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Come accennato precedentemente, nella storia del diritto romano il periodo 753 - 451 a.C. (periodo arcaico)
rappresentò la prima fase del diritto romano che, dalla fondazione di Roma (753 a.C.) all'emanazione delle leggi delle
XII tavole (451-449 a.C.), corrispondeva grosso modo al periodo monarchico ed a quello della iniziale costituzione
della Repubblica romana.
I Romani, in età storica, fissarono la data della fondazione della città al 754 circa a.C.. Partendo dal dato sicuro della
nascita della repubblica e la cacciata dei Tarquini intorno all’anno 509 a.C., essi attribuirono ai sette re una media di
35 anni di regno, 35X7=245 e 245+509=754
In età anteriore non vi sono tracce di una città-Stato, ma solo resti di abitanti capannicoli (villaggi, pagi) e di
corrispondenti necropoli, con corredi tombali per lungo tempo uniformi, il che sta ad indicare una società non
ancora divisa in classi.
Prima dell’età etrusca nel sito di Roma si viveva per villaggi, posti sulle alture del cosiddetto Septimontium: le tre
cime del Palatino (Palatium, Cernalus, Velia), le tre cime dell’Esquilino (Cispius, Oppius, Fagutal) e il Collis per
antonomasia, ossia il Quirinale, che la tradizione vuole abitato dai Sabini.
Si trattava di una società agro-pastorale, probabilmente con la pastorizia ancora prevalente sull’agricoltura, in cui le
comunità di pastori abitavano sulle cime dei colli per sfuggire alle razzie dei popoli vicini ed alla malaria che imperava
a valle, nelle paludi acquitrinose del Valabrum. Questi pastori ignoravano la transumanza, e praticavano solo la
monticazione locale.
Le colture note erano quelle classiche dell’ambiente mediterraneo: la vite e l’olivo, a cui bisogna aggiungere il fico e,
per quanto riguarda i cereali, il farro, un cereale inferiore analogo alla spelta. Ritrovamenti archeologi confermano
questi tipi di colture.
2. Sviluppo della comunità tiberina
Ma queste popolazioni paganiche non vivevano in senso assoluto isolate dai popoli vicini, e i contatti con questi
innescarono un meccanismo di sviluppo interno che venne portato a compimento dalla presenza in loco degli
Etruschi, che cominciavano ad insediarsi presso l’isola Tiberina, la quale costitutiva un passaggio navale per la via di
terra tra le città etrusche di Caere (oggi Cerveteri) e Capua.
Gli Etruschi, la cui origine è ancora assai discussa, portavano già con sé l’esperienza della città-Stato, dei commerci,
dell’alfabeto (molto simile a quello euboico di Cuma), delle tecniche di bonifica. Le principali attività indotte dalla
presenza etrusca furono la costruzione di grandi opere pubbliche, i commerci, l’industria del ferro, ecc.
Roma si trasformò da un conglomerato di villaggi in quello ch uno storico, Giorgio Pasquali, definì “la grande Roma
dei Tarquini”.
Inoltre, l’accentuato disequilibrio nei corredi tombali segue da vicino la progressiva evoluzione della comunità di
villaggio alla città-Stato.
Insomma, gli influssi etruschi sulla vita della nascente città furono enormi: dal diritto pubblico al diritto privato; dalla
religione (la triade Capitolina) ai augurales, ecc; dalla scienza degli auspici al costume (l’abbigliamento, i banchetti, i
ludi, ecc); dall’economia alla tecnologia (la bonifica, le opere pubbliche. 1
4. La costituzione dell’età monarchica
Gli organi costituzionali della fase monarchica sono il rex, il senato e le assemblee popolari: il comizio curiato e,
dall’età di Servio Tullio, il comizio centuriato. A questi vanno aggiunti i principali collegi sacerdotali, sia per i legami
arcaici tra politica, diritto e religione, sia perché taluni di questi sacerdozi esercitavano anche funzioni di carattere
politico e giuridico (basti pensare ai pontefici, agli auguri e ai feziali).
- In particolare, il rex assommava a sé poteri politici, di direzione della città-Stato, militari, giudiziari e religiosi.
Circa i poteri giudiziari, si è molto discusso sulla loro consistenza e portata. Le fonti attestano in maniera abbastanza
concorde che il re decideva da sé i giudizi più importanti, tanto nel campo civile che in quello criminale, rimettendo a
cittadini illustri (dell’ordine senatorio) la definizione degli altri.
Inoltre il rex sembra avere un potere di direzione anche di alcuni collegi sacerdotali come quello dei pontefici, al
vertice della gerarchia sacerdotale, depositari della cultura antica, titolari del monopolio del diritto e della
giurisprudenza per lunghi secoli.
Infine il rex si serviva di ausiliari, come il praefectus urbi, che si occupava della gestione degli affari dei cittadini nel
caso di sua assenza da Roma per motivi militari; i quaestores parricidi, competenti per le inchieste giudiziarie in
materia di parricidio e i duoviri perduellionis, collegio di due funzionari competenti in materia di perduellio, ossia di
tradimento e attentato alla costituzione.
- Per quanto riguarda il senato (inizialmente 100), il termine deriva dal latino senex (anziani o padri), che significa
vecchio, perché i membri del senato erano inizialmente gli anziani del popolo romano.
In pratica, le prime famiglie romane erano chiamate gens ("clan"). Ciascuna di loro era formata da un'aggregazione
di famiglie sotto un comune patriarca, chiamato pater (dal latino "padre"), il quale era l'indiscusso capo della gens.
