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Quindi come si fa a costruire la conoscenza umana?
Da qui nasce una discussione tra Leibniz e Bayle.
Bayle
Nato nel Sud della Francia, in una famiglia di tradizione protestante.
Debutta in filosofia con alcune tesi di impronta scolastica sostenute presso il
collegio dei Gesuiti.
Entra in breve tempo in contatto con i testi di Cartesio e dei Cartesiani.
Inizialmente lo affascina in quanto osteggia la filosofia scolastica, ma poi
rintonerà sulla religione dei suoi padri.
Si trasferirà in Olanda a Rotterdam, a causa della revoca dell’Editto di
Nantes, che permette la libera professione della religione protestante
all’interno della Francia nel 1685. Quindi gli Ugonotti e i protestanti sono
obbligati o a convertirsi al cattolicesimo o all’esilio.
Nell’ultima parte della vita di Bayle si dedica quasi interamente alla
redazione del Dizionario storico-critico. Un’opera imponente a carattere
enciclopedico, antenata della celebre Enciclopedie di Diderot e Alembert, in
cui egli si propone di riassumere tutte le conoscenze più importanti. I singoli
articoli sono in ordine alfabetico, e corredati da ampie riflessioni critiche.
Il dizionario è ricordato per un tema importante: il male nel mondo.
Un problema inizialmente classico, sviluppato da Epicuro, con la domanda:
perché Dio non toglie il male? Perché non può o perché non vuole? Se Dio
non potesse allora non risulterebbe essere onnipotente, e se dio non
volesse non risulterebbe essere buono.
Successivamente ci proverà Sant’Agostino a rispondere. Attraverso tre
tesi:
1. Il male è un niente, non ha vera e propria realtà, perché consiste
piuttosto nell’essenza di ciò che ci dovrebbe essere.
2. Il male non può dipendere da Dio, che è causa soltanto di ciò che è
buono, ma dipende dall’uomo che liberamente pecca, e se il male
esiste è una giusta punizione per i peccati.
3. Dio comunque permette il male, e non lo impedisce, ma grazie al
male il bene risalta di più.
Bayle sottopone in esame queste tesi e le argomenta:
1. Il male non può essere niente, perché non c’è di più vero della
sofferenza e del dolore, fisico e morale.
2. E’ falso che il male dipenda dagli uomini, perché ogni azione
dell’uomo, in realtà dipende da Dio, che è onnipotente e decide
attraverso la teoria cartesiana dell’occasionalismo.
3. Dio non può permettere il male per considerarlo ornamento
dell’universo, perché un Dio infinitamente buono non può permettere
che il male esista.
Quindi Bayle permette due conclusioni: una di tipo fideistico, l’altra di tipo
cartesiana.
Se fosse di tipo fideistico vorrebbe dire avere una adesione irrazionale alla
religione cristiana e accettare che ci sia il male nel mondo.
Oppure di tipo cartesiana, dove la teologia finirebbe per distruggersi.
Tra queste due riflessioni Bayle rimane intrappolato in un dualismo irrisolto.