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PANCREATITI
• ostruzioni al deflusso di bile e succhi pancreatici non legate ai calcoli biliari:
oddite, ipertono dello sfintere di Oddi, tumori periampollari,
tumori della testa del pancreas, diverticoli duodenali
e malformazioni (es. in cui il dotto
periampollari pancreas divisum,
principale non si forma correttamente e rimane diviso in due);
• malattie genetiche quali la pancreatite ereditaria (che è molto rara e di solito
si manifesta già nei primi decenni di vita) e la pancreatite associata a fibrosi
cistica (anch’essa rara, le secrezioni del pancreas diventano molto vischiose e
ristagnano nei dotti finendo per ostruirli).
Nel 30% dei casi non è possibile individuare con esattezza la causa della
N.B. pancreatite. Si parla dunque di “pancreatite idiopatica”.
Quali sono i sintomi della pancreatite acuta?
Il sintomo principale è sicuramente il che è continuo ma registra picchi
dolore,
di maggiore intensità che “trafiggono” il paziente. Quest’ultimo, in cerca di
sollievo, tende a flettere il tronco in avanti e a piegare le ginocchia. Il dolore
parte in sede epigastrica-periombelicale e si irradia “a barra” (lateralmente
verso i due ipocondri) o “a cintura” (ipocondri + fianchi + dorso). Nelle forme
più gravi a soffrire è tutto l’addome. Il dolore è determinato dalla distensione del
pancreas conseguente all’edema, dalla liberazione delle citochine (che possono
irritare le terminazioni nervose intrapancreatiche) e all’eventuale peritonite.
Nelle forme lievi (pancreas edematoso) il dolore può essere accompagnato anche
solo da tachicardia e febbre, ma più spesso sono presenti anche nausea e
. Nel 20-50% dei casi insorgono
vomito problemi respiratori
(tachipnea e insufficienza polmonare), mentre nel 30-40% dei casi si registra una
che se non corretta può portare all’insufficienza
ipovolemia renale e
Talvolta si rischiano anche la paralisi dell’intestino (ileo
cardiaca. paralitico)
e conseguente occlusione intestinale, l’ittero (la testa del pancreas
ostruttivo
infiammata comprime il coledoco ostacolando il deflusso della bile) e l’ascite
(il succo digestivo finisce nella cavità peritoneale.. ).
pancreatica
Bisogna intervenire immediatamente, altrimenti l’esito potrebbe
essere infausto! ! 8
PANCREATITI
Come capire che ci si trova di fronte ad una pancreatite acuta?
Buoni indicatori di questa patologia sono l’aumento della proteina C reattiva
(che però ha una latenza di 2-3 giorni) e la TAC con mezzo di contrasto
endovenoso (che permette di evidenziare la presenza e l’estensione di eventuali
aree di necrosi ma è anch’essa affidabile solo dopo 48). Come procedere
Ci ritorna molto utile il ovvero il frammento che una volta
dunque? TAP,
rimosso permette l’attivazione del tripsinogeno a tripsina; aumenta
precocemente e può essere dosato sia nel sangue che nelle urine. Generalmente
si dosano anche IL-6 e IL-8.
⚠ L’incremento dell’amilasi nel sangue e nelle urine è ad oggi l’indice di
laboratorio più utilizzato per confermare la diagnosi, ma potrebbe essere
determinato anche da altre patologie acute addominali (vedi ulcera peptica,
occlusione intestinale, perforazione ecc..). Per giunta non in tutti i pazienti si
verifica: nel 5-30% dei casi i valori rimangono normali! Per avere una conferma
della diagnosi sarebbe meglio dosare enzimi più specifici, come la lipasi
pancreatica (se i valori triplicano rispetto allo standard la diagnosi è positiva).
✅
Gli indicatori di gravità.
Per capire quanto grave è la situazione ci si può affidare a diversi criteri e
algoritmi. Tra i più utilizzati ci sono:
Il in cui la pancreatite è tanto più grave
sistema a punti di Glasgow,
quanto maggiore è il numero degli indici alterati a 48 ore dall’esordio (si
misurano glicemia, PCR, globuli bianchi, calciemia ecc..);
I che misurano la criticità dei pazienti finiti in
criteri APACHE II,
terapia intensiva in base alle variabili fisiologiche (temperatura,
frequenza cardiaca, pressione arteriosa..), all’età e alla concomitante
presenza di patologie croniche (insufficienze d’organo,
immunodepressione ecc..).
La terapia deve mirare a:
• limitare l’infiammazione pancreatica;
• placare il dolore; ! 9
PANCREATITI
• prevenire o trattare le complicanze sistemiche (ad esempio ripristinando
un’adeguata volemia e fornendo adeguata ossigenazione);
• assicurare un adeguato supporto nutrizionale mantenendo l’equilibrio
elettrolitico e metabolico.
Una volta era ritenuto assolutamente essenziale sospendere l’alimentazione
orale, anche in caso di pancreatite lieve, per prevenire complicanze infettive.
Oggi non è più così. I pazienti meno gravi possono riprendere a mangiare
regolarmente non appena scompaiono la nausea e il dolore addominale, mentre
i pazienti con pancreatite moderata devono solo stare attenti a non introdurre
troppi grassi. In caso di pancreatite severa si raccomanda di ricorrere alla
nutrizione enterale con sondino naso-gastrico o naso-digiunale, con i quali si
somministreranno miscele a base di peptidi, fibre solubili e
(cioè nutrienti in grado di modulare la risposta
immunonutrienti
infiammatoria e potenziare quella immunitaria).
