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La prevalenza nei molari inferiori è più bassa e siccome la prevalenza cresce con
l’aumentare dell’età,nei molari mandibolari per avere la stessa lesione dobbiamo
aspettare circa dieci anni di più.
Siti maggiormente coinvolti: nei molari superiori le forcazioni distali ( sesto e
settimo),mentre nei molari inferiori sembra che l’imbocco vestibolare e linguale
siano colpiti con la stessa frequenza. Il professore si sente di criticare questo
dato,perché tutti i lavori che hanno condotto per sperimentare le tecniche
rigenerative sui molari inferiori hanno dato una maggiore prevalenza nell’imbocco
linguale della forcazione,rispetto all’imbocco vestibolare.
Questo dato è anche facilmente intuibile perché la capacità di andare a pulire sulla
superficie interna dei molari inferiori è inferiore; uno spazzolamento frettoloso
trascura molto di più i versanti interni rispetto a quelli esterni. Normalmente l’indice
di placca sulle superfici interne dei molari inferiori è sempre più alto di qualunque
altra zona della bocca.
Perché sono poi più interessate le forche distali dei molari inferiori? Perché sono le
zone più posteriori,dove è ugualmente difficile pulire.
In più il fumo di sigaretta sembra essere particolarmente dannoso per le forcazioni.
Questo è riscontrabile molto spesso nella clinica quotidiana,non solo perché le
forme più gravi di parodontite si concentrano nei fumatori e le forme più refrattarie
sono tipiche degli stessi,ma c’è anche un maggiore coinvolgimento delle forcazioni.
A parità di parodontite,se i non fumatori hanno una prevalenza media di
coinvolgimento delle forcazioni intorno al 30-35%,nella sola popolazione dei
fumatori il coinvolgimento delle forcazioni è del 72%.
La presenza di restauri conservativi che interessano il terzo cervicale della corona
e di restauri protesici aumenta la prevalenza delle lesioni delle forcazioni. Questo ci
deve far pensare che i restauri incongrui e le corone incongrue sono un danno per
tutto il parodonto. Il fatto che ci siano dei salti così grandi in prevalenza tra fumatori
e non e tra denti restaurati e non,ci deve far capire che le forcazioni sono un locus
minori restitentia,dove i fattori aggravanti la patologia agiscono con maggiore
intensità. In più il fatto che la forcazione venga interessato è un elemento
prognostico negativo. È stato osservato che quando ci sono segni clinici e
radiografici di coinvolgimento delle forcazioni,spesso il dente viene perso. Esiste
una correlazione di tipo lineare tra i due elementi:tanto più ci sono segni clinici e
radiografici di interessamento della forcazione,maggiore è il rischio che il dente sia
perso.
Con la terapia parodontale non ci siamo assicurati che i denti non siano persi; la
suscettibilità rimane e il danno preesistente anche,per cui denti gravemente
coinvolti vengono ugualmente persi,ma più tardi e in misura minore. La perdita dei
denti annua in soggetti con parodontite trattata è molto minore della perdita dei
denti nei soggetti con parodontite non trattata. In tutti casi,sia che facciamo sia che
non facciamo terapia,nella maggior parte dei casi i denti persi sono i molari. Questo
ci deve far pensare che, tutto ciò che abbiamo a disposizione da anni per il
trattamento della parodontite, nei molari è meno efficace rispetto ai denti
monoradicolati.
Perché i molari sono i siti più suscettibili alla parodontite?
Per una complessità anatomica maggiore
1. Perché la zona della forcazione è una zona sottogengivale molto ampia e
2. quindi facilmente colonizzabile dai batteri
Perché i molari sono dei denti posteriori,posizionati in una zona del cavo
3. orale in cui la pulizia è più difficoltosa
Il fatto che l’anatomia di questi denti sia complessa è stato messo in evidenza
da moltissimi autori. Uno studio svedese ci mostra una rivelazione di tipo
cartografico nell’area della forcazione di primi molari.
Studio in cui l’anatomia è stata descritta con tre metodiche: con un’analisi stereo
microscopica,con un’analisi microscopica su sezioni non demineralizzate e con
un’analisi microscopica al SEM.
Allo stereo microscopio( 8 ingrandimenti) osserviamo come la volta della
forcazione di un primo molare inferiore si presenti abbastanza regolare e
pianeggiante a primo impatto; aumentando a 10x il potere d’ingrandimento
possiamo osservare come queste superfici che apparentemente sembrano
piatte,presentino numerose irregolarità. La superficie interna della forcazione di
tutti i molari presenta una evidente concavità,all’interno della quale avremo
molte difficoltà ad entrare con le curette e a pulire per bene. Aumentando
ulteriormente il potere d’ingrandimento vediamo come le irregolarità siano ancor
più numerose e al loro interno rimangono numerosi depositi patologici. Spesso
nei primi molari inferiori abbiamo una struttura anatomica,che si chiama cresta
della forcazione; è una struttura in cemento che unisce al centro della volta della
forcazione,la radice mesiale con la radice distale. Questo è un ulteriore
aggravante anatomico perché crea un’irregolarità aggiuntiva soprattutto nei
bordi laterali. Queste strutture a ponte che uniscono le due radici adiacenti si
trovano anche nei molari superiori. Con il tempo il grado di concavità interno
delle radici al centro della forcazione tende a ridursi: in un soggetto in età
avanzata i successivi stati di apposizione del cemento tendono a ridurre questo
grado di concavità,senza mai annullarlo. Ovviamente questo grado di concavità
ci ostacola la pulizia.
