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Per quanto riguarda le assemblee esauriscono la loro attività già dopo la fine di
Augusto, non si arriva alla tardo antichità. Per quanto riguarda i magistrati, i titoli
sopravvivono ma restano privi di potere. Resta solo il Consolato, i consoli
continuano a dare nome all'anno. La pretura già in età Imperiale viene assolta
perché la funzione viene assunta dal princeps, i pretori si occupano dei giochi
pubblici. Censura: assorbita nella somma dei poteri del princeps.
Tribunato della plebe ed edilità: valori simbolici.
Questura: perde la sua funzione originaria e si riduce ad occuparsi dei giochi
pubblici.
Senato: funzione particolare. A partire dal IV, da Costantino o Costanzo, furono
operanti 2 Senati: quello antichissimo di Roma e uno nuovo, di Costantinopoli. Fu
Costantino a volere trasformare Bisanzio in una nuova capitale dell’impero che
avrebbe dovuto portare il suo nome. Bisanzio fu poi inaugurata nel 330 col nome di
Costantinopoli e dotata di un Senato. Entrambi i Senati si limitano a curare
l’amministrazione delle due città, come consigli di stato, e continuarono a scegliere i
superstiti magistrati repubblicani salvo i consoli, scelti dall’imperatore. Viene a
costituire insieme al Consistorium una sorta di alta corte di giustizia per giudicare i
reati di alto tradimento al princeps. In età tardo antica il senato divenne a costituire
al consistorium un alta corte di giustizia per giudicare i reati di alto tradimento
all'imperatore.
Fonti : la tardo antichità è caratterizzata dalla dicotomia tra iure e lex. Con Leges
intendiamo gli atti normativi del princeps, costituzioni imperiali. Legge generale,
l'editto.
Accanto alle Leges vi sono gli iura, gli scritti dei giuristi. Sono utilizzati come diritto
vigente accanto alle Leges. È l'età in cui l'esigenza di una codificazione delle fonti
giuriche viene avvertito con particolare urgenza. Riguarda non solo le leges ma
anche gli iura, miriade di testi giurisprudenziali. In questo contesto svolgono un
ruolo importate i giuristi tardo antichi. Si assiste ad un cambiamento del ruolo della
giurisprudenza, nuovo modello di giurista. Si suole dire che si assiste ad un
tramonto della giurisprudenza romana. Infatti, il digesto di Giustiniano riporta
solo due nomi: Arcadio Carisio e TERMO Geniano. Più che di tramonto è più corretto
parlare di trasformazione, cambiamento del ruolo del giurista tardo antico perché
questo lavora all interno della cancelleria Imperiale, a contatto con il princeps.
Lavora in modo anonimo. In un saggio il professore Amarelli, parlando della
giurisprudenza tardo antica, afferma "sulle ceneri di una giurisprudenza
caratterizzata dalla peculiarità dei suoi attori, vediamo ora affermarsi un
funzionarismo di corte in seno al quale pur favorendo in luogo del protagonismo
viene reinventato il ruolo dei giuristi". I giuristi sono coloro che danno forma
giuridica alla volontà del princeps, l'anonimato è una caratteristica. Mancano
opere originali, non scrivono libri di diritto originali rispetto ai giuristi del principato.
Campi di azione: sono essenzialmente tre
1. Insegnamento del diritto all'interno di vere e proprie scuole.
2. raccolta del diritto;
3. studio delle opere della giurisprudenza
Si dedicarono anche a raccolte miste di iura e Leges.
Altro campo: lo studio delle opere dei giuristi Severiani che erano le opere più vicine
alle esigenze dei tempi, aggiornate edizioni.
Quindi, lo scopo era quello di agevolare gli operatori del diritto e predispongono
guide consultive che aiutavano in sede applicativa. I giuristi si pongono il problema
di raccogliere le Leges, le prime due compilazioni risalgono alle fine del 3 secolo:
Codex Gregonianus e Codex ermogenarius. Questi codici ebbero un successo
enorme perché rappresentarono un agevolazione. Raccolgono costituzioni imperiali
è epistulae. Hanno eliminato tutte le lungaggini riportando solo il precetto. Il primo
fu redatto nel 292/293 da un tale Gregorio di cui si sa poco, secondo alcuni sarebbe
stato un giurista o un maestro di diritto della scuola di Berito. Questo codice
contiene riscritti imperiali da Adriano fino a Diocleziano. Anche se la costituzione più
antica contenuta è del 196. La struttura era divisa in libri, forse 15, all'interno di
ciascuno suddiviso in tituli, fornito di una rubrica che indicava la materia trattata.
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Codice Ermogeniano, fu redatto molto probabilmente dal giurista Ermogeniano
autore di una sintesi giuridica in 6 libri.
Questo codice è composto da un unico libro. Sembra una sorta di completamento
del Gregoriano. Questi codici sono definiti codici privati. Sono definiti così perché
non ebbero il riconoscimento del princeps, almeno non subito. Sono dovuti e
realizzati da privati cittadini, dall'iniziativa di singoli giuristi. A questo riguardo, è
stato osservato che solo funzionari autorizzati in via informale possono aver avuto
accesso agli archivi, per la redazione dei due codici. Questi codici ottennero poi un
riconoscimento ufficiale, nel 5 secolo ad opera di Teodosio II. Saranno abrogati nel 6
secolo all'epoca della pubblicazione del codice di Giustiniano.