Le fibre solubili sono fondamentali per nutrire la flora batterica
P.S.
“amica” e prevenire la traslocazione dei batteri patogeni “nemici” in altri
distretti corporei (potrebbero attraversare la mucosa intestinale e danneggiare
svariati organi ).
Quando non si raggiunge la quota calorica necessaria, in caso di sepsi o
N.B.
quando l’ileo paralitico persiste bisogna ricorrere alla nutrizione parenterale
(attenzione, i lipidi vanno iniettati endovena solo se non c’è ipertrigliceridemia!).
É molto importante prevenire la sindrome da sovralimentazione, soprattutto se il
soggetto è già obeso. Le (x Kg di peso corporeo al
quantità di nutrienti
giorno) raccomandate in caso di pancreatite acuta severa sono:
• 25-35 di Kcal;
• 1,2-1,5 g di proteine o amminoacidi;
• 4-6 g di carboidrati;
• fino a 2 g di lipidi.
Per è importante individuare le cause. Se la pancreatite
prevenire le recidive
ha origine biliare è opportuna una perchè il rischio di
colecistectomia,
recidiva di pancreatite è pari al 40-65%. ! 10
PANCREATITI
Pancreatite cronica
pancreatite cronica
La è una malattia infiammatoria cronica del pancreas.
Nei si manifesta con
primi anni numerosi episodi di pancreatite acuta
(forti dolori addominali), poi i dolori tendono ad attenuarsi man mano
⚠ La
che l’infiammazione diminuisce e la sclerosi si accentua.
sclerosi determina un calo delle funzioni esocrina ed endocrina : il paziente è
soggetto a maldigestione, malassorbimento e diabete.
La è definita come
P.S. sclerosi “l’indurimento di un organo o di una sua parte
dovuto all’aumento di tessuto cicatriziale (connettivo-fibroso) e alla regressione del tessuto
Il termine indica invece solo l’aumento del connettivo-fibroso,
fibrosi
normale”.
senza riferimenti alla diminuzione di altri tessuti.
⚽ La pancreatite cronica colpisce tipicamente gli adulti tra i 30 e i 50 anni
ed è 3 volte più diffusa tra i maschi che non tra le femmine. L’incidenza è di
circa 10-15 nuovi casi ogni 100 mila abitanti all’anno ed è in constante aumento
dagli anni Sessanta.
Ma quali sono le cause?
Un tempo si pensava che ci fosse quasi
un solo tipo di pancreatite cronica,
sempre L’ipotesi era: l’abuso cronico di alcol
secondaria all’abuso di alcol.
porta alla secrezione di un succo pancreatico denso, ricco di proteine e povero di
bicarbonati; queste condizioni favoriscono la precipitazione delle proteine
e la formazione di aggregati proteici detti ; i plugs ostruiscono i piccoli
“plugs”
dotti pancreatici e inducono atrofia negli acini a monte. Per giunta l’alcol (così
come il fumo di sigaretta) riduce la quantità di litostatina nel succo pancreatico,
litostatina che è fondamentale per mantenere il calcio in soluzione e prevenirne
la precipitazione.
Oggi, grazie alle nuove tecniche diagnostiche, si sa che la malattia può
manifestarsi in diverse forme e originare da diverse cause. ! 11
PANCREATITI
⚠ L’alcolismo e il tabagismo rimangono importantissimi fattori di
N.B.
rischio; si stima per esempio che circa il 40% (altre fonti dicono 70 ) dei
soggetti con pancreatite cronica fa/ha fatto abuso di alcol e che circa il 50%
fuma troppe sigarette . Fumo e alcol accelerano anche la progressione
della malattia, favoriscono la formazione di calcificazioni nei dotti pancreatici ed
amplificano il dolore. Oltre a quelli sopra riportati, altri probabili meccanismi di
danno sono:
l’aumento dello stress ossidativo a carico delle cellule di acini e dotti;
lo stimolo eccessivo alla secrezione del tripsinogeno, che risultando in
eccesso rispetto ai suoi inibitori si attiva causando episodi di pancreatite
acuta (anche silenti o subclinici) che poi tendono a cronicizzare.
C’è da dire, comunque, che solo il 5-15% degli alcolisti sviluppa una
P.S.
pancreatite cronica. Questo vuol dire che (una dieta ricca
anche altri fattori
di grassi e proteine, l’ipercalciemia, l’iperparatiroidismo..) giocano un ruolo
importante! Altre cause di pancreatite.
Oggi l’ipotesi regina è
Pancreatite da stenosi dell’ampolla del Vater.
quella che a causare la maggior parte delle pancreatiti croniche sia in realtà la
stenosi dell’ampolla del Vater, ovvero il suo restringimento a seguito di
infiammazione, presenza di calcoli biliari, tumori o tessuto cicatriziale da
pancreatite acuta necrotizzante. Potrebbe anche esserci una disfunzione dello
Sfintere di Oddi. Detta anche pancreatite cistica, si
La pancreatite paraduodenale.
caratterizza per l’infiammazione del tessuto pancreatico presente all’interno
della parete duodenale come residuo dell’embriogenesi; tale infiammazione
origina dall’ostruzione del dotto di scarico di questo tessuto, spesso legata
all’abuso di alcol e tabacco e al conseguente “ispessimento” del secreto. Non a
caso i pazienti affetti da pancreatite duodenale bevono 2-3 litri di vino al giorno