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La letteratura della "Belle Époque"
La "belle époque" è l'ottimismo che caratterizza la Francia agli inizi del '900, una Francia che vive nella soddisfazione e nella frivolezza, e che vede l'emergere della borghesia e della classe media.
La letteratura di questo periodo (che sembra tanto bello, ma che ha pure i suoi problemi come le lotte con l'Inghilterra e le crisi marocchine), è una letteratura di sopravvivenza, una letteratura cioè che pur sembrando aperta al mondo si richiude spesso nell'interiorità, come si vede nell'opera simbolo di questo periodo, l'opera di Marcel Proust.
IL TEATRO
Né il naturalismo né il simbolismo si erano espressi bene con il teatro e le uniche due forme più "accettabili" erano le Théâtre Libre e L'Oeuvre, mentre gli altri tentativi erano decisamente da escludere. Gli unici due drammaturghi importanti furono
infatti Jarry e Claudel mentre per il resto la scena veniva contesa da movimenti e tendenze confuse, come il teatro Neoromantico di Edmond Rostand i cui temi sono aspirazione evangelica, evocazione degli amori, eroismo e gasconate (in Cyrano de Bergerac del 1897); il teatro naturalista i cui temi erano soprattutto la meschinità della vita di famiglia, la tirannide del denaro; il teatro di idee tipico di Alexandre Dumas e del suo moralismo, con i problemi del matrimonio, del rapporto madri-figli, i problemi sociali come l'atteggiamento dei padroni nei confronti dei loro operai, l'utilizzo come cavia di un essere umano; il teatro d'amore in cui si analizza la passione e le sue fatali conseguenze, dove si mescolano gli interessi dell'amore e quelli del denaro; la commedia, anch'essa un genere molto utilizzato soprattutto con le commedie di carattere, di costume che fanno caricature brevi ma pesanti contro militari, burocrati, avvocati, ecc... Sicuramentela caratteristica comune a tutti questi tipi di teatro è la loro servilità nei confronti dei gusti dello spettatore e devono il loro successo all'armonia creata tra loro e il pubblico: è questo il teatro dei Boulevard, un teatro borghese che spesso si confonde con il teatro della Bella Époque.
Proprio la belle époque crea armonia all'interno di questo teatro fittizio, fatto di convenzioni, in un ambiente di vita facile in cui ci si dedica esclusivamente al piacere e al gioco, diventato quasi un mestiere come si vede da un termine molto usato all'epoca: "i lavoratori del piacere", in cui si mescolano amore e denaro, il concubinaggio diventato ormai molto comune. È un vero e proprio trionfo della convenzione, con intrighi, inganni, fantasia e gaiezza; questo è tutto ciò che il pubblico va a trovare a teatro; esso è infatti in conformità con i gusti della maggior parte degli spettatori.
“riunisce tutto ciò che piace a tutti”(forma massima di volgarità).
IL ROMANZO
Nel XX secolo il romanzo che cerca di continuare le tendenze dell’800, vive una profonda crisi egli unici che riescono a dare una svolta sono Gide con la “Nouvelle Revue Française” e Proust.
Dopo la crisi si cercano così vie diverse da quella del Naturalismo, di cui Leon Bloy nel 1892 ha“celebrato i funerali”. Anche qui si affermano, come nel teatro, tipi differenti di romanzo: adesempio il romanzo psicologico, anche se Zola, Hugo e Balzac erano stati accusati di volersioccupare solo di una psicologia sommaria senza scavare a fondo nell’uomo, cercando dispiegare solo la molteplicità della persona, di rivelare ciò che si nasconde in noi e che noi nonconosciamo. Ad esempio Bourget in “L’irréparable” fa vedere in un suo personaggio Noémieche la personalità della donna scrupolosa si
sostituisce alla personalità della libera donna di mondo. Bourget è stato accusato invece del contrario, di aver creato cioè delle anime senza corpi piuttosto che dei corpi senza anima perché analizzava la psicologia dei personaggi ancora prima di vedere come si comportavano. L'inchiesta psicologica poteva infatti diventare talmente invadente da uccidere il romanzo stesso abolendole la trama. Un altro genere nato contemporaneamente al simbolismo è il romanzo poetico che si ispirava a Gabriele D'Annunzio e al principio che il romanzo è un poema e che ogni romanzo che non sia un poema non esiste. Solo che questo principio era molto vago e le applicazioni che ne derivarono furono molto diverse: alcuni davano molta importanza al paesaggio lirico in cui ambientare il romanzo, altri trasformavano il romanzo in una serie di meditazioni liriche. L'opera migliore di questo genere è "Le grand Meaulnes" di Alain Fournier che hasaputo comunicare al lettore la sua storia e confidargli le indimenticabili impressioni che hanno lasciato su di lui i paesaggi della sua infanzia nella Sologne.
Ma questi successi, questo distacco dalle opere naturaliste erano solo dei casi eccezionali che la maggior parte delle volte non succedevano e anzi il romanzo rischiava di entrare in crisi e colare a picco.
