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IL PALAZZO REALE

Per magnificenza, dimensioni e ricchezza, sopra tutti gli edifici adibiti ad abitazione si

colloca il palazzo reale. Il più smisurato di essi fu la Domus Aurea, costruita da Nerone,

dagli architetti Severo e Celere tra il 64 e il 68 d. C. Il complesso si snodava per circa 80

ettari nel cuore di Roma, tra i colli Palatino, Celio ed Esquilino. Organizzato attorno ad un

lago ( su cui bacino successivamente verrà edificato l’anfiteatro Flavio) si componeva di

edifici, padiglioni, giardini, boschi, pascoli, terrazze, viali, ville, orti, campi, terme, templi,

ninfei e bacini d’acqua. Della grande Domus Aurea rimangono resti grandiosi, come un

insieme di 150 ambienti disposti lungo una struttura in cui un’organizzazione tradizionale

dei vani ( comprendenti cubicula, triclini e un ninfeo) attorno ad un peristilio; ne segue una

del tutto innovativa. Un cortile poligonale fonde i due organismi, il primo dei quali

doveva costituire gli appartamenti privati dell’imperatore. Centro del complesso orientale è

la grande Sala Ottagonale che si pone come ambiente dall’elevato valore tecnico e

architettonico, coperta da una cupola a padiglione, in opera cementizia, forata da un

oculo in sommità è attorniata da un ninfeo e da 4 cubicoli. È in questo vasto ambiente

cupolato che si è voluto riconoscere la grande sala dei banchetti di cui parlano le fonti,

luogo in cui gli architetti Severo e Celere avevano collocato una struttura lignea che

ruotava lentamente, e che come il mondo, compiva un giro completo in 24 ore.

FORMA URBIS La Forma Urbis Severiana (anche Forma Urbis Romae, "Pianta

marmorea severiana", o Forma Urbis Marmorea) è una pianta

della città di Roma antica incisa su lastre di marmo, risalente

all'epoca di Settimio Severo. Realizzata tra il 203 e il 211, era

collocata in una delle aule del Tempio della Pace (o "Foro della

Pace").

CIRCO MASSIMO

Il Circo Massimo è un antico circo romano, dedicato alle corse di cavalli, costruito a

Roma. Situato nella valle tra il Palatino e l'Aventino, è ricordato come sede di giochi sin

dagli inizi della storia della città: nella valle sarebbe avvenuto il mitico episodio del ratto

delle Sabine, in occasione dei giochi indetti da Romolo in onore del dio Consus. Di certo

l'ampio spazio pianeggiante e la sua prossimità all'approdo del Tevere dove dall'antichità

più remota si svolgevano gli scambi commerciali, fecero sì che il luogo costituisse fin dalla

fondazione della città lo spazio elettivo in cui condurre attività di mercato e di scambi con

altre popolazioni, e – di conseguenza – anche le connesse attività rituali e di

socializzazione, come giochi e gare.

Con i suoi 600 metri di lunghezza e 140 di larghezza, è considerata la più grande struttura

per spettacoli costruita

dall'uomo. La facciata

esterna aveva tre ordini: solo

quello inferiore, di altezza

doppia, era ad arcate. La

cavea poggiava su strutture in

muratura, che ospitavano i

passaggi e le scale per

raggiungere i diversi settori

dei sedili, ambienti di servizio

interni e botteghe aperte

verso l'esterno. L'arena era in

origine circondata da un

euripo (canale) largo quasi 3 m, più tardi eliminato per aggiungere altri posti a sedere.

Nell'arena, si svolgevano le corse dei carri, con dodici quadrighe (cocchi a quattro cavalli)

che compivano sette giri intorno alla spina centrale tra le due mete. La spina era

riccamente decorata da statue, edicole e tempietti e vi si trovavano sette uova e sette

delfini da cui sgorgava l'acqua, utilizzati per contare i giri della corsa.

I dodici carceres, la struttura di partenza che si trovava sul lato corto rettilineo verso il

Tevere, disposti obliquamente per permettere l'allineamento alla partenza, erano dotati di

un meccanismo che ne permetteva l'apertura simultanea.

LA COLONNA TRAIANA

Capolavoro della creatività romana, venne eretta tra il 110 e il 113 d.C. nel Foro Traiano

per celebrare le due campagne vittoriose dell’imperatore in Dacia (Romania). Un tempo la

colonna era posta tra la biblioteca latina e quella greca, aveva alle spalle la basilica Ulpia

ed era fronteggiata dal tempio dedicato al Divo Traiano. La circondava una stretta

peristasi di colonne corinzie che aveva un altezza tale da consentire la visione della sola

parte basamentale e di un breve tratto di fusto.

La grandiosa colonna, di ordine tuscanico, è composta da un toro ornato di foglie di

alloro, da un fusto formato da 17 rocchi di marmo e dal capitello che sommano

complessivamente circa 30 m di altezza, cioè 100 piedi romani. Se a questa altezza si

aggiunge quella del basamento e della statua

dell’imperatore si arriva a circa 40 m. Il

piedistallo ha una base liscia terminante a gola,

quattro facce recanti un fregio con composizioni

di armi e armature conquistate ai nemici, infine

una cornice ornata a festoni sostenuti agli spigoli

da 4 aquile. Sul lato sud-orientale del piedistallo

si apre l’ingresso che conduce ad una rampa di

scale a chiocciola che percorre il fusto della

colonna e tre piccole stanze. Di queste la più

interna costudiva due urne d’oro contenenti le

ceneri di Traiano e della consorte. Il monumento

è allo stesso tempo storico-celebrativo ma

anche funerario. La colonna i cui diametri

all’imoscapo e al sommocapo sono

rispettivamente di 3,70 m e di 3,20 m, è dotata di

una leggera entasi ed è percorsa da 24

scanalature affioranti lievemente da sotto

l’echino decorato ad ovoli e dardi. Essa è

interamente fasciata da un lungo nastro

figurativo che narra i fatti più importanti accaduti nelle due guerre di Dacia.

