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Le soluzioni
Una soluzione è un sistema omogeneo a più componenti caratterizzato dalla
presenza di un solvente (in genere presente in quantità maggiore) e uno o più
soluti le cui particelle si trovano disperse tra le molecole del solvente
(dispersione molecolare). Una soluzione può essere gassosa (come l’aria),
solida (come le leghe) o liquida (come l’acqua di mare). Visto che molte
reazioni chimiche e quasi tutti i processi biologici avvengono in ambiente
acquoso, le più importanti sono le soluzioni acquose, in cui il solvente è
l’acqua e il soluto può essere un gas, un liquido o un solido.
I soluti delle soluzioni acquose possono essere divisi in due categorie:
elettroliti, sostanze che, una volta disciolte in acqua, danno luogo a
- soluzioni che conducono la corrente elettrica (dissociandosi in ioni
positivi e ioni negativi);
non elettroliti, sostanze che in acqua non producono ioni e quindi le
- loro soluzioni non conducono la corrente elettica.
Una soluzione che contiene la quantità massima di un soluto in una certa
massa di solvente a una data temperatura è detta soluzione satura. Può
accadere che in una soluzione la quantità di soluto sia maggiore della
quantità massima: la soluzione, in questo caso, è detta supersatura (o
sovrasatura) ed è caratterizzata da notevole grado di instabilità (il sistema
tende ad andare verso la condizione di saturazione isolando il soluto in
eccesso).
Il processo di dissoluzione
Nei liquidi e nei solidi, le molecole sono tenute insieme da forze di attrazione
intermolecolari. Quando un soluto viene disciolto in un solvente le particelle di
un soluto si disperdono in tutto il solvente e vanno ad occupare posizioni
prima occupate dalle molecole del solvente. La “facilità” con cui una molecola
di soluto “rimpiazza” una molecola di solvente all’interno della soluzione
dipende dalla forza relativa di tre tipi di interazioni:
interazione tra le molecole di solvente,
interazione tra le molecole di soluto,
interazione tra le molecole di solvente e le molecole di soluto.
In generale, è prevedibile che la soluzione si formi più facilmente quando tra
soluto e solvente possono instaurarsi forze attrattive di entità maggiore o
almeno comparabili con quelle che si esercitano nell’ambito del soluto e del
solvente presi singolarmente. Quindi, il simile scioglie il simile, cioè sono
solubili in un certo solvente soluti con polarità comparabile a quella delle
molecole di solvente.
L’acqua è un ottimo solvente per sostanze le cui molecole siano
caratterizzate da una separazione di cariche (che abbiano un momento
dipolare diverso da zero) e per sostanze ioniche come NaCl. Le sue proprietà
come solvente per sostanze polari si spiegano da una parte con l’alta
costante dielettrica (ɛ = 80) e dall’altra con la tendenza a formare legami a
idrogeno.
Consideriamo come esempio cosa succede quando un solido come NaCl
+ -
viene dissolto in acqua. Nel colururo di sodio solido gli ioni Na e Cl sono
tenuti insieme da forti interazioni elettrostatiche che costituiscono un reticolo
cristallino in cui uno ione positivo è circondato da ioni negativi e viceversa.
Quando un cristallo di NaCl viene posto in acqua, sulla superficie di questo
+
vengono ad esercitarsi forze attrattive tra le molecole d’acqua e gli ioni Na e
-
Cl che fanno parte del reticolo. Le molecole d’acqua rivolgeranno la parte
negativa (l’atomo di ossigeno) verso gli ioni sodio e la parte positiva (uno dei
due atomi di idrogeno) verso gli ioni cloruro. Le attrazioni ione-dipolo tra le
+ -
molecole d’acqua e gli ioni Na e Cl risultano sufficientemente intense da
strappare gli ioni alla struttura cristallina. Gli ioni sodio e cloruro “strappati” al
reticolo vengono stabilizzati in soluzione dalle loro interazioni con molecole
d’acqua. Avvenuto l’allontanamento dal cristallo, gli ioni si trovano attorniati
da un certo numero di molecole d’acqua, numero che dipende dalla natura
dello specifico ione (acqua di solvatazione). Quindi in acqua gli ioni devono
essere sempre considerati come solvatati (o idratati), circondati cioè da tutte
le molecole d’acqua che riescono a coordinare.
Per il legame che caratterizza la loro struttura cristallina i metalli non sono
solubili come tali in alcun tipo di solvente. Il passaggio in soluzione di questi
composti prevede quindi una reazione chimica tra solvente e metallo o tra
uno dei componenti della soluzione e il metallo stesso.
Unità di misura della concentrazione
Le proprietà di una soluzione sono determinate, oltre che dalla natura dei
soluti e del solvente, anche dalla quantità relativa dei componenti, che può
essere espressa utilizzando diverse unità di concentrazione. Si farà
riferimento a soluzioni composte da un unico soluto disciolto nella soluzione.
MOLARITA’ (M) in chimica è una delle più comuni unità di concentrazione
(concentrazione molare). La molarità, generalmente indicata dalla formula
della specie chimica in considerazione racchiusa tra parentesi quadre, è il
numero di moli di soluto contenute in un litro di soluzione ed è quindi definita
dall’equazione:
M = n. moli di soluto / volume di soluzione
dove per convenzione il volume è espresso in litri.
