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La Monarchia costituzionale e lo Stato liberale di diritto
Glorious Revolution e con l'Act of Settlement il Parlamento sceglie il nuovo Re. Parliamo di Monarchia costituzionale dato che i reali hanno una funzione rappresentativa e di unità.
III° periodo: lo Stato liberale di diritto nasce con la Rivoluzione francese e americana ma le tappe sono tante e tortuose. Tale forma entra in crisi nel XX° secolo con l'affermazione del totalitarismo. Con "Stato liberale" si indica la finalità perseguita dai poteri pubblici, mentre con "Stato di diritto" si intende gli strumenti utilizzati. Le finalità riguardano la garanzia dei diritti individuali e l'abbandono totale del periodo precedente. L'individuo è titolare di diritti naturali e lo Stato deve farsi garante di essi e proteggerli. In questo periodo si afferma sempre più la colonna dello Stato cioè, la borghesia che non apparteneva alla nobiltà ma erano coloro che portavano reddito. Essa richiedeva nuovi
assetti istituzionali idonei a supportare e garantire le nuove esigenze e libertà economiche, regole chiare e semplici per tutti e rivitalizzare il ruolo dei Parlamenti. Nel 1789 viene promulgata la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino dove si afferma che il fine era la conservazione dei diritti naturali e inviolabili dell'uomo e la salvaguardia della libertà, sicurezza, proprietà e resistenza all'oppressione. Nasce quindi il contratto sociale. Le finalità erano quelle volute dalla borghesia ma ciò non implica la scomparsa di altre realtà e classi. Nonostante l'importante passo avanti lo Stato rimane monoclasse. La sovranità non è del Re ma di una classe che si identifica come Nazione con la nascita della sovranità nazionale. Si cerca di limitare l'arbitrio del potere pubblico con il principio di legalità, la Costituzione e la separazione dei poteri.Legalità: al centro vi
È questo principio dove ogni atto dei pubblici poteri deve trovare fondamento e limite nella norma giuridica previamente adottata. Si afferma il principio tale che è il diritto che crea il potere, il titolare del potere è tale perché opera nel rispetto delle norme giuridiche quindi, la legittimazione del potere è di tipo legale-razionale. La legge diventa espressione della volontà generale, potremmo dire che diventa il centro di tutta la costruzione giuridica. La legge era caratterizzata dalla generalità e astrattezza. Le norme generali sono applicate a tutti i soggetti dell'ordinamento mentre, quelle particolari a un determinato gruppo di persone. Quelle astratte sono suscettibili di ripetute applicazioni nel tempo a differenza di quelle ad hoc che si esauriscono. Questi due elementi si collegano al principio di uguaglianza propria di tale forma di Stato. All'art 1 della Dichiarazione leggiamo che gli uomini nascono e rimangono
uguali nei diritti quindi, non ci sono privilegi o preferenze. L'art 6 dice che la legge è espressione della volontà generale e che deve essere uguale per tutti. Ecco che si arriva al principio di giustiziabilità cioè, tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi, diritto di ogni persona a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da un tribunale indipendente ed imparziale, costituito per legge, il quale deciderà sia delle controversie sui suoi diritti e doveri di carattere civile, sia della fondatezza di ogni accusa penale che le venga rivolta. La legge è espressione della volontà generale, tutti i cittadini hanno il diritto di concorrere personalmente o con dei rappresentanti alla sua formazione, si parla di democrazia rappresentativa. La legge era prodotta dal Parlamento dove una delle Camere era elettiva quindi la novità assoluta èproprio questa, le norme non vengonopiù da un monarca o da un Re. Ogni membro delle Assemblee rappresentava laNazione e le elezioni di quest'ultimi avvenivano con suffragio limitato al sessomaschile alfabetizzato quindi, la grande finzione è che le persone aventi diritto eranomeno del 2% dell'intera popolazione. In questo modo si è riusciti ad individuare lanazione cioè, l'insieme omogeneo di soggetti uniti da un volere comune; il Parlamentodiventa il perno del nuovo ordinamento; la legge esprime la volontà generale e i dirittipotevano essere limitati solo se i titolari dei diritti medesimi erano d'accordo.
Costituzione: in questo periodo nasce il primo modello di Costituzione che è un attogiuridico vincolante per tutti i soggetti dell'ordinamento e serve a garantire i diritti ecostituisce il fondamento dei poteri. Il potere costituente cioè, che pone laCostituzione, si manifestava in varie forme. Ad esempio,
riferisce ad una parte costitutiva dello Stato che svolge una specifica funzione.Il termine "pubblica amministrazione" si riferisce a un insieme di pubblici uffici che svolgono una certa attività esterna, mentre gli uffici sono i mezzi per realizzare tali compiti. Ci sono tre funzioni fondamentali:
- Potere legislativo, ossia il potere di fare le leggi, è in capo al Parlamento, nonché eventualmente ai parlamenti degli stati federati o agli analoghi organi di altri enti territoriali dotati di autonomia legislativa;
- Potere esecutivo, ossia il potere di rendere esecutive le norme, è attribuita agli organi che compongono il governo e, alle dipendenze di questo, la pubblica amministrazione;
- Potere giudiziario è attribuito ai giudici.