MILIARIUM

Era una colonna marmorea, la ricostruzione più diffusa, secondo la

quale vi sarebbero state incise a lettere dorate le distanze tra Roma e

le principali città dell'impero.

IL TEATRO

Il Teatro romano, contrariamente a quello greco, non ha la cavea appoggiante contro il

declivio di una collina ma su una struttura muraria prevalentemente in pietra e

calcestruzzo. Le volte a botte e quelle anulari ne permettono la costruzione, che

dall’esterno, presenta solitamente una facciata monumentale rettilinea e una curvilinea,

composta da più piani di archi inquadrati da semicolonne trabeate. Queste si susseguono

dal basso verso l’alto con la successione di dorico, ionico e corinzio. La sommità della

cavea reca solitamente un porticato. I vari livelli della cavea sono divisi in settori, che

corrispondono alle grandi arcate esterne che prendono il nome di maeniana, ognuno

servito da corridoi di disimpegno. Gli accessi laterali, gli itinera, sono in muratura.

Essi stessi reggono parte della cavea, e nello sfociare nell’orchestra, danno luogo agli

aditi maximi con un sovrastante ripiano sporgente detto il tribunal, la tribuna.

L’orchestra da grande e rotonda com’era nei teatri greci, si riduce ora ad un

semicerchio, perdendo gradualmente importanza. Al contrario la scena diventa

architettonica, facendosi sempre più complessa e meglio adattandosi alle necessità delle

rappresentazioni teatrali romane. Era alta come la cavea, era composta da un

proscaenium (proscenio) che forma il fronte del pulpitum il luogo dell’azione, e dalla

scaenae frons, il fondale architettonico.

Il Teatro di Pompeo, oggi non più esistente, è stato il primo teatro di Roma costruito in

muratura . Si trovava nella zona del Campo Marzio, oggi appartiene al rione di Parione.

Una parte della cavea del Teatro è tuttora visibile nei corridoi dell'odierno Hotel Lunetta.

Fu per Roma una innovazione straordinaria: la legge romana vietava infatti la costruzione

di teatri in muratura, per mantenere il carattere religioso che il teatro possedeva dalla

tradizione greca; teatri provvisori in legno venivano eretti soltanto in prossimità di luoghi di

culto.

Pompeo, per portare al termine il suo progetto, costruì su un podio rialzato un tempio

dedicato a Venere vincitrice la cui gradinata di accesso era costituita dall'intera cavea

teatrale: in questo modo gli fu possibile aggirare il divieto del Senato. Aveva un diametro

esterno di circa 150 m e disponeva di 17.500 posti a sedere, nei quali gli spettatori si

distribuivano entrando dalle numerose arcate. La scena era decorata da tre ordini

sovrapposti di colonne e il tutto era sormontato da una lunga tettoia sporgente per

dirigere verso il pubblico i suoni e le voci degli attori.

Era arricchita da un monumentale quadriportico con colonne di granito che si

stendeva fino all'area sacra di largo Argentina. Qui, (all'incirca in corrispondenza

dell'attuale Teatro Argentina) era la grande aula detta Curia Pompeii, dove si tenevano

riunioni del Senato e dove Cesare fu pugnalato, ai piedi della statua monumentale del suo

avversario. La statua, ritrovata nel XVI secolo, è oggi visibile a Palazzo Spada.

Teatro e tempio furono più volte danneggiati da incendi. Attorno al 22 d.C. subì un primo

incendio: i restauri furono compiuti da Tiberio e Caligola e il teatro fu nuovamente dedicato

da Claudio. In occasione della visita del re armeno Tiridate a Roma, Nerone fece dorare

tutto l'edificio in un solo giorno. Nell'incendio dell'80 d.C., che tra l'altro distrusse il

Pantheon di Agrippa, fu nuovamente danneggiato; il restauro fu eseguito da Tito e

Domiziano. Gli ultimi incendi, dopo i quali il teatro non fu più restaurato, avvennero sotto

gli imperatori Filippo e Carino.

L’ANFITEATRO

Raddoppiare il teatro vuol dire avere una struttura perfettamente circolare o ellittica:

l’anfiteatro. Tale nuova tipologia di costruzioni ha potuto avere luogo grazie alle tecniche

costruttive basate sull’impiego dell’arco a tutto sesto, delle volte e del calcestruzzo. Essa

inoltre superava il principio della doppia facciata del teatro romano, l’anfiteatro infatti si

fonda sull’omogeneità della facciata curvilinea.

La più nota di tali costruzioni dedicate al divertimento è l’Anfiteatro Flavio a Roma, o

Colosseo termine usato fin dal medioevo sia per sottolineare le dimensioni colossali sia

perché nei suoi pressi era collocata una statua di grandi dimensioni, il Colosso di Nerone.

Sorge sul luogo dove un tempo era ubicato un lago artificiale negli immensi giardini della

Domus Aurea di Nerone. Con la restituzione ai cittadini romani del terreno privatizzato da

Nerone, la nuova dinastia dei Flavi intendeva rendere evidente la differenza tra il vecchio

ordine e il nuovo principato.

Venne iniziato sotto Vespasiano nel 70 d.C. e inaugurato durante il regno di Tito nel 80

d.C. e fu concluso da Domiziano nel 81-96 d.C. Ha una forma ellittica con dimensioni in

pianta di 188 x

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
28 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/07 Archeologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher il95 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia e storia dell'arte e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Folin Marco.