Quindi, una soluzione di glucosio 0,1 M contiene 0,1 moli di glucosio per ogni
litro di soluzione ([C H O ] = 0,1). Conoscendo il peso molecolare della
6 12 6
sostanza (nel caso del glucosio PM = 180) si può facilmente risalire alla
quantità in grammi del soluto disciolto in un determinato volume di soluzione
(in un litro della soluzione presa in esame sono contenuti 180 x 0,1 = 18 g di
glucosio).
La concentrazione, come la densità, è una proprietà intensiva e quindi il suo
valore non dipende dalla quantità di soluzione che viene presa in
considerazione.
Ovviamente, da ciò risulta che la quantità di soluto contenuto in un
determinato volume di soluzione dipende sia dalla concentrazione del soluto
sia dal volume della soluzione.
È importante anche sottolineare che la molarità si riferisce solo alla quantità
di soluto originariamente dissolto in acqua e non tiene in considerazione
qualsiasi processo successivo, come la sua eventuale dissociazione in ioni.
Si prepari ad esempio una soluzione di NaCl 1 M. Essendo un elettrolita
“forte”, il cloruro di sodio si trova in soluzione completamento dissociato nei
suoi ioni: +(sol) -(sol)
NaCl Na + Cl
(s)
dove il pedice “sol” indica la sovatazione degli ioni.
Da ciò deriva che nella soluzione 1M di NaCl sono contenuti 1 mole/litro di
+ - + -
ioni Na e 1 mole/litro di ioni Cl ([Na ] = 1 m, [Cl ] = 1M).
MOLALITA’ (m) unità di concentrazione che indica il numero di moli di
soluto disciolte in 1 kg di solvente. La molalità di una soluzione riferisce
quindi la quantità di soluto alla quantità di solvente e non di soluzione.
m = n. moli di soluto / kg di solvente
Può essere importante sottolineare come, per soluzioni acquose diluite
(piccole quantità di soluto), molalità e molarità sono numericamente molto
simili in quanto 1000 g di acqua occupano (quasi esattamente) il volume di 1 l
di e per soluzioni molto diluite il volume della soluzione è praticamente uguale
a quello del solvente. Si noti, ancora, che mentre la molarità di una soluzione
dipende in generale dalla temperatura (in quanto al variare della temperatura
varia, seppur di poco, il volume della soluzione), il valore della molalità non
dipende dalla temperatura.
FRAZIONE MOLARE (x) esprime il rapporto tra il numero delle moli del
soluto presenti nella soluzione e il numero di moli totali di tutte le specie
presenti in soluzione.
Se una soluzione è composta da N moli di solvente, N moli del soluto 1, N
0 1 2
moli del soluto 2, ..., N moli del soluto ennesimo, la frazione molare del
n
soluto i-esimo sarà dato da:
x = N / (N + N + N + ... + N )
i i 0 1 2 n
Risulta immediatamente dalla definizione che la frazione molare di un soluto
(così come quella del solvente) è un numero sempre minore di 1 e che la
somma di tutte le frazioni molari di tutti i soluti è uguale a 1.
Nel caso di un solo soluto si ha: x + x = 1
soluto solvente
e quindi: x = 1 - x
solvente soluto
La frazione molare non ha unità di misura essendo un numero puro.
PERCENTUALE IN PESO (%) indica il numero di grammi di soluto
contenuti in 100 g di soluzione. Così, quando diciamo che una soluzione
acquosa di glucosio è al 20% in peso intendiamo che 100 g di quella
soluzione contengono 20 g di glucosio.
È opportuno notare che la percentuale è sempre un numero puro e che il suo
valore quindi è indipendente dalle unità di misura adottae per esprimere i
pesi, purché omogenee.
NORMALITA’ (N) la definizione di questa unità di misura dipende dalle
relazioni quantitative che intercorrono tra le sostanze partecipanti a una data
reazione chimica. La normalità viene definita esattamente come la molarità
ove si sostituisca il PM del soluto con il suo peso equivalente e si miusra in
eq/l (eq: grammo-equivalente, cioè numero di moli che liberano una mole di
+
H o portano una mole di carica elettrica).
La concentrazione di un soluto in una soluzione esprime la quantità di soluto
disciolto:
soluzioni diluite: presenza di quantità ridotte di soluto rispetto al
- solvente,
soluzioni concentrate: presenza di quantità rilevanti di soluto rispetto al
- solvente.
Una soluzione può essere diluita aggiungendo solvente.
Solubilità
Può essere definita come la quantità massima di un soluto che può essere
disciolta in una data quantità di solvente a una specifica temperatura (la
solubilità di un soluto è la concentrazione della sua soluzione satura).
Soluzione di un non-elettrolita: dal punto di vista chimico-fisico, la
dissoluzione di un solido da parte di un liquido è determinata dalla
rottura della disposizione ordinata del reticolo cristallino con un
processo che ricorda quello della fusione, perché in entrambi i fenomeni
è implicato un cambiamento di stato.
Il processo di soluzione si arresta (da un punto di vista macroscopico)
quando è raggiunta una situazione di equilibrio dinamico tra fase
solida e fase liquida, quando cioè la tendenza delle particelle a portarsi
in soluzione è bilanciata dalla tendenz