Sulla base del principio di legalità e separazione dei poteri si delineò il principio della tipicità degli atti secondo il quale ogni atto ha una forma tipica. A tale forma è collegata la capacità di produzione di effetti giuridici che costituisce a sua volta una manifestazione della sovranità statale.
L'atto del potere legislativo si caratterizza per la forza, intesa come capacità di innovazione dell'ordinamento; quello esecutivo ha la capacità di imporsi ai destinatari e quello giudiziario di giudicare le parti in giudizio.
Crisi dello Stato liberale: se all'inizio solo il 2 massimo 3% della popolazione poteva votare, tra la fine dell'Ottocento e inizio Novecento ci fu un allargamento del suffragio. Esso si mantenne ristretto ma via via si allargò sempre più ad esempio, in Italia nell'era giolittiana e post bellica da meno del 5% si arriva fino al 28%. Tale trasformazione mise in luce le debolezze del sistema. I diritti che si volevano garantire erano ben pochi ed erano generalmente libertà negative cioè, delle esclusioni di ingerenze. Lo sfasamento tra mondo reale e politico era molto ampio dato che le donne, i ragazzi, gli analfabeti e i poveri non votavano e l'individuo era visto come qualcosa di astratto.
Questa visione tagliava fuori il modello di uomo (opposto al proprietario borghese maschio) lavoratore chiamato anche proletario. All'interno del principio di uguaglianza vi era una grande contraddizione ad esempio, le disuguaglianze sociali, di genere o lavorative e l'interventismo pubblico nella sfera economica li accentuava invece di diminuirli. Inoltre, la lungimirante visione di Nazione era nella realtà piuttosto falsa dato che il suffragio a quei tempi era molto ristretto perciò, la volontà generale si riduceva alla volontà di pochi. Solo la borghesia partecipava e il carattere monoclassere se il sistema sempre più precario. Infine, la Costituzione non era inviolabile e assoluta infatti, nonostante si ponesse come atto giuridico vincolante, in realtà il Parlamento non accettava le limitazioni poste e non esisteva nessun organo o nessuna garanzia contro le leggi incostituzionali. La Costituzione era flessibile cioè, non si poneva.al vertice delle fonti e le leggi ordinarie potevano facilmente modificare il Documento. A fine Ottocento ci furono grandi trasformazioni sociali dovute alle Rivoluzioni industriali e alla nascita di partiti e associazioni attente ai bisogni del popolo e che reclamavano diritti e possibilità di votare. Nascono il PCI, PPI e il PSI e grazie all'allargamento del suffragio lo Stato da monoclasse divenne pluriclasse. A causa di queste trasformazioni, debolezze, contraddizioni e dello sconcerto causato dalla prima guerra mondiale dove in quasi tutti Parlamenti la guerra fu accolta con entusiasmo ed euforia nasce una nuova concezione di Stato. IV° periodo: lo Stato autoritario (1920-45) è una forma di Stato che rifiuta i caratteri propri dello Stato liberale e recupera parti dello Stato assoluto come la concentrazione dei poteri, interventismo economico, legittimazione carismatica del potere e la negazione del principio di legalità e di uguaglianza. In Italia la svoltaLa forma di governo totalitaria avvenne con la modifica dello Statuto albertino e con lo smantellamento progressivo del Parlamento (Camera dei fasci e delle corporazioni). Nello Stato totalitario i caratteri di quello autoritario sono ancora più accentuati con una ideologia totalizzante e pervasiva della società. È una degenerazione dello Stato liberale dove la sovranità resta dello Stato ma è uno Stato-partito. Alcune persone diventano apolidi, senza diritti e senza identità e quindi sono nate persecuzioni contro popoli, dissidenti, omosessuali, testimoni di Geova, persone di colore (USA anni '60) e via dicendo.
Il V° Stato contemporaneo (1945- oggi): la finalità principale perseguita dai pubblici poteri è il mantenimento dell'unità in un contesto pluralista, il potere è sottoposto alla maggioranza, si promuove il rispetto delle minoranze e la coesione sociale con il perseguimento dell'uguaglianza sostanziale.
Questo passaggio avvenne in alcuni Stati dagli anni Trenta mentre in Italia dobbiamo aspettare la