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ORGANIZZAZIONE CENTRALE DEL MINISTERO (e storia...)
Le commissioni d'indagine degli anni '60 hanno fatto emergere: la nozione di bene culturale; l'inefficienza delle strutture per la tutela del patrimonio culturale. Nel 1973 viene nominato un ministro senza portafoglio (ministro non a capo di un ministero) per il settore dei beni culturali, e viene istituito un ministero per i beni culturali ed ambientali, nato dalla scorporazione di alcune strutture del:
- Ministero della pubblica istruzione
- Presidenza del consiglio
- Ministero dell'interno
Nel 1998 con il DLGS 368 viene creato il Ministero per i beni e le attività culturali sommando al ministero precedente anche la tutela di spettacolo e sport. Viene ampliata la concezione di bene culturale da "cosa materiale" ad anche attività aventi valore culturale. Oltre a ciò vi è una riforma dell'amministrazione, che tende a confermare nel campo delle competenze la
centralità dello stato, il quale deve comunque cooperare con regioni ed altri enti locali. Il potere centrale si traduce in 8 direzioni generali, prive della responsabilità della realizzazione finale dei loro vari programmi. Per evitare la frammentazione dell'azione amministrativa, vi era un segretario generale, il quale coordinava il tutto, elaborava i programmi di competenza del ministro e vigilava sull'efficienza degli uffici generali. Il Ministro aveva per lo più un ruolo politico: determinava gli obiettivi del ministero, verificava i risultati conseguiti, emanava le direttive generali per i vari dirigenti e nominava i dirigenti del gabinetto. Vi era quindi una distinzione tra responsabilità politica che spettava al Ministro e gestione amministrativa che spettava ai dirigenti. A questi spettava anche la verifica e la dichiarazione di tutela dei beni culturali ed era loro responsabilità se i risultati della dichiarazione erano negativi. Tra ilMinistro e idirigenti vi era la mediazione del gabinetto, mentre tra le soprintendenze regionali per ibeni culturali ed ambientali vi era la mediazione del soprintendente regionale.Le riforme degli anni '90, però, portarono alla nuova necessità del rassetto delle disposizioni legislative in materia di beni culturali. Essendo che la missione del ministero comprendeva aree eterogenee, si sentì il bisogno di dividere le diverse mansioni tra diverse strutture organizzative. Con il DLGS 3/2004 si divise il Ministero in 4 dipartimenti, per: la ricerca, l'innovazione e l'organizzazione (direzione generale per gli affari generali, il bilancio, le risorse umane e la formazione, per l'innovazione tecnologica e la promozione); beni culturali e paesaggistici (direzione generale per i beni archeologici, architettonici e paesaggistici, per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico, per l'architettura e l'arte contemporanea); beniarchivistici e librari (direzione generale per gli archivi, per i beni librari e gli istituti culturali); lo spettacolo e lo sport (direzione generale per il cinema e per lo spettacolo dal vivo). Queste direzioni generali (uffici dirigenziali generali) fungevano da intermediari tra il ministero e gli enti locali regionali. Vi è quindi la scomparsa del segretario generale, i cui compiti vennero affidati ai capi dei 4 dipartimenti. Sono stati poi creati la conferenza interdipartimentale, dove si trovano i capi dei dipartimenti ed il ministro, e i comitati interdipartimentali, dove si trovano il capo dipartimento con i propri dirigenti. Per quanto riguarda gli organi consultivi, nel 1975 si avevano il consiglio nazionale per i beni culturali ed ambientali e i comitati di settore; mentre nel 1998 si avevano il consiglio per i beni culturali ed ambientali ed i 7 comitati tecnico-scientifici. Il consiglio per i beni culturali ed ambientali era composto da 19 membri (i presidenti dei comitati).tecnico-scientifici;8 personalità della cultura nominati del ministro e 3 rappresentanti del personale del Ministero). Rispetto al Consiglio del 1975, quello del 1998 aveva una componente più ristretta e depurata dalla componente politico-amministrativa. Ne derivava una commissione più esperta e di qualità. I componenti erano in carica 4 anni e potevano essere rieletti una sola volta. Le sue funzioni erano: esprimere pareri sui programmi nazionali per i beni culturali ed esprimere pareri su tutto ciò che veniva sottoposto dal ministro. I comitati tecnico-scientifici dovevano, invece, presentare obiettivi d'intervento, coordinare le metodologie d'intervento, dare pareri su acquisti ed interventi importanti, dare pareri su questioni sottoposte dal ministro. Al giorno d'oggi (ovvero, dal 2004) si