Depositi di tartaro che clinicamente non si vedono,ma microscopicamente si
rilevano: oltre 5mm di profondità più dell’80% della superficie radicolare rimane
ancora contaminata( VERAUG)
Paradosso del tartaro residuo: una parte di questi residui sono tollerati dalla
natura e nonostante tutto c’è guarigione; ma molto dipende dalla quantità di
questi residui,perché la natura sarà in grado di rimuoverli fino ad un certo punto.
Il problema delle forcazioni è che le irregolarità sono molto diffuse,quindi
superare il limite di tollerabilità biologica è molto facile,rispetto a zone più
facilmente detergibili. Tra primo e secondo molare ci sono caratteristiche
anatomiche che si vanno ad alterare. Nei molari al di sotto della giunzione
smalto cemento abbiamo una zona comune di radice che si chiama tronco
radicolare,dal quale poi partono le diverse radici. Passando da primo a secondo
molare,il tronco radicolare aumenta di lunghezza,quindi l’imbocco della
forcazione si fa più apicale e l’angolo di divergenza tra le radici si fa più stretto.
Ma se si fa troppo stretto,le curette e le stesse punte ad ultrasuoni avranno
grosse difficoltà ad entrare,ma lo stesso non vale per i batteri.
Al microscopio possiamo osservare come la radice abbia un aspetto lunare con
una serie di depressioni e degli imbocchi canalicolari dove il cemento si è
riassorbito per la parodontite( ci sono praticamente i tubuli dentinali
esposti,all’interno dei quali i batteri ci entrano). Come fanno i batteri ad entrare
all’interno dei tubuli dentinali?
parodontite fenomeni regressivi e degenerativi del cemento il cemento
viene distrutto si espone la dentina si espone l’imbocco del canalicolo e i
germi possono entrare. I batteri difficilmente raggiungono la polpa,perché c’è
una reazione di dentino genesi nel canale che ne oblitera il versante pulpare.
Questo fenomeno è tanto più frequente,quanto più ci si avvicina al delta
apicale,dove lo sbocco dei canali accessori è più numeroso. In realtà lo sbocco
delle comunicazioni tra polpa e parodonto è localizzato soprattutto nelle zone
dove c’è cemento cellulare,cioè terzo apicale delle radici e zona delle forcazioni.
La presenza di queste comunicazioni ci deve far pensare come sia possibile
avere delle pulpiti retrograde nei molari quando sono interessati da parodontite
avanzata.
Può accadere che dei pazienti si presentino con dei sintomi tipici della
pulpite,ovvero dolore irradiato di tipo nevralgico,non ben localizzato( il paziente
è in grado di distinguere solo il lato della bocca in cui sente dolore),che aumenta
soprattutto in posizione clinostatica,in assenza di carie o restauri.
A questo punto,grazie a delle bite wings,potremmo osservare un interessamento
avanzato( di terzo grado) delle forcazioni soprattutto nei molari superiori. Questo
ha origine dal passaggio attraverso i piccoli canalicoli accessori,dei batteri che
così raggiungono la cavità pulpare per dare una pulpite retrograda.
Per individuare il dente responsabile,che andrà quindi devitalizzato,si esegue un
test di vitalità al freddo e il dente che si mostrerà più dolente sarà quello
interessato. Tutti i denti saranno sensibili,ma solo uno farà scatenare il dolore
vero e proprio.
( QUADRO DI PULPITE SENZA CARIE)
In realtà la maggior parte dei canalicoli non ha uno sbocco in camera
pulpare,come pure sul fondo della camera pulpare sono stati trovati moltissimi
imbocchi di canalicoli accessori che non arrivano a sbucare nel parodonto( cioè
la gran parte di questi canalicoli è a fondo cieco). Ma ci sono anche molti
canalicoli passanti,attraverso i quali potremmo avere l’interessamento pulpare.
Nelle zone delle forcazioni possiamo trovare anche perle dello smalto,che
rappresentano dei luoghi di minor resistenza per la propagazione della
parodontite. Questo perché sullo smalto non si forma un attacco
connettivale,per cui una volta arrivata qui,la parodontite galoppa perché trova
minor resistenza. Oggi sappiamo che l’attacco epiteliale ha la stessa resistenza
di un attacco connettivale,quindi non è cosi.
Lo stesso discorso vale per le proiezioni dello smalto; quando si pensava che
l’attacco connettivale fosse più resistente,le lingue di smalto che dalla giunzione
smalto-cemento finiscono nella forcazione(proiezioni) venivano considerate un
fattore favorente queste lesioni( perché mancando sullo smalto un attacco
connettivale si pensava ci fosse meno resistenza,ma sappiamo che non è cosi)
Bawer (’79) fu il primo a costatare che le dimensioni delle curette in vendita
sono spesso maggiori delle dimensioni d’ingresso delle forcazioni radicolari. Egli
condusse uno studio su un centinaio di primi molari,che dovrebbero avere in
teoria le radici più divaricate. In quasi il 60% dei casi le curette sono più grandi
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