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CINEMA TEDESCO ED ESPRESSIONISMO: la produzione cinematografica tedesca negli anni
’20 fu identificata con il cinema espressionista, questa esperienza fu soltanto una delle molte che
interesso il cinema di quell’epoca. Tendenze espressive che si svilupparono in seguito, furono
quelle del Kammerspiel (teatro da camera) e del nuovo oggettivismo, entrambe applicate al
cinema; la maggior parte dei registi dell’epoca però, si muoveva al di fuori di queste etichette. Un
esempio di produzione significativo dell’epoca è dato dal film “Il Gabinetto del Dr Caligari”
(inquadrature fisse, montaggio creano bidimensione: °campo-controcampo °montaggio
alternato) considerato ben presto il prototipo del cinema espressionista, è anche l’esempio più
valido di un cinema che ripercorre una dimensione onirica e fantastica. Il film di Wiene, narra la
storia del Dottor Caligari che si serve di un sonnambulo per compiere i suoi delitti; il successo del
film fu notevole e furono essenzialmente l’irrazionalismo e il romanticismo del film ad attirare gli
spettatori * il film risulta essere a tutti gli effetti più romantico che espressionisti. Tra gli autori più
importanti che erano interessati al recupero dell’esperienza teatrale espressionista, in ambito
cinematografico, vanno ricordati Paul Leni, Robinson e Pick. Altro esponente del cinema tedesco
degli anni ’20 fu infine Carl Mayer: porta alla luce lo stretto rapporto tra espressionismo e
Kammerspiel (movimento del teatro e del cinema tedesco degli anni ’20, si ispira alla musica da
camera) rapporto reso possibile a partire dal fatto che il Kammerspiel era più una tecnica di
rappresentazione che poetica, come lo era invece l’espressionismo.
L’AVVENIMENTO DEL CINEMA SONORO: l’avvenimento del cinema sonoro 1926/27 coincise
con la crisi economica americana del 1929 (suono ormai adottato da tutti in quell’anno). Questo
nuovo tipo di cinema servì in un certo senso come antidoto alla gravita del momento, rappresentò
quindi una fuga dalla realtà quotidiana. Lo spettacolo cinematografico fu ulteriormente potenziato
dall’avvenimento del sonoro, ben presto ci si ree conto che dialoghi e musiche non fecero altro che
apportare al cinema stesso nuove possibilità, rendendolo più naturalistico. Il primo fil sonorizzato
venne prodotto nel 1926 dalla Warner Brothers ed era un Don Juan di basso livello, ma la qualità
di questi primi film era strettamente collegata ai problemi che emersero con l’introduzione del
sonoro che comportò complicazioni non solo sul set (i primi microfoni, per es, non erano direzionati
era perciò necessario parlare standogli vicino evitando così di captare altri rumori), ma anche nelle
sale; servivano nuovi proiettori per le nuove pellicole sulle quali il sonoro era riportato tramite una
banda ottica, detta colonna sonora, che veniva letta per produrre poi il suono effettivo. In questo
contesto, acquisì una maggior importanza la figura del produttore che aveva un peso determinante
per la riuscita dell’operazione. Lui sceglieva i soggetti, il regista, gli attori e tutte le attrezzatture
necessarie. Grazie alla figura del produttore, il cinema americano acquistò una fisionomia sempre
più rigida, articolata in vari tipi e generi, ma statica per quanto riguarda la forma. Tra il 29 e il 31
troviamo tre tipologie: 1- film muti, sincronizzati in un secondo tempo con musica di
accompagnamento. 2- film parzialmente parlati tra sequenze mute dove le battute sono riportate
con didascalie e sequenze completamente sonore. 3- film interamente parlati.
TEORIA E PRASSI DELLA NUOVELLE VAGUE: (nuova ondata) * la nouvelle vague fu un nuovo
modo di usare il cinema, più leggero ed originale. Il regista diventa il vero e proprio autore del film.
In Francia, così come in parecchi altri paesi d’Europa, il cinema degli anni ’60 fu determinato dalla
rivoluzione della nouvelle vague * si fece vivo il bisogno di porsi contro la produzione
cinematografica corrente. La novità era consentire a ciascuno di esprimersi nel cinema in assoluta
libertà; questi discorsi relativi al nuovo cinema, venivano riportati anche nella rivista “Les cahiers
du cinema” (rivista cinematografica fondata nel 1951 a cui presero parte personalità come Andrè
Brazin, Rivette e Godard). In questa rivista, si svilupperà il discorso relativo al cinema d’autore,
particolarmente stimolante e provocatorio, si proporranno nuovi canoni interpretativi.
I registi della nuova ondata, ignoravano la situazione della società francese dell’epoca, ma
nonostante ciò non venne mai meno un forte valore politico-culturale; questi registi trattavano i
primis dei loro problemi e facevano emergere ricordi e fatti privati che diventavano molto di
riflessione. Di conseguenza, nacque un nuovo rapporto con lo spettatore che partecipava in modo
più diretto alla realtà filmica. Es. “Fino all’ultimo respiro” – i registi parlano in prima persona.
IL CINEMA ITALIANO NEGLI ANNI 60 E 70: il cinema italiano, in questi anni ebbe una forte
produzione cinematografica (Fellini e Antonioni), a partire dal 1960 potrebbe definirsi <<anti
spettacolare>>: si diffonde quindi un cinema che contrasti il puro consumismo cinematografico.
