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Il ruolo delle macchine nella nostra vita

In secondo luogo le macchine ci aprono nuovi orizzonti, materiali e mentali, ma nello stesso tempo condizionano sia il nostro modo di agire che il nostro modo di pensare. I dispositivi tecnologici moderni ci aiutano a capire meglio la realtà, non solo perché la loro messa a punto comporta una serie di saperi sempre più raffinati, ma anche perché la loro applicazione allarga l'orizzonte delle cose con cui dobbiamo fare i conti. Tuttavia, proprio in quanto meccanismi complessi e sofisticati, essi fanno emergere anche una loro logica, e nel farla emergere, finiscono anche con l'imporla. Basta pensare ai mezzi di trasporto e ai mezzi di comunicazione che tanta parte hanno nella modernizzazione ottocentesca. Il treno permette di raggiungere con facilità posti anche lontani, e dunque amplia il nostro ambito di manovra; nel contempo però cambia il senso tanto dello spazio (il mondo è compresso), quanto del tempo (siamo vincolati ad un orario).

Alla stessa maniera il telegrafo consente di contattare chiunque senza spostarsi, e dunque amplia il quadro dei nostri interlocutori; nel contempo però cambia il senso tanto dei rapporti interpersonali (non occorre essere faccia a faccia), quanto del linguaggio (ogni parola costa). Diciamo: i dispositivi tecnologici mutano la nostra mentalità; poiché il loro funzionamento deve rispondere soprattutto di un'efficienza, e questa efficienza comporta che la materia su cui si lavora e l'apporto dell'uomo siano ridotti a entità calcolabili, misurabili, ne deriva che essi tendono a farci percepire il mondo come un universo regolato, come a sua volta una macchina. La tecnologia colonizza allora il nostro stesso spirito: ci offre una visione del mondo di cui essa è la fonte; e una visione che fa del mondo una realtà simile ad essa. Assoggettamento ed eclisse della natura; arricchimento e colonizzazione della cultura: l'ambiguità della

macchina è evidente. Aggiungo che questo gioco di contrasti si fa chiaro quando con la rivoluzione industriale agli utensili si sostituiscono i macchinari, dispositivi ormai largamente autonomi; così come si fa ancor più acuto quando tra la fine dell'Ottocento e l'avvio del Novecento i macchinari arrivano a comporre dei macrosistemi tecnici, dispositivi, oltre che autonomi, anche largamente integrati (16): in questi due passaggi la dipendenza dal mondo circostante si allenta ulteriormente; le ragioni della tecnologia sembrano farsi ancora più forti. Romano Guardini può allora dolorosamente constatare: "il mondo dell'umanità legato alla natura, il mondo della natura compenetrato di umanità, è in procinto di tramontare" (17). Di fronte all'emergere di un mondo che sembra farsi esso stesso macchina, la presenza della natura e dell'uomo non appare tuttavia del tutto perduta: come sottolinea Mumford, essa riaffiora,

sottotitolo "La macchina come alleata". In questo testo, l'autore sottolinea come il cinema e la cinepresa possano essere strumenti per riscoprire la vita e la realtà in modo nuovo. La macchina, intesa come tecnologia e strumento di produzione, può diventare una fedele alleata quando viene utilizzata in modo consapevole e responsabile, evitando gli eccessi nella produzione e nel consumo. Il cinema, attraverso la sua capacità di allontanarci dalla vita e allo stesso tempo farcela percepire in modo diverso, diventa una spia delle dinamiche che caratterizzano la "civiltà delle macchine". La sua ambiguità non è un limite, ma una forza. Questo concetto viene ripreso anche in un libro italiano, che richiama l'influenza di Lewis Mumford, e che ha come sottotitolo "La macchina come alleata". In questo testo, si evidenzia come la macchina, intesa come tecnologia e strumento di produzione, possa essere un alleato prezioso se utilizzata in modo consapevole e responsabile.