La produzione dei romanzi a causa dello sviluppo della stampa dei grandi poemi, del dover soddisfare continuamente i gusti del pubblico, diventa industriale e iniziano ad essere prodotti migliaia di romanzi ogni anno (e secondo Albert Thibaudet, il consumo dei romanzi è ormai un'abitudine proprio come quella del tabacco).
Si ha l'impressione di essere in una fase di stallo e si arriva anche ad affermare che "il romanzo non ha futuro". Questo anche perché in quella fase di confusione, non si sa più neanche cosa sia davvero un romanzo e già nel 1887 Maupassant nella sua prefazione
“Pierre et Jean” aveva sottolineato questa incertezza, perché fino ad allora il criterio utilizzatoper giudicare un romanzo era quello della tabulazione cioè se lo scrittore sapeva raccontareuna storia, ma anche questo criterio entra in crisi e Jules Renard afferma addirittura che “laformula del romanzo sarà quella di non fare romanzo!” e la stessa idea era espressa da Valerynella sua opera (La soirée avec Monsieur Teste), che dà valore solo all’intelletto uccidendo lospirito…Gide vuole precisare inoltre, “c’è crisi del romanzo, o c’è crisi del romanzo francese?”. Da ogniparte si esaltavano infatti i romanzi stranieri, quelli russi, quelli inglesi e anche quando nel1913 un giornalista lo invitò a dargli i nomi dei dieci romanzi francesi che preferiva, a luivenivano in mente solo quelli stranieri. Lo stesso Thibaudet diceva che i francesi non sono ungranché come romanzieri,
ma esitano tra il teatro e il saggio quando vogliono scrivere un romanzo. Qual' era la soluzione: tornare alla tradizione o andare avanti e tentare forme ancora sconosciute?
LA NOUVELLE REVUE FRANÇAISE
Nel 1909 viene fondata a Parigi la "nouvelle revue française", diretta da Jacques Copeau, André Ruyters e Schlumberger e ad essa aderirono anche Gide, e Jacques Rivière. Essi vogliono reagire contro il conformismo dei "maestri" e del pubblico insistendo sulla necessità e sul valore di una creazione lucida e vuole staccarsi dal naturalismo e dal simbolismo; questi romanzieri sembrano volere un passo indietro, un ritorno al classicismo e un'analisi psicologica e tecniche rigorose. La nouvelle revue française ha avuto anche un ruolo importante per la conoscenza in Francia di scrittori stranieri.
LA LETTERATURA TRA LE DUE GUERRE
Quattro anni di guerra hanno sicuramente sconvolto l'Europa e lasciato come disse Proust
dimenticare la sofferenza e il dolore che la guerra ha causato. Molti poeti hanno cercato di esprimere questi sentimenti attraverso le loro opere, cercando di trovare un senso nella follia e nell'orrore della guerra. Alcuni hanno scelto di celebrare gli eventi del momento, cercando di trovare un senso di eroismo e patriottismo, ma i versi di guerra non sono riusciti a rendere grandi questi poeti. Altri, invece, hanno trovato nella fantasia un modo per allontanare la tristezza e il dolore, come un raggio di sole in un mondo di lacrime ingannevoli. Nonostante il cinismo apparente, non dobbiamo dimenticare la realtà della guerra e il suo impatto sulla vita delle persone.dimenticare la gravità dell'oscrittore, degli avvenimenti. Nelle opere i personaggi non fanno che ingannarsi l'un l'altro e ingannare se stessi e una soluzione a questi atteggiamenti è la morte o la separazione. Non rimane che una lucidità glaciale e l'emozione è al massimo grado della sua intensità. In Francia il cosmopolitismo letterario diventa una tendenza naturale. A questa generazione di "regolari" ne seguirà un'altra di "secolari" ed è il momento del secondo manifesto di Breton in cui i surrealisti si pongono il problema del loro rapporto con le rivoluzioni politiche; anche Sartre fa emergere una nuova coscienza allo scrittore, con la propria storicità, la speranza di mantenere equilibrio del mondo che si era risposta nella società della Nazioni nel 1919, adesso era venuta meno: il patto Briand-Kellog del 1928 fa nascere nuove minacce, con l'ascesa al potere del partito
nazionalsocialista tedesco con Hitler che si voleva ad ogni costo svincolare dal trattato di Versailles. La Germania si riarma, annette l'Austria e parte della Cecoslovacchia e nel 1939 attacca la Polonia. Con la guerra i governanti di tutti i paesi saranno messi di fronte alle loro responsabilità. Si sente la necessità di ritrovare nuovi valori e Valery lancia un grido d'allarme dicendo che "la civiltà ha capito di essere mortale". Se gli anni 20, immediatamente successivi alla guerra erano anni in cui tutto era distrutto, gli anni 30 sono quelli in cui si cerca di ricostruire nuovi valori e gli intellettuali sia di destra che di sinistra invitano all'impegno attraverso la loro letteratura. Tra questi ricordiamo gli interventi di Emmanuel Mounier che fondò una rivista "Esprit" in cui vuole discutere di problemi concreti e mantenere allo stesso tempo una libertà interiore. Bisogna attendere, dice lo scrittore,“l’avvento di un mondo di persone”, dove si capisca che l’esistenza è più importante e soprattutto indipendente dagli avvenimenti esterni che la circondano.