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Veneto con presidenza papale e con corona a Vittorio Emanuele II; Centro Italia; Napoli e
Roma Papale). Nizza e Savoia andranno alla Francia, ma del resto d’Italia non si scrive
nulla.
La situazione di tensione si trasforma in un ultimatum militare ad aprile 1859 dagli
austriaci al governo di Torino. Napoleone III unisce le sue truppe nella primavera del 1859.
Segue l’occupazione della Lombardia, ma ad un passo dalla conquista del Veneto
Napoleone III si ritira e firma un armistizio con gli austriaci per tre motivi:
clima di insoddisfazione francese;
✦ movimenti di truppe prussiane sul fronte del Reno;
✦ nei Ducati di Modena, Parla, nel Granducato di Toscana a metà del 1859 scoppiano
✦ delle rivolte che portano alla cacciata del granduca di Toscana, della duchessa di
Parma, del duca di Modena e delle autorità pontifice di Bologna e Romagna. I governi
provvisori sono favorevoli all’unificazione con il nuovo Stato che si sta formando al
Nord attraverso l’annessione della Lombardia al Regno di Sardegna: l’ipotesi di un
nuovo Stato d’Italia con a capo un sovrano francese sta svanendo.
11-12 marzo: plebisciti di annessione in Emilia, Romagna e Toscana.
Fine marzo: Piemonte, Sardegna, Emilia, Romagna e Toscana si tengono le elezioni per il
Parlamento di Torino—> formazione Camera dei Deputati a maggioranza liberale che
segue la linea politica di Cavour.
Intanto si indicono i plebisciti di Nizza e Savoia per l’unione alla Francia.
Garibaldi intanto con mille volontari si dirige verso la Sicilia.
11 maggio sbarca a Marsala, dove elimina l’esercito borbonico precedentemente insorto,
risale Palermo, Messina, Calabria e Napoli dove entra trionfale a settembre 1860.
La rivoluzione di Garibaldi è politica, non sociale.
Nell’ottobre del 1860 si tengono i plebisciti di annessione di Sicilia e Mezzogiorno
continentale.
Settembre 1860: l’esercito di Cavour entra nelle Marche e in Abruzzo.
Fine ottobre 1860 Vittorio Emanuele II incontra Garibaldi a Teano, che gli cede la
sovranità.
Vittorio Emanuele II fa il suo ingresso a Napoli il 7 novembre, come nuovo re.
Qualche giorno prima si tengono i plebisciti di annessione delle Marche e dell’Umbria.
Da aprile 1859 a novembre 1860 è successa l’unificazione.
Mancano ancora Roma e il Lazio, Venezia e il Veneto.
Terza guerra d’indipendenza: La crisi più grave del nuovo Stato si presenta nel 1866.
Il governo guidato da Alfonso La Marmora si accorda con il governo prussiano per una
guerra contro l’Austria che, per non avere due fronti aperti, propone la cessione del
Veneto e la provincia di Mantova, con l’intermediazione di Napoleone III. Ma l’Italia rifiuta
e va avanti.
Superiore militarmente, l’Italia conduce molto male la guerra: l’esercito è sconfitto a fine
giugno del 1866 a Cadorna, mentre la flotta a fine luglio a Lissa.
Solo Garibaldi, impegnato nel Trentino, batte il 21 luglio gli austriaci a Bezzecca e si apre
la strada verso Trento. Ma è tardi, infatti gli austriaci hanno perso contro i prussiani e
sottoscrivono una tregua sia con loro che con gli italiani. Garibaldi riceve l’ordine di
ritirarsi, perché le truppe austriache, ora libere, si stanno muovendo in quella direzione,
poiché l’Austria vuole cedere solo il Veneto. La clausola è la stessa della proposta di inizio
guerra, in Veneto e a Mantova si celebra un plebiscito il cui esito è a favore
dell’annessione.
Resta ancora aperto il problema dello Stato pontifico e di Roma. Garibaldi, deluso
dalla troppa cautela della Destra Storica nell’affrontare il problema, progetta la conquista
di Roma e tenta per due volte, nel 1862 e nel 1867.
1862. Garibaldi parte dalla Sicilia; il governo del Regno d’Italia, vista la natura illegale
➡ dell’iniziativa, manda l’esercito a fermare la spedizione: ad agosto del 1862 le due
fazioni si fronteggiano all’Aspromonte, in Calabria, dove Garibaldi viene catturato e
rinchiuso in carcere, ma verrà liberato poco dopo.
1867. Secondo tentativo bloccato a Mentana, Roma, da un corpo di spedizione
➡ francese a protezione dello Stato pontificio: Garibaldi viene di nuovo arrestato e
liberato.
Le azioni di Garibaldi potrebbero compromettere i rapporti tra Regno d’Italia e Francia,
ma è una figura idolatrata, infatti molte persone si allontanano dalla Destra proprie per le
azioni di aggressione nei confronti del patriota italiano. Stesso sentimento quello dei
mazziniani, che non si ritrovano nel modus operandi della costituzione dello Stato.
C’è ancora l’importante questione dell’opinione pubblica che si identifica nelle posizioni di
Pio IX.
Il papa si è allontanato dal movimento nazionale, ma la svolta arriva quando tra il 1859 e il
1860, una parte dei territori dello Stato pontificio gli viene sottratta, per essere annessi al
nuovo Stato. La reazione del pontefice è durissima: lancia una Scomunica Maggiore nei
confronti di coloro che hanno concorso all’usurpazione delle terre, ma questo è solo il
primo di una serie di atti di dichiarata conflittualità.
Il 20 settembre 1870; e approfittando di una crisi internazionale che coinvolto la Francia e
che ha costretto Napoleone III a ritirare il contingente militare che si trovava a Roma a
guardia del Papa, l’esercito italiano entro nello Stato pontificio e occupa Roma. (Breccia
di Porta Pia) La rabbia del pontefice è assoluta e nemmeno la legge delle Guarentigie
riesce a riconciliare il papa con il nuovo Stato.
L’opinione pubblica italiana di fede cattolica si divide in una parte che sostiene la
divisione tra spiritualità ed idee politiche del Papa, e l’altra (la cattolico-intransigente) che
segue fedelmente il Papa, rifiutandosi di partecipare alle elezioni per la Camera dei
Deputati ma partecipando a quelle amministrative. Nasce l’Opera dei Congressi.
Intanto, il 2 ottobre 1870 l’annessione di Roma e del Lazio è sancita da un plebiscito.