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La struttura della contrattazione collettiva
Uno degli aspetti che caratterizza questa struttura è la presenza di livelli, nel caso italiano ne sono presenti due che sono formalmente riconosciuti, è un caso peculiare perché negli altri Paesi è presente o l'uno o l'altro. I soggetti che elaborano i testi per la regolazione contrattuale e sottoscrivono gli accordi:
- LIVELLO NAZIONALE: segreterie nazionali dei sindacati di categoria e federazioni settoriali della confindustria;
- LIVELLO DECENTRATO: i delegati delle rappresentanze sindacali (RSU) e i responsabili delle aziende assistiti dalle organizzazioni datoriali del territorio.
Quanto sono autonome le relazioni industriali
L'autonomia si misura in rapporto alla capacità dei soggetti di autoregolarsi senza interferenze (della legge o dello Stato) nell'ambito specifico delle relazioni industriali. Si valuta quanto è autonoma:
- ALL'ESTERNO nei confronti delle
LE “REGOLE DEL GIOCO” FISSATE NEL 1993
Dopo aver visto i concetti principali con cui analizziamo le relazioni industriali, in particolare la contrattazione collettiva, analizziamo, all’interno dell’esperienza italiana, quali sono i principali eventi e le regole del gioco più importanti. La data che viene utilizzata come punto di riferimento principale è quella del 1993, perché qui entriamo in un quadro di maggiore istituzionalizzazione delle regole delle relazioni industriali. Questo passaggio (luglio del ’93) vigente fino al 2009, avviene attraverso un accordo di concertazione triangolare che definisce una vera e propria CORNICE DELLA CONTRATTAZIONE E DEL SISTEMA DI RELAZIONI INDUSTRIALI. Questo accordo è stato definito da Gino Giugni, all’epoca ministro del lavoro del Governo tecnico presieduto da Ciampi, come la “COSTITUZIONE DEL LAVORO”.
mette in campo due aspetti da sottolineare: il primo è che vengono fissate regole fondamentali per le relazioni industriali, il secondo è che questa intesa solenne e formale, con la partecipazione dello Stato attraverso il Governo, segna una inversione di tendenza rispetto alla tradizionale bassa istituzionalizzazione del nostro assetto, perché prima era fondato su una quasi assoluta autonomia collettiva affidata alle due parti sociali con una partecipazione marginale di altri attori esterni (compreso lo Stato). Successivamente le intese in materia avranno luogo mediante accordi interconfederali, cioè mediante accordi nazionali MOMENTO PIÙ ALTO DELLA concertazione IN ITALIA dopo i tentativi precedenti, ed è anche importante perché questi accordi che vengono sottoscritti negli anni '90 aiutano il cammino dell'Italia fino all'ingresso nell'euro. Importanza delle
regole fissate nel 1993 grazie all'impegno di Ciampi
Grande accordo di concertazione, non facile da raggiungere e realizzatoe Giugni in grado anche di condizionare, attraverso varie risorse, i comportamenti, qualche voltariottosi, delle due parti. Questo accordo rientra nella categoria generale dei PATTI SOCIALI, il testo4come solitamente avviene nella tradizione italiana, anche se il "succo" è lungo (20 pagine),concentrato nelle prime (6/7) pagine, esse si caratterizzano perchè:
- FISSANO NUOVE REGOLE DEL GIOCO DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI;
- VIENE COSTRUITO UN SISTEMA CONTRATTUALE A DUE LIVELLI;
- VENGONO ISTITUITE LE NUOVE RAPPRESENTANZE DI BASE (RSU), lerappresentanze elettive dei lavoratori, rappresentanze sindacali unitarie;
- VIENE INTRODOTTA L'INFLAZIONE PROGRAMMATA.
L'inflazione programmata
Nasce da un'idea di Ezio Trantelli. Viene definita in raccordo con le parti sociali, si riferisce ad una misura
virtuale ma inferiore all'inflazione reale, in quel momento era necessario domare la tendenza alla crescita dell'inflazione e fissare una misura inferiore al 7% (che era l'inflazione del '93) era un modo per ancorare la crescita delle produzioni ad una soglia più bassa rispetto all'inflazione prevista. I due livelli contrattuali CONTRATTO NAZIONALE SERVE A MANTENERE IL POTERE D'ACQUISTO DEI LAVORATORI, che deve, con i suoi rinnovi periodici, essere in sincronia con l'andamento dell'inflazione che si vuole tenere sotto controllo (con il meccanismo sopra esposto). Il metodo, un po' complesso, ma che ha funzionato, è stato quello di "spezzettare" il contratto nazionale di durata quadriennale in due bienni economici, mentre la parte normativa dei contratti (quella che riguarda diritti, regole, ferie, ecc...) ha una vigenza di quattro anni, la parte economica relativa alle retribuzioni aveva durata biennale.Il primo biennio, quello commisurato agli andamenti decrescenti dell'inflazione come indicati dalla legge di bilancio, si verificava uno scostamento a sfavore dei lavoratori, perché i loro salari crescevano meno dell'inflazione "vera", cioè meno del costo della vita. Il secondo biennio doveva svolgere una funzione compensativa, infatti aveva come scopo di servire a consentire il recupero salariale, pareggiare l'andamento delle retribuzioni contrattuali con l'andamento del costo della vita, con un'inflazione molto più bassa rispetto a quella che sarebbe stata senza l'intervento correttivo. Ciò portò ad una riduzione dell'inflazione italiana, portata a livello europeo, senza una riduzione dei salari, almeno in un primo momento.