Contesto storico in cui nascono questi codici: rispondono al problema della
conoscibilità dei testi e dell'applicabilità in sede processuale, inoltre della
reperibilità delle costituzioni. Mentre i funzionari avevano facile accesso agli archivi
imperiali, i cittadini privati non avevano tale possibilità. Era incarico del cittadino
reperire una copia di costituzioni con difficilissime ricerche. Poteva accadere che il
singolo cittadino, poteva scrivere male la trascrizione. Quindi i affidabilità dei testi. I
cittadini ne avevano la necessità perché nel processo era compito del singolo
riportare gli allegati.
I codici forniscono ai lettori una raccolta di costituzioni imperiali di facile
consultazione per come era distribuitaa materia e in ordine cronologico. Queste due
compilazioni si avvalgono di uno strumento editoriale: cd CODEX. Indicava un libro
costituito da più pagine separate legate insieme. Questo strumento si sostituì al
VOLUMEN, rotolo di papiro. Il codice fini con l'identificarsi con la raccolta di leggi.
Accanto alle Leges venivano utilizzati anche gli iuta, scritti giurisprudenziali. Il
problema della certezza del diritto non riguardava solo le Leges ma anche gli iura,
dispersi in una miriade di testi. I contrasti giurisprudenziali non sono più ammessi in
questi codici. Col tempo aveva generato lo ius controversum, era difficile applicare
nella pratica quei pareri per gli operatori l'uso pratico degli iura. Si aggiunge la
questione della difficoltà di reperire i testi, se era difficile reperire un testo era
difficile conoscerlo e quindi difficile applicarlo. Questa necessità di un ordine trova
una risposta nel 5 secolo. In realtà abbiamo due risposte dal potere centrale, una
riguarda gli iurae e risale al 426 da Valentinano 6. Un altra risposta riguarda le
Leges da Teodosio II.
1.un tentativo di riordino a questo caos che regnava nei tribunali fu data da una
legge emanata in occidente nel 426 da Valentinano VI. Regolamentazione degli iuta,
conosciuta come legge delle citazioni. È contenuta tra l'altro nel Teodosiano. Questo
provvedimento contiene una disciplina dell'uso degli iura in sede processuale.
Contiene una regolamentazione all'interno dei processi. Stabilisce che le parti del
processo potevano citare nei tribunali solo i pareri di 5 giuristi, papiniano, Ulpiano,
Paolo, modestino e Gaio. 4 dei quali dell'età dei Severi. Perché erano i giuristi più
vicini alle esigenze dei tempi e anche perché erano i giuristi le cui opere erano
ancora reperibili in testo originale. Gaio, invece viene scelto per la chiarezza, per lo
stile limpido e immediato. Il suo inserimento è indice del suo successo. Risulta
tuttavia riduttivo. La legge stabilisce anche i criteri da seguire nell'applicazione, in
caso di contrasto di opinioni. 3 criteri
1. in caso di contrasto di opinioni prevale la maggioranza. Se vi era una parità si
seguiva l'opinione di Papiniano. Se non si potevano seguire questi due criteri, il
giudice seguiva il parere più consono al suo esame.
Questa legge prevede la possibilità di citare altre giuristi oltre ai 5 ma ad una
duplice condizione: a patto che questi autori fossero citati nelle opere di uno dei 5
giuristi e si sarebbe dovuto esibire il manoscritto originale. Secondo alcuni studiosi
quest'aggiunta non farebbe parte del testo originale, ma un aggiunta fatta dai
compilatori Teodosiani. Si ritiene che quest'aggiunta rispecchia meglio lo stato più
avanzato della cultura giuridica orientale. Giudizio iniziale pessimo, negativo perché
questa soluzione adottata era considerata troppo meccanica, grossolana, rozza.
Considerata come esempio di decadenza. Ridimensiona oltremodo la discrezionalità
del giudice, cioè i margini discrezionali del giudice. Tutto questo è vero però va
contestualizzata questa legge: se noi guardiamo al risultato che voleva conseguire,
cioè dare una regolamentazione, in realtà questa legge è stata utile e ha risolto
questo problema pratico.
Altra soluzione che si sarebbe potuta utilizzare : raccolta sistematica degli iura, ma
si dovrà aspettare un secolo con Giustiniano tra il 530-533. Il tentativo in questa
direzione, di raccogliere gli iura da Teodosio II, non andò in porta, fallì. Questa legge,
tuttavia, ha avuto metodi banali ma ha saputo risolvere i problemi contemporanei.
Appare anche nel primo codice di Giustiniano. Non appare più nel 2 codice di
Giustiniano, nuova edizione perché nel frattempo era stato realizzato il Digesto.
A partire da Costantino, è la Lex generals lo strumento utilizzato. C'è un ricorso
sempre piu alla legge generale, all'editto. Fu avvertito nel 5 secolo di un ordine di
tutta la legislazione, dal 4 secolo fino a Teodosio. Il disordine normativo si riverbera
in sede applicativo. Da una risposta l'operatore d'oriente da Teodosio II. Si deve
infatti la promulgazione di prime leggi ufficiali, 1 gennaio 439. Ha una storia lunga
di 10 anni, non semplice. Dal 429 fino al 439. Passa per un primo progetto che non
fu realizzato e uno si.
1. Nel 429 Teodosio propone un progetto di ampio respiro ad una commissione di 9
membri di cui 8 funzionari e un maestro di di diritto (apelle). Incarico di procedere
alla redazione di due codici diversi per contenuti. 1per gli studiosi di diritto e doveva
raccogliere tutte le leggi emanate dal 4 secolo in poi. 2 per gli operatori del diritto,
scopo pratico e doveva rispondere ai bisogni della prassi e avrebbe dovuto
raccogliere solo le leggi vigenti. Leggi ch