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IL SETTIMO CAPITOLO
In questo capitolo Emma continua la sua riflessione delle aspettative romantiche. Anche
qui Emma ha delle convenzioni romantiche, che riguardano per esempio il luogo della luna
di miele, che non è il luogo esotico che Emma si aspettava. Nel capitolo, Flaubert mostra
fino a che punto si crea una distorsione mentale della realtà romantica. Emma non può
parlare con nessuno delle sue aspettative ed è convinta che lì dove si trova (in Normandia)
non può trovare la felicità ma nell'esotismo del mediterraneo. La donna non è in grado di
verbalizzare questo malessere profondo soprattutto perché non ha nessun
interlocutore. Secondo Emma la colpa è di Charles. È qui che abbiamo la descrizione
delle mancanze di Charles dal punto di vista di Emma. La sua piattezza è esattamente il
contrario dell'energia e della passione che dovrebbe avere l'uomo di Emma. È monotona e
piatta come un marciapiede (paragone banale), e non è originale perché su questo
marciapiedi passano le idee di tutti, che vi passeggiano sopra. Ancora una volta questo
paragone inserisce Charles in un clima di passività. È classificato solo su tutto quello che
NON sa fare, non è capace di fare nulla agli occhi di Emma.
La parola chiave che Flaubert usa per Charles è "nulla", è sempre espressione del nulla.
Rien gli viene attribuito tre volte in questa descrizione. Charles invece è felice e calmo
perché pensava che lei fosse felice. Emma è consapevole che lei è la causa della felicità del
medico ma lei non riesce a trarne beneficio. Lui ha sempre uno sguardo con stupore
innamorato. Tra Emma e la suocera non c'è un bellissimo rapporto. È tragica per l'eroina
romantica; l’inadeguatezza alla vita a causa delle loro
Madame e don chisciotte hanno in comune
letture e i loro pensieri; entrambi cercano di inserire la loro visione del mondo nella realtà.
Charles quindi a poco a poco si rivela un marito inadeguato per Emma. Ed è in questo
l’impossibilità di realizzare i suoi
capitolo che cominciamo ad intravedere il Bovarismo,
desideri, desideri che non può mai realizzare perché l'oggetto del desiderio viene o
allontanato o è irraggiungibile; a Emma quindi mancherà sempre qualcosa che ritiene
essenziale.
L’OTTAVO CAPITOLO
In questo capitolo troviamo una scena molto importante per il romanzo: la scena del ballo,
che mette gran parte di quel desiderio in contatto con Emma, che finalmente entra nel suo
mondo; tuttavia vedremo che sarà un episodio non in compensazione del desiderio di
Emma ma tragicamente in sottrazione al desiderio. Il ballo alla Vaubyessard cade nella
vita di Emma sconvolgendo la sua monotonia, si tratta di qualcosa al di fuori dall'ordinario,
non può essere preso come qualcosa che sia o che entri nella quotidianità. È per Emma che
viene invitato anche Charles, in quanto Emma risulta molto fine e elegante. Si tratta di un
capitolo molto complicato, dove Flaubert fatica molto.
Si tratta di un ballo (topos della scrittura romantica, spesso serve perché è una visione di
insieme e l'autore non fa fatica a presentare i personaggi).
Qui Emma crede che qualche volta il sogno nella realtà ci sia, ma poi viene illusa (quando
arriva non può saperlo). Tutta la scena del ballo è raccontata dal punto di vista di Emma.
Emma legge subito questa realtà paragonandola alla realtà mitica del romanticismo che le
letture le hanno trasmesso e questo fa sì che Flaubert giochi con una struttura del capitolo
(molto complicata). Emma è affascinata da quello che accade, ma il suo sguardo è
leggermente deformante; Flaubert allora ci mostra attraverso la scrittura delle situazioni
paradossali su due livelli:
1) nell'introduzione, in questo luogo del sogno in cui già la forma del castello fatta
all'italiana, Emma riconosce alcuni elementi tipici delle sue aspettative romantiche, quindi da
un lato Emma riconosce alcuni elementi mentre altri le sfuggono (suggerisce quindi al lettore
che quello che Emma sta vivendo non è il suo modello);
2) nel paradosso, tecnica spesso utilizzata per esempio su Charles. Abbiamo
l'osservazione del vecchio che sta a tavola, che è una figura di cui si ha prima la descrizione
fisica e poi si ha la reazione straordinaria di Emma. Emma sta quindi leggendo male la
realtà, perché la guarda attraverso il filtro romantico e il lettore non deve invece farsi
fuorviare. Emma dunque non sta leggendo in maniera oggettiva la realtà.
Il capitolo inizia con la descrizione del luogo, dove è tutto armonia e delicatezza. Siamo in un
castello di nobili perciò abbiamo anche una raffinatezza degli interni.
Anche qui troviamo una scena collettiva, che contrasta con il matrimonio di Emma, il pranzo
al castello è in contrasto con gli invitati e il pranzo di nozze.
Emma ha in mente un modello di cena di questo tipo (che fa parte del suo sogno e che
sembra avverarsi), ma la moda del momento è già cambiata, le signore non mettono i guanti
nel bicchiere, perciò quello che sta vivendo non è il suo sogno, ma è un mito che presenta
una serie di discrepanze rispetto a quello che sognava. Emma è dunque in ritardo
rispetto alla moda perché non è il suo mondo e poiché l'ha conosciuto solo attraverso le
letture.
