e dell’insieme delle regole
compositive sancite dal classicismo rinascimentale. La ricerca di una maggiore libertà
espressiva si accompagna a una mutata concezione del fine cui l’arte deve tendere:
non più l’utilità pedagogica ma il diletto, ottenuto attraverso la meraviglia. Il principale
procedimento formale utilizzato a questo scopo è la metafora, vero e proprio
strumento di decodificazione della realtà: il lettore è guidato seguire un ragionamento
sottile e acuto che lo porta a riconoscere con stupore il nesso, colta attraverso la
metafora, tra oggetti diversi. L’innovazione barocca coinvolge anche la scelta dei temi,
con un notevole ampliamento della materia poetabile, come si può riscontrare, ad
esempio, nelle tipologie femminili.
GIAMBATTISTA MARINO
Giovan Battista Marino (Napoli, 1569 – Napoli, 1625) è considerato il massimo
esponente della poesia barocca in Italia: la sua influenza su letterati italiani e stranieri
del Seicento fu immensa.
Nacque a Napoli, a quei tempi sotto il dominio spagnolo, e fu avviato dal padre agli
studi legali, ma li abbandonò per dedicarsi alle lettere. Finì due volte in carcere e, poco
più che trentenne, si recò prima a Roma, poi a Ravenna ed infine a Torino, alla corte
dei Savoia. Anche qui dovette fare i conti con la giustizia e riuscì addirittura a sfuggire
ad un attentato tesogli da un letterato da lui offeso. Fuggì anche in Francia dove
Adone.
conobbe Luigi XIII a cui dedicò il suo famoso poema l' Nel 1623 tornò in Italia
per sfoggiare gli allori francesi e per godersi le ricchezze accumulate negli anni.