La contrattazione decentrata
Il secondo livello di contrattazione è quello della contrattazione decentrata che può essere territoriale quando riguarda gruppi di azienda.
OPPURE DI AMBITO
Anch'essa ha una durata quadriennale e c'è una differenza importante rispetto ai contratti nazionali, perché mentre quest'ultimi sono considerati un dato necessario, se non proprio un obbligo, uno strumento necessario per tutelare i lavoratori, la contrattazione decentrata si configura come un'opportunità, un diritto, non un obbligo. Mentre il contratto nazionale svolge questa funzione di mantenimento del potere d'acquisto in rapporto al tasso di inflazione, il secondo livello contrattuale dovrebbe erogare incrementi retributivi ulteriori ma non astratti, collegati a rivendicazioni sindacali, senza un ancoraggio a dati certi, questi incrementi devono essere collegati a risultati effettivamente raggiunti dalle aziende e, in particolare devono essere legati a indicatori di produttività, redditività e qualità.
DAL 1993 ALL'ACCORDO DEL 2009
Le rappresentanze sindacali unitarie
Organismi di base
dove i delegati, i RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI, vengono eletti direttamente (non solo dagli iscritti al sindacato ma da tutti i lavoratori) su liste concorrenziali e con metodo proporzionale. Bisogna ricordare che prima esistevano ma non erano molto accettate, se non da accordi parziali, delle altre modalità di rappresentanza che riguardavano soltanto alcuni lavoratori, erano i consigli di rappresentanza, qui siamo di fronte ad uno strumento oggetto di una dichiarazione solenne (il protocollo del '93), sia da un accordo che ne definisce i meccanismi applicativi che viene sottoscritto dalle organizzazioni sindacali e da CONFINDUSTRIA e c'è la sua estensione al settore pubblico e istituzionalizzazione nel '47. Questi organismi e i delegati che ne fanno parte nella realtà italiana non sono solo strumenti di rappresentanza (che si attivano durante le criticità, che risolvono dei problemi, ...) ma godono di POTERI NEGOZIALI ovviamente in ambito.aziendale che condividono con il sindacato. L'importanza della "GRANDE INTESA" Abbiamo già evidenziato come questo accordo fu particolarmente importante per due ragioni: - PIÙ IMPORTANTE ACCORDO DI COOPERAZIONE SIMBOLICA: è il risultato della collaborazione tra soggetti spesso contrapposti per aiutare l'economia del Paese; - CONTROLLO DELL'INFLAZIONE PRATICA: ha aiutato il controllo dell'inflazione e del debito annuale mettendo l'Italia in condizione di entrare nell'Euro. Cosa ha funzionato Questa intesa si è cercata di cambiare ma è stata effettivamente modificata nel 2009, questo ci fa dedurre che ha funzionato per un arco di tempo abbastanza ampio, avendo ovviamente degli effetti positivi come: - Il controllo dell'inflazione grazie anche a una buona regia di politica dei redditi (almeno negli anni 90); - Relatività delle cadenze contrattuali; - Adeguata diffusione delle rappresentanze di base (in particolare nel pubblico impiego). Cosa non ha funzionato Cisono stati, tuttavia, dei limiti: - Scarsa dinamica della produttività (con limitati benefici al lavoro); - Salari al palo, eccesso di moderazione salariale; - Estensione non adeguata della contrattazione decentrata; - Mancanza di regole per la rappresentatività e la validità dei contratti. Una delle criticità che emerge è quindi un BIPOLARISMO CONTRATTUALE che è il dato caratterizzante del nostro sistema di relazioni industriali ma che allo stesso tempo appare bisognoso di aggiornamenti. Dal momento che per una fase i contratti nazionali sono stati meno autorevoli sul piano delle politiche salariali rispetto agli indirizzi fissati dalla concertazione, ma il fenomeno è destinato a durare dopo l'ingresso in scena dell'euro e della Banca Centrale Europea, è difficile che i contratti nazionali possano avere ampi margini di azione su questo tipo di oggetto. Inoltre abbiamo più volte ricordato un inadeguato sviluppo dellaContratta