Quando ballano, Emma sa ballare, perché in convento le hanno insegnato a ballare, ma non
sa il ballo chiave della serata, il valzer, che in convento non si impara, poiché il corpo
dell'uomo e della donna si toccano; quindi ancora un volta il mondo sognato è in ritardo.
Tutta la scena del ballo viene registrata dagli occhi di Emma. Il ballo è un momento chiave
per Emma. Non è un caso che Flaubert faccia un paragone teatrale, poiché il teatro è una
finzione e perciò è come se Emma entrasse in una messa in scena. Charles viene
accantonato in questa situazione. Da un lato c'è il mondo di musica, del ballo e della
raffinatezza, dall'altra c'è il denaro, simbolo della grossolanità della realtà degli uomini che
giocavano a soldi. Ritroviamo qui una ripetizione di parere, sembrare, apparire, poiché è il
punto di vista di Emma. Sembra che queste pagine ci siano per descrive un altrove, un'altra
realtà e Emma interpreta questa classe sociale con caratteri diversi, il colore della pelle, i
capelli. Sono più eleganti e, agli occhi di Emma, Charles è stato lasciato da parte, non
abbiamo mai il suo sguardo e non sappiamo cosa guarda. Queste figure aristocratiche sono
un gruppo omogeneo e misterioso. Quando inizia ad ascoltare ciò di cui parlano queste
figure, non capisce poiché non è in sintonia con questo mondo. La moda del momento è
l'equitazione, ma Emma non lo sa. Si introduce il tema del denaro.
Emma cerca di convincersi che questo è il mondo che lei si aspettava, ma c'è sempre
qualcosa che non quadra, che la fa dubitare. Il castello è un luogo chiuso e Emma quando
entra, cerca di far parte di questo mondo interno.
Le frontiere sono ciò che separa l'interno e l'esterno (esempio finestra). L'interno é il mito
romantico e l'esterno è la realtà da cui arriva Emma. Quando Emma vede all'esterno i
contadini, Emma sembra non ricordare di aver vissuto quella vita passata. Quindi continua il
contrasto tra il mito romantico e la realtà. Flaubert invita Emma a credere a questa realtà ma
nel testo lascia dei segnali per farle capire che non è la realtà e che le sue aspettative
romantiche non potranno essere soddisfatte. Lei non sa ballare il valzer mentre tutti invece
lo sanno ballare: anche in questo quindi Emma ha un po' di ritardo sulle mode e su questo
mondo aristocratico. Emma non se ne rende conto ma è sempre avvicinata e poi allontanata
da questo universo. Si chiude l'elemento che ha messo Emma in contatto con questo
mondo. Emma sta pensando al castello e Charles pensa invece a quanto è bello tornare a
casa propria. C'è un cambiamento progressivo di Emma, non solo pensa che quest'uomo
non sia il suo marito ideale, ma adesso c'è anche questo senso di sdegno nei suoi
confronti.
L'episodio del ballo, che incarna il sogno, ha una lettura superficiale che coincide in un
sentimento di riempimento del buono di Emma, ma invece rimane un BUCO nella vita di
Emma, poiché toglie qualcosa alla vita di Emma, in quanto l'evento straordinario tanto atteso
non riempie mai la vita di Emma ma invece la scava ulteriormente. E in questo c'è
veramente una rivoluzione da parte di Flaubert (negli scritti romantici i balli servono per far
integrare i personaggi, ma qui, nonostante Emma abbia tentato di integrarsi, c'era sempre
qualcosa che glielo impediva). Quindi contrariamente ai balli romantico, il ballo di madame
Bovary è un'entrata mancata; per cui questa scena comunica che cosa regala a Emma: una
mancanza fondamentale, che genera la malinconia che si porterà dentro ogni giorno.
IL NONO CAPITOLO
È un momento di fantasia di Emma, non sappiamo se è vero. Tutto questo mondo portato
alla memoria dal portasigari, ma lei era a tostes. Parigi è il luogo dove sono possibili i
suoi sogni, non a Tostes. Quello che ha intorno a sé é l'eccezione infelice, è un caso
straordinario che lei sia in questo piccolo mondo infelice e al di là di questo suo mondo, c'è
l'immenso mondo della felicità e le passioni. Le passioni vanno in questi luoghi, lei non le ha
perché è nel luogo sbagliato e quindi a tostes non ci può più stare.
Queste passioni sono inscindibili dai luoghi dei castelli o del mediterraneo. Il capitolo sta
chiudendo tutte le possibilità di vita a Tostes. Emma in una prima fase cerca di reagire a
questa situazione e per questo motivo si dedica a Charles.
Sono una serie di tratti che non rendono nobile o raffinato Charles; Emma arriva a contare
quanto manca a ottobre per sperare in eventi come il ballo, ma purtroppo non arriva nulla. In
questi tre paragrafi si sottolinea la monotonia della vita di Emma, scandita da momenti che
si ripetono.
Subentra quindi l'elemento chiave: la noia. In madame Bovary ci sono molti oggetti che
hanno la funzione di realismo ma che hanno anche un significato simbolico:
1) la statua del prete, che abbiamo già visto;
2) il bouquet, che segna la fine del matrimonio, di cui non rimane nulla poiché tutto va in
fumo come il bouquet che Emma butta nel camino acceso .
Tutto per Emma ormai è ripetizione e a poco a poco degrado, e