Il cinema e le arti meccaniche (19)

Per Eugenio Giovannetti il cinema è doppiamente debitore della tecnica: lo è nel momento creativo, in cui l'artista si trova a manovrare un dispositivo meccanico; e lo è nel momento della diffusione dell'opera, in cui interviene la possibilità di moltiplicare meccanicamente le copie. Questa doppia dipendenza non costituisce tuttavia necessariamente una limitazione. Poiché ogni dispositivo meccanico è predisposto per certe operazioni piuttosto che per altre, l'artista cinematografico può capire quali "simpatie e antipatie invincibili" il suo mezzo possiede, e dunque può utilizzarne proficuamente sia le virtù che i difetti: in questo modo scaverà meglio dentro le pieghe del reale, e di un reale dalle mille facce cangianti, fino a farci "intravedere nell'effimero l'immortale, nel mutevole l'immutevole" (20). Parallelamente, se

è vero che la diffusione delle opere, basata su una "enorme facilità di riproduzione" delle copie, porta ad una "enorme volgarizzazione", è anche vero che essa consente di costituire "un' unica immensa democrazia artistica": in questo modo si possono raggiungere tutti i ceti ("allo spettacolo cinematografico voi trovate il principe e il ciabattino, l'universitario e l'analfabeta"), con delle icone che tutti possono riconoscere e con cui tutti possono identificarsi (il cavaliere errante reincarnato nel cowboy, la venere capitolina diventata ormai "bambola jolie", il giovane sportivo raffigurato da Douglas Fairbanks, ecc.) (21). Dunque obbedienza ad una macchina ma anche capacità di superarne le deficienze; volgarizzazione, ma anche democrazia. L'importante, aggiunge Giovannetti, è che il cinema sappia testimoniare il bisogno ormai diffuso che la "meccanicità" siluogo, come influisce l'uso della tecnologia cinematografica sulla nostra percezione della realtà? Infine, in che modo il cinema può rappresentare e interpretare la complessità della vita umana? La risposta a queste domande ci porta a riflettere sul potere e le limitazioni dell'occhio meccanico del cinema. Questo occhio, attraverso la sua capacità di catturare e riprodurre immagini in movimento, ci offre una visione del mondo che può essere sia fedele alla realtà che distorta dalla manipolazione tecnologica. La distanza tra ciò che vediamo sullo schermo e la realtà che è stata filmata dipende dalla volontà e dall'abilità del regista nel manipolare le immagini. L'uso della tecnologia cinematografica può influenzare la nostra percezione della realtà in vari modi. Da un lato, può amplificare e intensificare le emozioni e le sensazioni che proviamo durante la visione di un film. Dall'altro lato, può anche creare una distanza tra noi e ciò che viene rappresentato, rendendo difficile distinguere tra ciò che è reale e ciò che è artificiale. Tuttavia, nonostante le limitazioni e le ambiguità dell'occhio meccanico, il cinema ha la capacità di rappresentare e interpretare la complessità della vita umana in modo unico. Attraverso la narrazione visiva e sonora, il cinema può esplorare le emozioni, i desideri, i conflitti e le contraddizioni che caratterizzano l'esperienza umana. Può darci uno sguardo intimo e profondo sulla condizione umana, offrendoci una prospettiva unica e stimolante. In conclusione, l'occhio meccanico del cinema ci offre una visione del mondo che può essere sia fedele alla realtà che distorta dalla manipolazione tecnologica. L'uso della tecnologia cinematografica può influenzare la nostra percezione della realtà, ma allo stesso tempo il cinema ha la capacità di rappresentare e interpretare la complessità della vita umana in modo unico.luogo, quali aspetti di questo mondo l'occhio meccanico finisce inevitabilmente per privilegiare? La macchina non rende meccanica anche la realtà riprodotta? Infine, quanto l'occhio meccanico riesce a farsi occhio umano? Macchina e natura, al cinema, possono trovare una riconciliazione? Quattro film, accostati di nuovo un po' proditoriamente, ci aiuteranno nel trovare delle risposte. Quattro film, e quattro risposte. The Cameraman: il cinema consente di restituire il reale; riproduzione come testimonianza; l'immagine come traccia; possibile scomparsa dell'uomo "dietro" la cinepresa (compensata dal fatto che egli, "davanti" alla cinepresa, può arrivare a mostrarsi come protagonista). Rinvio a Solaria (Luchini: esigenza di riproduzione completa e di riproduzione della complessità!); poi rinvio a Bazin. L'uomo con la macchina da presa: il cinema consente non solo di cogliere il reale "sul fatto", ma anche di esplorare il reale "sul fatto". La macchina da presa come prolungamento dell'occhio umano, come strumento per esplorare e rivelare la realtà. La macchina da presa come occhio meccanico che si fonde con l'occhio umano. Blade Runner: il cinema come specchio della realtà, ma anche come strumento per creare una realtà artificiale. La distinzione tra umano e artificiale si confonde, l'occhio meccanico diventa occhio umano e l'umano diventa artificiale. La macchina come creatrice di realtà e di identità. The Tree of Life: il cinema come strumento per esplorare l'infinito, per cercare di comprendere il mistero dell'esistenza. L'occhio meccanico si apre all'infinito, si fonde con l'occhio umano e diventa uno strumento per cercare di comprendere la natura e il significato della vita. In conclusione, il cinema e l'occhio meccanico possono essere visti come strumenti per esplorare e comprendere la realtà, ma anche come strumenti per creare una realtà artificiale. L'occhio meccanico può farsi occhio umano, ma solo fino a un certo punto. La macchina e la natura possono trovare una riconciliazione nel cinema, ma solo se si accettano le loro differenze e si cerca di comprendere la loro complessità.raggiunge il suo massimo potenziale di intrattenimento. Il cinema diventa un mezzo per trasformare la realtà in un'esperienza visiva e coinvolgente per il pubblico. La figura dell'uomo dietro la cinepresa diventa essenziale per dirigere e organizzare la creazione del film, mentre gli spettatori diventano parte integrante dell'esperienza cinematografica. Il cinema diventa un modo per cogliere la complessità del mondo e per scomporre e ricomporre le immagini, guadagnando una maggiore comprensione del fenomeno. Il film "King Kong" rappresenta l'idea che il cinema permette di trasformare la realtà in uno spettacolo, dove l'immagine diventa un prodotto e una merce. Per realizzare un film, non è sufficiente la presenza di un singolo individuo, ma è necessario un complesso di individui e tecnologie, come la macchina industriale, per catturare e domare la realtà.

