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Le dinamiche della violenza
Con il termine violenza si intende un atto volontario, esercitato da un soggetto
su un altro, in modo da determinarlo ad agire contro la sua volontà.
Etimologicamente “ciò che viola”, ossia ciò che oltrepassa il limite della volontà
altrui.
E’ solo a partire dagli anno ’90 del secolo scorso che il tema della violenza
diventa oggetto di studio della disciplina sociologica; con questo termine si
intende, in modo restrittittivo, un’azione volontaria tesa a far male a una
persona, un’aggressione intenzionale contro la vittima.
Dal saggio di Consuelo Corradi, si evince che questo tema può presentare
‘classica’,
differenti ma interdipendenti concezioni; una secondo la quale la
violenza è un mezzo per raggiungere determinati obbiettivi ad esmepio nel
‘modernista’,
contesto di un progetto politico, e una più che identifica la
violenza come una forza sociale carica di significato.
In questa relazione, si focalizzerà l’attenzione sulla violenza modernista, poichè
si ritiene più interessante in quanto questa sfugge alla logica dei mezzi-fini e
diviene pura crudeltà.
Infatti questa si allontana dalla definizione di strumento atto a servire un
progetto sociale o politico, tipico, ad esempio, dei movimenti operai dell’800-
900, per divenire un’azione debordante contro l’intera popolazione. Queste
‘un surplus di
azioni vengono definite dall’antropologo statunitense Appadurai
rabbia, un eccesso di odio’. Tuttavia, come è consuetudine assimilare una
qualsiasi azione e una ragione che la motivi, secondo l’economista e filosofo
‘dall’illusione di
indiano Sen, anche la violenza estrema appare giustificata
produrre identità’.
Tra gli elementi che qualificano la violenza modernista ricordiamo la mistura di
emozioni che la guida, in quanto vergogna, rabbia, orgoglio e umiliazione
scatenano la violenza e la nutrono di carica emozionale. E’ per questo motivo
che al fine di una guerra, la difficoltà dell’atto di resa sta nel raffreddare i
sentimenti di odio e rabbia verso il nemico.
Un altro elemento caratterizzante della violenza modernista è che essa
costringe la dottrina sociologica a rivedere il modo in cui concepisce il soggetto
agente. In altri termini, è necessario comprendere il meccanismo che spinge un
soggetto a esercitare violenza. Una concezione più antica, ma ancora valida,
risponde all’interrogativo con l’idea di un soggetto razionale che sceglie la
violenza come strumento di progetto politico consapevole, come ad esempio
nel caso delle sommosse o proteste.
Tuttavia, questa modalità non è esauriente nel caso più complicato delle
missioni suicide. In questo saggio, infatti, si è deciso di focalizzare l’attenzione