Quando le gentes originarie si aggregarono in una comunità, i patres furono selezionati tra i capostipiti delle varie
famiglie per formare un consiglio federale, che prese poi il nome di Senato. Fu così che i patres capirono che ora era
necessario avere un singolo uomo che li guidasse. Per questi motivi elessero un re (rex), e lo investirono di poteri
sovrani. Quando poi un re moriva, questo potere tornava, almeno in via provvisoria, ai patres.
La competenza del senato, oltre che quella di organo consultivo del rex, riguardava la direzione della vita politica
(che si accentuerà in età repubblicana, dopo la rinascita dell’aristocrazia gentilizia), l’auctoritas senatus e l’istituto
dell’interregnum. L’auctoritas senatus consisteva nell’approvazione degli atti delle assemblee popolari.
L’interregnum era invece la prassi per cui, alla morte del re (ma l’istituto resta in vita nell’età repubblicana), auspicia
ad patres redeunt, ossia il potere, visto ancora in funzione religiosa, torna al senato, all’assemblea dei patres,
esponenti dell’aristocrazia gentilizia, i quali esercitano a turno, uno o più giorni ciascuno, le funzioni di interrex, fino
alla designazione del nuovo sovrano (in età repubblicana, del nuovo magistrato).
- L’assemblea popolare più antica è costituita dai comitia curiata, che vedeva il popolo riunito in curiae, la quale
comprendeva più gentes.
Non abbiamo notizie sicure sulla competenza del popolo riunito in curie, anche se Pomponio sembra accennare ad
una loro competenza legislativa; sappiamo che questo comizio emanava la lex curiata de imperio, con cui, in età
repubblicana, attribuiva formalmente il potere di comando (imperium) al magistrato già eletto da altra assemblea
popolare (il comizio centuriato).
Sicura appare la competenza dei comitia curiata, che fu limitata alla vita di gruppi minori, dinnanzi alle quali si
compivano:
- gli atti del testamento (calatis comitiis), dove il pater familias designava ufficialmente il suo successore;
- la detestatio sacrorum, ovvero la rinuncia al culto familiare (connesso molto probabilmente con l'adrogatio);
- la cooptatio, che rappresentava l'ammissione di una nuova gens nella comunità romana;
- e l'adrogatio quando un pater familias si sottoponeva alla protezione di un altro pater. 2
5. L’ordinamento centuriato
Sempre in età monarchica, si attribuisce a Servio Tullio, l’istituzione dell’esercito centuriato, che venne poi a
coincidere con l’altra assemblea popolare del popolo in armi, i comitia centuriata.
In questo esercito tutto il popolo, patrizi e plebei, era riunito in 193 centurie. Queste ultime erano divise in 5 classi,
basata su un criterio censitario timocratico, ovvero in cui i cittadini erano raccolti in gruppi sulla base del reddito (e
non per genere o provenienza territoriale).
Gradualmente l’assemblea si trasformò da popolo in armi in organo deliberante con competenza generale in materia
legislativa, e con competenza, con l’avvento della repubblica, nella elezione dei magistrati maggiori, ossia dei capi
politici e militari. È importante sottolineare che le elezioni avvenivano con criterio gerontocratico, considerando
perché i seniores, gli anziani tra i 46 e i 60 anni, avevano una maggiore dignità e valenza politica rispetto agli iuvenes,
i giovani, compresi tra 18 e 45 anni).
Per questo ha ragione Giambattista Vico quando osserva che la riforma serviana fu la base della repubblica
aristocratica, non certo di una repubblica democratica e popolare.
La figura di Servio Tullio si inserisce storicamente tra quella di Tarquinio Prisco, giunto a Roma da Tarquinia
attraverso Caere (oggi Cerveteri), e, stando alla tradizione, figlio di Demarato di Corinto, e quella di Tarquinio il
Superbo. Servio (Mastarna) proveniva però da Vulci (Ischia di Castro), città etrusca dell’interno, e una raffigurazione
della tomba di Vulci, mostra che l’intermezzo nella dinastia dei Tarquini non dovette essere un fatto pacifico, come
attestano anche prove archeologiche di distruzioni e incendi, proprio di quell’epoca.
Infatti, le città-Stato etrusche, pur sentendo per certi versi una sorta di solidarietà nazionale e pur essendo unite
nella dodecapoli, talvolta entravano in lotta tra loro.
Dopo la cacciata di Tarquinio, tutto lascia credere che sia stato re di Roma un altro etrusco, Porsenna, lucumone di
Chiusi, e forse anche suo figlio Arunte, poi perito nella battaglia della Selva Arsia.
6. I collegi sacerdotali e le fonti
Per completare il quadro istituzionale, la gestione dei riti religiosi era affidata ai vari collegi sacerdotali dell'antica
Roma, i quali costituivano l'ossatura della complessa organizzazione religiosa romana, che faceva capo al pontifex
maximus.
Inoltre vanno aggiunti il collegio degli auguri, che interpretavano il volo degli uccelli ed erano sentiti prima di
intraprendere qualsiasi azione politica o campagna bellica: ad essi spettava anche l’inauguratio dei magistrati
repubblicani (e probabilmente dello stesso rex), ossia il placet della divinità e l’attribuzione dei poteri religiosi.
Essi avevano anche, indirettamente, un grande potere politico: di fronte ad un presagio nefasto, essi potevano
“servare de coelo”, per cui il magistrato (o il rex) era costretto a differre comitia, ossia a rinviare l’assemblea
popolare.
Infine, il collegio sacerdotale dei feziali, competenti nei rapporti internazionali