è inevitabilmente de-naturata (King Kong, portato aBrodway in catene, per costituire la prova di un mondo perduto, rischia alla fine didiventare nient’altro che una belva ammaestrata, pronto ad esercizi su comando); larealtà, catturata e domata, può però anche ribellarsi. Rinvio a Benjamin? – Laconclusione a cui sembra arrivare King Kong ci presenta il cinema come unamacchinaapparentemente in mano all’uomo ma che ne distrugge l’orizzonte di esperienza: nonvediamo più il mondo, ne vediamo lo spettacolo. Ma se il cinema tenta di espropriarelarealtà, è anche vero che la realtà può manifestare una resistenza nei confronti diquestaespropriazione. Il reale non si può ingabbiare: neanche il cinema lo può domare.Passiondi J. L. Godard: un regista che ha rinunciato a filmare il mondo, per ri-filmare icapolavori della pittura (non c’è più la realtà, ma solo la sua

rappresentazione; e il cinema è la rappresentazione di rappresentazioni), si scontra ossessivamente con la resistenza della luce, con il suo non piegarsi ai suoi voleri, con la sua incatturabilità. Resistenza del reale, che sembra quasi sancire la sconfitta del cinema, ma che di fatto mostra come esso sappia captare effettivamente la realtà (una realtà che gli resiste). Forma ultima di acutezza dello sguardo: non solo constatare, non solo comprendere, non solo godere di uno spettacolo, ma anche sentire la materia stessa di cui l’immagine è fatta, quella realtà naturale, la luce, senza cui essa non nascerebbe. Con Passion, si completa l’arco di posizioni che il cinema sembra esprimere su se stesso, sulla sua natura di macchina, sul suo rapporto con l’uomo che lo manovra, e sul suo rapporto con il reale che esso cerca di riprendere. Filmare può significare recuperare il reale per darne testimonianza (The Cameraman),

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Publisher
A.A. 2009-2010
16 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ninja13 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura e Cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Pomilio Tommaso.