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Raymond Radiguet (1903-1923). Pur non riconducibile ai tratti formali del récit poétique (il
riferimento è piuttosto al romanzo d’analisi), Le Diable au corps è uno dei romanzi che più hanno
contribuito a fissare l’immagine dell’adolescente anni Venti. Il racconto è affidato alla voce del
giovane protagonista, per il quale gli anni del conflitto furono quattro anni di vacanze, impiegati a
vivere una precoce storia d’amore con una donna più adulta, fidanzata e poi moglie di un soldato
al fronte.
Sidonie-Gabrielle Colette (1873-1954). Un altro romanzo dell’adolescenza è Le Blé en herbe,
récit d’une adolescence féminine. Storia dell’iniziazione sentimentale e sessuale di due adolescenti
che all’epoca fece scandalo. Tutte le donne di Colette costituiscono sempre all’interno della coppia
il polo dominante. Coraggiose, libere ed equilibrate, capaci di resistere alla sofferenza e di
proiettarsi nel futuro in virtù di un prepotente attaccamento alla vita. I personaggi maschili portano
invece i segni di una costitutiva debolezza e inettitudine ad adattarsi. Lontani da sperimentalismi, i
suoi romanzi si segnalano per la semplicità e linearità della costruzione, mentre la suggestione
Erano poco più che adolescenti i soldati chiamati al fronte nel 1914, e tra essi molti gli
scrittori. La letteratura non ha trovato altra via, da principio, che quella testimoniale. Il
romanzo contemporaneo alla Grande Guerra recupera modi mimetici di stampo
naturalistico. Poche ma di grandissimo impatto le opere non soltanto testimoniali.
poetica è soprattutto affidata a una scrittura sapiente ed evocativa.
1. Henri Barbusse (1873-1935). Le Feu. Fervente antimilitarista, predicatore di pace,
Barbusse invita alla fede nell’avvenire e interpreta la distruzione bellica al pari di un
massacro fratricida. Bisognerà attendere gli anni immediatamente seguenti il conflitto
Una delle vocazioni del romanzo francese del primo ‘900 è dipingere un quadro esaustivo
della società del proprio tempo. Si possono schematizzare tre fasi:
1. Nella prima, che ha per modello il Jean-Christophe di Romain Rolland, il
personaggio principale dà il titolo all’opera e ne assume il ruolo centrale;
2. Nella seconda fase il romanzo si centra su un intero nucleo familiare, esempi sono
Les Thibault di Roger Martin du Gard e Chronique des Pasquier di Georges
Duhamel;
3. Nella terza fase il ruolo di primo piano viene accordato all’intera società e un
perché il romanzo esprima la volontà di una presa di distanza e il rifiuto a indulgere
all’accoramento del ricordo.
Romain Rolland (1886-1944). La denominazione di “romanzo fiume” nasce con i dieci volumi del
primo ciclo narrativo del ‘900, il Jean-Christophe, che ruota intorno all’iniziazione sentimentale,
intellettuale e umana di un musicista tedesco cui l’autore affida il compito di convertire le cose del
mondo in un linguaggio che le purifichi e innalzi al sublime. Altro romanzo fiume è L’Âme
enchantée, critica al fanatismo bellico contemporaneo.
Roger Martin du Gard (1881-1958). Les Thibault sono otto volumi sul destino di due fratelli di
diverso temperamento. Il romanzo è come spezzato in due da L’Été 14 (il settimo volume)
interamente dedicato alla minaccia bellica e alle cause che la determinano. Questo volume segna
l’irruzione della Storia nella vita quotidiana dei protagonisti.
Georges Duhamel (1884-1966). Dopo Vie et aventures de Salavin, Duhamel passa dal
protagonista unico alla famiglia nella Chronique des Pasquier. La particolarità di quest’opera è il
trattamento del tempo: un tempo individuale che scandisce le fasi della vita dei protagonisti senza
giungere a conclusione; anche perché, unico nel suo genere, nel romanzo manca la Storia.
Jules Romains (1885-1972) sostituisce alla coscienza individuale quella collettiva. Sceglie, per
definirla, la parola “Unanimismo”, costruita sulla fusione dei due termini chiave della sua ideologia:
anima e unità. Les Hommes de bonne volonté pone la Storia in primo piano, spostandola dallo
sfondo.
André Breton (1896-1966). Nel primo Manifeste du Surréalisme del 1924, Breton accusa gli
atteggiamenti realistici e l’ideologia razionalista. Egli intende sostituire al romanzo forme di
narrazione in cui la parola discorsiva venga spezzata, interrotta dall’improvvisa intrusione
distrattiva di elementi anche discordanti. Nadja costituisce un modello esemplare di récit
surrealista. Il filo conduttore è costituito da un incontro fortuito realmente avvenuto tra Breton e una
complessa figura femminile fuggitiva e misteriosa. Il testo, di natura autobiografica e spesso
redatto sotto forma di diario, si riferisce in modo non cronologico agli anni tra il 1918 e il 1927.
Prima parte di un trittico che comprende anche Les Vases communicants e L’Amour fou, Nadja è
accompagnato da 48 illustrazioni integrate al testo. Di tale trilogia, questo è l’unico volume a
presentarsi più o meno in forma narrativa. Gli altri due tendono piuttosto alla dimostrazione teorica.
