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I beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o

artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione (1). Gli archivi pubblici e gli archivi privati per i quali sia

intervenuta la dichiarazione ai sensi dell’articolo 13 non possono essere smembrati (2).

Art13*. Dichiarazione dell'interesse culturale

1. La dichiarazione accerta la sussistenza, nella cosa che ne forma oggetto,

dell'interesse richiesto dall'articolo 10, comma 3.

2. La dichiarazione non è richiesta per i beni di cui all'articolo 10, comma 2.

Tali beni rimangono sottoposti a tutela anche qualora i soggetti cui essi

appartengono mutino in qualunque modo la loro natura giuridica.

Art 21. Del codice dei beni culturali.

Interventi soggetti ad autorizzazione.

1. Sono subordinati ad autorizzazione del Ministero:

a) la demolizione delle cose costituenti beni culturali, anche con successiva ricostituzione;

b) lo spostamento, anche temporaneo, dei beni culturali, salvo quanto previsto ai commi 2 e 3;

c) lo smembramento di collezioni, serie e raccolte;

d) lo scarto dei documenti degli archivi pubblici e degli archivi privati per i quali sia intervenuta la dichiarazione ai sensi dell'articolo

13, nonché' lo scarto di materiale bibliografico delle biblioteche pubbliche, con l'eccezione prevista all'articolo 10, comma 2, lettera

c), e delle biblioteche private per le quali sia intervenuta la dichiarazione ai sensi dell'articolo 13;

e) il trasferimento ad altre persone giuridiche di complessi organici di documentazione di archivi pubblici, nonché di archivi privati

per i quali sia intervenuta la dichiarazione ai sensi dell'articolo 13.

2. Lo spostamento di beni culturali, dipendente dal mutamento di dimora o di sede del detentore, è preventivamente denunciato al

soprintendente, che, entro trenta giorni dal ricevimento della denuncia, può prescrivere le misure necessarie per cui i beni non

subiscano danno dal trasporto.

3. Lo spostamento degli archivi correnti dello Stato e degli enti ed istituti pubblici non è soggetto ad autorizzazione, ma comporta

l'obbligo di comunicazione al Ministero per le finalità di cui all'articolo 18.

4. Fuori dei casi di cui ai commi precedenti, l'esecuzione di opere e lavori di qualunque genere su beni culturali è subordinata ad

autorizzazione del soprintendente. Il mutamento di destinazione d'uso dei beni medesimi è comunicato al soprintendente per le

finalità di cui all'articolo 20, comma 1.

5. L'autorizzazione è resa su progetto o, qualora sufficiente, su descrizione tecnica dell'intervento, presentati dal richiedente, e può

contenere prescrizioni. Se i lavori non iniziano entro cinque anni dal rilascio dell'autorizzazione, il soprintendente può dettare

prescrizioni ovvero integrare o variare quelle già date in relazione al mutare delle tecniche di conservazione.

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Art 20. Del codice dei beni culturali.

Interventi vietati.

1. I beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o

artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione.

2. Gli archivi pubblici e gli archivi privati per i quali sia intervenuta la dichiarazione ai sensi dell'articolo 13* non possono essere

smembrati.

Prescrizione di tutela indiretta.

Ci sono altre forme di tutela per i beni; non solo per il bene in sé ma anche dell’ambiente circostante e la sua richiesta di

protezione può essere richiesta per varie motivazioni:

La tutela va oltre la dimensione fisica del bene per questione di estetica.

 Prospettiva.

 Luce.

 Condizioni di decoro.

Carte del restauro:

Dal 1931 nascono le carte del restauro (non sono legge)

1) Carta del restauro di Atene (1931): si stabilisce per la prima volta l’uniformità delle legislazioni e il prevalere dell’interesse

pubblico su quello privato; ammette l’uso di materiali moderni, ma per l’archeologia si utilizzano solo pezzi originali

(anastilosi)

2) Carta del restauro Italiana (1932): si affermano i principi contenuti nella carta di Atene con l’aggiunta del termine restauro

scientifico (utilizzo di tutte le tecniche possibili offerte dalla scienza moderna)

3) Carta del restauro di Venezia (1964): riconferma dei principi delle carte precedenti, ma essendo nel periodo delle

ricostruzioni post-belliche ci sono dei falsi storici, perciò si decide che anziché ricostruire totalmente, viene conservata la

parte integra del bene (ex. Non ho il permesso di ricostruire la strada ciottolosa di un borgo medievale).

4) Carta del restauro Italiana (1962)

5) Carta del restauro di Amsterdam (1975): prima carta in cui i delegati vengono da tutta Europa e promulgata dal comitato

dei ministri del consiglio d’Europa.

6) Carta di Washington (1987)

7) Carta di Cracovia (2000)

Le carte del restauro non sono documenti legislativi ma programmazioni fatte da esperti del settore; al restauro si ricorre in ultima

istanza, solo se non ci sono altre soluzioni.

Restauro. Si intende l’intervento diretto sul bene tramite un complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale, al recupero,

alla protezione e alla trasmissione dei valori culturali del bene.

Il restauro di un bene è affidato a dei restauratori abilitati a queste attività.

N.B. i restauratori possono subire un’ispezione (previo avvertimento entro 5 giorni) per accertare lo stato di conservazione di un

bene.