Figura significativa in questo scenario è quella di Michelangelo Antonioni (si opponeva al
neorealismo) al centro della sua produzione, c’è il problema della crisi dei sentimenti,
dell’incomprensione degli esseri in una società che va progressivamente smarrendo il senso
dell’uomo. La società borghese fa da sfondo a questo conflitto morale e questo più generale
discorso sulla condizione umana, colpirà la maggior parte dei registi italiani da dopo metà degli
anni ’50. Pasolini= stile colto, immagini e dialoghi fioriti in modo razionale. Anni ‘70= sesso.
Caratteristiche peculiari del cinema di Antonioni sono: personaggi e ambienti che perdono
progressivamente il loro carattere spettacolare per assumere una funzione emblematica-
metaforica. Nasce poi il cosiddetto <<cinema dell’alienazione>>; lo spettatore è messo nella
necessità di partecipare più intellettualmente che emotivamente alla vicenda, per poterne cogliere
le implicazioni culturali.
IL NEORALISMO: movimento culturale sviluppato in Italia nell’immediato secondo dopoguerra,
l’arte cinematografica aveva subito un arresto ed è in questo scenario che il cinema italiano si
presenta come arte guida; film simbolo di questo processo è “Roma città aperta” lotta morale degli
italiani contro l’occupazione dei tedeschi a Roma; 1945, (Rossellinisenza pregiudizio ci dà una
realtà autentica) ed avrà un notevole successo anche all’estero. In questo film Rossellini
rivoluzionerà i codici della rappresentazione, riporta la macchina da presa ad altezza uomo, ridona
visibilità ad ogni aspetto del reale, restituisce al cinema il ruolo di strumento di conoscenza umana
e presa di conoscenza collettiva. Si va via via sviluppando un cinema che racconta le storie di tutti,
celebra la grandezza della quotidianità, infrange i sistemi linguistici e narrativi, spingendosi oltre,
nei territori dell’immaginazione. Questo cinema, riconosciuto come “neorealista”, non vuole essere
pura mimesi dell’esistente, ma vuole esplorare le diverse dimensioni del reale; si inventa quindi
una nuova fora etica del vedere in cui le dinamiche della vita degli italiani sono raccontate sotto
dorma di diario pubblico scritto da un “io” collettivo. La poetica neorealista si fonda su elementi
come il caso, l’improvvisazione, l’imprevisto, ma tutti questi elementi sono collegati alle condizioni
materiali di partenza, sono dati di fatto che impongono al regista di lavorare secondo un certo arco
di possibilità. I registi di questo periodo erano interessati alla gente comune e agli spazi vitali che
ciascun uomo è chiamato a difendere. Per qualche tempo il neorealismo sarà la carrozza di tutti:
basta la condivisione di alcuni caratteri, anche solo tematici, perché un film possa essere definito
neorealista. Si esaurì intorno alla metà degli anni ’50. Il cinema europeo accoglie e mostra con
orgoglio il proprio patrimonio bentico con il risultato della combinazione di letteratura e teatro, si
presenta come una nuova arte e lingua universale. In un Europa travolta da continue guerre, il
cinema è la via più facile ed economica per svagarsi; il cinema europeo cerca e trova le sue radici
nell’arte musicale che accompagna tutta l’era del muto.
ESPRESSIONISMO:
1-CINEMA TEDESCO
2- IL CINEMA D’AUTORE è un termine usato per descrivere quel film che rispecchiano la
personalità del loro regista nei film d’autore, il regista segue tutte le frasi della produzione
cinematografica, i film affrontano temi poco commerciali e più complessi, si riconosce lo stile
dell’autore e danno meno peso all’intrattenimento, piuttosto vogliono far riflettere lo spettatore.
Nasce nel periodo della fine del neorealismo italiano e le nouvelle vague in Francia, si sviluppa il
concetto in una discussione tenutasi sui “CAHIERS DU CINEMA”
esempi -Charlie Chaplin già nel cinema muto
- kubrick tra gli europei
- Fellini tra gli Italiani
- Woody Allen e Quentin Tarantino, cinema moderno in termini legali l’autore è il
detentore dei diritti (copyright) del film.
3- IL CINEMA DI HOLLYWOOD, CARATTERISTICHE E DIVERSITA’ CON L’EUROPA: Nei primi
anni ‘20 nella zona di Los Angeles sorgono una serie di case cinematografiche come l’universal e
la mgm. Nasce Hollywood in breve tempo il cinema diventa un prodotto commerciale. Negli anni
‘30 nasce lo studio system: gli studios comandano le star. La commedia e il dramma romantico
diventano i preferiti dal pubblico, solo in seguito alla grande depressionegeneri + realistici come
gangster movie e noir. Negli anni 60/70 il new cinema si fa strada, vera rivoluzione ad Hollywood,
le nuove generazioni volevano vedere ciò che era censurato. In Europa dopo la 2° guerra
mondiale nacquero diverse scuole di cinema tutte accomunate dal voler rappresentare la realtà. In
Italia neorealismo esperimenti di cinema introspettivo. Francia novelle vaguefilm molto personali
che girano attorno a problemi. Gli attori guardano direttamente nell’obbiettivo della cinepresa.
4- NEOREALISMO
5- NOUVELLE VAGUE
6- CINEMA DEGLI ANNI DI ROOSVELT (AVVENTO DEL SONORO)
7- DIFFERENZE FRA CINEMA CLASSICO E CINEMA MODERNO: Il cinema classico è pensato
affinché lo spettatore viva la storia in modo continuo immedesimandosi completamene e perdendo
(storie più avvincenti) la consap