Louis Aragon (1897-1982) è tra i più prolifici scrittori surrealisti. Pubblica uno dei testi più
rappresentativi di quel periodo, Le Paysan de Paris. Il libro contiene una sintesi delle tematiche
surrealiste: la deambulazione, l’alchimia dell’incontro, inconsuete percezioni della realtà. Aragon
risponde alla volontà surrealista di evitare e anzi di condannare il ricorso allo stile mimetico del
romanzo. Diverso è il caso della Défense de l’Infini, dove prende le distanze da Breton e dai
surrealisti, affermando la libertà di ricorrere a qualsiasi forma espressiva, anche se messa al
bando dallo statuto surrealista, e quindi anche alla forma del romanzo.
Fin dal primo dopoguerra, ma in particolare intorno al 1930, esplode la “frenesia dei viaggi”.
Sotto forma di diario, di resoconto o di trasposizione romanzesca, escono uno dopo l’altro alcuni
bellissimi libri del disincanto che riformulano il desiderio di evasione.
• In Voyage au Congo Gide si interroga sul senso del viaggio;
• In Rien que la terre Morand traduce la passione dello spostamento nel termine più
moderno di consumo;
• In Ecuador Michaux mette in scena il conflitto fra esperienza del viaggio e progetto di
scrittura;
• In Voyage au bout de la nuit Céline trasforma il viaggio in metafora della vita e della
morte.
Il solo viaggio vissuto come rigeneratore è quello di Antonin Artaud presso una superstite tribù di
indiani dedita ai riti del peyote (un fungo allucinogeno). Ma il ritorno nella “barbara” Europa lo
conduce in pochi anni alla follia.
Alla descrizione dello spazio geografico si sostituisce una duplice esplorazione: da una parte, di
quello che possiamo chiamare con Michaux l’espace du dedans; dall’altra, dello spazio della
scrittura e delle tecniche narrative.
La narrazione registra la perdita di un centro e di una direzione.
2. Tra due guerre
Paul Morand (1888-1976) è stato il più prolifico ed acclamato autore di racconti di viaggio e
d’avventura degli anni ’20. In Le Voyage ironizza sulla “nuova droga” e sullo “spirito nomade”
rilanciato dalla guerra insieme alle illusioni di oblio e di fuga da se stessi. Le raccolte di novelle
Ouvert la nuit e Fermé la nuit gli garantiscono un grosso successo di pubblico e di critica.
Ricorrendo a una scrittura che mischia la finzione con il reportage, il saggio, la guida turistica e
qualche squarcio lirico, Morand persegue l’intento di offrire immagini di interi continenti, alternando
novelle e romanzi.
Cendrars (1887-1961) dopo la crisi della guerra decide di passare alla forma romanzesca con
L’Or, vita di un uomo, fondatore della Nuova Elvezia in California, rovinato dalla scoperta dell’oro
sulle sue terre. Se la partenza è liberazione, il radicarsi comporta al contrario la messa in moto di
spinte distruttive e autodistruttive. Di tenebra è fatto invece Moravagine, in cui gli ingredienti del
romanzo di viaggi e d’avventura sono estremizzati. La frenesia del viaggio è qui tradotta in termini
di fuga. Ne Les Confessions de Dan Yack il protagonista trova nell’azione l’uscita dalla crisi
esistenziale, ma anche il trionfo dell’uomo d’azione è effimero: le confessioni si aprono sul
desolato bilancio dell’esperienza del viaggio e di un fallimento esistenziale.
Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944)ridisegna lo spazio geografico nella sua epopea dei primi
voli aerei. I personaggi dei suoi romanzi, uniti dal senso di responsabilità e di appartenenza, sono
animati da una volontà di superamento di sé verso “una vita forte”, e investono nell’azione
l’esigenza di un dovere superiore. La coesione della squadra è garantita dalla figura del capo, che
di questi uomini, oltre che del servizio, è il responsabile e la lucida coscienza. L’intreccio narrativo
e la rievocazione di ricordi cedono sempre più spesso il campo a meditazioni e interrogativi.
Esempi sono Courrier Sud e Vol de nuit. Il piacere del racconto lo ritrova con una favola destinata
a enorme successo: Le Petit Prince.
Henri Michaux (1899-1984)racconta viaggi immaginari e descrive flora e fauna immaginarie
estremizzando il desiderio di evasione dal mondo reale, da se stesso e dalle forme codificate,
perseguendo una costruzione per frammenti. Sotto il titolo L’Espace du dedans riunisce frammenti
di opere già pubblicate negli anni ’30, tra cui Qui je fus, Ecuador, Mes propriétés, Un certain Plume
ecc..
André Malraux (1901-1976) porta a compimento il processo di eliminazione del pittoresco e del
colore locale legato al racconto di viaggi. Tre romanzi, fra ricostruzione e trasposizione visionaria di
eventi storici non vissuti e di vicende personali, sono legati alla sua esperienza asiatica:
• Les Conquérants, racconta e analizza l’innesto dei valori della vecchia Europa sulla rivolta
di enormi masse di diseredati capaci di tenere in scacco l’impero britannico e animate da
forze morali sconosciute all’Europa;
• La Condition humaine, qui l’ancoraggio alla realtà storica e l’integrazione della politica nella
finzione romanzesca fanno tutt’uno con una problematica della Storia e del senso della vita.
Sullo sfondo di una Cina popolata da masse miserevoli agiscono personaggi di
straordinario spessore. Il conflitto tra colonizzati e colonizzatori passa in secondo piano. La
figura del terrorista diventa qui riferimento degli interrogativi più importanti;
• La Voie royale, è dominata dall’assurdo. La van