Conseguenze.

 Conferma lo stato di conservazione del bene e diligenza del possessore

 Se il bene non è conservato correttamente, viene trasportato in istituti pubblici (custodia coattiva)

La tutela non può fermarsi all’individuazione fisica di un altro bene; esiste la tutela indiretta che si concretizza in azioni su beni

diversi dal bene tutelato ma ad esso connesse. (Ex. Area circostante il Duomo). Il sopraintendente può proporre l’estensione del

vincolo quando va tutelata l’integrità del bene. L’estensione avviene quando il procedimento, affidato dal sopraintendente su

motivata richiesta della regione o di altri enti pubblici, viene comunicato al proprietario possessore o detentore del bene.

Permuta. È il contratto che ha per oggetto il reciproco trasferimento della proprietà di cose, o di altri diritti, da un contraente all'altro.

(Art. 1552 Cod.Civ.)

Sebbene si applichino, in quanto compatibili, le norme stabilite per la vendita (art. 1555 Cod.Civ.), la permuta differisce da

quest'ultima in quanto lo scambio non avviene verso il corrispettivo di un prezzo, ma tramite il reciproco trasferimento della

proprietà di cose o della titolarità di altri diritti.

La permuta, infatti, deriva da quella forma primitiva di scambio chiamata baratto.

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Diritto di prelazione.

È quel diritto, in capo ad un medesimo soggetto, ad essere preferito, rispetto ad un altro a parità di condizioni, nella

Prelazione.

costituzione di un negozio giuridico; non è altro che la preferenza di un soggetto rispetto a un altro.

La prelazione può essere di due tipi:

Legale: è prevista dalla legge

o Convenzionale: La prelazione convenzionale ha come fonte l'accordo delle parti. Oggetto di tale accordo è l'impegno, in

o capo ad una parte, a concedere un diritto di prelazione alla controparte.

L’acquisto tramite prelazione è disciplinato dall’Art 60. Del codice dei beni culturali.

Acquisto in via di prelazione.

1. Il Ministero o la regione o gli altri enti pubblici territoriali interessati, hanno facoltà di acquistare in via di prelazione i beni culturali

alienati a titolo oneroso o conferiti in società, rispettivamente, al medesimo prezzo stabilito nell'atto di alienazione o al medesimo

valore attribuito nell'atto di conferimento.

2. Qualora il bene sia alienato con albi per un unico corrispettivo o sia ceduto senza previsione di un corrispettivo in denaro ovvero

sia dato in permuta, il valore economico è determinato d'ufficio dal soggetto che procede alla prelazione ai sensi del comma 1.

3. Ove l'alienante non ritenga di accettare la determinazione effettuata ai sensi del comma 2, il valore economico della cosa è

stabilito da un terzo, designato concordemente dall'alienante e dal soggetto che procede alla prelazione. Se le parti non si

accordano per la nomina del terzo, ovvero per la sua sostituzione qualora il terzo nominato non voglia o non possa accettare

l'incarico, la nomina è effettuata, su richiesta di una delle parti, dal presidente del tribunale del luogo in cui è stato concluso il

contratto. Le spese relative sono anticipate dall'alienante.

4. La determinazione del terzo è impugnabile in caso di errore o di manifesta iniquità.

5. La prelazione può essere esercitata anche quando il bene sia a qualunque titolo dato in pagamento.

Prelazione artistica. Consente a stato o enti territoriali di esercitare il diritto di prelazione, quindi acquistare al medesimo prezzo il

bene alienato o venduto.

Alienazione è il negozio con il quale un soggetto (detto "alienante") attribuisce a un altro (detto "alienatario") una proprietà o un

diritto su beni del proprio patrimonio.

La prima differenza tra i due tipi di prelazione è che mentre nella prelazione convenzionale il negoziato è stipulato tra le parti, nella

prelazione artistica non c’è volontà tra le parti in quanto agisce la pubblica amministrazione con atto amministrativo.

1962-1992: sentenze della cassazione; stabiliscono che il diritto di prelazione dello stato, nelle alienazioni di interesse

 oneroso artistico, ha una propria configurazione giuridica che si differenzia nettamente dalla prelazione legale; mentre in

quest’ultima in senso proprio il soggetto attivo, esercitando il suo diritto, si pone in un rapporto contrattuale rispetto al

soggetto passivo, sostituendosi all’acquirente originario nella prelazione, di cui alla legge 1089 del 1939, lo stato agisce

tramite esplicazione di un potere di supremazia e per il conseguimento di un interesse pubblico quale la conservazione e

il pubblico godimento di certi beni.

La prelazione è esercitata nel termine di 60 gg dalla ricezione della denuncia; spesso la denuncia non viene fatta del tutto o

presentata in ritardo. In questo caso il termine diventa di 180 gg dal momento della ricevuta della denuncia.

(Si preferisce il termine di 60 gg per evitare casi di incertezza giuridica)

Nel caso di interesse pubblico il tempo si può allungare.

Disciplina della circolazione dei beni culturali in ambito internazionale (legge 1089 del 1939)

o a) Divieto di esportazione in caso di ingente danno al patrimonio storico/culturale internazionale

b) Tassa di esportazione (anche se il proprietar

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
21 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/01 Diritto privato

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Vale_Visi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Legislazione dei beni culturali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Lugli Matteo.